32. CORSA AL GOAL
Forse dopotutto Daniel aveva sbagliato il tempismo.
Ma forse.
Perché fare un test simile prima di una partita così importante come quella contro la Lazio che valeva al Milan la seconda posizione, non era proprio il massimo.
Quando Alexis e Theo si videro il giorno successivo a Milanello per il programma consueto, avevano entrambi delle facce cupe. Dire cupe nemmeno esprimeva a fondo quello che erano le loro facce quel pomeriggio domenicale.
I due si guardarono, mentre si preparavano per gli ultimi allenamenti prima della partita. Erano nello spogliatoio di Milanello e non erano soli, c’erano molti altri compagni già dentro, altri stavano arrivando. c’era il solito via vai, chiacchiere, casino.
Ma si notarono come avessero un radar. Si percepirono, si cercarono, si guardarono e poi riuscirono a sentirsi anche peggio di come si erano sentiti fino a quel momento.
In un attimo si chiesero se parlarsi o meno, se fare qualsiasi cosa uno nei confronti dell’altro, ma poi al momento del capire cosa, decisero che le opzioni sul piatto erano una peggiore dell’altra.
Alexis pensò ad un probabile dialogo:
- Allora avete fatto tutto ieri?
- Sì, certo!
- Ed è andata bene?
- Alla grande! È venuto dieci volte! Era così felice che sicuramente nemmeno si sprecherà con te!
Ovviamente il dialogo che si immaginava era distruttivo e terribile, merito del suo stato d’animo che al momento era paragonabile ad un cactus in gola. Quei cactus giganti con le spine enormi e dure.
Quello di Theo non era tanto migliore:
- Come è andata?
- Se ne è andato, non ha passato la notte con me. Sicuramente già pensava a te e a come saltarti addosso!
- Ho pronto un programmino meraviglioso per lunedì sera, lo aspetto a casa mia dopo la partita, sarà tardi perciò passeremo insieme tutta la notte!
- Ti auguro di diventare impotente!
Ma sapeva che non era capace di dire certe cattiverie, specie ad Alexis che aveva sempre adorato. Era una persona meravigliosa e sapeva bene come ci si poteva innamorare di lui. Anzi. Si era chiesto come ci si potesse innamorare di sé stesso, piuttosto, ma di Alexis era così ovvio.
Theo sospirò abbattuto lasciando perdere di partenza qualsiasi approccio, anche quelli meno distruttivi non erano piacevoli.
I due si ignorarono nonostante avessero sempre avuto un bel rapporto e avessero sempre riso e scherzato insieme.
Theo non aveva idea se Alexis ne avesse parlato o se avesse il sostegno emotivo di qualcuno, ma lui ovviamente sì: Samu e Brahim, erano entrambi già aggiornati ed lì con lui a sostenerlo e provare a distrarlo.
- Vorrei solo sapere come finirà. L’attesa è la cosa peggiore. Preferisco saperlo subito. ‘Senti, rimaniamo amici e basta!’
Brontolò Theo mentre si allenava distratto, rimangiandosi il pensiero avuto il giorno prima quando aveva pensato che l’attesa fosse essa stessa il piacere.
- Ti capisco, aspettare è peggio. - concordò Brahim che tuttavia lo invidiava perché voleva provare anche lui cose simili. Ovvero, avere una storia, bruciare di desiderio, sapere perché fare sesso con un altro ragazzo fosse tanto meraviglioso ed intossicante. Pensandolo, si ritrovò a fissare Sandro, che cercava di tirare su un stranamente cupo e depresso Alexis. Riscuotendosi, realizzando che stava cercando di immaginarsi a letto con lui, tornò a concentrarsi sull’altrettanto depresso amico accanto.
Theo sembrava camminare sulle uova piuttosto che correre per il campo e sospirò. Forse non era poi così bello se poi ci si doveva ridurre così.
Samu improvvisamente diede uno schiaffone nel sedere di Theo che squittì ritornandogli poi il favore con un calcio, in quello si misero a rincorrersi per il campo invece che allenarsi. Brahim, ridendo, gli andò dietro.
Non era comunque ancora finita, valeva la pena aspettare prima di stabilire se e quanto ne valesse la pena.
Alexis, in perfetta e completa solitudine, si isolò ancora meglio durante il viaggio e il pernottamento a Roma, la musica sempre alle orecchie, lunghi silenzi in presenza di chiunque quando aveva sempre avuto qualche parola, qualche chiacchiera, qualche sorriso per ognuno.
Non ci volle un genio a capire che aveva qualcosa che non andava. In molti gli chiesero cosa fosse, ma nessuno ottenne risposta se non un debole sorriso poco convincente.
- Passerà.
Ma non era passato in tempo per la partita, ovviamente, visto che nessuno aveva giocato bene ed anzi avevano incassato tre goal e perso la partita oltre che la seconda posizione e forse anche il posto in Champions per l’anno successivo.
Un autentico disastro.
Non era finita, però tutto quello che era potuto andare storto, lo era andato e solo per colpa loro. Avevano sbagliato partite assolutamente da non sbagliare e la cosa peggiore per Theo e Alexis era che entrambi non riuscivano a sentirsi pienamente a pezzi per la squadra. Gli dispiaceva, si sentivano in colpa, ma ciò che occupava per lo più i loro animi era Daniel. Continuava a regnare lui e ciò che sarebbe successo con lui, non la sconfitta e la posizione e il campionato.
Daniel.
Peggio di così non poteva andare.
Daniel lo sapeva.
Sapeva benissimo quale era lo stato d’animo di Alexis, lo sapeva con precisione perché lo conosceva alla perfezione, perciò andò da lui quella notte stessa per consolarlo e tirarlo su, consapevole che sarebbe stato uno straccetto per pulire il pavimento.
Appena gli aprì e vide la sua faccia abbattuta e depressa, non riuscì a non scoppiare a ridere. Non era carino da parte sua, anzi, sapeva di essere profondamente insensibile oltre che colpevole, ma non ci poteva fare molto in realtà. Gli venne spontaneo così come l’abbraccio d’istinto con cui entrò in casa sua sbattendosi la porta alle spalle.
Alexis, preso totalmente alla sprovvista non per la sua visita perché l’aspettava, ma per il modo in cui si era palesato, l’accolse sia in casa che fra le sue braccia che lo strinsero forte, mentre la sua risata all’orecchio gli restituiva lentamente l’anima. Un’anima schiacciata da giorni per una serie infinita di cose, ultima ma non ultima d’importanza, il senso di colpa.
La cosa più assurda era che mentre lo abbracciava a sua volta ed accettava quell’entrata irruente e totalmente inaspettata, non in quel modo visto che nella sua mente Alexis aveva immaginato un sacco di imbarazzo e tensione fra i due, lui si sentiva veramente meglio.
Così bene al punto da dimenticare, per un momento, che avevano fatto schifo con la Lazio ed avevano perso momentaneamente il posto in Champions per il prossimo anno.
- Perché ridi? - chiese poi dopo un tempo quasi infinito passato a stringersi lì nell’atrio dell’appartamento.
- Sapevo che eri pieno di sensi di colpa perché più che alla sconfitta pensavi a me!
Non aveva avuto bisogno di dirlo, lui sapeva che era così. Daniel gli baciò la guancia sciogliendosi, realizzando che anche lui nonostante l’imbarazzo provato prima e la tensione normale per la situazione più assurda mai vissuta, ora stava bene. Stava bene ed era anche rilassato grazie ad Alexis.
I due si guardarono a quel punto, uno davanti all’altro, sistemandosi i vestiti che si erano sollevati e stropicciati per l’abbraccio intenso ad improvviso, poi sospirarono contemporaneamente e Daniel gli spettinò i capelli biondi e corti con quella terribile frangetta a tappo che faceva spiccare il pizzetto sul mento dandogli un effetto di viso a triangolo appuntito.
- Dai, vedrai che recuperiamo.
Alexis cacciò il broncio andando con la testa bassa verso la cucina.
- Sì forse, ma non è questo il punto... - fece quindi aprendo il frigo per tirare fuori una bottiglia di thé freddo alla pesca.
- Se ti senti in colpa perché sei qua con me possiamo rimandare, ma questo non cambierà il risultato della partita... - disse pragmatico e quasi insensibile Daniel, spavaldo si sedette ad uno degli sgabelli intorno alla penisola che faceva anche da tavolo.
Alexis mise due bicchieri sul tavolo e versò il thé di quella marca che piaceva ad entrambi, la Fuze.
Non sapeva ancora come dovesse sentirsi, com’era giusto, però forse non aveva torto. Pensò se dovesse far andare via Daniel e tenere ancora in sospeso quel discorso fra loro e si vide impazzire.
- Se te ne vai ora altro che giocare male, penso che non sarei più in grado nemmeno di correre dietro alla palla! - rispose spontaneo, sdrammatizzando un po’ mentre diceva comunque quello che pensava.
Daniel rise e prese il bicchiere in mano, attese che l’amico facesse altrettanto e quando finalmente i suoi occhi timidi ed imbarazzati si posarono sui propri vivi e accesi di malizia e quasi gioia, gli ammiccò.
- Alle risposte.
Fece un piccolo brindisi con il thé, Alexis ripeté quella frase e bevve senza più riuscire a staccare gli occhi dai suoi. Si sentiva stordito ed ubriaco senza aver assaggiato mezzo alcolico.
L’effetto che gli faceva quel ragazzo era sempre più devastante, se non avesse fatto qualcosa sarebbe solo peggiorato, lo sapeva.
Ma ora era lì e qualcosa sarebbe successo di sicuro. Appena lo realizzò meglio andò in confusione.
Daniel sorrise accendendosi nel capire lo stato d’animo di Alexis. O meglio lo aveva saputo ancora prima di venire da lui come stava il suo amico e l’aveva anche visto appena entrato, però ora mentre i minuti passavano era proprio evidente. Molto di più, insomma.
Non poteva che fargli un piacere sinistro e strisciante, un piacere più per l’ego che per il fisico. Difficile da spiegare come si sentiva, in effetti.
Per Daniel era più facile capire come si sentiva Alexis piuttosto che decifrare sé stesso.
Ovviamente non si fermò un secondo di più a comprendere che genere di piacere provasse e perché in lui qualcosa stonasse.
Mise giù il bicchiere e con un limpido “Vaffanculo!” nella propria mente, prese il bicchiere di Alexis, mise giù sul tavolo anche quello e dopo avergli messo le mani sulle guance attirò a sé il suo viso e alzandosi contemporaneamente dallo sgabello, lo baciò.
Di nuovo le loro labbra si intrecciarono insieme alle lingue e di nuovo l’esplosione lo investì mandandolo in confusione.
Appena sentì le sue mani e la sua bocca, Alexis si spense e non capì più nulla.
Fu come venire trasportati in un sogno nel quale non sei cosciente di essere, dove vivi una serie di cose sempre più assurde e solo al culmine di esse te ne accorgi e ti svegli con l’amaro in bocca perché volevi vedere come andava a finire.
Si ritrovò presto in piedi e condotto lentamente ma con decisione verso la camera. Daniel sapeva cosa faceva e non sembrava per nulla indeciso ed impacciato.
Aveva pensato che sarebbe stato un disastro, che il lato amichevole fra loro avrebbe preso il sopravvento portando imbarazzo, ma più si avvicinavano al letto, più i cuori battevano.
Le mani di Daniel dal viso ai suoi fianchi, lo fermò al bordo e gli prese la felpa che indossava tirandogliela via. Si separarono smettendo di baciarsi e il compagno approfittò per togliersi anche la propria.
Il cuore in gola. Daniel si sentiva di voler accelerare ed esplodere immediatamente. Si sentiva di non saperla gestire come aveva fatto Theo e mentre gli veniva in mente, scattò un moto di stizza a cui reagì con impeto.
Non si fermò, non andò in confusione, non si calmò nemmeno provando a fare più lentamente.
Aumentò l’intensità, come andasse a fuoco.
Alexis si ritrovò in un istante nudo, steso sul letto con Daniel sopra altrettanto senza vestiti. Prima di poter anche solo pensare a qualcosa, stavano già alla fase più cruciale della consumazione.
Non ebbe nemmeno il tempo di goderselo, di riempirsi di brividi. Cercò invano di fermarlo e placarlo, sentendosi divorare. La testa gli girava mentre Daniel bruciava il proprio corpo concentrandosi con passione sull’inguine che reagiva con piacere alla sua bocca mentre succhiava; non gli dispiaceva di certo farsi prendere in quel modo, però stonava.
O meglio una parte di lui se l’era immaginata diversa. Non che in realtà ci fosse mai riuscito a figurarsela davvero, però aveva più che altro sperato sarebbe stato diverso. Invece sembrava che Daniel stesse attaccando in area avversaria alla disperata ricerca di un goal dell’ultimo minuto. Quel goal che cerchi quando la partita sta finendo e la stai perdendo. Un goal per un pareggio.
Gli sembrava questo, ma non riusciva nemmeno ad essere convincente quando prendeva la testa di Daniel cercando di placarlo. La propria erezione non voleva saperne di collaborare sto che invece gli cresceva con piacere nella bocca.
Così alla fine Alexis mugolò implorando il suo nome.
- Dani... ti prego...
Ma non sapeva bene cosa, così Daniel invece di interrompersi per prolungare il tutto e rallentare, aumentò il ritmo fino a farlo venire.
Alexis era ancor più confuso mentre il piacere dell’orgasmo lo invadeva.
Una parte ci era rimasta male, l’altra era ovviamente piena dei sensi impazziti.
Un orgasmo era sempre un orgasmo, ma lì forse qualcosa non era andata esattamente come aveva pensato.
Qualcosa. Ma cosa?
Non riuscì a catturare e focalizzarsi su quel pensiero che Daniel passò al resto, scivolando nella sua fessura mentre gli alzava le gambe per prepararlo.
Il modo in cui lo fece, lo distrasse totalmente al punto che quando gli scivolò dentro, non capiva più come stava trascorrendo il tempo.
Forse era una sua impressione. Forse non stava correndo troppo. Forse era fermo e a lui sembrava accelerasse.
Non poteva più capire nulla.
Ormai Daniel gli era dentro e lo stava possedendo, spinta dopo spinta, con forza ed intensità. Senza calmarsi, senza assaporare, senza darsi tempo.
Come la corsa al goal. Goal che arrivò col suo orgasmo che sì, fu dentro di lui completando l’atto a pieni voti, ma che lasciò una sorta di amaro in bocca.
Solo Alexis ebbe l’onestà di ammetterlo.
“Che diavolo è stato? Non me lo immaginavo così... non doveva... non doveva essere così...”
- Come stai? - chiese Daniel immediatamente con ansia, percependo sicuramente qualcosa che non aveva il coraggio di focalizzare. Alexis voleva essere sincero, ma non bevve coraggio e abbracciandolo rispose con un dolce sorriso.
- Benissimo.
Magari aveva capito male. Forse c’era stato solo l’imbarazzo della prima reale volta fra due amici. Imbarazzo normale, dopotutto. Inevitabile.
“Ma sì, solo normalissimo imbarazzo... la prossima volta andrà meglio, bisogna solo abituarsi...”
Daniel se lo ripeté per il resto del tempo passato fra le sue braccia a carezzarlo dolcemente, ignorando quanto invece fosse stato spontaneo e coinvolgente quella con Theo.
Note Finali: ho avuto difficoltà a scrivere questo capitolo, lo ammetto e penso si veda. Al punto che quando mi son trovata a farlo dopo aver a lungo procrastinato, ho capito che dovevo sfruttare la mia difficoltà (questi due non mi prendevano come Dani e Theo) e riversarla nella loro scena. Mancano 5 capitoli alla fine, le cose si stanno ormai delineando piuttosto chiaramente, bisogna vedere solo come Daniel tirerà i fili. Grazie a chi mi segue. Baci Akane