*Daniel ha deciso di andare a letto sia con Theo che con Alexis per capire cosa prova e appena avrà il benestare di entrambi, succederà ogni cosa. Ormai siamo all'ultimo gruppo di capitoli, perciò un scelta è obbligatoria. Buona lettura. Baci Akane*
30. MONTAGNE RUSSE
Alexis vide Daniel fermarsi di colpo dall’andare in cyclette appena lo notò sulla porta. Quel silenzio imbarazzante sarebbe potuto essere deleterio per il loro rapporto. Ci fu un momento in cui entrambi pensarono che avevano rovinato tutto, il giorno prima.
Poi Daniel, stizzito, reagì e dopo essere sceso dall’attrezzo gli andò incontro. Ad Alexis venne un colpo, il cuore da che aveva rallentato riprese a battere impazzito finendo in gola. La stessa identica emozione bruciante del giorno prima.
Il giovane belga si morse il labbro, non avendo la minima idea di cosa fare a quel punto poiché Daniel era il solito imprevedibile e non sapeva cosa aspettarsi da lui.
“Già che non si isola è pazzesco, ma lo sapevo che mi avrebbe stupito!”
Daniel lo raggiunse con passo deciso, mascherando bene lo stato d’animo devastante che aveva dentro. Gli prese il polso, lo trascinò in parte alla porta, dentro la palestra, e lo appoggiò alla parete piazzandosi davanti. Prese un respiro prendendosi del tempo per guardarlo e vivere quella sensazione. Quell’emozione.
Quel senso di dolcezza. Dopo l’agitazione, perdersi nel suo viso dolce, nella sfumatura azzurra dei suoi occhi carichi di speranza e terrore insieme, calmò Daniel che con un sorriso di scuse, disse:
- Ho bisogno di schiarirmi le idee, ma c’è solo un modo per farlo senza rischiare di sbagliare ancora e fraintendere qualcosa che mi sta sotto gli occhi.
Alexis lo ascoltò totalmente ignaro.
- Sarò molto chiaro e sincero, Ale. Non so cosa provo per entrambi, non so cosa voglio. Però credo che ci sia solo un modo per capirlo. Se a entrambi va bene e volete ancora qualcosa da me, allora io passerò del tempo con entrambi e poi dopo aver raccolto ogni emozione, sentimento e stato d’animo, potrò capire e decidere. Se a voi va bene. Se... se mi volete veramente...
Daniel si era sentito presuntuoso a fare un discorso del genere, specie perché l’aveva fatto deciso e senza peli sulla lingua. L’unico riguardo era stato nel non esplicare l’ovvio, ma nel sottintenderlo.
- Andrai a letto con entrambi? - chiese timidamente Alexis che invece si era focalizzato principalmente su quello.
Daniel abbassò il tono e con aria dispiaciuta, disse: - Sì, non so in che altro modo schiarirmi le idee e non voglio rischiare di confondermi ancora. Voglio andare fino in fondo. So che non è facile da accettare, potevo farlo di nascosto senza dire nulla, ma non è nel mio stile. Sarebbe meschino e capisco se non accetterete una cosa simile. Poi non è nemmeno detto che vogliate qualcosa da me, magari sono solo presuntuoso e...
Daniel di norma non aveva troppi riguardi, ma con Alexis non riusciva a non averne e forse era stato proprio questo a non fargli vedere ciò che provava, ciò che gli stava sotto gli occhi.
Sempre ammesso che fosse così.
Alexis si morse le labbra torcendosi le mani nervoso, sospirò, chinò il capo e dopo aver raccolto ogni forza, tornò a guardarlo negli occhi annuendo.
- Fai quello che devi fare per trovare le tue risposte. Io aspetterò.
- Non... non mi hai detto se tu... cosa provi... - chiese infine Daniel avvicinandosi imbarazzato, realizzando che aveva dato per scontato qualcosa di cui non sapeva con certezza, che non aveva sentito dalla sua voce.
- Lo sai cosa provo... - mormorò piano, imbarazzato a sua volta, ma ormai anche rassegnato e sfinito. Sfinito di nascondere, trattenere, gestire. Daniel sentì un moto di gioia e sorridendo gli carezzò il viso, seguendo quell’indomabile bisogno di toccare la sua pelle.
Entrambi rabbrividirono sentendo un forte calore espandersi in loro.
- Allora aspettami ancora un poco. Poi farò finire tutto in qualche modo. Ve lo prometto.
Alexis sorrise dolcemente ed annuì con gli occhi lucidi, la voglia di piangere e quella di affondare fra le sue braccia.
Non lo fece perché sentendo passi in corridoio, entrambi si staccarono, Daniel ne fece uno indietro brusco e Alexis sgattaiolò di corsa fuori dalla palestra.
Theo arrivò e li notarli.
In quel momento, proprio lì, il suo tempo si fermò. Fu un istante nel quale si dimenticò che stava camminando e parlando con Brahim.
Daniel era lì a pochi metri e aveva appena lasciato andare via un imbarazzato Alexis.
“Dunque ha deciso? E me ne parlerà, magari?”
Brahim lo tirò per il braccio e mentre passavano davanti alla porta della palestra, guardò dentro ed incrociò gli occhi di Daniel ancora fermo lì. Vide il ragazzo ricambiare il suo sguardo e sorridere malizioso nel riconoscerlo. Uno di quegli sguardi istintivi che venivano fuori controllo. Fu netto. Fu davvero inequivocabile e preciso.
Daniel lo voleva ancora e no, non aveva ancora deciso un bel niente.
“Bene, sono ancora in gioco!” pensandolo senza minimamente rendersene conto, si accorse di salutare Daniel in quella frazione di secondo, in quello scambio di sguardi e lo fece con un occhiolino malizioso.
Daniel inarcò un sopracciglio, poi Theo fu fuori dalla sua portata.
Poteva ancora succedere di tutto.
Per rispetto ad Alexis non flirtò mai con Theo all’aperto, né tanto meno gli disse di vedersi dopo gli allenamenti. Fece finta di nulla allenandosi per conto suo, seguendo successivamente il suo fisioterapista per i massaggi finali.
Avendo ormai le idee chiare sulle prossime mosse, non si fece problemi per il modo in cui intendeva realizzare il suo piano.
Uscito dagli allenamenti per conto proprio avendo comunque fatto la maggior parte delle cose da solo, prese il telefono e scrisse a Theo: ’Sei a casa?’
Daniel mise in moto connettendo il telefono col Bluetooth nell’attesa.
La sua risposta quasi immediata arrivò insieme ad un brevissimo ‘bip’.
‘Sto per arrivarci’ gli rispose.
Theo era partito da alcuni minuti, non si erano incontrati di poco e poteva benissimo immaginare quanto ci fosse rimasto male nel vedere che dopo quell’approccio malizioso pieno di speranze l’aveva praticamente abbandonato.
Daniel non immaginava la gioia provata da Theo nel ritrovarsi quel messaggio su whatsapp poco dopo la grande delusione.
‘Sei solo? Hai programmi?’ chiese quindi aspettando prima di partire dal parcheggio di Milanello per capire la direzione che avrebbe preso la sua macchina.
Theo subì un’improvvisa impennata nella salita sulle montagne russe nelle quali l’aveva spinto Daniel da tempo. Tale era il rapporto con lui. Come essere sulle montagne russe.
‘Sono solo. Nessun programma.’
Non aspettava altro, non avrebbe di certo fatto il prezioso. Il cuore in gola, il calore che già partiva dall’inguine.
Stava emotivamente raggiungendo il culmine della salita più alta della giostra della morte e fu lì che Daniel lo catapultò giù a rotta di collo per la discesa scoscesa.
‘Allora passo da te!’
Passo da te.
Theo per poco non fece un incidente guidando come uno schizzato per le vie di Milano, verso il suo costosissimo attico di lusso in una delle zone vip.
Piantata la macchina in mezzo al traffico ed ignorando una serie di clacson ed imprecazioni giuntegli da altri autisti intorno, emise un grido di gioia.
- CAZZO SI TROMBA!
Ed ecco la giostra che dopo averlo fatto precipitare giù lo faceva subito risalire e andare a velocità supersonica verso un pezzo super divertente e bello dove la testa girava facendolo ridere e gridare ed impazzire.
Daniel era questo. Una montagna russa.
Non sapeva come fosse finita con Alexis, comunque era chiaro che avrebbero scopato. Forse aveva scelto lui. In ogni caso si sarebbero di sicuro divertiti. Era ora, se lo meritava. Questa volta non aveva sbagliato niente e non l’avrebbe fatto certo adesso.
A quel proposito, si ricordò della sua ragazza, così ripartendo si affrettò a scrivere a Zoe che per il momento viveva per conto suo, anche lei a Milano.
‘Oggi non possiamo vederci, ho cose da fare con qualche compagno di squadra’
I due non avevano un rapporto asfissiante. Avevano deciso di non vivere insieme perché lei non voleva sembrare la ragazza che sfruttava la popolarità e la ricchezza del suo fidanzato. Ci teneva ad essere Zoe e non la ragazza di Theo Hernandez. Anche se per tutti lo era comunque.
Poi scrisse a Samu: ‘Dani viene da me! Si tromba! Ha scelto me!’
La risposta da ‘vero amico’ di Samu fu ovviamente epica: ‘E se viene per scaricarti? Oggi non ti ha mica cagato!’
Theo tornò a fare quasi un incidente mentre guidava con una mano e mezzo occhio e zero cervello.
Decise di continuare con un audio: - Dai, non mi caga mai in allenamento. È fatto così! Però mi ha sorriso malizioso prima quando ci siamo incrociati!
‘Se avrai bisogno di frignare, sono a casa, non faccio niente oggi!’
Rispose l’amico negativamente. Theo gli fece il dito medio con lo smile e accelerò verso casa, passando con l’arancione ed ignorando tutti i pedoni che incontrava.
Era sabato, ma il Milan avrebbe giocato Lunedì contro la Lazio a Roma. Daniel il giorno dopo non si sarebbe unito alla squadra nemmeno come aveva fatto in quegli ultimi giorni allenandosi insieme a loro, anche se a parte. La squadra invece si sarebbe radunata di domenica pomeriggio, avrebbe fatto un ultimo allenamento per poi andare a Roma.
Non li avrebbe visti prima di martedì agli allenamenti del giorno dopo a cui potevano non esserci tutti. Daniel sapeva che sarebbe stato perfetto quel giorno.
Andando da lui aveva le idee chiare sul quando e sul perché, anche abbastanza sul cosa. Di meno sul come e sulle conseguenze. Ma lo stava facendo per quello, in realtà.
Theo aveva in mente quella stupida pubblicità di non sapeva nemmeno quale prodotto, ma diceva ‘l’attesa è essa stessa il piacere’ o qualcosa del genere. Al momento gli sfuggiva, ma era la quinta volta che apriva il frigo e le dispense per vedere cosa c’era dentro e cosa gli avrebbe potuto offrire.
Aveva deciso di concedersi una birra poiché il giorno dopo sarebbe dovuto stare rigorosamente in dieta da calciatore, tale la chiamavano quando il giorno prima delle partite non si concedevano alcolici e cibi pesanti. Non potevano fare sempre quella vita, non erano monaci di clausura, però non potevano nemmeno fare sempre quel che volevano o ne avrebbero risentito a calcio.
Theo non era uno ligio al dovere, ma aveva avuto degli ottimi esempi di come si doveva fare per eccellere. A lui piaceva la vita, piaceva da matti, piaceva godersela, ma piaceva tantissimo anche il calcio e sapeva di avere delle ottime possibilità di arrivare fra i migliori, solo che non doveva lasciarsi andare troppo. Non era facile equilibrare le sue due passioni. La vita ed il calcio.
“Stasera però me la godo. Stasera è per la vita. Arriva lui, la mia adorabile montagna russa!”
Pensandolo, si sedette sul divano dopo aver acceso la musica. Un impianto stereo di tutto rispetto che si collegava col bluetooth.
Pur aspettandolo impaziente, saltò ugualmente al campanello che suonò fra le note rimbombanti.
Si ritrovò a leccarsi le labbra famelico mentre andava ad aprire e si diede uno schiaffo cercando di trovare un po’ di contegno. Si sentiva improvvisamente come il lupo travestito da nonna che accoglieva Cappuccetto Rosso.
La musica latina lo accolse a tutto volume appena aprì la porta facendolo catapultare in un attimo in un altro mondo.
Da fuori si udiva appena della musica, ma appena Theo gli aprì tutto cambiò. Il suo sorriso contagioso accolse che Daniel si sentì caldo in un attimo. Adorava il suo modo di sorridere e si ritrovò a ricambiare ebete e malizioso, acceso a sua volta in un attimo.
Appena mise piede dentro l’appartamento e la porta gli venne chiusa alle spalle, anche lui entrò in quel mondo. Il mondo di Theo ed il suo modo di vivere la vita, godendosela, cogliendo ogni occasione, creandosene se necessario.
Ricordava la sera che aveva deciso di vivere anche lui così ed era successo proprio in quello stesso appartamento.
Salendo in ascensore all’ultimo piano una serie di ricordi traumatici eppure belli e sconvolgenti l’avevano pervaso e lì erano esplosi.
In quel divano del suo attico spazioso e bellissimo, lui aveva ricevuto il suo primo vero bacio da parte di un ragazzo ed era stato incredibilmente bello. Si era eccitato, si era fatto toccare, l’aveva toccato a sua volta e poi aveva deciso di vivere la vita godendo di ogni occasione che gli offriva, senza escluderne nessuna.
Era ora di ritrovare quel Daniel, quello che poi forse un po’ si era smarrito, ma non poi così tanto considerando le cose che aveva fatto dopo.
Era vero che aveva pensato troppo, ma adesso era ora di accantonare le riflessioni e buttarsi.
Theo abbassò la musica, lasciando le canzoni latine e dance di ultima uscita di sottofondo.
- Ti va una birra? - chiese per rompere il ghiaccio.
Daniel ridacchiò annuendo, togliendosi le scarpe e la giacca leggera che appese all’ingresso.
- Perché ridi? - fece andando in cucina.
- Pensavo mi saresti saltato subito addosso! - disse scherzando, seguendolo senza fretta, camminando quasi a caso sulla sua scia.
- Ehi ed io che ne so di cosa volevi fare venendo qua? Mi hai solo detto che volevi venire!
Aprì il frigo allegro e sciolto, capiva d’aver fatto bene a sperare e si sentiva sempre meglio, via via.
- Ma dai, davvero non credevi ciecamente che avremmo scopato?
Daniel andò dritto al punto, diretto, schietto e provocatore. Le mani nelle tasche dei jeans, si appoggiò con la spalla su una delle pareti della cucina aperta. La frangia morbida sulla fronte. Quei lineamenti così uguali a Paolo, ma al tempo stesso diverso nelle espressioni maliziose e divertite e la sfumatura delle sue iridi non azzurro accecante.
Theo si morse il labbro prendendo due birre, le aprì entrambe e gliene consegnò una.
- Con te non posso dare per scontato niente... - rispose con un tono più basso, sempre divertito. Piantò i propri occhi nei suoi, sfidandolo a negare, sfidandolo a spegnere il fuoco che ormai aveva acceso.
- Sono così imprevedibile? - domandò piano, provocatorio e sensuale. Theo gli si avvicinò sinuoso, lento, Daniel non si mosse rimanendo esattamente dove era e lì i due si ritrovarono uno davanti all’altro con le birre in mano e le espressioni più accese che mai, sempre più a pregustarsi quello che sapevano sarebbe arrivato. Già divertiti, già felici di cosa sarebbe successo dopo averlo realmente desiderato da matti per molto tempo.
Era come se Daniel avesse fatto pace con una certa parte di sé ed ora fosse pronto, Theo lo capì in quel momento. Quando non si scostò per mettere le distanze e dei paletti.
Così senza rispondergli, si avvicinò ancora fino a sfiorarlo col corpo per poi baciarlo. Finalmente le labbra tornarono a toccarsi, dandosi calore l’un l’altro. La scarica elettrica fu sconvolgente e assoluta, li attraversò entrambi.
Daniel però si separò muovendo appena la testa, Theo lo guardò curioso.
- Devo dirti una cosa, prima... - mormorò. Theo ridacchiò consapevole.
- Ah ecco, mi sembrava...
Daniel rise e gli mise una mano sul petto, l’altra a reggere la birra che aveva appena sorseggiato.
- Andiamo sul divano?
Sembrava una proposta indecente. Theo eccitato annuì. Non sapeva di nuovo cosa aspettarsi e questo gli piaceva ancora di più. Un tuffo nel buio. Daniel era questo, non solo una montagna russa. Come faceva a non perdere sempre più la testa per lui?