*Theo tanto ha fatto fino a che non è riuscito a stare in camera con Daniel anche se lui è convinto di poterlo mandare via. Ma Alexis sa bene come andrà a finire. E lo sappiamo anche noi. Ed è ora di leggerlo. Grazie mille a chi segue la fic, mi fa molto piacere sapere che piace. Buona lettura. Baci Akane*
18. IDEE CHIARE
Accompagnandolo verso la stanza, dopo essersi distratti per un po’ con Sandro e Rafael, Alexis gli chiese piano cosa avrebbe fatto a quel punto. Che lo volesse o meno ci sarebbe stata comunque una resa dei conti.
- Sta pronto a tornare nella mia camera, vedrai se non lo caccio a calci ad un certo punto.
Questa era stata la sua risposta brusca, di nuovo arrabbiato.
Alexis pensò che per quanto testardo fosse, sicuramente non sarebbe stato così facile.
“Dani non capisce quanto vuole Theo. Che sia anche solo per una scopata, una volta per tutte, ma lo vuole fare. E quando lo farà, perché io so che lo farà, sarà tutto ancora più complicato. Molto più di così. Ed è già un gran bel casino!”
Una volta rientrato in camera col cuore in gola, Daniel rimase deluso nel non vederlo lì. Solo un secondo momento lo vide uscire dal bagno e si rese conto di aver trattenuto il fiato.
Theo aveva mangiato in fretta e si era precipitato in camera pronto per lui, del tutto intenzionato a fare la sua chiacchierata chiarificatrice. Chiacchierata che non sapeva bene di cosa dovesse trattarsi, visto che in realtà non aveva le idee chiare se non su un punto.
“Adesso me lo scopo, vedrai se non gli piace!”
Theo lo pensò come un lampo appena lo vide lì fermo sulla porta della camera a fissarlo senza respirare e mordersi il labbro. Quei suoi grandi occhi all’ingiù, blu e belli come non mai, lo fissavano quasi terrorizzato in un certo senso. E carichi, carichi come tutto ciò che strisciava sotto la loro pelle. Sentiva le stesse cose. La consapevolezza che erano al capolinea. La resa dei conti.
Il dunque, insomma.
Daniel si morse il labbro fissandolo incerto, imbarazzato, eccitato. Davvero molto eccitato.
Fermo, il telefono in mano dimenticato, così come ogni intenzione, arrabbiatura e proposito.
Improvvisamente non sapeva più niente, tabula rasa.
Theo no. Theo sapeva perfettamente come sistemare quella situazione strana fra loro.
Non aveva mai fatto sesso con un ragazzo, era la prima volta per lui, ma dopo averlo desiderato a lungo si sentiva assolutamente pronto. Come se ne avesse fatte chissà quante di notti con uomini.
Non si sentiva incerto od esitante.
Si sentiva deciso, sicuro.
Theo fece un sorrisino malizioso ed iniziò ad avvicinarsi verso di lui e fu a quel punto, con quella mossa, che Daniel si svegliò dall’incanto e tornò in sé. Si mosse a sua volta ed andò verso il letto, mise giù il telefono sul comodino e poi si infilò in bagno.
Una volta lì Daniel si fermò davanti al lavandino ed allo specchio, guardò la propria immagine riflessa e notò come la vena del collo pulsava ferocemente. Gli occhi di una tonalità di blu intenso.
- Adesso che cazzo fai? - si disse realizzando di essere realmente nel panico.
Non trovando risposta prese un respiro profondo e decidendo che non sarebbe scappato come un ragazzino, si lavò in fretta soffermandosi sulle parti basse come a seguire un’intuizione, avvampò realizzando la motivazione effettiva dietro questa mossa ed uscì dal bagno deciso ad affrontare qualunque situazione si sarebbe verificata.
Quando tornò, trovò Theo seduto sul letto matrimoniale su quella che era la sua parte.
Matrimoniale. Alcune doppie singole c’erano, ma spesso si ritrovavano in quelle matrimoniali perché tanto per i giocatori era uguale.
A lui era toccata quella, era ovvio.
Si morse di nuovo la bocca, si ritrovò senza fiato e mentre i suoi occhi neri e sensuali di natura si posarono in quelli di Daniel, il panico lo invase. Fu lì che decise di dover fare qualcosa.
- Theo, te ne devi andare. - sbottò deciso dimenticando subito che in realtà si era appena fisicamente preparato a fare sesso con lui. - Se vuoi me ne vado io! - aggiunse un fretta. L’ansia era palpabile, trasudava da ogni inclinazione, sfumatura, micro espressione.
L’istante successivo, col cuore in gola ed il volto in fiamme, si fermò. Così scappava.
- Anzi no. - fece infatti improvviso.
Andò davanti ancora seduto sul letto a guardarlo curioso, si mise le mani ai fianchi e battagliero lasciò che il fuoco lo invadesse, ma non quello dell’imbarazzo, bensì quello della rabbia.
- Perché vuoi scopare a tutti i costi con me? - chiese deciso.
Theo ubriaco delle sue famose lune che in due secondi si erano susseguite alla velocità della luce, lo guardò spaesato battendo le palpebre.
- Perché ti desidero. - disse subito senza rifletterci un secondo, non era una cosa a cui era abituato. Prima parlava o faceva, poi, forse, pensava. Ma non sempre. A volte non pensava nemmeno dopo.
Daniel ci rimase male, si aggrottò calmandosi in un certo senso. Calmandosi e caricandosi contemporaneamente. Il panico scemava, le idee si rischiaravano.
- Tu desideri mio padre. - precisò Daniel. - E questa è una cosa che mi manda in bestia. Non ha senso che tu scopi con me se è solo per questo. Io non sono lui.
“Maledetto io quando ho fatto di tutto per fargli capire che ero il figlio del suo idolo! Quanto l’ho voluto? Quanto l’ho cercato? E non lo sapevo nemmeno, non ne avevo minimamente idea quella volta, ma forse una parte di me già sapeva...”
Theo si alzò in piedi calmo, muovendosi molto piano per non farlo andare via. Lasciò le mani lungo i fianchi, erano entrambi vestiti con la tuta del club, nera con delle strisce rosse ai lati e gli stemmi. Theo una maglietta a maniche corte, Daniel la felpa con la zip.
- Ma anche tu mi desideri e vuoi scopare con me. Hai fatto di tutto per farmi capire chi eri e che ne valevi la pena. Mi hai provocato fino a farmi impazzire. Ed eri tu ad eccitarmi, Dani. - disse piano, suadente, fermo davanti a lui, davanti al letto. Non tanti centimetri a separarli.
Daniel inghiottì a vuoto, la gola secca, quella sensazione di essere stato scoperto. Cercò di rimediare, non poteva arrendersi, non se ne parlava proprio.
- Io ero solo infuriato, volevo fartela pagare. Perché mi hai preso in giro dicendo che ero io ad attrarti e poi hai dimostrato di essere perso per mio padre. Mi hai preso per il culo.
Theo fece un sorrisino malizioso, rispose facendo un mezzo passo verso di lui fino a sfiorarlo col corpo. I brividi li ricoprirono, ma non si toccavano ancora.
Daniel a stento respirava, si sentiva eccitato fino allo sfinimento, se Theo avesse toccato il suo inguine sarebbe esploso, ma non si muoveva, non cedeva. La mascella contratta, lo sguardo fisso nei suoi occhi.
- Il fatto che io sia preso per tuo padre non significa che non posso esserlo anche per te. Per te in quanto te.
- Smettila con queste storie... - iniziò ad alterarsi di nuovo. Il sangue gli ribolliva di nuovo violentemente, si sentiva dilaniato fra il desiderarlo da morire e il volerlo prendere a pugni. Era come spaccato in due.
- E poi non venirmi a dire che volevi solo farmela pagare per la mia incoerenza, perché non si fa tutto quello che hai fatto tu solo per vendicarsi. Ci sono molti metodi, ma quello che hai usato tu... - insinuò chiaramente Theo, malizioso, seducente, maligno quasi. Daniel divampò e lo spinse senza volerlo picchiare realmente.
- Ma piantala, stai dicendo solo stronzate! Volevo solo dimostrarti che...
Theo non indietreggiò di un passo, aspettandosi una reazione del genere rimase piantato dov’era, lo prese per il polso e lo attirò a sé. Fulminea l’altra mano finì fra le sue gambe e attraverso la stoffa dei pantaloni premette sul pacco gonfio. Inequivocabilmente duro ed eccitato. A pochi centimetri di distanza si guardarono negli occhi respirandosi, mentre i corpi ormai erano uno sull’altro, aderenti.
- Che mi desideri da matti e ti manda in bestia che io invece sia tanto preso per tuo padre. - proseguì Theo per lui.
- No, che tu che desideri me e non mio padre!
Questa risposta gli scappò inaspettata perfino per sé stesso. Appena sentì la propria bocca pronunciare una frase simile, Daniel spalancò gli occhi mentre cercava di respingerlo senza successo. Non che poi ci provasse molto. Gli piaceva la sua mano fra le gambe.
Quella mano che strusciò dentro ai pantaloni e ai boxer.
Daniel roteò gli occhi all’indietro chiudendoli e lasciò la bocca schiusa alla sua portata, abbandonato al piacere della sua mano che prendeva la sua erezione eccitata e calda.
Theo iniziò a muovere la mano su e giù deciso, senza risparmiarsi, osservando da vicino il suo viso che non era sicuramente preda del rifiuto.
Trionfante continuò a muoversi mentre lo sentiva eccitarsi e vedendo che non lo spingeva nemmeno più con le mani, prese il labbro e glielo succhiò. Daniel non lo respinse più, al contrario afferrò la maglietta lì dove aveva appoggiato le mani, la stropicciò e gliel’alzò per togliergliela. Theo vittorioso si separò per permettergli di spogliarlo, quando tornò a lui gli abbassò la zip e gli sfilò via la felpa dalle braccia. Daniel si tolse da solo la maglietta che aveva sotto e a quel punto Theo gli prese i pantaloni ed i boxer e glieli abbassò sedendosi sul letto dietro di sé.
Daniel si morse il labbro e lo guardò rimanendo in piedi davanti a lui, lo guardò mentre col viso scivolava sulle proprie cosce e risaliva con la bocca aperta verso l’inguine. Lo sentì leccare e giocare sulla pelle sensibile ed un mondo esplose aprendosi. Un mondo a cui sentiva finalmente di appartenere senza più dubbi. Adesso voleva tutto.
Theo glielo succhiò senza esitare, giocandoci piano per poi aumentare l’intensità, stringendo le labbra intorno al suo membro duro. Decise di interrompere l’orgasmo per farlo stendere sul letto al suo posto. Una volta lì e prima di ricoprirlo, finì di spogliarsi e a quel punto gli si adagiò sopra strofinando il proprio corpo muscoloso ed atletico, pieno di tatuaggi, su quello meno possente che doveva ancora maturare bene di Daniel.
Si fece sentire con ogni parte di sé, le erezioni strofinarono insieme mentre i brividi di piacere davano ad entrambi sempre più alla testa. Si cercarono con le bocche e si trovarono, le lingue si agganciarono e si persero in un bacio che riportò ad entrambi dei ricordi di come tutto era iniziato.
Non sentiva alcun ostacolo, alcun blocco. Voleva solo andare avanti. Voleva lui. Voleva Daniel.
Daniel che non era più il figlio di Paolo, non lo era da un po’, da quando aveva iniziato a provocarlo e farlo impazzire e mentre le loro bocche erano un tutt’uno, Daniel lo spinse invertendo le posizioni deciso.
Scese con le labbra desideroso di assaggiare quella pelle così agognata, i suoi muscoli ben delineati, i tatuaggi che tanto lo eccitavano.
Nessuno aveva pensato di poter arrivare a quel punto, qualche mese prima, ma ora era praticamente impossibile pensare di fermarsi.
Mentre la bocca di Daniel raggiungeva l’erezione dura di Theo facendola sua, succhiando senza esitare, lo pensò limpidamente.
“Ho fatto davvero di tutto per dimostrargli che poteva desiderare me e non mio padre... altro che vendetta... ma alla fine? Alla fine qual è la risposta? Davvero desidera me o lo fa perché non potrà mai farlo con mio padre?”
Il dubbio rimase, ma a quel punto, ormai, con la testa sul suo inguine a divorare il suo piacere, Daniel capì che non si sarebbe comunque più potuto fermare.
Theo lo tirò via quasi bruscamente sentendosi vicino all’orgasmo e con la fretta di non perdere quel momento perfetto, invertì di nuovo le posizioni, lo girò di schiena sotto di sé e lo tirò per i fianchi. Scivolò con la lingua sulla schiena arrivando fra le sue natiche, lì vi si perse preparandolo con la saliva e le dita nella speranza di non fargli troppo male. Era sicuramente vergine da dietro, non voleva limitarsi a prendere il proprio piacere e basta.
“È troppo stretto, gli farò male...”
Si disse mentre lo forzava con le dita.
A quel punto decise di ricorrere ad un aiuto di cui sapeva avrebbe avuto bisogno e allungandosi verso il comodino, prese il tubetto di vaselina che si era portato con la perfetta consapevolezza che avrebbe fatto sesso con lui.
Quando Daniel sentì la crema fredda guizzò inarcandosi e gemendo, si girò con la testa per vedere che stava combinando e lui sorrise divertito mostrandogli il tubetto che buttò in parte. Daniel inarcò un sopracciglio scettico.
- Eri davvero sicuro di farcela, stavolta, eh?
Theo ridacchiò in quel suo modo tipico, così naturalmente sensuale che sapeva conquistare tutti.
Prima di entrare, afferrandolo per un fianco e tenendo la propria erezione dura e lubrificata nell’apertura altrettanto pronta di Daniel, si protese su di lui che si torse per permettergli di baciarlo.
- Avere le idee chiare è tutto, Daniel...
Il giovane lo cercò con lo sguardo inquisitore, gli occhi di quel colore che ferivano l’anima.
- Davvero le hai chiare, Theo?
Non voleva rovinare nulla nominando suo padre, ma l’inteso fu chiaro. Theo fece un sorrisino e lo baciò ancora tutto proteso su di lui, pronto per affondare.
- Non sai quanto ti desidero.
Daniel avrebbe voluto sindacare ma a quel punto con una spinta decisa, entrò togliendogli il fiato. Trattenne un grido che soffocò contro il cuscino.
Theo si raddrizzò e dopo aver aspettato un po’, appena lo sentì abituarsi e mollare i muscoli, tornò a muoversi uscendo e rientrando meglio, fino a che fu ben dentro. A quel punto tornò a fermarsi sentendo ancora resistenza e gli lasciò di nuovo del tempo; appena percepì che si rilassava riprese a muoversi.
Daniel prese respiri profondi che l’aiutarono e quella volta andò meglio, in generale era meno peggio di quel che aveva immaginato precedentemente. Sapeva che fare sesso con un ragazzo gli sarebbe piaciuto in linea di massima, ma sapeva anche che era doloroso la prima volta, perciò l’aveva sempre vissuta in modo conflittuale, un po’ spaventato ma anche eccitato. Più che altro, eccitato da Theo. Pensandoci capì che se stava andando così bene, sicuramente il merito era proprio suo che era incredibilmente perfetto, ma soprattutto l’aveva eccitato e tirato su al punto da farlo perdere in quel delirio senza viverla male nel concentrarsi troppo sulle sensazioni fisiche.
Theo lo faceva impazzire al punto da non capire più nulla, ma doveva dire che l’aveva preparato bene e la vaselina aveva fatto il suo dovere. Oltretutto era realmente perfetto coi movimenti. Andava piano e gli lasciava tempo di abituarsi e di volta in volta aumentava il ritmo e l’intensità lasciando che il piacere diventasse sempre più grande e sbaragliasse il dolore normale della sua prima volta.
Fu lento e giusto e piano piano crebbe. Tutto crebbe. Crebbe oltre ogni immaginazione.
Forse Theo aveva desiderato suo padre da matti e si era fissato con lui per questo, ma da quando aveva tirato fuori quel carattere così orgoglioso, così deciso, così SUO, la testa era andata totalmente in fissa con lui.
Poteva ancora avere un debole per suo padre, era vero. Forse non sarebbe mai cambiato. Ma di sicuro ora era lui che aveva desiderato da matti e ad ogni costo.
Per Daniel ad un certo punto fu il caos, un caos apocalittico dove il piacere si mescolò al dolore, dove i brividi erano così violenti e profondi da non saperli più distinguere, fino a che la mano di Theo corse davanti a masturbarlo, mentre tutto aumentava e cresceva a dismisura. Il piacere finalmente esplose in quella doppia azione che fece sconnettere totalmente il giovane a carponi sul letto. Esplose senza remore né interruzioni di alcun genere.
Quando Theo lo sentì venire continuò a muoversi soddisfatto prendendosi l’orgasmo anche per sé stesso, lasciandosi infine andare senza frenarsi per pensare a lui e al suo stato.
Un orgasmo agognato molto più a lungo di quello di Daniel, un orgasmo che si era visto negare da quella sera a casa sua, in quella loro prima volta interrotta, una prima volta che non era mai stata ma che aveva dato vita a tutto.
Un orgasmo che, decisamente, era valso la pena aspettare e prendersi.
Il mattino li raggiunse inesorabile con un gran mal di testa, come se la sera prima avessero fatto baldoria e dovessero smaltire una sbronza.
Per lo meno fu così per Daniel che si svegliò tutto arrampicato su un comodo e caldo Theo, entrambi ancora nudi.
Theo non si svegliò proprio, la sua testa stava benissimo, non aveva sensi di colpa e tanto meno dubbi. Di sicuro aveva fatto la cosa migliore per sé stesso.
Si era tolto quel maledetto sfizio.
Aveva tanto voluto andare a letto con lui e non aveva la minima importanza del motivo né se sarebbe stata l’unica volta. Ci era riuscito ed il resto non contava.
Lui dormiva serenamente a pancia in giù senza alcun pensiero al mondo.
Ma per Daniel no. Daniel si svegliò per il mal di testa, non per la posizione che era effettivamente particolarmente comoda.
Prima del senso della vista, utilizzò quello del tatto realizzando che il suo braccio avvolgeva la schiena di qualcuno e che era una schiena ampia, calda e morbida. Scorse con le dita sulla superficie lisca, le scapole che sporgevano, la spina dorsale e poi su fino al collo, la nuca, i capelli corti spettinati.
Daniel aprì gli occhi e guardò proprio lì dove la sua mano giocava coi suoi capelli neri. Sospirò aggrottandosi.
“Merda...” si disse realizzandolo lucidamente. “Alla fine l’ho fatto... sono proprio un idiota!”
Ma nonostante lo pensasse e nonostante la testa e soprattutto i sentimenti finiti sotto un camion, la sua mano non si ritrasse, le sue dita continuarono a giocare coi capelli corti sulla nuca rendendosi conto di provare un certo sollievo nel farlo.
Più lo faceva, più la sua testa gli dava tregua.
Mentre lo pensava, insultandosi ovviamente, Theo si girò verso di lui.
In un attimo Daniel si ritrovò il suo bellissimo viso dai tratti latini, gli occhi neri socchiusi in un sorriso che aveva sempre un che di malizioso e la sua bocca carnosa piegata con la stessa inclinazione.
La mano rimase lì posandosi inevitabilmente sulla sua guancia coperta da un po’ di barba che gli stava d’incanto e che era morbida. Non la ritrasse, finì infatti per carezzarlo dolcemente.
Daniel in realtà era nel panico e lo fissava da vicino senza sapere cosa fare.
- Buongiorno. - disse Theo come niente fosse.
- B-buongiorno... - borbottò il giovane che poi in fretta e con una certa dose d’ansia, aggiunse: - Che diavolo è successo?
Domanda retorica. Theo rise allegro e totalmente a suo agio. Ansia? Cos’è? Si mangia? Ci si gioca? Cos’è l’ansia?
Daniel lo invidiava.
- Abbiamo finalmente fatto sesso!
Il più piccolo sollevò seccato gli occhi al cielo e ritirò la mano infastidito, allontanandosi da lui sempre sotto le coperte.
- Grazie, genio... intendevo...
Theo però lo fermò e gli si appiccicò a lui abbracciandolo mentre cercava di voltarsi. Lo afferrò e appoggiò comodamente la testa contro l’incavo del suo collo. Lì si accomodò senza il minimo problema e lo abbracciò.
- Lo so cosa intendevi, ma non è il momento di pensarci...
Daniel continuò ad indispettirsi mentre suo malgrado non lo allontanava, tenendolo abbracciato a sé.
- Lo sapevo! Andrà a finire che farai finta di niente e tanti saluti! - cominciò polemico con la vena pulsante di prima che tornava a fargli mal di testa.
- Ti prego, appena sveglio il mio cervello non funziona...
- E quando mai funziona? - chiese ancora irritato.
- Dammi un’ora. Fra un’ora ne parliamo, ok?
Se proprio era necessario. Theo ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma capiva che per lui era importante e l’avrebbe accontentato.
Il compagno sbuffò seccato, ma non disse più nulla, consapevole che in un’ora non poteva cambiare niente.