*Daniel è un giovane vendicativo e permaloso ed adesso Theo scoprirà a sue spese il suo vero carattere. Le cose si fanno più interessanti. E calde. Buona lettura. Baci Akane*

14. Il PEGGIO

danitheo

La musica tuonava rimbambendo il già poco reattivo Theo. Ubriaco non di alcool ma di quegli strani atteggiamenti di Daniel, non capiva come dovesse comportarsi e cosa dovesse aspettarsi.
Pronto a tutto ci rimase male nel vedere che alla fine Daniel sembrava lì per fare effettivamente ‘solo’ palestra. 
Non l’aveva mai visto farla, ma evidentemente poteva esserci sempre una prima volta. 
Ognuno dei due andò in silenzio a fare dei macchinari per le braccia, seguì il tempo di una canzone intera di alcuni minuti, aumentando i pesi di un paio di punti di tanto in tanto. 
Dopo di questo andarono entrambi a fare qualcosa per il rinforzo delle gambe, stesso metodo. Stesse macchine, non vicini, nemmeno mezza parola.
Theo lo occhieggiava di sottecchi, inquieto da quell’atteggiamento e dal non sapere cosa passasse per la testa di quel criptico ragazzino. 
Tuttavia alla fine fu chiaro. Fu Daniel e chiedergli se gli andasse di fare il bilanciere indicandolo. Theo col cuore in gola annuì. Ogni volta che gli parlava ma soprattutto che lo guardava, il suo corpo aveva strane reazioni. Molto strane. 
Si surriscaldava. 
Theo gli chiese se volesse fare per primo, sempre a gesti visto il forte volume della musica, ma Daniel rispose che avrebbe fatto per secondo. 
Si sistemò in piedi sulla cima della panca mentre guardava Theo stendersi infilando la testa e le spalle sotto il bilanciere che aveva caricato dei pesi che desiderava. 
Theo indossava una canottiera nera sufficientemente aderente per mostrare i suoi bei muscoli. 

Daniel si era messo in una situazione rischiosa, lo capì guardando Theo dall’alto e al contrario, pronto ad aiutarlo con la sbarra. Non era più tanto sicuro di riuscire a gestirla, ma il ricordo del suo post e delle sue parole precedentemente a quello, quando gli aveva detto che lo desiderava e che non importava il motivo, tornarono a caricarlo. 
Lo aiutò a prendere il bilanciere e poi lo lasciò mentre lo utilizzava alzando ed abbassando, solo due dita a sostegno in caso di necessità. 
Si perse presto a guardare come i muscoli delle braccia si gonfiavano e guizzavano ad ogni movimento, mentre le goccioline di sudore scivolavano sulla pelle sempre un po’ più abbronzata degli altri. Si perse anche sui suoi pettorali che si tendevano attraverso la canottiera. Le vene per lo sforzo che pulsavano. 
La sua vita sottile, le gambe larghe fuori dalla panca in cui era steso. Il suo inguine teso. 
Daniel fece un sorrisino vittorioso. Theo era eccitato, ma non del tutto. Ricordava bene com’era quando lo era del tutto, ma poteva rimediare. 
Mentre lui sembrava avere un buon controllo dei pesi, andò a sistemarsi il pacco, lo fece attraverso la stoffa e sopra la sua testa, aveva le gambe divaricate. 

Theo che era concentrato sul non uccidersi, vedendo che si toccava sopra il suo viso, per poco non perse il controllo della sbarra che vacillò paurosamente di lato. A quel punto Daniel si sbrigò a prenderla e a posargliela a posto. 
In silenzio Theo si alzò in fretta a sedere spalancando gli occhi. 
“Cos’è stato? Che stava facendo?” 
Non glielo avrebbe chiesto. Capiva perfino lui che non era il caso. 
Così si limitò a prendere il suo posto, alzandosi e aggirando la panca su cui poi si stese il compagno. 

Essendo la sua prima volta lì, Daniel tolse dei pesi. Anche la loro stazza era ben diversa e cominciò con meno chili. 
Avendo osservato bene la posizione corretta di Theo, la replicò cominciando. 
Da sotto capiva che era difficile concentrarsi su quella cosa con colui che ti piaceva ed il suo pacco sopra la testa e capì quanto aveva distratto prima Theo. 
Però non era lì per essere torturato e ricevere lo stesso favore. Era lì per proseguire il suo piccolo piano diabolico. 
Dopo una serie da dieci, posò il bilanciere con l’aiuto di Theo e prima di alzarsi gli sfiorò le gambe sollevando le braccia. 
Alzò gli occhi che puntò sul suo inguine, proprio sopra la testa. Con le dita dietro le ginocchia se lo tirò di mezzo passo in avanti, spostandoselo esattamente sopra il viso. 

Theo trattenne il fiato mentre i brividi partirono immediatamente, la musica ancora a rimbombare, vibrava sotto la pelle. 
Alimentava quello che già stava succedendo in lui.
Non l’avrebbe fermato. 
Rimase con le mani lungo i fianchi in attesa di capire cosa volesse, fin dove si sarebbe spinto.
Sentì le sue mani risalire sul retro delle cosce, come se lo avvolgesse. Risalì fino ai glutei infilandosi sotto la stoffa degli shorts larghi e con le dita si intrufolò nell’elastico degli slip sportivi.
Dopo averlo toccato con una calma placida, delineando alla perfezione le forme delle sue natiche sode e tonde, spostò le mani davanti. A quel punto infilò di nuovo le dita sotto gli shorts e proseguì il suo viaggio, finendo sull’inguine a toccare la pelle così calda e sensibile di uno dei posti più delicati per un uomo.
Theo chiuse gli occhi gettando la testa all’indietro, liberando un sospiro di piacere. Si dimenticò di tutto. Si immerse solo in quel piacere che non aveva di certo sperato di avere e proprio mentre stava per abbassarsi i vestiti e piegare le ginocchia per adagiarsi sul suo viso alla ricerca della sua bocca per fargli continuare con la lingua quello che aveva iniziato con le mani, sentì il vuoto. Il nulla. 
Il gelo, anche. 
Theo aprì shoccato gli occhi e vacillò dovendosi appoggiare alla sbarra del bilanciere. Dove diavolo era finito Daniel? Aveva sognato tutto?
La propria erezione era diventata enorme, dura e bella dritta trattenuta a stento dai pantaloni. 
Era assolutamente indecente. 
Quando sentì la musica spegnersi, si voltò verso le casse e vide Daniel prendersi il cellulare e andarsene senza nemmeno dirgli mezza parola. Nemmeno un insulto. Qualcosa, insomma. 
No, nulla. 
- Cazzo, così no, però! 
Disattivando totalmente quel po’ di cervello che gli rimaneva, gli corse dietro... scontrandosi con dei compagni arrivati in quel momento per gli allenamenti.
Theo guardò l’ora come un alienato. 
“Merda, è già ora della sessione! In realtà se non si toglieva ci avrebbero beccato in pieno... credo che si sia interrotto bruscamente per questo. Avrà visto arrivare gente... voglio sperare fosse per questo...”

- Wow amico! Ti serve Zoe! - esclamò Samu notando la prima cosa degna di nota una volta che l’aveva incontrato. 
- Tu dici? - fece Theo stridulo e allucinato mentre con gli occhi cercava Daniel apparentemente sparito. 
- Che diavolo è successo? Ti stavi facendo una sega e sei stato beccato sul più bello? 
Samu sapeva che Theo veniva prima per fare palestra, ma non aveva idea se venisse qualcun altro in quell’orario. 
- Più o meno... ma non ero io a farmela! - ruggì cercando di essere vago ma al tempo stesso esplicativo. 
L’immagine mentale che arrivò sparata al povero Samu fu anche peggio di quello che era poi stata la realtà. 
- Aspetta, chi ti ha fatto una sega senza farti venire? 
la voce gli era uscita troppo alta e Theo di riflesso gli aveva dato un pugno sullo stomaco per dirgli di tacere. Samu si era piegato in due tossendo violaceo; dopo aver perso un polmone, non contento dell’ammonizione a dir poco brutale, lo inseguì in campo. Letteralmente.
- Chi? - chiese Samu correndo con lui per il riscaldamento iniziato. 
- Chi cosa? - fece di rimando Brahim con loro. 
- Niente. - brontolò Theo notando l’arrivo intorno anche degli altri compagni che, come loro, dovevano appunto scaldarsi. 
Cercò Daniel e lo trovò ben lontano da lui coi soliti Lorenzo, Sandro e Rafael. Troppo lontano per qualunque cosa, specie parlare, visto che non era nemmeno solo. 
Aveva il piccolo dubbio che si fosse interrotto sul più bello per torturarlo, ma non ne era certo visto che in quello stesso momento era arrivato qualcuno. 
- Come niente? Sei allucinato, che è successo? - insistette Brahim fissandolo da vicino. Theo alzò gli occhi al cielo. 
- Non è il momento, va bene? 
Così dicendo aumentò l’andatura scappando letteralmente dai due amici impiccioni. Cosa ben facile per lui vista la sua notevole velocità.
Brahim guardò col broncio Theo allontanarsi con il peperoncino nel culo, seccato che Samu ne sapesse più di lui. 
- Ma che ha? - sussurrò come un cucciolo abbandonato. Samu, che aveva impiegato due secondi a capire chi era il colpevole del suo stato, memore anche del giorno precedente, ridendo cercò di spiegare. 
- Hai presente quando ti ho detto che io e lui abbiamo due metodi diversi? 
Brahim cercò nella mente di cosa parlava e si ricordò del giorno della bicchierata. 
- Tu sei diretto e immediato e ti dai solo per del sesso senza impegno, mentre Theo li fa impazzire cucinandoli lentamente? 
Samu annuì. 
- Ecco, mi sbagliavo. Theo non li fa impazzire. Theo impazzisce dietro chi gli piace! 
Brahim rise dicendo che era proprio quello che aveva detto quel giorno. Poi, con un delizioso secondo treno, spalancò gli occhi sconvolto. 
- Ci sono stati sviluppi? 
Samu alzò le spalle intendendo che non ne sapeva molto, così si guardarono, guardarono Theo a molti metri da loro in una corsa musona e solitaria e accelerando il passo lo raggiunsero spalleggiandolo. Non avrebbero mollato fino a che non avrebbero saputo ogni singolo dettaglio. Ad ogni costo. 

Non che poi fosse servito a qualcosa. Il parere di Brahim alla fine era stato un poco utile ‘Te la sei cercata, fa bene a vendicarsi’ mentre Samu aveva solo riso.
Riso tanto.
Tantissimo e a lungo. 
Non aveva di certo idea, Theo, del reale stato in cui verteva il ridente e sguaiato Samu mentre lo prendeva in giro per quel che stava ‘subendo’ da Daniel, ma a sua detta era sicuro che l’avesse fatto apposta e che se avesse insistito ne avrebbe ricevute di peggio.

Ma di peggio arrivò ancora, perché Theo impuntatosi che non poteva veramente avere ragione Samu e che Daniel non lo stava torturando di proposito, dopo gli allenamenti lo fissò per capire cosa avrebbe fatto e di conseguenza come avvicinarsi. Aveva bisogno di chiarire una volta per tutte e visto che se gli chiedeva di vedersi lui non lo cagava, doveva tendergli un’imboscata. 
L’imboscata la tese comunque Daniel a lui perché sapendo che l’avrebbe cercato per il ‘resto’, dopo avergli lanciato un’inequivocabile occhiata, uscì dagli spogliatoi con l’asciugamano alla vita, per nulla intenzionato a lavarsi e cambiarsi. 
Theo, ancora in mutande in attesa proprio di capire dove sarebbe andato, si tolse svelto le suddette perplesso, poi con l’asciugamano a coprirgli i gioielli si defilò a ruota sulla scia di Daniel. 
Samu e Brahim lo guardarono scuotendo la testa. 
- Si farà male. - disse laconico Brahim, mentre Samu conveniva con lui aggiungendo:
- Se lo merita. 

Sembrava aspettarlo. 
Daniel era ancora in corridoio quando Theo si precipitò fuori e lo vide sostare davanti la porta della sauna che aprì solo dopo essere a sua portata di sguardo. 
Theo si leccò le labbra famelico mentre di nuovo la sua testa si spegneva. Cosa che avveniva molto facilmente, in effetti. 
Quando entrò notò con piacere che la sauna del centro era vuota, in pochi vi andavano dopo gli allenamenti, preferivano la piscina termale con idromassaggio, normalmente. 
Theo controllò per scrupolo che fosse vuota prima di chiudere a chiave, infine entrò nella sala del calore e una volta dentro si riempì gli occhi compiaciuto di vedere solo Daniel seduto mollemente su una panca. Un piede alzato, la gamba piegata, l’altra abbandonata giù, una mano a sorreggerlo di lato, un braccio sul ginocchio. L’asciugamano alla vita tutto arricciato e mezzo sciolto.
I capelli castani e lisci erano tutti spettinati sia per l’allenamento che per il calore del posto in cui erano.
Ben presto la loro pelle si ricoprì di una patina lucida, mentre le goccioline scivolavano sul corpo, sulle linee dei muscoli rilassati. Sottili e allungati per Daniel, più accentuati e modellati per Theo il quale si tolse direttamente l’asciugamano sedendosi vicino. 
Per lui era ovvio. Non serviva parlare. 
Samu aveva torto, non lo stava torturando.
Daniel aveva ripensato al loro dialogo e aveva capito che negarsi un piacere solo perché derivava dalla passione verso un altro, era sciocco. Ed ora correva ai rimedi. Solo che prima erano stati interrotti.
Ora non c’era quel pericolo.
Era lì pronto per riprendere il discorso, ma non a parole. Era inutile parlare. Non serviva. 
Daniel girò il capo verso di lui ciondolando la testa sulla propria spalla, il braccio a reggerlo in quella posa da star, abbandonato.
Gli occhi. 
Daniel si mise a guardarlo con quegli occhi così lascivi e provocanti, così sottili e blu. Scuri rispetto a quelli del padre, ma così uguali nella loro forma particolare. 
Theo si leccò le labbra mentre si spostò l’erezione sulla coscia in modo che fosse ben in mostra. 
Daniel notò il gesto spostando lo sguardo proprio lì, così rispose scostandosi l’asciugamano, si scoprì e gli mostrò la propria che effettivamente non era del tutto a riposo. 
Ancora in silenzio, col caldo che iniziava a farsi sentire, Theo si protese verso di lui per baciarlo, ma a quel punto Daniel si scostò impedendoglielo. I due si guardarono da vicino, pochi millimetri a separarli. Da lì i suoi occhi erano ancora più belli. 
Non dissero nulla, ma la mano di Daniel tornò sul suo stesso membro ed iniziò a masturbarsi davanti a lui. Theo abbassò lo sguardo, presto ipnotizzato e allucinato dalla sfacciataggine di ciò che faceva. 
La mano si muoveva decisa e veloce sulla sua erezione che divenne presto dura e Theo non tardò a fare altrettanto con il proprio, già eccitato alla sola visione. I due si masturbarono guardandosi, ma quando stava per venire, Theo prese la sua mano per metterla su di sé e completare il piacere, intenzionato a sostituirsi alla sua per la stessa cosa. Ma Daniel ancora una volta non glielo permise. Si alzò, invece, e gli si mise davanti. 
Finì il lavoro davanti ai suoi occhi. Theo completamente stravolto continuò da solo, ma aprì la bocca sperando che gli concedesse il piacere di finirlo in quel modo. 
Non successe. 
Daniel ebbe il suo orgasmo davanti a lui e lo schizzò sul petto e le cosce, ma non lo toccò e non si fece toccare. 
A quel punto Theo si toccò il suo seme caldo e venne guardandolo in piedi, nudo. 
Si abbandonò all’indietro sfinito. 
- Che sta succedendo? - chiese poi capendo che Samu aveva ragione, alla fine. 
Daniel rimase fermo senza più toccarsi, osservando quel meraviglioso spettacolo offerto da Theo in quel momento. 
- Non lo capisci da solo? - disse duramente. Theo voleva ricominciare. Gli piaceva sempre di più. 
- Ti stai vendicando per il post? 
Daniel guizzò con uno sguardo divertito, torturando ancora Theo. 
- Visto che è mio padre che vuoi e non me, non ci vengo con te. Ma non ci sono problemi, no? 
- Però tu mi provochi... - sussurrò Theo, riprendendosi dallo shock di un orgasmo così particolare. Daniel fece mezzo sorriso malizioso. 
- Sei tu che ti fai provocare... e non capisco perché... non sono mio padre, dopotutto... 
Già, non lo era. Lo vedeva più che mai che non lo era. Forse, ora come ora, era proprio questo che iniziava a piacergli tanto. 
Theo non rispose subito, Daniel a quel punto prese l’asciugamano, se lo mise alla vita e si avviò all’uscita. Prima di imboccarla, Theo gli rispose. 
- Stai attento che col fuoco ci si scotta prima o poi. 
Daniel, di spalle, fece un sorrisino compiaciuto ed eccitato. 
- Vedremo chi si scotta. 
“Vediamo quanto ci metti a svegliarti!” pensò invece varcando la soglia. Non era iniziata per provocarlo, solo per torturarlo, ma dopotutto stava realizzando che come esperimento poteva andare anche bene. 


Note Finali: fatemi ribadire il concetto che non è mai abbastanza: è tutto inventato e soprattutto un puro divertimento. Seguite la mia pagina su FB per sapere quando pubblico. Baci Akane