*Abbiamo lasciato Alexis nelle grinfie di Theo, in palestra insieme, per qualche consiglio su Daniel che sta facendo impazzire il bel francese con la faccia da schiaffi più sexy di sempre. In questo capitolo vediamo cosa gli dice. Theo poi cerca di capire Daniel e cosa vuole da lui o perché. Riuscirà a venirne a capo? Approfitto per fare gli auguri di fine anno sebbene io non nutra speranze per il 2024 visto che è bisestile. Passate bene il 31. Buona lettura. Baci Akane*

16. CONSIGLI DALL’ESPRTO

theo

Theo si illuminò e prendendo il manubrio lo guardò in attesa della grande rivelazione. Occhi neri spalancati, nemmeno respirava. 
Alexis lo guardò. Era molto bello quel maledetto francese dai tratti latini. Come osava? 
- Dunque... io al tuo posto non lo lascerei fare liberamente come vuole... - disse rivelando che sapeva tutto di quel che stava succedendo. Theo non aveva avuto nemmeno un dubbio. Annuì convinto per poi aggrottarsi interrogativo. 
- Cioè? 
Alexis ridacchiò. Era divertente. 
Tornò a pedalare placido, rimanendo però dritto nel sellino. Un braccio incrociato sul petto, l’altro appoggiato su di esso, la mano a massaggiarsi il mento pensieroso col pizzetto. 
- Tu stai lì ad aspettare le sue lune, giusto? 
Theo annuì. 
- Ma mi fa impazzire, non capisco cosa vuole... ad un certo punto sembra che voglia scopare con me, poi mi pianta sul più bello, ora mi ignora... io non capisco, credo ce l’abbia ancora per la storia di suo padre... 
Alexis si coprì gli occhi e la fronte con la mano allucinato. 
“Dio, ma come fa?”
- Tu credi? 
Theo capì che ce l’aveva veramente con lui per quello. 
- Va bene, però io non ho mai nascosto la mia attrazione per suo padre... 
Alexis ricordò il racconto di Daniel sulla questione e provò a ricordare quello che gli aveva detto mentre aveva sperato di sparire dall’universo. 
- Però se non sbaglio tu gli avevi fatto intendere che ti iniziava a piacere lui in quanto lui e non più come figlio di suo padre... sbaglio? 

Theo provò a fare mente locale sulle loro conversazioni ed una in particolare gli tornò alla memoria come un flash. Quando l’aveva visto stare così male che aveva deciso di fare marcia indietro per non ferirlo. In effetti quella volta aveva cercato così tanto di farselo che poteva avergli detto qualunque cosa pur di riuscirci, ma poi vedendo che Daniel soffriva per il riflesso del padre allora aveva lasciato stare. 
- Sì, potrei aver detto qualcosa... 

Alexis ridacchiò ancora e scosse il capo chiedendosi come facevano i suoi fedeli amici a stargli dietro. Non ci voleva pazienza, ci voleva molto di più. 
- Bene. Devi chiarirti le idee... e se lo vuoi davvero. Ma dico se lo vuoi sul serio e vuoi lui in quanto lui e non in quanto figlio di suo padre, allora non aspettare le sue lune. Vai e prenditelo e basta. Ma solo se vuoi lui. 
Fu chiaro e serio su quel punto, lo guardò negli occhi facendogli capire senza ombra di dubbio, fermandosi anche dal pedalare, che non scherzava più. Theo lo capì ed annuì. 
- Ok. Chiaro. Perciò lui aspetta che sia io a farmi avanti? Io aspettavo che fosse lui visto che fino ad ora mi aveva sempre fermato... 
Alexis poteva capire un po’ la confusione di Theo e la sua decisione di aspettare che fosse Daniel a fare la mossa, ma lui non l’avrebbe mai fatta nonostante volesse. 
- È troppo orgoglioso. - disse quindi il belga. - Però se tu vuoi lui e non suo padre, se le cose insomma sono cambiate realmente da come erano iniziate... e non sono solo parole per convincerlo a starci una notte... - precisò chiaro, - allora non aspettare. 

Theo annuì ancora facendosi serio. Improvvisamente la risposta che aveva tanto agognato lo metteva più in confusione. 
Inizialmente pensava di voler solo sapere se Daniel volesse starci o no, ma se per arrivare a quella fase doveva chiarirsi lui le idee era più complicato. 
Non lo sapeva. Realmente Theo non sapeva se voleva farsi Daniel perché gli ricordava suo padre o perché improvvisamente era tanto diverso da lui. Non sapeva se voleva farselo perché era diventato una fissa o perché voleva lui sul serio. Non sapeva proprio perché. 
Sarebbe stato più semplice se Daniel fosse stato un tipo da qualche scopata leggera fatta per passare il tempo e basta. Lui no. Lui era complicato. 
- Non mi ha mai notato, ora improvvisamente cosa vuole? - chiese infastidito Theo perché non capiva cosa volesse Daniel, oltretutto infastidito ancora di più dal non comprendere perché volesse saperlo e fosse tanto importante ora.
 
Ad Alexis fece tenerezza, ma non sapeva come rispondergli. La verità era che Daniel era complesso. 
- Daniel... Daniel non è come gli altri... se lo conoscerai meglio sono sicuro che lo vorrai perché è così particolare e non perché è figlio di suo padre... 
Lì, senza rendersene conto, con gli occhi che vagavano per la palestra, pedalando sempre più lentamente, si mise a parlare a ruota libera. 
- Daniel è orgoglioso e testardo e normalmente ha le idee chiare e va dritto per la sua strada una volta che decide qualcosa, non ha paura di niente. Però non transige sulle cose che per lui contano. E non essere l’ombra di suo padre per lui è sacro. Lui ha una sua identità e ci tiene. Ci vuole molta forza mentale per stare qua essendo un Maldini, lo sai... specie per scegliere un altro ruolo rispetto al suo storico. 

Theo lo capiva, in realtà non ci aveva mai pensato prima di quel momento, ma ora lo capiva. Paolo Maldini era una leggenda del Milan ed era stato uno dei più grandi difensori del calcio, lui ne era il figlio e giocava nella sua squadra storica, ma da attaccante. 
- Anche se vuole una cosa, la vuole solo alle sue condizioni e non cederà mai. 

A quel punto il fisioterapista che seguiva Alexis arrivò in palestra nell’orario prestabilito. Il programma voleva il loro incontro dopo il riscaldamento sulla cyclette. Da lì doveva cominciare a lavorare su esercizi specifici, così il giovane belga smise di pedalare e scese giù. Prima di congedare Theo per dover lavorare seriamente, aggiunse una cosa guardandolo di nuovo negli occhi serio. 
- E un’altra cosa. 
Theo lo guardò colpito dal modo in cui ne aveva parlato. Quasi come un innamorato. 
- Non farlo mai arrabbiare! - disse scoppiando poi a ridere. - Non sai quanto è permaloso! 
A quel punto anche lui scoppiò a ridere. 
- Ne ho una vaga idea, ormai! 
I due dopo di quello si salutarono con un abbraccio, infine Theo dopo averlo ringraziato gli assicurò che il discorso sarebbe rimasto fra loro. 
Alexis non ci fece molto conto su quella promessa, conoscendolo era facile che avvenisse il contrario in effetti. Theo non controllava per niente la sua boccaccia e a quanto pareva nemmeno il suo corpo. 
Scuotendo la testa si disse che le cose avrebbero preso il loro corso, com’era giusto che fosse. 


Il consiglio di Alexis si insinuò nella mente di Theo, dal momento in cui l’aveva sentito, aveva capito che non avrebbe mai potuto lasciar perdere Daniel.
Dopo il colloquio con lui si era preso del tempo per provare a capire realmente cosa pensava e cosa voleva da Daniel.
Prima di procedere in alcun modo doveva chiarirsi le idee e doveva farlo da solo, senza il prezioso aiuto dei suoi due amici fedelissimi. Era vero che era cominciata perché Daniel si era improvvisamente comportato da figlio di Paolo, come a sottolineare che lui era il figlio del suo idolo. Ma era pure vero che successivamente aveva iniziato a notare le differenze con lui e più si era reso conto della sua identità, più Daniel era diventato un’ossessione. 
Non sapeva bene come vederlo ora, cosa volesse. Era ancora insicuro su quel punto perché restava molto attratto da suo padre, che era sempre il suo dio e nulla avrebbe mai potuto cambiare quel fatto. Ma adesso Daniel era Daniel. Era sì il figlio di Paolo, ma era anche qualcuno che l’aveva coinvolto sempre più fino a farlo ossessionare. 
Uno sfizio? Sì magari all’inizio era stato quello. Adesso semplicemente sembrava incapace di lasciarlo perdere. 
Perché? Non lo capiva, non ne aveva idea, ma giorno dopo giorno Theo era arrivato ad una sola conclusione. 
Pensare non era una cosa per lui, non lo stava proprio portando a niente e a quel punto stare fermo senza fare nulla stava diventando una tortura peggiore di un possibile nuovo rifiuto da Daniel. 
Dopotutto Alexis gli aveva detto di non lasciar fare a lui, non seguire le sue lune, di agire come voleva nel caso ci fosse una seria motivazione dietro. 
La motivazione non la conosceva, era vero, ma avrebbe preso la parte dell’agire senza aspettare Daniel e fargli gestire tutto. 
Per la giovane età che aveva, era già uno che prendeva in mano le situazioni e che agiva senza lasciare che la vita prendesse le scelte al suo posto e questa era una cosa che Theo adorava. Avere a che fare con uno con le idee così chiare era semplicemente intrigante. Uno che decideva, che prendeva le cose nelle sue mani, che non aveva paura di niente. 
Lo ignorava da dopo la sauna, era vero, ma non aveva molta importanza. Alexis gli aveva detto di non lasciargli fare come voleva, di agire. E lui avrebbe agito. 

Decise di approfittare della trasferta a Bologna per agire, consapevole che qualunque cosa avrebbe fatto, sarebbe stata totalmente improvvisata. 
Agire consapevole di essere impulsivo forse non lo rendeva completamente incosciente, ugualmente aveva la sensazione di poter ricevere un rifiuto, l’ennesimo, e questo in qualche modo lo intrigava ancora di più. Lo eccitava, addirittura. 
Era l’idea della lotta. Lottare per ottenere qualcosa, in quel caso qualcuno, nonostante davvero non avesse idea del motivo perché lo volesse tanto. 
Forse solo perché lui si negava e non poter avere qualcuno lo rendeva irresistibile. Era un meccanismo mentale così classico, dopotutto. 
Ne aveva un po’ parlato con Samu, il solo disponibile poiché Brahim non c’era per un infortunio che quella volta era toccato a lui. 
Non che poi Samu fosse stato tanto utile. 
- Perciò mi stai dicendo di aiutarti a finire in stanza con Daniel perché vuoi PRENDERE LE COSE NELLE TUE MANI, anche se non sai come e cosa farai e soprattutto come andrà, visto che ultimamente Daniel ti evita di nuovo come la peste? 
In un attimo aveva totalmente riassunto la situazione facendola apparire ancora più ridicola di quella che non gli era sembrata mentre l’aveva pensato. Theo annuì convinto. 
- Praticamente sì! - disse. Poi aggiunse: - Mi aiuterai? 

Samu, che dentro di sé avrebbe preferito scartavetrarsi gli occhi piuttosto che aiutare la persona che gli piaceva a finire felicemente con qualcun altro, gli diede una sonora pacca sulle chiappe lasciandogli cinque dita incise per sempre, e rispose con un sonoro ed allegro: - Ci puoi giurare! 
Theo così, anche se ancora confuso su come agire, si sentì stupidamente entusiasta. Avere il suo supporto era naturalmente vitale, poi il resto sarebbe venuto da sé. Di sicuro. 

Theo non sapeva però una cosa, da bravo ragazzo insensibile quale era. Insensibile non più della media della maggior parte degli altri ragazzi dei quali non faceva parte Alexis, uno dei pochi sensibili e attenti a tutti. Una vera e propria perla rara. 
Daniel quella stessa settimana aveva dovuto salutare il suo amico Lorenzo che era dovuto andare in prestito al Cremona. Un’occasione per giocare e accumulare esperienza in campo piuttosto che rimanere a fare panchina. Una scelta arrivata da più parti più che ragionevole, ma che comunque aveva reso triste il suo più grande amico Daniel. I due giocavano insieme sin da piccoli, erano come fratelli, vivevano in simbiosi da sempre e separarsi così su due piedi non era stato facile. 
Necessario, giusto, ma non facile. 
Daniel non aveva voluto dare a vedere che ci stava male, ma Alexis lo sapeva. Probabilmente era il solo nella squadra che lo sapeva e non perché Daniel avesse dato cenni di depressione in merito. Apparentemente era sempre uguale. Apparentemente. 
- Cos... come? Perché dovremmo stare in camera insieme? - chiese Alexis a Samu, meravigliato dell’improvvisa proposta ricevuta, che definirla imposizione forse era più appropriato.
Samu, braccio intorno alle spalle, gli prese il bagaglio a mano e cambiò totalmente direzione rispetto a quella presa verso la propria stanza in albergo. 
Le camere erano da due tranne che per qualcuno che aveva la camera singola. Di solito le coppie erano sempre le stesse, Samu con Theo, Brahim sempre più spesso con Sandro quando entrambi disponibili da infortuni vari, Daniel con Lorenzo e Alexis con Rafael o chiunque altro fosse libero. Alexis era un po’ un jolly, ma di certo non era mai stato con Samu. In tanti sensi, in effetti. 
Così proprio quella sera si ritrovò sorpreso da quella sottospecie di idea. 
- Perché sei stato con tutti tranne che con me e mi sento escluso, non mi piace essere escluso... - iniziò il collega scemo. Alexis però sapeva di dover sostenere Daniel, che mai come quella volta il suo amico aveva bisogno di sostegno. Poco più avanti lo vedeva entrare in quella che sarebbe dovuta essere la loro stanza, non aveva idea di chi ci fosse dietro di loro. 
- Ma io non ti escludo, sei tu che escludi me! - rispose spontaneo. Samu si fermò e lo guardò sconvolto da quella risposta, fingendosi shoccato e ferito. 
- Che? IO?! - urlò mettendosi una mano sul petto con fare drammatico e teatrale: - Ecco lo vedi che pensi che non ti voglio bene? Ma forse sei tu... forse tu ora ce l’hai con me perché non abbiamo mai gioito insieme in camera... 
Ovviamente quell’espressione aveva solo un senso dietro e per quanto Alexis fosse innocente ed ingenuo, non lo era al punto da non sapere che Samu era la ‘puttana’ della squadra perché andava praticamente con tutti quelli disponibili a prestargli il loro pisello. E la cosa incredibile era che bene o male, se puntava a qualcuno, quel qualcuno ci stava!
Perciò si fermò, Alexis, e lo fissò in crisi esistenziale, bordeaux in viso, convinto che ora volesse fare sesso con lui solo perché probabilmente mancava alla sua collezione. 
- Ma io  non ce l’ho con te, è solo che... - poi lanciò un’occhiata a Daniel che ormai era già entrato nella camera ignorando gli schiamazzi a qualche metro da lui. Sospirò. 
- E chi dovrebbe stare con Dani? Sai che Lorenzo se ne è andato... 
Come se Samu non aspettasse altro, girò il capo dietro di loro e lanciò un occhiolino a Theo il quale li superò trionfante con la sua valigia in mano. 
- Oh, qualcuno penserà a lui... 
Alexis che comunque non intendeva stare in camera con Samu per andarci a letto, ma solo per farlo stare zitto, vide a quel punto Theo superarli tutto contento e baldanzoso e dirigersi verso la camera di Daniel: a quel punto si fermò capendo cosa era successo. 
- Ma voi siete perfidi!
Perché a quel punto non c’era bisogno di fingere più nulla. La risata di Samu fu così sguaiata da non poter essere dimenticata. 
- Dani mi ucciderà... così mi fate perdere l’amicizia con lui, lo sapete? 
Samu lo tirò in camera mentre guardavano Theo saltellare in quella di Daniel. 
- Mah, qualcosa mi dice che ti ringrazierà, alla fine... 
Alexis non ne era convinto, sebbene sapeva d’aver spronato lui Theo a prendere le cose nelle sue mani. 
A quel punto si ricordò che comunque il suo destino era l’inferno in ogni caso proprio per aver tenuto il piede da amico in due scarpe contemporaneamente, perciò decise di rassegnarsi e lasciare che le cose facessero il loro corso. 


theo dani

Note finali: qualche fan art dei due protagonisti, niente di che, solo dei tentativi di disegnare di chi scrivo, ogni tanto ci provo. Come dico sempre, non sono brava, ma lo faccio per divertimento. Nel periodo in cui è ambietata adesso la fic, Theo aveva i capelli neri ed un taglio piuttosto normale, più o meno come disegnato qua. Mentre gli occhi di Daniel sono sempre difficili da disegnare, ma ci provo. Essendo con un taglio all'ingiù non sembra, ma è difficile farli.