29. NOTTE DI CONSIDERAZIONI

danitheo

Daniel voleva morire. 
Solo a casa si rese conto di quanto incasinata fosse la situazione in cui si era messo e non capiva nemmeno come ci era finito. 
Dopo aver passato ore a fissare il vuoto, seduto sul letto e poi steso e poi a pancia in giù, realizzò una cosa. 
Non sarebbe scappato di nuovo. 
“Isolarmi non serve, ci ho provato annusando questo casino in anticipo, me la sentivo. Anzi. Lo sapevo che c’era qualcosa con Alexis. Mi ero isolato per questo, lo sapevo. Però non serve, perciò devo cambiare approccio. Devo stare con loro, solo vivendoli capirò chi dei due voglio accanto a me. Con chi voglio provare ad avere una storia. Chi desidero di più.” 
Poi ci ripensò. 
“Certo sarebbe più facile se Theo non fosse così sexy ed Alexis non fosse così dolce. Non potrei fonderli? La dolcezza di Alexis nella sensualità di Theo. Perfetto, no?” 
Lorenzo glielo aveva detto e già sapeva che in parte si trattava di quello, uno aveva una caratteristica che volva avesse l’altro, ma di fatto non era una risposta precisa. In ogni caso c’erano dei lati di Alexis che adorava e allo stesso modo Theo gli faceva sempre perdere il controllo.
Non sapeva nemmeno se a loro sarebbe stato bene questo periodo di rodaggio. Non era facile accettare che la persone che volevi per te ti dovesse testare contemporaneamente ad un altro. 
Era consapevole che poteva finire all’asciutto, potevano stufarsi o rifiutarsi, ma non sapeva come altro fare. Ad un certo punto avrebbe sicuramente dovuto volere più uno piuttosto che un altro.
“Posto che poi loro vogliano me alla fine...” 
Daniel sospirò drammatico rigirandosi nel letto. 
Com’era finito in quel casino?


- Se la fanno, vedrai! Credi a me! Chiamati fuori e lascia stare prima di prenderti una di quelle belle batoste! 
Samu non era andato per il sottile. 
Del resto dopo mesi di quella storia di tira e molla, di ossessioni da parte di Theo, arrivava quella novità. 
Quando Theo aveva chiesto spiegazioni a Daniel di Alexis, lui aveva detto che era come Samu per lui. Lui a quel punto aveva risposto che non era zona rossa, che se voleva parlargli e confidarsi con lui poteva farlo. 
Così Daniel era andato nel pallone ammettendo che forse era confuso più di quel che pensava.
Theo non aveva potuto reagire male visto i precedenti. In quanto a reagire male, o comunque esprimersi non bene, lui era il re. Perciò gli aveva dato tempo per riflettere e trovare una risposta prima di tornare da lui, che avrebbe aspettato. 
Poi si era fatto sbattere brutalmente da Ante. Dopo Ante, aveva chiamato disperato Samu, l’unico con cui poteva veramente sfogarsi a parole, come aveva bisogno di fare. 
Fortunatamente per Samu, si era rivestito con una tuta comoda da casa, se l’avesse ricevuto nelle condizioni in cui l’aveva poi lasciato Ante, gli sarebbe venuto un colpo. E non al cuore. 
- Forse ho fatto la cosa giusta al momento sbagliato! Troppo tardi! Perché sono stato così deficiente da aspettare tutto questo tempo? - chiese disperato, steso nel divano mentre Samu stava per terra a giocare alla play da solo, sperando che un meteorite lo colpisse uccidendolo. Non ne poteva più. 
Si era piacevolmente stupito nel capire che Daniel probabilmente era innamorato di Alexis, non che sostenesse che se la faceva realmente con lui, ma almeno adesso ne era consapevole e poteva succedere di tutto.
Ugualmente con Theo libero in piazza sapeva che non avrebbe avuto la minima speranza. Era così ovvio, dopotutto. 
Forse non lo voleva più. Era troppo ottuso e fissato su Daniel quando poi, per dire la verità, non aveva mai fatto abbastanza per lui. Aveva sempre agito da perfetto imbecille ed aveva lasciato gestire tutto a Daniel, senza puntare mai realmente i piedi, senza costringerlo ad ascoltarlo o a stare con lui. Aveva sempre agito nel peggiore dei modi ed alla fine era pure andato con Ante, nel momento del bisogno sessuale, per distrarsi. 
Theo non aveva mai pensato a lui in quel senso, Samu sapeva di non avere speranze, ma  a quel punto nemmeno le voleva. Non se lo meritava di non essere mai neanche vagamente considerato.
- Se vuoi veramente stare con qualcuno non lasci che si isoli... 
Gli era uscito fuori dal suo controllo. Di solito non era l’amico migliore del mondo, ma lo era a modo suo. Non indorava mai le pillole, però questo era diverso. 
Theo iniziò a uggiolare coprendosi il viso con le mani. 
- Ecco lo vedi? Lo dici anche tu! Ho completamente sbagliato!  
Samu sospirò spostandosi da lì perché era a portata di grida. 
- Senti, quello che voglio dire è che magari non ci tenevi così tanto. Sì insomma, se ci stava bene, altrimenti pazienza. Dopo un po’ che non si è fatto vivo ti sei fatto Ante, dopotutto... e a proposito, complimenti! Se avessimo scommesso come volevo fare, avresti vinto! Non pensavo che ce l’avresti minimamente fatta, ero pronto a portarti al pronto soccorso per farti rifare i denti saltati col suo pugno! 
Theo nemmeno lo guardò rimanendo nella sua disperazione, sempre steso nel divano; non riuscì nemmeno ad esaltarsi per l’ottima prestazione con Ante. Anzi, LE ottime prestazioni!
- Ante è proprio un gran figo - sospirò Theo sempre più moscio, allacciandosi al suo discorso che per quanto depresso, ascoltava comunque. 
- Daniel non è quello che si definisce proprio un gran figo, però... - constatò Samu cercando di capire. Avrebbe potuto comprendere se avesse perso la testa per Ante o Simon, due che spiccavano per bellezza, fisico e ‘doti’ di vario genere. Ma Daniel forse non aveva nemmeno ancora superato a pieno la pubertà, era ancora troppo magro, non si era in generale sviluppato del tutto. Aveva forse qualcosa di carino o di decente, come gli occhi, lo sguardo. I lineamenti che somigliavano tanto a quelli del padre, posto che il padre alla sua età era decisamente più bello di lui. Perciò no, complessivamente non lo reputava ‘un gran figo’ e non capiva perché alla fine Theo avesse finito per perdere tanto la testa per lui.
- No di certo! - dovette ammettere il suo collega ancora steso a pancia in giù. 
- E allora perché ti piace tanto? 
Theo alzò le spalle piegando le labbra all’ingiù non sapendo come rispondere. La verità era che non lo sapeva, si era preso e basta. Probabilmente era stata la sua personalità a bucargli tanto l’anima. 
- Non lo so, mi piace... 
- Perché si fa desiderare? 
Theo ancora non rispose. Samu lasciò perdere, spesso in effetti si perdeva la testa e basta, non c’era un motivo. Poteva essere il fascino, i modi, il carattere od un determinato qualcosa che piaceva da matti.
- E quindi ora che farai? Lo convincerai a scegliere te? 
Theo lo guardò sempre con aria disperata, mentre in realtà stava fissando la sua nuca perché era rivolto verso il televisore, la sua attenzione ancora al gioco che stava facendo. 
- Come se dipendesse da me!  
- Certo che dipende da te! Va da lui e rompigli i coglioni! - tuonò sperando di risollevarlo. Non sarebbe mai stato con lui. Fra loro le cose non sarebbero mai cambiate, anche con Daniel fuori dai giochi e di conseguenza con Theo ‘libero’. Perciò tanto valeva aiutarlo a ritrovare la sua felicità, in qualunque modo lui potesse trovarla. Anche se non la condivideva e non la comprendeva. Quel che contava era che Theo tornasse ad essere Theo!
- E se sta trombando con Alexis? Se quando lo rivedo mi scaricherà ringraziandomi gentilmente d’averlo aiutato ad aprire gli occhi? 
Samu, il re delle delusioni d’amore, alzò le spalle ironico. 
- Ne prendi atto, ti lecchi le ferite trombando con Ante e passi ad un altro! 
Theo sospirò stizzito. 
- Tu da quale pianeta vieni, si può sapere? Io vengo dalla Terra... non avrò mai più voglia di un altro! 
Samu tornò a guardarlo ridendo di lui. 
- Oh ma dai... se ti sei fatto Ante! 
Theo gli tirò il cuscino. 
- Il sesso è un’altra cosa! Tu dici di ‘passare ad un altro’ ma non avrò mai un’altra storia! 
Samu glielo ritirò indietro. 
- Non dire stronzate! Non sei il primo che soffre per amore e non sarai l’ultimo! Tornerai a cagare il cazzo per qualcun altro molto presto!
Theo volva ribattere subito, ma si fermò pensando che forse aveva ragione. Se era riuscito a fare sesso con Ante, anche se era senza coinvolgimento, forse un giorno sarebbe anche riuscito a voltare pagina. Forse non era così preso da Daniel. Aveva gestito tutto così male perché in parte era idiota, ma forse come diceva crudelmente Samu, in parte non gli era importato così tanto. 
Al suo silenzio Samu chiuse il gioco e gli si sedette sullo stomaco, Theo morì un attimo ululando, cercò di spingerlo via, ma l’altro in risposta si accomodò meglio stendendosi su di lui. Alla fine Theo si abituò al dolore e alla mancanza di respiro e lo accettò addosso. 
- Pensi che non me ne fregava davvero?  
- Non come credevi, forse. Magari, dopotutto, era davvero solo il figlio di Paolo Maldini, no? 
Quella allusione era pesante, ma Theo poteva accettarla solo da lui. Gli voleva bene, solo non nel modo che Samu voleva. Lo capì in quel momento e con un sorriso malinconico appoggiò anche la testa sul suo petto forte e caldo, Theo non sapendo dove mettere la mano gliela poggiò sulla schiena tenendolo con sé accomodato a pancia in giù. 
A volte Samu si faceva del male, a volte era masochista, ma gli sembrava di essere più vivo, in quei momenti. Lì con lui. 
Pregò solo che quel momento non finisse mai. 
- Non lo so. Ad un certo punto ho iniziato davvero a dimenticare che era suo figlio, sai... - mormorò triste ed abbattuto Theo. Samu alzò le spalle.
- Beh, comunque non tutti i rapporti diventano amore. Magari ti piace, ma non al punto che esiste solo lui e nessun altro... 
Non al punto da accettare qualunque cosa, anche di stargli vicino mentre si prendeva per altri tranne che per lui. 
Theo annuì. 
- No, certo... però non so se è così. Ho sbagliato e forse è vero che sono volubile, ma spero ancora che scelga me. Sono uno stupido, vero? - chiese deridendosi tristemente. Samu alzò una spalla. 
- Non poi così tanto... però se lo vuoi devi darti da fare, sai... 
Forse l’amore era quello, dopotutto. Aiutare qualcuno ad essere felice anche se significava vederlo con un altro. 
Theo annuì sentendosi meglio e spostò la mano dalla schiena alla nuca di Samu, immergendola nei capelli in una carezza di ringraziamento senza parole. 


Il giorno dopo la squadra sarebbe andata in trasferta, perciò Daniel che non poteva ancora viaggiare con loro perché non si era realmente unito al gruppo, decise che avrebbe agito quel giorno. Subito.
Era stufo di perdere tempo, di trascinarsi per le lunghe in una situazione instabile, incerta e caotica. Quel caos l’aveva principalmente creato lui evitando proprio di guardare ciò che gli stava sotto gli occhi e nonostante non capisse come potesse essere così lento a realizzare certe cose, come l’essere attratto dai ragazzi o il provare sentimenti per alcuni, alla fine le cose stavano così. Pensarci ancora non serviva, voleva risposte, era stufo marcio di rimanere in quell’assurda incertezza. 
Perciò decise di cominciare da Theo, per qualche ragione il più facile dei due. 
Non poteva ‘affrontarli’ entrambi nello stesso momento e il dover aspettare due giorni prima di approcciarsi, non era una brutta cosa. 
Il club sarebbe andato in trasferta domenica pomeriggio per giocare il lunedì, sarebbero rientrati a Milano in serata. Quel giorno, che era sabato, Daniel avrebbe fatto i suoi test con Theo. Lunedì notte, se tutto andava bene, li avrebbe fatti con Alexis. 
Test semplici, niente di complicato e prolungato che allungava un brodo che in realtà poteva solo aumentare il livello di casino nella sua testa.
Daniel aveva scelto qualcosa di decisivo e senza fraintendimenti. 
Avrebbe fatto sesso con entrambi. Prima Theo, poi dopo due giorni Alexis. Alla fine qualcosa avrebbe capito per forza, non poteva non essere così. Due giorni per elaborare e assimilare il primo atto e non fare confusione, non troppi da dimenticare, non pochi per sovrapporre i due personaggi.
Passare del tempo con uno e poi con l’altro era un’inutile perdita di tempo, senza considerare che tenere il piede in due staffe per tanto tempo per lui era inaccettabile e non sarebbe comunque stato giusto per loro. 
Il sesso era la soluzione migliore. 
Dopo avrebbe capito.
Ovviamente non intendeva farlo alle loro spalle, voleva essere chiaro senza ferire nessuno più del dovuto. Per quanto Theo fosse un po’ scemo, alla fine sembrava essersi svegliato e comunque nessuno meritava di essere ferito, illuso e tradito. 
Quel giorno avrebbe parlato brevemente ad entrambi, poi avrebbe attaccato. 
Chiaro, semplice, ovvio. 

Daniel arrivò presto al centro, nel primo pomeriggio, prima dell’appuntamento col terapista che lo seguiva. Iniziò così a prepararsi e scaldarsi in palestra, tenendo d’occhio il corridoio per vedere chi arrivava. I compagni dopo essersi cambiati negli spogliatoi dovevano per forza passare davanti la palestra per uscire, perciò se stava attento li vedeva. 
Sperò in Alexis per primo e così fu. 

Il giovane belga non avendo chiuso occhio tutta la notte, era venuto a Milanello di buon ora sperando di trovare già qualche compagno con cui distrarsi. 
Nel parcheggio notò la macchina di Daniel e per un momento pensò stupidamente di scappare e saltare la sessione. Poi si diede dell’idiota.
Aveva deciso di sperarci, come poteva farlo se era lui quello che scappava? E poi perché? 
Poteva succedere quello che sperava, no? Potevano mettersi insieme. Non era detto che lo scaricasse dicendo che aveva sbagliato ed era solo confuso. 
Magari Theo era solo quel gran figo che ti fa capire che ti piacciono gli uomini, ma non è quello di cui ti puoi innamorare perché l’amore è un’altra cosa. E quindi, magari, era invece innamorato di lui. L’amico dolce che non è attraente come il gran figo, ma che però riesci ad amare. 
Alexis affrontò lo spogliatoio con quello stato d’animo, ripetendosi quelle cose mentre si metteva la tuta d’allenamento, ma quando passò davanti alla palestra gettò l’occhio dentro per vedere se per caso Daniel fosse lì e quando ne ebbe conferma, si bloccò con la testa totalmente vuota, immersa in uno stupido ed infantile caos. 
- Merda... - disse in francese, la lingua che lo univa a Theo. I due erano diventati amici così, parlando in francese in terra straniera.
“Daniel ha suo padre in comune con Theo!” pensò sconsolato realizzando che a non avere nulla in comune erano proprio loro due. Cosa lo univa a Daniel, seriamente? Non la lingua, non una persona od una passione... il calcio? Beh, quello allora lo univa ad altri venti ragazzi ma non era innamorato di nessuno di loro. 
Erano amici, ma da cosa erano legati?