21. UN GRAN CASINO
Quando Daniel si vide il viso dai lineamenti dolci di natura di Alexis, si sentì subito meglio. Lo prese per il polso, lo tirò malamente dentro e chiuse la porta.
- Grazie per essere venuto. - borbottò buttandosi sul letto stendendosi a pancia in giù. Alexis rimase in piedi poco più avanti, incerto su dove mettersi e cosa fare. Daniel senza alzare la testa dal cuscino su cui premeva, alzò la mano, si fece in parte e batté nello spazio che gli aveva fatto. Così lui timidamente, in colpa per quello che era capitato con Theo e per come si era sentito con lui, si sedette sul bordo. Ci rimase poco, Daniel lo tirò deciso giù prendendolo per la spalla e dopo essersi steso a forza, se lo ritrovò accoccolato contro, in una muta richiesta tenera di coccole.
Ultimamente ne chiedeva tante, non avevano mai avuto quel tipo di rapporto, non così fisico e affettuoso. Era da quando Theo l’aveva deluso che cercava affetto da lui, poteva capirlo. Era come quando si faceva sesso e basta, poi il calore lo prendevi da qualcun altro, se potevi.
Ne avevi bisogno, era fisiologico.
- Che è successo? - chiese piano, mettendosi sul fianco per permettergli di accoccolarsi meglio contro il petto. Il viso premuto sulla maglia. Alexis lo abbracciò e gli carezzò i capelli con la sua tipica dolcezza, tornando a sentire le strane sensazioni di calorosa felicità nel stargli così fisicamente accanto.
Il senso di colpa aumentò. Gli sembrava di fare una cosa clandestina e poco pulita, anche se in realtà sapeva che non era così.
Intanto perché non aveva ancora fatto nulla, e poi perché non doveva niente a Theo. Gli aveva dato qualche consiglio ed aveva cercato di aiutarlo ed ora si ritrovava Daniel pieno di un dolore bruciante. Forse aveva sbagliato ad incitare tanto quella storia, forse aveva puntato sulla relazione sbagliata, si disse giocando con le sue ciocche sottili e castane.
- Credo che con Theo sia proprio finita. Ho voluto chiudere io. Gli ho detto una volta per tutte che volevo una storia con lui, ma che è evidente lui non vuole lo stesso e che non mi deve più prendere per il culo. È finita. - disse piano, a malapena Alexis capiva cosa diceva mentre gli era aggrappato alla felpa. Per lui era difficile e sperava non notasse che si stava addirittura eccitando.
- E basta? Avete solo parlato? Lui non ha detto nulla?
Daniel rimase un attimo zitto, poi rispose aggiungendo il resto.
- Gli ho anche fatto un pompino.
Si vergognava perché sapeva che fare certe cose quando stavi lasciando qualcuno era da incoerenti e lui odiava esserlo.
Alexis sospirò e chiuse gli occhi capendo che se lui era sincero, gli doveva la stessa cosa, almeno in parte.
- In realtà Theo si è sfogato con me, dopo questo fatto...
Daniel scattò con la testa ritrovandosi a guardarlo shoccato, senza nemmeno respirare. Cosa che nemmeno Alexis faceva più visto il viso a vicinanza millimetrica del ragazzo che desiderava.
Adesso era un gran casino, si disse. Molto grande.
- Cosa... che avete fatto? Che ha detto?
L’ansia di Daniel era palpabile, lì a due centimetri dal suo volto e Alexis si sentiva soffocare. Voleva staccarsi innanzitutto e poi provare a ragionare lucidamente, perché improvvisamente nella sua testa, e soprattutto nel suo corpo, niente funzionava più.
Ma non si mosse, rimase lì vicino a lui, ancora accoccolato fra le sue braccia. Le sfumature delle sue iridi chiare davanti al suo sguardo.
- Lui... ha detto che gli hai fatto...
A quel punto avvampò e la lingua si annodò, così Daniel lo disse per lui senza nemmeno mezzo imbarazzo, bisognoso di sapere tutto.
- Un pompino.
Alexis annuì, chiuse gli occhi e provò a respirare. Daniel vedeva che era in difficoltà e non capiva perché, lo irritava e si mise in testa che fosse successo qualcosa fra loro, per qualche strano motivo. Il fastidio iniziò a crescere, quel fastidio che diventa devastante.
- Ha detto che si è espresso male... che lui voleva solo capire cosa volevi tu per non perderti nel caso non avessi voluto una storia con lui.
Daniel spalancò gli occhi di nuovo, meravigliato e furioso. Il suo azzurro divenne tempestoso.
- Espresso male? Cazzo Ale, per lui era uguale cosa fare con me!
Alexis si strinse nelle spalle mortificato, sentendosi meschino a rivelargli tutto dopo aver detto a Theo di aspettare. Ma lì a quella vicinanza, stringendolo fra le sue braccia, stesi nello stesso letto, era difficile evitarlo.
- Gli ho detto che doveva solo essere sincero, perché anche se non avessi voluto le stesse cose, saresti stato capace di essergli amico lo stesso.
Daniel chiuse gli occhi e scosse il capo seccato, sbuffando.
- Ma io non voglio essergli amico. Voglio lui, una storia con lui. Che sia di sesso o d’amore. Non me ne faccio niente della sua amicizia. Noi non siamo mai stati amici, non lo saremo mai!
Alexis lo guardò confuso.
- Comunque pare che volete la stessa cosa, no? - fece malinconico, realizzando di essersi scavato la fossa da solo, come sempre.
Daniel lo guardò e vide distintamente disagio, dolore e rimpianto. Non ebbe dubbi che Alexis stava provando quello, ma ignorava totalmente il motivo. Poi la risposta lo colpì come un lampo, come quelli che illuminano una notte oscura e ti fanno vedere limpidamente ogni cosa, in un flash perfetto quando finalmente vedi tutto.
- Non lo so, non sono così sicuro, sai...
Daniel si ritrovò a parlare senza avere il controllo della sua bocca. Ora non era più infuriato come prima e nemmeno abbattuto. Ora era confuso, preso dalla rivelazione e da qualcos’altro.
L’immagine di Theo che, di nuovo, si confidava con Alexis. Il fastidio.
- Ti ha preso per il suo confidente, orami... - mormorò poi cercando di assimilare in fretta la notizia appresa. Alexis lo guardò confuso.
- Boh, è capitato mi chiedesse qualcosa su di te...
Daniel arricciò la bocca poco convinto, seccato, poi tornò alla sua postazione con la testa sulla spalla, il viso nell’incavo del collo. A respirare il suo profumo dolce che probabilmente era vaniglia. Proprio il profumo adatto a lui, pensò.
Sentiva i battiti accelerati attraverso la fronte che appoggiava proprio sulla giugulare. Daniel sorrise stranamente riscaldato nel sapere di piacergli, non se ne era minimamente accorto prima ed era rimasto alla sua cotta per Theo. Da quando Alexis provava qualcosa per lui?
Ma poi si corresse per non affondare. Non doveva esagerare, magari aveva capito male.
Peccato che una volta che il dubbio gli si insinuò nella mente, il giovane non fu minimamente in grado di staccarsi da quel concetto, non poteva rimanere nell’incertezza anche perché non si trattava di una questione da poco.
Si mosse nel letto, accoccolandosi di più contro il suo corpo, alla ricerca di qualcosa di specifico. Una parte del suo corpo in grado di dargli una risposta definitiva che trovò poco casualmente.
Finse di non accorgersi di essersi appoggiato con l’anca sul suo inguine teso, ma Alexis se ne accorse. Si accorse che si era appoggiato proprio lì.
Il cuore iniziò ad accelerare, così come la temperatura del corpo si impennò insieme alla sua erezione. Daniel percepì ogni cosa e si calmò. Si tranquillizzò come per magia. Fu come una sorta di incantesimo.
“Se prova questo per me, con Theo non è di sicuro successo nulla.”
Fu questo il primo pensiero istintivo.
- Avete solo parlato? - chiese piano parlando contro la sua pelle sensibile. Alexis continuò ad eccitarsi e Daniel lo sentì ancora, ritrovandosi ad aderire totalmente contro il suo corpo, intrecciando le gambe alle sue, le braccia avvolte alla sua vita, a stringerlo a sé come anche Alexis, perplesso e sconvolto, faceva.
- Che... che avremmo dovuto fare?
Alexis voleva capire se Daniel fosse geloso, forse era così e non sapeva se dovesse tranquillizzarlo o istigarlo, intuendo finalmente che qualcosa stava succedendo. Qualcosa che non era mai capitato, in effetti.
- Non lo so, forse qualcosa che volevi da tempo succedesse... - insinuò Daniel piano, suadente. Al suo silenzio alzò la testa ritrovandosi come prima a tu per tu col suo viso, vicinissimi, solo pochi centimetri a separarli. I respiri sul viso. Alexis col cuore sospeso, totalmente in confusione.
- No, non è successo niente, te lo giuro.
A parte un innocente abbraccio fatto solo per consolarlo rispetto all’amaro terrore di Theo che con Daniel fosse veramente finita.
- Non mi arrabbio mica, è solo per capire quanto posso fidarmi di Theo...
Alexis pensò che fosse plausibile, il suo stato d’animo caotico si placò per un momento e abbassando la guardia ammise.
- L’ho abbracciato perché era disperato, mi ha fatto pena... lui ti vuole veramente, ha solo fatto un casino da perfetto idiota, ma...
Sentendo che si erano abbracciati, in Daniel tornò a scattare qualcosa e questa volta, in perfetto Theo style, annullò la breve distanza che li separava ed intrecciò le labbra con le sue. Alexis senza respirare e nemmeno chiudere gli occhi per la sorpresa, rimase rigido e shoccato dal gesto. Daniel gli succhiò il labbro inferiore per un paio di istanti, poi si separò e senza dire nulla, come se fosse assolutamente normale, continuando ad aderire completamente sul suo corpo, tornò ad adagiare la testa contro il suo collo. Lì rimase abbracciatoe non disse più nulla, tirò su il piumino sopra di loro e coprì entrambi.
Peccato che ogni volta che c’era Theo di mezzo in qualche modo, specie se questo finiva puntualmente per fare qualcosa che non lo garbava, Daniel disinseriva il cervello e si vendicava in qualche modo, esagerando al cento percento.
‘Peccato’ per Alexis che ci era appena andato di mezzo.
Alexis avrebbe di certo preferito andare a casa a farsi un lavoretto di mano per sfogare l’erezione che ormai stava dura contro il fianco di Daniel, ma non ci avrebbe minimamente pensato a muoversi.
Daniel gli si era aggrappato, premeva su ogni parte del suo corpo eccitato e pareva addormentatosi sereno. Se voleva che dormisse lì, l’avrebbe accontentato. Così come se voleva che lo coccolasse e gli desse calore.
Nel frattempo, incapace di andarsene e abbandonarlo, pensò come un matto a quello che era successo e a cosa significava. Con scarsi risultati.
“Forse è la classica situazione dove sei geloso e deluso da qualcuno che volevi tanto e allora hai bisogno di sfogarti sessualmente, cerchi calore umano dal primo che hai sotto mano. In questo caso io...” concluse alla veneranda ora delle quattro del mattino, dopo aver pensato ad ogni dialogo avuto con lui, ogni contatto, ogni situazione.
C’erano altre opzioni a cui aveva pensato: una era che Theo finiva per tirare sempre fuori il lato peggiore di Daniel, quello più vendicativo e pericoloso che gli faceva fare cazzate.
Un’altra era che Daniel avesse chiaramente capito che aveva un debole per lui e visto l’ego di chi probabilmente piaceva piacere, com’era per la maggior parte della gente comune, lo alimentava.
Non trovò una risposta specifica, ma dubitava fortemente che si fosse improvvisamente reso conto di ricambiarlo.
Pensò poi a Theo: ora che era così improvvisamente preso da Daniel, poteva asserire con sicurezza che con lui era rimasta solo un’affettuosa amicizia. All’inizio aveva avuto un forte debole per lui: francese, bello, atletico, sicuro di sé... rispondeva al suo tipo ideale.
Aveva la fissa per quel genere, specie per i francesi.
Peccato solo che Daniel non rispondesse minimamente a quel profilo. Non era uno di quelli che lo faceva entrare in fissa, ma evidentemente era capace comunque di fargli perdere la testa con uno schiocco di dita.
Forse quella ‘cosa’ successa con il suo amico gli aveva fatto totalmente ridimensionare quello che aveva provato per Theo. Gli aveva messo chiarezza, insomma.
Per quanto Theo fosse il suo tipo ideale, non gli aveva creato gli stessi problemi di Daniel. Non era di certo paragonabile, insomma.
Per cui almeno una cosa era chiara.
Quel che provava adesso lui.
“Cazzo, sono perso, cotto, strafatto!”
Si disse disperato con le prime luci dell’alba che penetravano dalla finestra mezza chiusa.
Sospirò e scosse il capo.
“Per lui non è così. Ha solo reagito alla delusione di Theo. E poi era geloso, si capisce. Però riguarda Theo, non me. Perciò è inutile stare a pensarci tanto. Tutto questo non si ripeterà più, loro due si metteranno insieme, un giorno. Bisogna solo vedere quando, ma succederà.”
E di questo ne era assolutamente certo.
Lo svegliò con una carezza dolcissima sulla guancia, gli scostò i capelli morbidi dalla fronte e lo chiamò piano. Attese che i suoi splendidi occhi blu gli regalassero uno sguardo confuso, appannato.
Alexis così sorrise continuando a carezzarlo, lo teneva ancora fra le braccia, entrambi sul fianco, uno rivolto verso l’altro.
- Ehi, scusa se ti sveglio, ma io adesso vado a casa... - disse piano. Daniel, confuso, si accorse di essersi addormentato e cercò l’ora nella sveglia sul comodino oltre la spalla di Alexis.
Vide che erano le sei di mattina. Annuì e ritirò le braccia dal suo corpo, si strofinò il viso cercando di svegliarsi.
- Ti ho costretto a farmi da orsacchiotto... dovevi mandarmi a cagare e andartene quando volevi. Non avrai dormito nulla... - disse Daniel rauco. Alexis incassò il colpo, consapevole che comunque sarebbe stata così.
“Orsacchiotto”, si ripeté bruciante. Sorrise dolcemente ed alzò le spalle.
- No, ho dormito un po’, però è meglio che vada, adesso. Spero tu stia meglio.
Daniel annuì e gli scoccò un assonnato ed istintivo bacio sulla guancia per poi lasciarlo andare e sciogliersi.
Parte dei loro corpi era indolenzita ed Alexis sentiva gli esiti della partita della sera prima. Non facile passare la notte così.
Daniel rimase steso a pancia in su tutto storto, stiracchiandosi sotto il piumone. Era ancora vestito come si era buttato sul letto, ma spettinato e con una sua bellezza personale che ad Alexis faceva impazzire.
Il belga si sedette e cercò di sistemarsi i vestiti tutti stropicciati e storti, si ravvivò i capelli biondi spettinati e si strofinò il viso.
“Orsacchiotto. Lui bacia i suoi orsacchiotti?” si chiese per un momento fra la delusione e una nota stonata che non voleva vedere, ma che c’era.
Ne avrebbero parlato più chiaramente o avrebbero fatto finta di nulla?
“Daniel è imprevedibile...”
Lo guardò oltre la propria spalla coi gomiti sulle ginocchia. L’aria di chi non aveva per niente dormito.
Daniel lo fissava a sua volta con un’aria indecifrabile.
- Per stanotte... io ero... ero fuori di me, sai... non so cosa facevo... spero che fra noi sia tutto a posto... non avresti dovuto prestarti ai miei capricci. So che sono lunatico...
Appunto, proprio imprevedibile, si disse fra sé e sé deluso. Alla fine ne parlò leggero, come se nulla fosse stato.
In effetti doveva essere proprio così. Non era nulla.
Proprio come si era detto lui stesso tutta la notte.
“Stupido io ad illudermi anche se non voglio!”
- Non preoccuparti, lo capisco. Ti conosco, sai...
Daniel sapeva di essere stato egoista e aver fatto un casino, ma la verità era che non aveva la minima idea del perché aveva agito in quel modo. Aveva solo voluto farlo e poi aveva trovato piacevole dormirgli addosso. Adesso però si rendeva conto che non poteva fare finta di nulla.
- Io domani gioco con la Primavera, ho chiesto a mio padre se poteva inserirmi, so che hanno emergenza in attacco e mi sono proposto. Ho bisogno di giocare e di staccare un po’...
Non fu specifico, ma in quel ‘un po’ comprendeva tutti. Alexis stesso, forse. Questi lo capì e sebbene se ne stupì e se ne dispiacque, annuì comprensivo, sorridendo dolcemente.
- Credo sia la cosa giusta. Ci sono un po’ di cose che devi capire...
Anche lui non fu specifico, ma ci si mise dentro. Doveva capire che tipo di rapporto voleva da lui ed essere coerente. Potevano anche fare finta di niente, in quel momento, ma se fosse successo ancora ne avrebbero dovuto parlare sul serio.
- Non so quanto sto con loro, forse è solo per domani, eh...
- Sì sì certo...
Alexis sorrise ancora e Daniel ricambiò.
“Si vuole isolare...” pensò invece non sapendo come si sentiva. “Lo perderò?”
La domanda lo gettò nel caos, ma non disse nulla, non fece nulla. Si limitò a fargli un cenno ed andarsene così, in silenzio.
Sentendosi come l’amante che se ne va di casa prima che torni il marito.
“Che sciocchezza, non sarà mai così...”
Daniel non ne era più tanto sicuro, ma almeno così riusciva a capire meglio Theo e le sue confusioni incoerenti. Molto meglio, in effetti. Al punto che quasi quasi poteva perdonarlo, alla fine.
Forse poteva ammettere di averlo baciato per vendicarsi per l’ennesima volta di Theo, ma anche per poterlo capire meglio. Agire d’impulso, senza mai riflettere, preda di istinti incomprensibili del momento. Prima agire e poi pensare.
Peccato che ora avrebbe dovuto pensare.
Note Finali: in questo capitolo faccio riferimento ad una scena fra Alexis e Theo che non ho descritto, inizialmente l'avevo messa, ma poi ho deciso di toglierla perché non era importante quella di per sé quanto l'effetto ottenuto su Daniel nel venirne a conoscenza. Così ho deciso di raccontarla, ma non mostrarla. E così abbiamo appena complicato qualcosa che era già complicato. Cosa sarà successo realmente a Daniel? Perché l'ha baciato (seppure fosse una cosa molto soft)? È davvero stato solo un modo per vendicarsi di Theo, preda di una sorta di gelosia, oppure c'è altro? Il giovane dovrà schiarirsi le idee per trovare delle risposte. Grazie a chi segue la fic. Buona lettura. Baci Akane