25. NELLA TANA DEL LEONE

danexis

Quando Alexis capitò davanti a Daniel, era il giorno prima del suo ritorno a Milanello. 
Il giovane belga rimase inebetito a guardare il compagno davanti alla porta della villa dei Maldini. 
Daniel si era presentato coi capelli un po’ più lunghi del suo solito taglio corto ed ordinato, erano spettinati e gli stavano benissimo. 
Alexis rimase a fissarlo a bocca aperta alla stessa maniera che faceva Daniel: erano circa due settimane che non si faceva vedere né sentire. Da quella famosa sera.
Avvamparono insieme, entrambi nello stesso panico. 
- Ale... che... che... 
La lingua di Daniel si annodò impedendogli di tirare fuori una frase di senso compiuto. 
- Scusa se ti piombo così senza avvertire, ma non ne potevo più... dobbiamo parlare! - sbottò Alexis facendo irrigidire maggiormente Daniel.

“Io non voglio parlare, non ne voglio proprio sapere perché non saprei cosa dirti, amico mio...” pensò infatti il più piccolo, non glielo disse comunque, con lui non riusciva ad essere stronzo. 
Daniel si grattò imbarazzato la nuca e alzando la spalla si fece in parte facendolo entrare. 
- Vieni... mi dispiace di essere impresentabile... domani torno in campo, mi stavo per ristrutturare... 
Cercò di scherzare come se non si fossero interrotti in modo brusco da più di dieci giorni. 
- Oh credimi che non sei impresentabile, anzi... domani torni? Allora forse è meglio parlarne prima... - disse seguendolo in casa. Entrò nell’ampio ingresso dove si tolse la giacchetta lasciandola nell’armadio guardaroba. Alexis si guardava intorno presumibilmente nel tentativo di capire se fossero soli.
Christian non viveva più lì, mentre i suoi genitori erano fuori casa il più delle volte. Lui per il momento non sentiva la necessità di andare per conto proprio. Al di fuori di loro, c’era la collaboratrice domestica che stava fissa lì con loro, ma era quasi come non averla.
- Sì, torno domani ma farò allenamenti speciali, non posso ancora rientrare realmente in gruppo, mi allenerò lì con voi ma da solo.

Alexis annuì seguendolo in salone e continuò a guardarsi intorno non solo per capire chi ci fosse lì in quel momento, ma anche perché era impressionato dalla grandezza di quel posto. Solo il salone era grande come il suo appartamento ed il suo appartamento era piuttosto grande. 
- Vuoi qualcosa? - chiese Daniel in piedi prima di andare in cucina. Faceva così bene finta di nulla che per un momento Alexis si chiese se non avesse sognato tutto. Solo la consapevolezza che se fosse stato un sogno allora non l’avrebbe evitato tutto quel tempo, gli diede conferma che era successo davvero. 
- Un caffè va bene. 
Alexis si aspettò che Daniel chiedesse alla loro collaboratrice che gli sembrava d’aver intravisto, ma quando lo sentì trafficare da solo alla macchina del caffè, si chiese se non si fosse sbagliato ed in realtà fossero davvero soli. 
“Wow che tempismo!” si disse sorpreso sedendosi in punta sulla poltrona. Tutti sceglievano sempre una poltrona, se c’era, quando andavano a casa di qualcun altro. 
Si morse il labbro nervoso, il cuore che batteva fortissimo nel petto. Poteva morire da un momento all’altro, per come si sentiva; forse sarebbe successo.
Improvvisamente non sapeva nemmeno perché era lì, voleva vedere perché non gli parlava più, voleva dirgli che aveva capito perché era successa quella cosa quella notte e che non c’erano problemi, ma poi capì d’avere la lingua annodata e il cervello bloccato. Altro che parlare ragionevole e amichevole. Forse avrebbe balbettato un ‘mi piaci’ e sarebbe scappato. 
Quando Daniel tornò si rese nuovamente conto, ancora meglio, che in quella versione trasandata e trascurata stava benissimo. 
Un’ondata d’eccitazione lo invase mentre l’amico posava nel tavolino basso davanti a loro le due tazzina di caffè. Alexis notò che era già zuccherato, sapeva come lo beveva. 
Daniel si sedette nel divano ad una media distanza, non troppo lontano ma nemmeno troppo vicino, rivolto verso di lui, e si mise a mescolare nervoso. 
- Sono contento che torni, come stai? Sei guarito? - chiese pensando a qualcosa di neutro. Daniel alzò le spalle sminuendo la situazione. 
- Credo di sì... fisicamente sto bene. 
Alexis abbassando il tono, chiese facendosi coraggio: - Ed emotivamente? 

Daniel smise di mescolare il caffè e lo guardò sorpreso che glielo chiedesse davvero. Si morse il labbro e nervoso trovò davvero difficile rispondere a quella domanda. Impossibile. 
Poi si ricordò che era Alexis. Forse sapeva meglio di lui come stava emotivamente. 
- Non lo so, onestamente. - ammise piano, chinando il capo carico di vergogna mentre il ricordo di quella notte tornava prepotente seguite dalle foto di Alexis e Theo in allenamento insieme. No, non sapeva come si sentiva. 
- Sono venuto proprio per parlarne... credo che sia meglio non tornare con questo stato d’animo... - disse delicatamente, con la sua tipica dolcezza. Daniel era pieno di sentimenti contrastanti. Paura, rabbia, gelosia si susseguivano, ma sapeva che il tempo delle fughe era finito e che ormai si tornava in scena. Alexis aveva ragione, era meglio parlarne. 
- Di... di cosa vuoi parlare? - chiese a voce molto bassa, teso come una corda di violino. L’improvviso terrore che Alexis fosse lì per dirgli che ora lui stava con Theo. La consapevolezza di non poterlo accettare. 
- Di noi due. - fece poi sempre piano. Daniel spalancò gli occhi e li sollevò lentamente su di lui, lo vide che sorrideva dolcemente, paziente come solo lui sapeva essere. 
- Di noi due? - mormorò. - Non di te e Theo? 
Questo gli uscì da solo ed Alexis lo guardò cadendo dalle nuvole, senza capire cosa intendesse e perché lo dicesse. 
- Io e Theo? Che c’entra? 
Dalla sua reazione spontanea Daniel capì d’averci visto totalmente male e si vergognò di averlo detto, di averlo pensato e di averne fatto una malattia. Si vergognò e si diede dello stupido, ma avendo il carattere che aveva, invece di scappare di nuovo, alzò la testa stufo di fuggire e decise di tirare fuori le palle, come faceva quando la luna gli si drizzava. Ora era uno di quei momenti.
“Ho fatto abbastanza figure di merda, adesso è ora di smetterla!” si disse ritrovando improvvisamente ed inaspettatamente l’amor proprio perso da un pezzo. 

Alexis non capiva come funzionavano le sue lune, le conosceva bene, ma non tanto da comprenderle. 
Sapeva che Daniel o si isolava e scappava dai casini e dal caos, oppure affrontava gli ostacoli ed i problemi a testa alta e spesso di petto. 
- Sembrate molto affiatati ultimamente, vuoi dirmi che non devi dirmi niente di voi due? 
Alexis avvampò e si grattò la nuca. 
- Siamo solo amici... che idea ti abbiamo dato? - poi con un secondo treno capì ed impallidì: - Vuoi dire che non mi parli perché pensi che stiamo insieme? Dio, no, Dani! Sai che non ti farei mai una cosa simile... mica lo hai pensato davvero? 
Nel panico non sapeva come sentirsi. Sapeva solo che si sentiva male. Non voleva che Daniel chiudesse con lui pensando che fosse un pessimo amico, era così essenziale che non lo fraintendesse. Anche se all’inizio gli era piaciuto molto Theo, alla fine non avrebbe mai accettato. 
Per Daniel. Ora gli piaceva lui, l’aveva capito da poco, ma da quanto in realtà era così?
- Perché sei venuto allora? 
- E tu perché non mi parli? - reagì spontaneo Alexis. Daniel si aggrottò arrabbiandosi. 
- Tu perché sei qua? - insistette. Il giovane belga capì che non ne sarebbero usciti e che avrebbe vinto Daniel, così decise di mollare.
- Per sapere perché non mi parli... - fece cambiando tono, evitando di essere inquisitore. 
Daniel si irrigidì, rimanendo sulla difensiva. Alexis aumentò la dose di dolcezza. 
- Se è per quello che è successo quella sera io capisco, sai... quando si sta male per amore hai bisogno di affetto e lo prendi dal primo che c’è. Quella sera ero io e tu poi te ne sei pentito e vergognato e non sapevi come comportarti. È normale, lo capisco. Non devi farti problemi con me. Siamo amici, gli amici servono anche a questo. Se ti serve conforto va bene, posso capire, posso dartelo, non sono problemi, sai... 

Alexis era realmente una persona molto affettuosa e molto fisica, non era strano che fosse disposto a dispensare coccole in amicizia, anzi, lo faceva.
Però con Daniel era diverso, il loro rapporto era diverso. O meglio, quel che ora provava per lui, lo era
Daniel lo guardò circospetto e sorpreso. Sia del fatto che fosse sincero, sia che riuscisse ad affrontare un argomento tanto spinoso. 
Si calmò e abbassò le difese tirando giù le braccia dal petto. Si appoggiò allo schienale guardandolo in difficoltà. Si sentiva uno schifo e non gli piaceva. 
- Davvero lo faresti? - chiese poi sorprendendosi per il filo che stava facendo prendere ad una conversazione che originariamente aveva pensato sarebbe stata diversa. 
Alexis annuì avvampando. 
- Sì. 
- Ma sarebbe imbarazzante, siamo amici... - decise di testarlo. Sospettava che provasse qualcosa per lui, ma visto che non ne avevano mai parlato decise di non venire allo scoperto per primo, specie perché non era sicuro di cosa provava realmente. 
Alexis alzò le spalle sorridendo imbarazzato. 
- Ma ce la farei se fosse ciò che ti serve, se ti servisse a stare bene io ci sarei anche per quello. 
Sapevano di cosa parlavano. 
Daniel per un momento pensò di provare. Di sfruttare quella specie di equivoco, sempre che fosse tale, e di fingere che fosse andata come Alexis aveva pensato. 
Fingere di aver bisogno di affetto per la delusione di Theo e andare a letto con lui, così avrebbe potuto provare meglio e capire cosa sentiva. 
Poi vide lo sguardo carico di speranza e capì che doveva realmente provare qualcosa di serio per lui, così decise che non avrebbe mai potuto approfittare e ferirlo. 
“Se poi è solo uno dei miei soliti casini mentali, perché sono uno stronzo lunatico che non ha vissuto abbastanza per capire cosa prova, e lo ferisco? Non potrei sopportarlo. Potrei ferire chiunque ma non lui!”
Non si rese conto che proprio quel sentimento era la prova più importante che qualcosa di speciale lo provava comunque. 
Era vero che solo provando si potevano capire certe cose, com’era stato quando era andato con Theo ed aveva capito di avere certe tendenze e di volersi godere la vita e le occasioni che la stessa gli offriva. Però non sulla pelle di Alexis. Sulla pelle di tutti, anche Theo, ma non Alexis. Era una persona troppo speciale. Speciale per tutti, ma soprattutto per lui. 
Daniel alla fine sorrise, si alzò, si avvicinò a lui, gli prese il viso fra le mani, si chinò e gli baciò la fronte. 
- Grazie amico, non mi merito una persona così meravigliosa nella mia vita... 

Ad Alexis venne un colpo, il cuore si dimenticò di battere e per un istante ebbe un infarto, poi si riprese quando Daniel tornò a sedersi, questa volta vicino a lui, le mani si toccavano, così come le ginocchia, messi ad angolo uno verso l’altro. I caffè bevuti, le tazzine abbandonate, gli occhi persi uno nell’altro. Entrambi occhi chiari. Dolci quelli di Alexis, ammalianti quelli di Daniel. 
- Non sono niente di speciale... - cercò di sminuire ridacchiando. Daniel sorrise. 

- Lo sei invece e sei bello perché non sai di esserlo. - fece poi Daniel esagerando, lasciandosi andare, forte del coraggio avuto nel baciargli la fronte e nel gestirla così bene. 
“Se è per il coraggio potrei anche scoparmelo su questo divano... non è il coraggio che a quanto pare mi manca, ma il cuore ed il cervello!” si disse solo più confuso di prima. 
Del resto il giorno dopo li avrebbe rivisti entrambi, tanto valeva accettare quella specie di soluzione momentanea offerta dal buono ed ingenuo Alexis. Sicuramente una persona che nessuno si meritava. 
- Volevo solo essere sicuro che fosse tutto a posto fra noi. So che quella sera non eri in te e quando ci sei tornato non sapevi come comportarti, ma voglio che tu sappia che con me non ti devi mai fare problemi di alcun genere, sai... - aggiunse Alexis per sicurezza che fosse tutto chiaro ed a posto. 

Daniel, sempre col famoso coraggio ed istinto che non gli mancava, gli prese la mano vicino alla sua e proteso in avanti, coi gomiti sulle ginocchia, gli sorrise grato, caldo, con la voglia di baciarlo di nuovo e non perché era confuso e deluso e freddo dopo Theo. 
Però volere qualcosa senza aver visto una delle sue fonti di disagio era facile. Oltretutto non era ancora sicuro del motivo per cui adesso era così preso da Alexis. Sapeva che lo era, ma perché, di preciso? Era come gli aveva detto Lorenzo? 
“Voglio proprio vedermi domani quando torno a Milanello e rivedo l’altro pirla!”
Sapeva che rivedere Alexis da solo era una cosa, rivedere Theo era un’altra. 
Non sapeva come sarebbe andata. Isolarsi non l’aveva aiutato per nulla. 
- Credo che le terapie d’urto siano la sola cosa che funzionano con me, comunque. - disse poi ritirando la mano ed appoggiandosi con la schiena. 

Alexis si raddrizzò e lo guardò interessato e deluso che poi alla fine non fosse più successo altro. Per un momento aveva pensato che avrebbe accettato di usarlo per tirarsi su, ma forse non ne aveva bisogno. 
- In che senso? 
- Devo averlo davanti. Averlo davanti e capire che non è la persona giusta per me. Devo VIVERLO, capisci? 
Alexis non ne era certo, ma ci provò. 
- Devi vivere la delusione? 
Daniel annuì guardando in alto e pensandoci meglio precisò: - Vivere il fatto che Theo non è la persona giusta per me, che non è quello con cui avrò una storia perché lui non è serio mentre io sì. Devo vivere tutto questo, viverlo di più e solo quando ne avrò abbastanza allora sarò pronto per andare oltre. Solo allora se incontrerò una persona più giusta per me saprò riconoscerla! 
Si guardarono negli occhi e improvvisamente in quell’istante vennero colpiti dalla lucidità delle loro emozioni. Alexis aveva capito, eccome se aveva capito. E non aveva dubbi. Non ne aveva al punto da non dover chiarire. 
- Beh, se ti può essere d’aiuto, credo che ogni tanto inzuppi il biscotto in Ante. O meglio, credo sia Ante ad inzupparlo! 
Alexis non era stato sicuro né che fosse vero, né che fosse il caso di dirglielo, ma intuendo che forse questa cosa avrebbe potuto dare sollievo a Daniel e al tempo stesso fargli capire che doveva virare su di sé, aveva deciso di dirglielo. 
Daniel lo fissò di scatto assottigliando lo sguardo. Trapassò il compagno da parte a parte come se gli avesse appena detto che lo stava tradendo. Alexis in un istante si ricoprì di brividi, chiedendosi a disagio cosa diavolo fosse appena successo, dubitando della propria bella idea. 
- Cosa? 
La sua voce era sottile come la lama di un coltello. 
- Dicevi che volevi vivere la sua delusione. Ti aiuterà sapere che penso stia usando Ante come chiodo scaccia chiodo! 
Ma perché insisteva con questa storia? 
Daniel divenne livido, sembrava in procinto di uccidere qualcuno ed avendo lui sotto mano, così come quella sera nell’averlo l’aveva baciato, quella volta avrebbe potuto farlo secco. 
- Pensi o ne sei sicuro? 
- Non lo so, penso! Non ne abbiamo parlato ed anche se ultimamente ci siamo avvicinati parecchio, non gliel’ho chiesto e non me l’ha detto... 
La sua lingua si stava muovendo da sola e non sapeva che diavolo gli stesse prendendo, sembrava che volesse scatenare la belva che c’era in Daniel, che aveva dormito per troppo tempo. 
“Voglio che si butti su di me, è questo che sto cercando di fare. Ma non sono quel tipo di persona, io. Non sono quello meschino che butta merda sugli altri per il proprio tornaconto!”
Si pentì subito dopo averlo detto, ma non poté più ritrattare né aggiustare il tiro. 
- Quel bastardo... ha fatto presto... - sibilò Daniel furioso, col sangue che ribolliva nelle vene. 
- Se non sbaglio gli avevi detto tu di dimenticarlo e andare con qualcun altro... - azzardò Alexis, memore delle confidenze di Theo.
- Te l’ha detto lui che gliel’ho detto? 
Alexis impallidì realizzando che non sapeva più quale informazione vanisse da chi e che si stava scavando la fossa. Ora Daniel sembrava arrabbiato anche con lui, aveva appena sistemato tutto con lui, non poteva litigarci così in fretta. 
- Io non ne sono sicuro... - mormorò appiattendosi totalmente sulla poltrona dove voleva tirare su le gambe e sparire. 

Daniel si mise in punta e tornò a fissarlo inquisitore, le mani che prudevano, la voglia di fare una strage. 
- Come fai a non esserne sicuro? Saprai se te l’ha detto lui?! Ovvio che è stato lui, comunque. Non te l’ho detto io.
Si vedeva bene che ora Alexis non ne era più sicuro e per la verità nemmeno Daniel, ma ormai era entrato in modalità attacco. Stava cacciando una preda, ma non era Alexis. Quella preda era Theo. 
Il suo amico lì davanti era solo un mezzo, una traccia. 
- Qual è il problema? È comunque vero, glielo hai detto. Non puoi prendertela se lo fa davvero! Credevo cercassi di chiudere, voltare pagina... avevo capito così... 
Era vero, razionalmente sapeva che era la cosa migliore da fare per sé stesso, lo voleva fare. Peccato che nel momento di farlo realmente si rese conto che in verità non voleva. Non voleva per niente chiudere con lui. 
- Alla fine era vero. Non gli importava nulla di me. È andato già con un altro, non ha lottato per me, non è tornato alla carica per chiarire, mi ha lasciato andare. Avevo ragione a dire che non era serio e che non potevo stare con lui! 
Daniel parlava più a sé stesso che al compagno di squadra, mentre una serie di fastidi gli crescevano dentro. Primo fra tutti il fatto che Theo ed Alexis ora avessero così tanta confidenza. 
- Se non sbaglio l’hai bloccato e ti sei isolato da tutti, perfino da me! - tentò Alexis sentendosi meglio a difendere gli altri piuttosto che metterli nei guai.  
- Appunto, ma tu sei qua, hai trovato il modo per chiarire!  - rispose sempre più alterato Daniel. Alexis annuì cercando di tornare calmo.
- Però se non erro l’hai bloccato. 
Di nuovo disse qualcosa di troppo. Daniel tornò al suo sguardo assassino. Gli aveva detto qualcosa che solo loro due potevano sapere e Daniel non era certo d’averglielo detto lui. 
- Anche questo te l’ha detto lui? 
Alexis inghiottì a vuoto e sospirando a disagio, stufo di quella situazione tesa e sull’orlo del disastro cosmico, sbottò: - Senti, se non sei tu, me l’ha detto lui! Che importanza ha? Siamo amici, parliamo, capita che si confidi con me per cose che ti riguardano... 
Fu peggio, ovviamente. Daniel si alzò respirando a fondo per cercare di trattenersi. Da un lato sapeva di non poter recriminare nulla, né pretendere che non avessero rapporti. Perché, dopotutto? 
Non era il fidanzato di nessuno, era solo amico di Alexis ed essere amico di qualcuno non ti dava il diritto di pretendere che non lo fosse di qualcun altro. Tanto più che lui e Theo non erano nemmeno mai stati una coppia, perciò non lo poteva nemmeno considerare il suo ex. 

- Sei geloso? - sussurrò piano, coraggioso, Alexis. Doveva cercare di risolvere quella situazione fra loro. Non è che ora non poteva più parlare a Theo e nemmeno nominarlo indirettamente. 
Da un lato doveva ammettere che gli faceva piacere. Dall’altro non andava bene. 
- Sembrate davvero molto uniti, ormai... - asserì Daniel senza rispondere. Alexis arrossì. Lo erano, probabilmente. Aveva buoni rapporti con tutti, ma con qualcuno di più. Theo aveva la caratteristica che preferiva negli altri. Era francese. Comunque erano solo amici, ormai. Due buoni amici, doveva ammettere, ma solo quello.  
Alexis si alzò in piedi con coraggio e cautela al tempo stesso. Si sentiva nella tana di un leone selvaggio. Si avvicinò rimanendo a debita distanza, poi una volta che ebbe trovato il suo sguardo, tentò di nuovo. 
- Siamo solo amici, sai? 
Daniel parve distendersi, i suoi occhi da mare in tempesta, si rasserenarono, ma non del tutto.
Rimase sempre un po’ torvo, pronto a scatenarsi, probabilmente il peggio l’avrebbe beccato Theo il giorno dopo. 
“È sempre lui la questione, però. È sempre Theo. Gira sempre tutto intorno a lui e sarà sempre così, temo. Mi sto illudendo per nulla. Sono proprio uno sciocco.”
Ma si fece bastare quello, per il momento. Avendo paura che tirando troppo, avrebbe perso tutto.