3. UN PIANO DIABOLICO
Mentre dal fondo del pullman si consumava una questione poco romantica su quanto fosse vietato provarci col figlio di Paolo Maldini, nella parte anteriore, davanti al finestrino insieme a molti dei loro compagni di squadra coi cellulari in mano a filmare l’arrivo degli eroi a Milanello, altri tre erano alle prese con sproloqui che con il calcio centravano ben poco.
- Tu sai chi era quello che ti si è appiccicato poco fa, vero? - chiese Alexis con la sua solita vocina tenera, la sua normale inclinazione. Egli era infatti il tipico cucciolo, una sorta di mascotte.
Aveva legato subito in modo particolare con Daniel, Sandro, Rafa e Lorenzo.
- Pensavo foste voi fino a che non ho sentito qualcosa di duro crescere contro il mio culo, ma se ne è andato subito e non so chi fosse... - disse Daniel molto sinceramente senza peli sulla lingua. Alexis avvampò all’idea di che cosa era successo davanti ai suoi occhi solo un minuto prima e senza saperlo nemmeno. Ora che ne era a conoscenza era anche peggio.
Daniel dalla sua espressione in crisi mistica capì chi doveva essere stato.
- Theo? - fece quindi per logica deduzione. Alexis annuì nel dramma mentre Lorenzo e Sandro scoppiarono a ridere impunemente.
- Dai, non significa niente... e poi a me non interessa... - cominciò Daniel perdendosi il resto dell’accoglienza trionfale dei tifosi.
- Non è questo il punto! - sbottò Alexis buttandosi su uno dei sedili lì vicino, non troppo in mezzo al caos dei loro compagni. Aveva l’aria depressa e Daniel mortificato gli si sedette vicino intenzionato a convincerlo che non era come pensava. Non voleva di certo rovinare la loro amicizia per un equivoco.
- Il punto è che a me non interessa, perciò non ci sono problemi!
Alexis lo fissò stralunato: come faceva a non capire?
- Sì che ci sono se è lui che è interessato a te! Perché in quel caso non lo può essere per Alexis! - proruppe schietto Lorenzo che non poteva vedere il suo intelligente amico fingere deficienza in quel modo.
Daniel aprì subito la bocca per rispondere ma la richiuse realizzando che avevano ragione, anche se sapeva in qualche modo che ne poteva uscire integro.
Ripensò all’erezione contro il proprio sedere ed alla sensazione di brividi che l’aveva ricoperto. Di quelli agghiaccianti. Non era mai stato oggetto sessuale di nessuno, forse delle ragazze, ma niente di così accentuato e sicuramente mai da parte di altri ragazzi.
Il mondo dell’omosessualità fino a quel momento l’aveva toccato solo attraverso Alexis, il quale aveva da subito dichiarato di essere gay e di avere un debole sfacciato per Theo. La colpa di Theo era infatti quella di essere francese, oltre che un gran bel ragazzo. Lui aveva da sempre un debole per i francesi.
- Ma lui ha solo realizzato che sono il figlio di Paolo Maldini, il suo idolo!
- Ma lo sei da sempre e siete compagni da mesi! - replicò Alexis per nulla convinto che ruotasse tutto intorno a suo padre.
- Sì però è la prima volta che parliamo di mio padre, magari prima non aveva fatto i collegamenti... magari è scemo... secondo me dipende solo dal fatto che sono figlio del suo idolo e niente di più!
Daniel era convinto di quel punto e voleva uscirne vincitore, ma Alexis continuava a premere su quella questione, abbattuto come se gli avessero appena tolto un rene.
- Comunque sia vuole te, che sia per la ragione che vuoi ma ti punta!
Daniel scosse il capo chiudendo gli occhi mentre sotto le palpebre sollevava le pupille esasperato.
- Non sa cosa vuole, è una cosa passeggera senza significato! Vedrai che lo conquisterai! Comunque non ci farò niente! Per me non è una cosa di cui devi preoccuparti... non hai mai avuto nessuno per cui faresti follie? - provò a farlo ragionare consapevole che solo il figlio di un Dio poteva capire certe cose. Alexis col broncio e l’aria abbattuta annuì.
- Sì ma non al livello di volermelo fare... - mormorò piano, poi aggiunse: - O di farmi suo figlio...
Daniel si morse il labbro mentre ricordava certe scene avvenute con suo padre davanti ai suoi occhi. Persone che letteralmente gli si buttavano ai piedi disposte a tutto e quando era stato nel finale della sua carriera calcistica, ricordava che i giocatori della squadra, quelli più giovani, avevano fatto cose assurde per lui. Lui che frequentava gli stessi posti di suo padre da sempre, lo sapeva. L’aveva visto.
- Invece ci sono certi casi che sfiorano l’assurdo. Ma non significa che sia amore o qualcosa di serio. Voglio dire... c’è sempre gente che farebbe di tutto per qualcuno eppure sono fidanzati e sposati... sono eccezioni, passioni, capisci? Non hanno peso!
Daniel lo capiva bene, molto bene, ma Alexis faticava a separare le due cose. Se uno voleva andare a letto con qualcuno in particolare, non poteva avere una relazione con un altro.
- Comunque non mi vede nemmeno... - concluse poi sempre col broncio. I ragazzi si alzarono preparandosi a scendere con gli altri, avendo raggiunto Milanello. Daniel gli cinse il collo col braccio mentre Lorenzo e Sandro ridevano delle dinamiche divertenti di quei due.
- Non ti conosce abbastanza, sono cose che possono cambiare in un attimo...
Alexis scosse il capo ancora sconsolato.
- Non mi fa stare meglio. Adesso le cose sono così... - disse mettendo piede fuori dal pullman, nel freddo serale pungente che prometteva neve. Daniel non lo lasciò comunque e non demorse, tenendoci a farlo sorridere e farlo stare bene.
- Se non ti guarderà mai, ci penserò io a te!
Finalmente Alexis tornò a sorridere vincendo anche un bacio sulla guancia dell’espansivo Daniel.
Ignari del fatto che proprio in quel momento, poco dietro di loro, Theo stesse effettivamente pianificando di ‘attaccare’ Alexis non potendo farlo con Daniel.
- Potresti organizzare qualcosa a casa tua... una bella festicciola, inviti le persone giuste... - sussurrò Samu che intanto gli era partita la modalità maestro Sith. Theo si girò per guardarlo che gli parlava praticamente sulla spalla, gli bastò voltare leggermente la testa mentre si metteva su la mascherina che avevano lasciato in tasca fino a quel momento. Ricordando il fastidioso dettaglio, molto piccolo e trascurabile, del Covid.
- E che ne dici dei divieti che dobbiamo osservare per legge? Tipo quelli che ci vietano di raggrupparci tutti nello stesso posto?
Samu se ne rese conto in quel momento, infatti cercò la mascherina e se la mise con aria poco interessata.
- Bah, anche se ti mettono una multa la puoi pagare, e poi chi vuoi che venga a controllare in casa? Stiamo pur insieme fra di noi negli allenamenti e nelle partite... siamo super controllati...
Samu era partito con la vena polemica ma mentre lui parlava in spagnolo spiegandogli queste cose, Brahim che aveva capito che volevano fare una festicciola con alcuni della squadra, si inserì esponendo la sua idea tanto semplice quanto ovvia. Così tanto che i due geni non ci avevano pensato.
- Fatela qua, no? Prima che se ne vadano tutti... proponete una bevuta ed una mangiata insieme qua dentro... qua possiamo fare ciò che vogliamo, siamo membri della stessa squadra, testati ed in regola...
Silenzio.
Samu e Theo si guardarono sorpresi, poi guardarono il piccoletto dietro di loro, poi si guardarono di nuovo ed infine lo abbracciarono di slancio.
- Lo sapevo che eri nostro fratello per un motivo! Sei un genio!
Poi senza aggiungere altro, Samu cominciò a gracchiare di entrare dentro a fare una bevuta insieme per festeggiare il grande risultato. Quella sera aveva particolarmente senso farlo, c’era una piccola pausa natalizia dall’indomani, oltretutto chiudevano in testa alla classifica, perciò era davvero un’ottima idea sotto molti punti di vista.
Ovviamente nessuno rifiutò l’offerta. Per bere e festeggiare insieme c’era sempre tempo!
Sia il mister che gli altri adulti rimasero a bere un bicchiere per poi sparire, consapevoli che i giovani volevano divertirsi un po’ per conto loro e che soprattutto era molto meglio fingere di non sapere nulla di ciò che stavano facendo. Covid a parte, non c’era niente di male dopotutto. Erano praticamente campioni d’inverno ed era un buon obiettivo da festeggiare. Per potersi allenare e giocare insieme erano controllati e se erano stati idonei per giocare, lo erano anche per trattenersi a fare quattro chiacchiere in più. Non ci vedeva niente di male.
Tanto più che non avrebbero potuto fare il ricevimento di natale che si faceva ogni anno, poiché le regole non lo permettevano, ma lì non stavano facendo realmente una festa pubblica e ufficiale, stavano solo concludendo la partita. Era di prassi tornare a Milanello dopo le partite per recuperare le rispettive cose, le macchine, fare le ultime cose che rimanevano... e se mentre lo facevano chiusi nel centro sportivo, i membri della squadra ed esclusivamente loro si bevevano una ‘coca cola’ con la musica di qualche cellulare, che male c’era?
Pioli non poteva approvarlo ufficialmente, così come nessun altro membro dello staff, ma non avrebbero fatto i guasta feste. Il giorno dopo non avevano impegni sportivi, potevano permettersi cose che di norma erano vietate.
Se poi veniva la polizia a controllare che succedeva, sarebbe bastato invitarli a bere con loro poiché c’era una buona percentuale che fossero tifosi milanisti.
Fu così che dopo un po’, i famosi adulti se ne andarono e rimasero solo i ragazzi.
Ragazzi che, appena l’ultimo uomo coi capelli bianchi (o senza capelli) varcò la soglia, iniziarono a festeggiare come si doveva.
Non che a Milanello ci fosse alcool, ma appena diedero il via libero, zio Zlatan e zio Frank, i due che poverini non avevano potuto giocare per cause di forza maggiore ma che erano i primi ad infrangere ben volentieri le regole se era necessario, arrivarono comparendo come per magia con alcuni bidoni di birra muniti di spina e borse di cibo a volontà.
Milanello sorgeva in una zona isolata, lontana dal centro abitato, perciò non dovevano fare i conti con vicini impiccioni, ma per evitare rischi avevano stabilito di tenere ben chiuse serrande e tenere le luci molto basse, tenere acceso solo il minimo indispensabile per non ammazzarsi. La musica c’era ma non a livelli che superavano il limite consentito. In altre parole non faceva vibrare i vetri, ma la cassa senza fili connessa al cellulare di Samu faceva il suo figurone.
Solo dopo che la festa ebbe effettivamente inizio seriamente con tanto di bicchieri di birra, qualcuno si fece la domanda che magari avrebbe dovuto farsi all’inizio.
- Sì, ma se ci beccano? - fece Alexis consapevole che non potevano effettivamente fare tutto quello.
- E chi ci dovrebbe beccare? - chiese Daniel già al secondo bicchiere e un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
- Non lo so, per esempio tuo padre? - rispose il belga con aria davvero preoccupata, per nulla abituato a fare quel genere di cose.
- Davvero ti preoccupi se viene suo padre qua?
Si inserì Samu tirandosi dietro a ruota Theo di proposito, ovviamente gli ronzavano intorno dall’inizio, solo che erano stati occupati ad organizzare la festa clandestina e non avevano avuto molto tempo di fare le loro mosse.
- Sì, perché? È il dirigente, dopotutto potrebbe...
Alxis si aspettava una qualche risposta logica a cui contrapporsi con altrettanta logica, ma tutto ciò che ottenne a quel punto fu un Theo che, dimentico di chi era la sua reale preda, metteva un braccio intorno alle spalle di Daniel e con spavalderia, disse:
- Ale, sei qua con suo figlio! Finché c’è lui, va tutto alla grande!
Daniel voleva capire cosa intendesse, ma fu totalmente distratto da quel braccio. Tre volte in una serata era una cosa da notare, non poteva ignorarlo. Fissò subito Alexis che a sua volta li osservava rigido, indeciso su cosa dovesse preoccuparlo di più, ma Samu intervenne ridendo, distraendoli.
- Ma sì, tutt’al più gli diciamo che è stata una sua idea e che siccome l’ha avuta lui, abbiamo tutti pensato che avesse il benestare di suo padre...
Alexis era ancora fermo al braccio di Theo intorno alle spalle di Daniel, ma quest’ultimo si riprese in fretta a quella insinuazione che non gli piacque per niente e pieno di facoltà mentali ancora intatte nonostante la birra, disse schietto spingendo Samu:
- Ehi, così se la prenderebbe con me! Volete che mi tolga la maglia? No, perché potrebbe farlo!
Theo lo strinse più forte e ridendo gli scoccò un bacio sulla guancia con estrema spontaneità, totalmente andato:
- Ma dai, tanto si sa che lui ti adora da morire! Sei così fortunato, hai un padre meraviglioso!
A quel punto a Samu uscì la birra dal naso perché si era messo a bere proprio in quel momento e col colpo ricevuto dalla sua sparata, il liquido aveva preso la via sbagliata. Questo comunque aveva distratto sufficientemente i presenti dalla sparata di Theo, che però non era sfuggita a Daniel e Alexis.
- Ma dai, che schifo che fai! - esclamarono tutti spingendolo via, Theo lasciò Daniel e salutando i ragazzi se lo portò pensando stesse morendo e che fosse meglio farglielo fare in privato. Morire soffocati dalla birra era una morte stupida, voleva dargli un po’ di dignità, in fondo gli voleva bene, era il suo migliore amico.
Note Finali: sono perfettamente consapevole che fare una festa clandestina post partita a Milanello in quel periodo (che ricordo era dicembre 2020) era impossibile, ma io dovevo scriverlo per forza. Se fosse accaduto sul serio, me lo immagino così... Zlatan e Frank capi banda criminali di sempre!
Naturalmente che Alexis sia gay me lo sono inventato (ma potrebbe esserlo, che ne sappiamo noi?), però avevo notato prima dell'arrivo di Oli che Ale aveva una certa simpatia per Theo.
L'amicizia di Daniel e Lorenzo (Colombo) in particolare era molto evidente, ma poi a gennaio di quella stessa finestra Lore è andato in prestito, pericò forse in pochi l'hanno notato, io che scrivevo di Daniel l'ho individuato come uno dei suoi migliori amici. Il gruppetto con cui Dani stava tanto erano Lorenzo, Alexis e Sandro, poi dalle sue interviste ci ha rivelato che aveva subito legato molto anche con Rafa.
Grazie a tutti della cortese attenzione, seguite la mia pagina: https://www.facebook.com/akanethefirst/. Baci Akane