17. SEGHE MENTALI
Dopo aver parlato con Alexis, Daniel si era ritrovato più confuso che mai. Agire come aveva fatto fino a quel momento era stato facile, non ci aveva pensato molto. Aveva solo colto la scusa perfetta. Vendicarsi di Theo e della sua insensibilità. Si era infuriato così tanto che aveva semplicemente fatto qualcosa per fargliela pagare; farsi desiderare fino a farlo impazzire era stata la prima cosa, casualmente, che gli era venuta in mente.
Solo che dopo aver parlato con Alexis aveva capito che le cose erano più complesse di quello che aveva immaginato. Perché di fatto non ci aveva pensato molto, ma al momento di farlo ecco che subentrava il piccolo non trascurabile problema di come farla finire.
Perché prima o poi, in qualche modo, la doveva far finire.
O smetteva di provocarlo e tornava ad ignorarlo oppure ci stava definitivamente.
Uno degli ultimi discorsi con Lorenzo prima di andarsene era stato sul lasciarsi andare nel momento cruciale, senza farsi seghe mentali.
“Se vuoi ci stai altrimenti no. Insomma se sul più bello vuoi andare avanti, fallo e basta. Senza seghe mentali!”
Semplice così come era Lorenzo.
Daniel non l’aveva presa bene la sua partenza, o meglio razionalizzava molto bene. Sapeva che per la sua carriera andare in una squadra che gli garantiva più gioco era la cosa migliore e prima o poi avrebbe dovuto farlo anche lui, però gli sarebbe mancato.
Per la prima volta da che aveva memoria lui non c’era più al suo fianco.
Non era la fine del mondo, potevano parlarsi col telefono e fare videochiamate, ma non era la stessa cosa privarsi fisicamente della sua presenza costante.
Era da sempre stato il suo compagno di stanza.
Cremona e Milano distavano poco più di un’ora, non era nemmeno un vero dramma.
Razionalizzava, appunto.
Però di fatto il suo umore era sotto i tacchi lo stesso e la voglia di saltare addosso a Theo o provocarlo fino a farglielo fare, era svanita appena lui aveva iniziato a parlargli di andare alla Cremonese per giocare in prestito.
Così non aveva più pensato a Theo, lo aveva ignorato e basta. Più facile così che capire cosa volesse da lui.
Theo ci sarebbe stato, ormai l’aveva capito, ma probabilmente ci sarebbe stato come con chiunque altro. Oppure ci sarebbe stato con lui sempre perché era figlio di Paolo Maldini, il suo idolo.
Perciò in ogni caso non era gratificante.
“Lascia perdere le seghe mentali...” gli aveva detto Lorenzo, e così aveva fatto. Non se ne era per niente fatto. Non sapeva cosa volesse da Theo alla fine dei conti e così non faceva nulla.
Aveva tralasciato il consiglio del buttarsi, aveva solo smesso con le seghe mentali.
Così quella sera a Bologna, in uno dei soliti hotel di lusso dove pernottavano le squadre in trasferta, in quella camera per due, Daniel non era ancora dell’umore migliore e non aveva ancora pensato a Theo, quando se lo era ritrovato davanti alla porta al posto di Alexis.
Lui, il suo bagaglio a mano e quel sorriso coinvolgente e da schiaffi, così maledettamente sensuale di natura.
- Che diavolo ci fai qua? - chiese shoccato sgranando i suoi bei occhi blu.
Theo accentuò il sorriso e chiuse la porta dietro di sé: - Ho chiesto un favore ad Alexis... avevo bisogno di parlare con te.
Daniel allargò le braccia seccato e spontaneo disse: - E non potevi parlarmi senza stabilirti nella mia camera? Fra l’altro si chiedono certe cose...
- L’ho fatto... - rispose difensivo e convinto Theo avvicinandosi per sistemare le proprie cose, scontato che ci sarebbe rimasto.
- A ME! - sbottò Daniel sempre più scocciato.
- Oh! - mormorò il compagno capendo a cosa si riferiva. Poi aggiunse: - Ma avresti rifiutato.
- Certo! - grugnì subito Daniel.
- Perciò ti ho bypassato. Cosa vuoi che sia per una notte?
- Ma ti serve una notte intera solo per due chiacchiere? Che poi cosa c’è? Ora che non ti cago più ti dispiace? Lo sai, ne abbiamo già parlato, io...
Theo però non lo fece finire e mentre il fiume di parole straripava dalla sua bocca, lo raggiunse veloce, gli prese il viso fra le mani e gliela chiuse con la propria in un bacio a stampo che lì per lì ebbe solo la funzione di zittirlo.
Ebbe successo.
Per due secondi.
Quelli utili al cervello di Daniel di capire che gli aveva osato tappare la bocca mentre sfuriava, al termine dei quali lo spinse via con un’ondata di furia.
- Non ho voglia, sono depresso, non so se l’hai capito! È la prima volta senza Lorenzo, io e lui abbiamo sempre giocato insieme, abbiamo sempre condiviso la camera, non sono dell’umore! Se ti ignoro c’è un motivo, non è chiaro? Devo per forza dirtelo? Non ci arrivi da solo? Perché la gente se lo deve sentir dire in faccia? Perché se uno non viene cagato non capisce?
Daniel aveva iniziato a camminare furioso per la camera come un vulcano in eruzione, ma non di quelli addormentati da anni, bensì quelli che di tanto in tanto eruttavano lava brontolando. Theo in risposta si accomodò sul letto, prese il caricabatterie e attaccò il cellulare alla corrente.
- Ma mi stai ascoltando o parlo da solo?
Theo tornò a lui fingendo interesse.
- Certo che ti ascolto. Sei depresso per Lorenzo e poi io sono ottuso e non capisco. Ma qua ti devo correggere, Daniel. - fece a quel punto sollevando il dito indice mentre si alzava anche lui dal letto, parandoglisi davanti improvviso. Daniel fermò la sua camminata furiosa e lo guardò corrucciato coi fulmini che uscivano dagli occhi tempestosi.
- Ho perfettamente capito che non mi cagavi perché non volevi più fare nulla con me, però il punto è che a me non sta bene. Puoi benissimo fare come vuoi e prendere le tue decisioni arbitrariamente, ma io non sono tenuto a rispettarle poiché anche io prendo le mie decisioni.
Questo mise totalmente fuori combattimento Daniel che in un istante si ritrovò al K.O. boccheggiante, occhi spalancati, totalmente impreparato ad una risposta del genere, così secca e decisa.
- E... e cosa avresti deciso?
Theo, trionfante, si mise le mani ai fianchi senza invadere il suo spazio vitale e con un bel sorrisone sornione.
- Voglio venire a letto con te. Voglio avere un orgasmo con te, dannazione! - chiaro, preciso, senza peli sulla lingua.
Non ‘voglio stare con te’. Non ‘voglio provare a farla funzionare’.
Solo ‘voglio venire a letto con te’.
Punto.
Daniel avvampò e lo guardò ancor più nel panico, totalmente impreparato a quella che non era nemmeno una proposta, che sarebbe pure stata shoccante di per sé. Ma era proprio una comunicazione di servizio.
- Tu... tu sei fuori di cervello! - borbottò quindi Daniel, riprendendosi il necessario per fargli sapere che tanto non esisteva in nessun universo che qualcuno lo obbligasse a fare qualcosa che non voleva, e si dava il caso che quello non lo volesse.
Forse.
Per lo meno Theo doveva pensare che non volesse. Per pura apparenza. Voleva che lo pensasse anche se non era vero, perché certo che anche lui voleva andare a letto con quell’essere che trasudava sesso da ogni poro. Non era scemo.
Una parte di sé in quel momento voleva buttarsi sul letto con lui e farlo, l’aveva capito su due piedi davanti alla sua proposta sfacciata.
Un’altra era ancora furiosa con lui, quella parte che gli impediva di mettere da parte l’orgoglio.
L’aveva ferito. L’aveva preso in giro. L’avrebbe pagata cara.
Doveva.
Theo in risposta si mosse per annullare la distanza fra loro, ma a quel punto il telefono di Daniel suonò fermandolo. Daniel lo prese e guardò il nome sul display, un lampo ironico attraversò il suo viso e prima di rispondere, in silenzio e senza dire nulla, gli mostrò acido lo schermo.
La foto di un sorridente Paolo versione casual mostrava la chiamata in entrata di suo padre.
A Theo venne un colpo, un autentico pugno allo stomaco e mentre Daniel si girava per rispondere, lui sollevò gli occhi al cielo imprecando.
“Davvero? Mi prendi in giro?”
- Sì... sì, tutto bene, grazie. Sì sono in camera... cosa? Ok, aspetta che vado a cercarlo. No, nessun problema. Appena lo trovo gli dico che ti chiami. Tutto a posto. Sì, a domani. Grazie. Ciao.
La voce di Daniel non era stata in grado di mascherare completamente il suo stato d’animo in subbuglio, Paolo aveva capito immediatamente che suo figlio aveva qualcosa ma avevano un patto: Paolo non invadeva i suoi spazi, ma se Daniel avrebbe avuto qualunque tipo di problema sarebbe andato da lui se ne avesse sentito il bisogno.
“Non fare tutto da solo, io ci sono.”
Molti giocatori non avevano la fortuna di un sostegno del genere, Daniel voleva farcela con le sue forze anche se sapeva che non era possibile essendo suo figlio. Per contro non doveva finire per essere stoico e fare da solo anche quando aveva bisogno di lui.
- Devo andare a cercare il mister, mio padre gli deve parlare ma non riesce a contattarlo... deve avere problemi al telefono.
Theo lo guardò stralunato.
- E non può chiamare qualcun altro dello staff? - disse polemico. Daniel alzò le spalle.
- Anche il suo secondo non risponde. Saranno insieme in un posto che non prende. Vado a cercarlo.
Fu una manna dal cielo, dal suo punto di vista.
Non da quello di Theo che improvvisamente vide che essere il figlio di Paolo Maldini non era forse poi così favoloso.
Theo non rispose e lo lasciò uscire dalla stanza.
- Beh, non mi arrendo... la notte è lunga, non resisterà sempre! Non lo lascerò gestire tutto come vuole! Non esiste! - si disse deciso sfilandosi seccato la felpa da sopra la testa per rimanere in maglietta maniche corte, tutto spettinato. Scocciato si buttò sul letto, recuperò il telefono in carica e scrisse a Samu.
‘È duro il ragazzo, ma io lo sono di più!’
‘Siete già a quel punto?’ rispose Samu. Theo, non capendo, fece un punto di domanda e lui ribatté: ‘Vi è già venuto duro?’
‘Deficiente!’
- Si può sapere che diavolo ti è saltato in testa?
La voce cupa di Daniel arrivò da dietro facendo saltare Alexis che era giunto al ristorante dell’hotel guardingo, consapevole che sarebbe stato sgridato a morte.
Si girò già con gli occhi supplichevoli da cucciolo, implorante pietà e perdono.
Daniel però aveva le mani ai fianchi e l’aria severa, non intendeva perdonarlo facilmente per l’affronto.
- Non ho avuto scelta, perdonami... - miagolò congiungendo le mani sotto al mento in segno di preghiera.
- Le palle! Theo ha detto che ti ha chiesto un favore, potevi negarglielo! Anzi, dovevi! Nessuno ti ha obbligato!
Così dicendo lo superò per andare ad uno dei molti tavoli apparecchiati, l’intera sala ristorante era riservata esclusivamente a loro così come l’intero hotel.
Alexis lo rincorse prendendogli il braccio e appendendosi ad esso.
- Intanto è stato Samu a rigirarmi e loro avevano praticamente fatto tutto da soli... io a quel punto non potevo fare nulla.
Per Daniel la modalità cambiava poco, stava di fatto che avrebbe dovuto dormire con Theo e non voleva. Non potevano obbligarlo, lo mandava in bestia l’essere stato totalmente messo da parte per essere costretto a fare qualcosa contro la sua volontà. Non lo sopportava proprio, avevano addirittura usato un suo amico.
- Non la passa liscia, se pensa di potermi scopare così facilmente dopo di questo si sbaglia di grosso! Poteva farlo diversamente, gliel’avrei anche concesso alla fine! Ma ormai...
Alexis si sedette al tavolo con lui sorpreso di sentirgli ammettere che alla fine ci sarebbe stato. Lui lo sapeva che sotto sotto voleva andare a letto con Theo, ma non pensava glielo avrebbe mai sentito dire.
- Perciò non ci starai? - chiese lieto che alla fine non gli tenesse il muso. Capiva che Daniel aveva bisogno di sfogarsi e parlarne.
- Voglio dormire con te, non con lui! - sbottò battagliero, ad Alexis mancò un battito mentre travisava per un istante le sue parole. Ma poi si riprese subito tornando coi piedi per terra.
- Tu vuoi dormire con me solo perché ti hanno obbligato a stare con lui. E poi che ne sai che vuole solo portarti a letto?
- Me lo ha detto chiaramente!
Alexis ci credette subito e si immaginò la scena dove Theo glielo sbatteva in faccia senza problemi. Si coprì la faccia con la mano, scuotendo la testa.
- È proprio un ritardato! - bofonchiò in francese.
- L’hai capito! - rispose Daniel che capiva abbastanza bene la lingua anche se non la parlava.
- Però cosa te ne importa? So che lo vuoi fare anche tu, a questo punto toglietevi lo sfizio e così finisce tutto. No?
Alexis la buttò lì per mettere alla prova il suo amico. Sapeva che era interessato a Theo e sapeva che Theo era interessato a Daniel, ci giravano tanto intorno perché erano due idioti, ma alla fin fine entrambi volevano stare insieme, ma erano o troppo scemi o troppo orgogliosi per ammetterlo facilmente. Se avessero cessato quel tira e molla assurdo e fossero stati insieme una volta per tutte, quello avrebbe innescato sicuramente qualcosa.
O avrebbe messo fine a tutto, oppure l’avrebbe iniziata.
Comunque qualcosa sarebbe successo.
- Io non sono un oggetto, non sono un buco od un fottuto vibratore! E soprattutto non sono il ripiego per mio padre! Lui non ha le idee chiare! Prima dice che riguarda lui, poi che sono io, poi pensa solo a mio padre, poi mi insegue... che diavolo vuole da me, si può sapere? Io non voglio essere il ripiego di nessuno, tanto meno di mio padre! E voglio che lui abbia le idee chiare. Se mai succederà qualcosa, dovrò essere certo al cento percento che lui vorrà me!
Con questo mise fine alla discussione che l’aveva visto alterarsi sbattendo le mani sul tavolo. Alexis avrebbe voluto calmarlo come solo lui sapeva fare, ma dovette limitarsi a cambiare discorso per l’arrivo di altri compagni che si sedettero con loro al tavolo.
Non era facile, Daniel aveva ragione, ma la stava prendendo troppo di petto. Si era proprio intestardito su quel punto e non credeva che si sarebbe mai smosso dalle sue decisioni.
Note Finali: come forse già detto, è vero che Lorenzo era andato in prestito al Cremona andandosene così dall'ambiente Milanista per la prima, fino a quel momento lui e Daniel erano sempre stati insieme ed ho pensato di sfruttare la cosa per abbruttire l'umore di Daniel. Non che quello fermerà Theo visto che è un treno ed è risaputo. Vedremo però chi la spunterà perché anche il piccolo Maldini è molto testardo ed orgoglioso. Nel prossimo affrontiamo la notte insieme di questi due stupidini.