37. UNA CONCLUSIONE DEGNA DI LORO
Theo rimase zitto senza capire che diavolo dicesse, così Daniel sospirando lo lasciò, sciolse le gambe e con un po’ di distanza fra loro, cercò di spiegarsi meglio.
- Ti desidero e voglio stare con te, ma non sono pronto a farlo nel modo in cui vorrei stare col mio ragazzo. Ho ancora troppi ostacoli che mi impediscono di viverti a pieno e rilassato senza rischiare di farti soffrire.
Mentre parlava gli carezzava dolcemente il viso per impedirgli di agitarsi. Funzionava, naturalmente, ma Theo rimaneva concentrato sulle sue parole, sapeva che doveva comprendere bene. Daniel riprese calmo e chiaro:
- Ci dobbiamo conoscere meglio e vedere se questa cosa fra noi può funzionare e diventare seria. È quello che desidero, ma non sono sicuro di riuscirci finché non risolvo certe cose.
Altra pausa volta presumibilmente ad assimilare il concetto principale del discorso. Theo adesso era più calmo di prima che nel sentire di non essere ancora il suo effettivo ragazzo, era andato in tilt.
- Nel frattempo faremo le nostre vite... andremo con chi vorremo. Vuoi fare un figlio con Zoe? Fallo! Vuoi provare quel ragazzo carino che ti fa il filo e toglierti lo sfizio? Vacci! Io ho bisogno di dolcezza o qualcosa che non trovo da te? Me lo prendo da qualcun altro. Viviamo questa cosa in modo aperto e rilassato, senza stressarci con divieti ed obblighi e definizioni. L’unica cosa è...
Theo trattenne il fiato, incredulo che gli proponesse una relazione aperta. Perché di questo si trattava, non era totalmente rimbambito.
Lo sconvolgeva dal momento che Daniel non gli era sembrato tipo, ma riflettendo sulle sue numerose lune nel corso di quei mesi, capiva che per lui era meglio così. Era troppo volubile e forse troppo giovane ed immaturo, da un punto di vista relazionale.
Non poteva dargli torto, l’indomani era capace di aver di nuovo cambiato idea.
Appena Theo rivedeva Paolo, Daniel diventava matto e non poteva essere facile vivere una storia così. Non poteva essere geloso del proprio padre. Ma forse lo sarebbe stato sempre e capendolo voleva dargli la possibilità di avere altre storie, nel caso fra loro non sarebbe mai decollata. La possibilità c’era, del resto.
- L’unica cosa? - chiese allora Theo sorpreso ma meno confuso e contrariato di prima.
- L’unica cosa è che dobbiamo sempre esserci uno per l’altro quando vogliamo e ne abbiamo bisogno. Puoi andare con chi vuoi, avere le storie che vuoi e fare i figli che vuoi. Ma per me ci devi essere sempre, quando ne ho bisogno. E viceversa quando tu ne hai bisogno o vuoi stare con me, io ci sarò in ogni caso. Ma non a casa mia!
Theo fece un piccolo sorrisino a quella conclusione, consapevole che se suo padre non fosse stato Paolo Maldini, il suo idolo, la persona di cui in qualche modo si era innamorato prima di tutti facendogli perdere la testa, ora lui e Daniel forse sarebbero già stati una coppia consolidata da tempo. Anche se c’era pure la possibilità che non si sarebbe mai accorto di lui, in quel caso. Era vero, dopotutto, che l’aveva notato proprio per il suo corredo genetico.
“Gli ci vuole tempo, ma arriverà al punto di amarmi e volere che mi consacri a lui. E sarà pronto a presentarmi a suo padre, forse. Magari a sua madre. A sua fratello. Suo padre non so. Ma sicuramente faremo progressi, me lo sento. Voglio crederci. Nel frattempo... “
- Ti va bene? - chiese visibilmente preoccupato Daniel al suo silenzio. - Non mi sto imponendo, è solo quel che penso dovremmo fare. Una relazione meno relazione, ecco. Esserci ma non in modo esclusivo. Essere aperti ad altre cose e vedere come va, quando avremo voglia di stringere di più potremo far... - tuttavia Theo non lo fece finire. Annullò la distanza fra loro, si protese verso di lui, gli prese il viso fra le mani e lo baciò zittendolo.
“Nel frattempo me la godo. Potrebbe davvero funzionare, dopotutto.”
Il bacio proseguì con Daniel che si allacciava a lui, accogliendolo in un abbraccio dove finì per sedersi a cavalcioni su di lui, facendolo appoggiare di nuovo con la schiena giù sul materasso.
Una volta sopra, tornò a strofinarsi addosso, mentre le lingue giocavano nelle loro bocche allacciate e Theo concluse il suo pensiero.
“Del resto con lui non è mai stato niente normale, non mi aspettavo niente di classico e facile nemmeno ora che abbiamo chiarito che ci desideriamo entrambi. È un inizio, dai. Un bell’inizio. Vedremo come andrà avanti.”
- Quindi tromberete e basta!
Il riassunto di Samu fu molto stringato e a Theo non piacque, infatti lo guardò con il broncio e tutto aggrottato, piagando anche la testa di lato.
- Ma no!
Samu lo guardò con un sopracciglio alzato, perplesso, mentre sorseggiava il caffè e faceva colazione a Milanello.
Quando avevano le sessioni mattutine, com’era di tendenza salvo alcune eccezioni, il programma prevedeva che facessero colazione a Milanello poiché doveva essere sana e nutriente, da sportivi, insomma.
Così lui, Samu e Brahim avevano approfittato ed arrivando prima si erano potuti aggiornare.
- Ah no? E com’è allora? Dopo interminabili discorsi mi pareva che il succo fosse quello!
Theo azzannò la brioche come fosse un nemico giurato e a bocca piena, spiegò infervorato: - No! È un relazione aperta! Stiamo insieme, ma non in modo esclusivo. O meglio, se vogliamo sì, ma se invece per qualche motivo vogliamo altro, possiamo farlo. Solo che dobbiamo esserci sempre uno per l’altro. Non importa cos’altro facciamo. Nel frattempo approfondiamo, ci conosciamo bene e vediamo se ci innamoriamo e diventa seria fra noi!
Samu stava per ribadire il suo precedente riassunto, ma Brahim gli mise il pezzo finale della propria brioche in bocca per zittirlo e subentrò sorridendo diplomatico e comprensivo, nonché sinceramente felice per il suo migliore amico: - È giovane, è normale che non sia pronto per impegnarsi, ma gli piaci e vuole vedere se può diventare qualcosa di serio.
- Che cosa cambia dal ‘relazione di sesso?’ - fece permaloso Samu mettendo le virgolette in aria con le dita.
- Due che trombano e basta non approfondiscono la loro conoscenza, per esempio! - puntualizzò vittorioso Theo, avvicinando la sedia a Brahim e mettendogli un bacio sulla guancia per ringraziarlo: - Non andartene, sei l’unico come mi capisce, come farò io poi? - aggiunse subito senza prendere respiro.
Brahim rise e ricambiò il bacio.
- Dipende da tuo suocero! - dicendo così fece avvampare Theo che solo a quel punto realizzò che se le cose con Daniel andavano come sperava e si fossero messi veramente insieme, consacrandosi e rinforzando la relazione, Paolo sarebbe diventato davvero suo suocero.
Si sarebbe imparentato in qualche modo con lui.
- Oh mio Dio!
Solo a quella realizzazione Theo quasi non cadde dalla sedia andando in crisi esistenziale e a quel punto, solo lì, Samu capì Daniel.
- Certo che non andrete mai alla fase successiva se fai ancora così per suo padre! Sei un coglione, Theo!
Theo si tolse le mani dalla faccia e le batté sul tavolo tendendosi verso di lui, ormai avevano tutti finito la colazione e rimanevano lì in attesa dell’arrivo dei loro compagni.
- Non è colpa mia! Stava andando bene finché non mi hai fatto notare che Paolo è mio suocero! - sibilò come un serpente per non farsi sentire da nessuno, ma era ancora rossissimo in viso ed in uno stato pietoso.
- Se ti vede ora ti scopre subito e non ti dà nemmeno il culo, sai? - sparò Samu senza filtri.
Brahim iniziò ridendo e finì tossendo e soffocandosi, a quello capirono che doveva essere arrivato Daniel, Theo infatti si girò di scatto con occhi spalancati e l’aria da cane colto in flagrante reato.
Ed era proprio Daniel insieme a Sandro, Alexis ancora non si vedeva, ma poco dopo arrivò un rumoroso Rafael, il quale si aggregò a loro per la colazione.
Mentre lui parlava e Sandro rideva di qualcosa che aveva detto, Daniel lanciò un’occhiata attenta a Theo che subito mutò e si assottigliò.
Come predetto da Samu, lo scoprì al volo. Si morse le labbra in segno di ‘ti uccido’ e a quello Theo si alzò d’impulso per avvicinarsi e riempirlo di moine, ma Daniel lo fulminò con uno sguardo altamente espressivo e parlando senza dover usare parole, gli fece sapere di non azzardarsi a comportarsi né da amico né tanto meno da fidanzato.
Così Daniel si unì al tavolo di Sandro e Rafael e Theo rimase lì, girandosi di nuovo verso Samu e Brahim che ridevano come deficienti.
- Le regole. - ringhiò a denti stretti. I due lo guardarono senza capire. - Me le devo scrivere! Non le ricordo tutte, ce ne sono troppe!
Con questo gli altri due si misero a piangere, questo perché lui era serio, non stava scherzando.
Daniel capì immediatamente che Theo aveva appena parlato di suo padre e conoscendolo aveva realizzato che ora in qualche modo il legame con lui si era rinforzato.
“Col cazzo che tu vieni a casa mia e che ti presento come il mio ragazzo!” poi si corresse da solo, bevendo il caffè tutto d’un fiato, nonostante fosse bollente. “Col cazzo che tu sarai mai il mio effettivo ragazzo!”
Era consapevole che certi ostacoli erano ancora enormi e probabilmente quello di suo padre era addirittura insormontabile.
A Theo sarebbe sempre piaciuto, questo non significava che non gli piacesse anche a lui, ma non doveva essere una gara fra loro due.
Sarebbe stato assurdo.
Tuttavia Daniel si conosceva e sapeva che questo discorso di suo padre sarebbe sempre stato il suo punto debole.
“Dov’è Alexis? Ho bisogno di lui per sfogarmi!”
Ma appena lo pensò realizzò che non avrebbe più potuto farlo e sospirando alzò gli occhi al cielo frustrato.
No, non andava bene così, aveva bisogno di una persona fisica lì con lui con cui parlarne, Lorenzo non era lì e non poteva sempre rispondergli.
Fissò i due amici al suo tavolo.
Rafael al momento stava dimostrando di poter mettere in bocca due arance intere contemporaneamente, una per guancia, e voleva metterne una terza, sempre sbucciata.
Daniel scosse il capo altezzoso.
Non se ne parlava, lui non avrebbe mai saputo nulla di lui e Theo finché non sarebbe stato più sicuro del rapporto.
Guardò così Sandro che rideva e si copriva la faccia come a non credere di essere al tavolo con un idiota simile.
Così annuì.
Lui sì che era meritevole di confidenze!
- Dopo andiamo a pranzo insieme? - gli chiese senza perdere tempo, guardando deciso Sandro ed ignorando totalmente Rafael che faceva cenni di assenso alla sua domanda, pensando che fosse rivolta anche a lui.
Daniel lo ignorò e quando Sandro annuì sorridendo contento della proposta, Rafael sputò le due arance piene di saliva nel proprio piatto, per poi sbottare: - Anche io ci sono! - in un autoinvito che Daniel non apprezzò.
- Ma io volevo uscire solo con lui, che c’entri tu?
Rafael lo fissò come un cane abbandonato, convinto che scherzasse anche se non era così.
Il giovane portoghese pazzo stava per replicare qualcosa di sciocco, ma l’arrivo di Alexis attirò l’attenzione di Daniel il quale lo ignorò per l’ennesima volta e senza dire nulla volò dal piccolo belga.
I due lo guardarono sorpresi, immaginando che dovesse essere successo qualcosa. Rafael lo chiese a Sandro, il quale si strinse nelle spalle senza saperne nulla.
Contemporaneamente a Theo andò di storto il succo d’arancia che stava bevendo per concludere definitivamente la colazione, Brahim e Samu si misero a battergli sulla schiena picchiando duro come se dovessero invece ucciderlo, ma non poterono sapere l’esito dell’incontro fra Daniel ed Alexis, poiché ormai già spariti fuori dalla mensa.
- Non stiamo insieme, può fare quello che vuole. Tanto se ora gli scrivo che voglio vederlo, lui corre. Perché non ricorderò bene tutte le regole, ma questa la ricordo. Se uno di noi due chiama, l’altro deve correre. Abbiamo la priorità sugli altri! Punto!
Theo sussurrò con voce strozzata cercando di convincersi che fosse così, mentre già i primi dubbi salivano a galla.
Non tanto per la relazione anomala che stava vivendo, dopotutto l’ideale per chiunque, una sorta di sogno. Una relazione aperta, chi non la voleva?
Il problema si rese conto era Daniel e la sua leggendaria imprevedibilità.
- Ti farà diventare matto! - sentenziò Samu sicuro.
Di questo in realtà era già convinto anche Theo, che finì per alzarsi e andare a cercarli stile anima in pena.
Daniel era andato incontro ad Alexis e gli aveva chiesto come stava, l’amico si era stretto nelle spalle ed era uscito dalla mensa consapevole che non sarebbe riuscito a mangiare nulla.
Senza esitare, Daniel lo seguì dispiaciuto lasciando la colazione a metà.
- Vuoi che ti dia spazio, suppongo. Te ne darò... - fece uscendo al suo fianco, le mani in tasca, lo sguardo fisso per terra che non osava posare su di lui. Alexis non lo allontanò, ma fece attenzione a non sfiorarlo. Era serio e tirato, aveva dormito poco e niente ed era pieno di mal di testa.
Rivederlo subito non era il massimo, aveva pianto un sacco, il giorno prima.
- Sto bene. Mi serve solo un po’ di tempo. Ho passato una notte infernale.
Daniel annuì, la sua voce era un lieve sussurro roco. Gli si strinse lo stomaco e quando arrivarono agli spogliatoi dove avevano già precedentemente riposto le proprie cose per poi andare a fare colazione, idea che in Alexis era cambiata appena aveva visto il suo oggetto di insonnia, si fermarono uno di fronte all’altro.
Alexis si fece forza e con una fatica immane sollevò gli occhi che quel giorno erano di una cupa sfumatura blu, come se andassero in concomitanza col suo umore.
I due trattennero il respiro insieme, fermi e rigidi nella stessa posa, mani nelle tasche della tuta. Daniel si morse il labbro a disagio, aggrottato lo fissò dritto senza distogliere lo sguardo.
- Mi dispiace, spero mi perdonerai.
A questo, Alexis sorrise spontaneo ed istintivo.
- Ma non hai nulla da farti perdonare.
Daniel lo fissò sorpreso, la mente azzerata in un attimo.
- Ti ho fatto soffrire molto... - disse il giovane senza rifletterci, tirò fuori le mani e Alexis si avvicinò piegando il capo di lato, morbido. Non ce la faceva a tenere le distanze con lui.
La prima cosa che aveva pensato di fare convinto che l’avrebbe aiutato, era stata mettere le distanze con lui, ma poi si era subito accorto che in realtà non solo sarebbe stato impossibile, ma anche inutile. Non lo voleva, insomma.
Non sapeva perché e come fosse possibile, forse perché per lui Daniel era comunque troppo importante per privarsene e sicuramente si sarebbe fatto molto male, così. Ma solo davanti a lui a sorridergli, l’aveva capito.
Aveva capito che stava meglio a mantenere i rapporti, qualunque essi fossero.
- Non l’hai fatto apposta, insomma non credo volessi ferirmi davvero.
Daniel scosse subito la testa con occhi sbarrati, onesto.
- Certo che no! - si affrettò a rispondere. Alexis così sorrise ancora, seppure con un fondo di evidente e naturale tristezza.
Daniel non mosse un muscolo e fece attenzione a non entrare in contatto con lui.
- Vedrai che piano piano tornerà tutto come prima. - concluse Alexis girandosi e andando al proprio sedile e armadietto per prepararsi, avrebbe fatto un po’ di palestra intanto che gli altri finivano la colazione.
- Sicuro che non vuoi che ti lasci in pace un po’, che ti eviti? Se vuoi posso farlo, cercherò di...
Alexis sorrise e scosse il capo, aveva sempre un’aria spenta rispetto al suo solito, ma era comunque lì.
Poi abbassò lo sguardo spostandolo sulla maglietta fra le mani che avrebbe indossato per la palestra.
- Pensavo di volerlo anche io, ma appena siamo rimasti soli qua ho capito che non è quello che voglio realmente. Non è quello che... - ci pensò meglio non sapendo bene come descrivere il proprio sentimento, poi tornò a guardarlo e gli vennero le parole.
- Non è quello che mi farà stare meglio. Ho bisogno di te nella mia vita. Come amico. A piccole dosi, piccoli passi, tutto tornerà come prima. Staremo ancora bene.
Daniel era colpito dalle sue parole e non era sicuro fosse come diceva, ma se aveva bisogno di quello, sarebbe stato così.
Suo malgrado si guardò bene dal sfogarsi con lui e confidarsi.
“Comunque parlerò con Sandro, gli dirò tutto e sarà il mio nuovo confidente numero uno, ne ho bisogno e sono certo che sia perfetto. Alexis ha dato abbastanza.”
Con un sorriso grato che diceva mille cose, Daniel uscì sospirando più leggero.
Appena varcata la soglia si ritrovò a tu per tu con Theo, fermo lì per nulla intenzionato ad entrare. Per poco non gli sbatté la porta sul muso.
- Theo! - esclamò Daniel sorpreso. Poi realizzò che dentro c’era Alexis che poteva sentirli e dimostrando una sensibilità non tanto da lui, lo prese per un braccio e lo trascinò poco dolcemente verso la saletta accanto che era quella della fisioterapia e dei massaggi.
In quel momento era vuota, chiusero entrambe le porte d’accesso e solo lì Daniel lo lasciò.
- Mi stavi spiando? - chiese shoccato pronto a litigare di già.
- Volevo. Ma non ho sentito un cazzo da fuori. C’era qualcosa che avrei dovuto spiare?
Era più forte di Theo, in realtà. Non riusciva a mentire e nemmeno a filtrare.
Daniel voleva arrabbiarsi per quella cosa da ‘fidanzati’, ma non gli avrebbe ricordato che non lo erano.
Mise le mani ai fianchi, fermo impettito davanti a lui.
- Ti devi scrivere le regole? Le hai già dimenticate?
Theo impallidì pensando che fosse serio e già litigassero, ma Daniel non resistette e scoppiò a ridere prendendogli le guance e pizzicandole.
- Dai, scherzo, scemo! - gli premette un bacio a stampo sulla bocca morbida e poi lo abbracciò spettinandogli i capelli gestiti a stento col gel.
- Non sei arrabbiato? - fece Theo meravigliato, avvolgendogli la vita. Era ancora perso per quel suo improvviso ed insolito cambio di modalità. Non era arrabbiato sul serio?
- No, sapevo che ci saresti rimasto male, ma dovevo chiedergli come stava, no?
Theo annuì energico baciandogli il collo.
- Lo sapevo, eh? Per questo non vi ho spiato. E poi ricordo che non stiamo insieme, non possiamo avanzare pretese uno sull’altro!
Fu lieto di ricordare una delle regole così come gliele aveva dette Daniel la sera prima. Questi infatti rise baciandogli a sua volta il collo, risalendo poi per guardarlo in viso. Le braccia appoggiate alle spalle, intorno al collo. La posa totalmente rilassata, così come l’espressione del suo viso. Divertita, aperta.
- Ma che bravo, ed io che pensavo di dovertele scrivere!
Theo stava per rispondere, ma si perse nella sua risata che finì poi sulle sue labbra in un bacio leggero che divenne presto più profondo. Il sapore della colazione invase le loro bocce unite e stringendo la presa intorno ai loro corpi in un abbraccio più vigoroso, si abbandonarono a quel primo effettivo giorno di non relazione insieme.
Il cammino era sicuramente lungo e sicuramente non sarebbe stato facile, ci sarebbero state cadute ed ostacoli, ma Theo in quel momento era fiducioso e si sentiva positivo.
In qualche modo ce l’avrebbero potuta fare, ne era certo.
Non sapeva quanto ci avrebbe messo, ma quella montagna l’avrebbe scalata e sarebbe arrivato alla Luna e Daniel un giorno l’avrebbe presentato a suo padre come il suo fidanzato e sarebbe stato tutto perfetto.
Un giorno.
FINE
Note Finali: eccoci qua, questa è la fine della seconda fic della serie ‘Milan on fire’. Prima di tutto volevo spiegare il motivo della non relazione di Theo e Dani. Perché dopo lunghe epopee dove Daniel cercava proprio di capire se con Theo potesse avere una relazione seria, decide sì di stare con lui ma non in modo normale ed esclusivo?
In realtà spero d’averlo spiegato bene nel capitolo, un conto è quel che Daniel desidera in senso assoluto, un altro conto è quello a cui è pronto al momento. Si rende conto di essere giovane, immaturo ed insicuro oltre che volubile come tutti quelli della sua età. Si è appena affacciato al mondo delle relazioni omosessuali (e delle relazioni in generale), perciò anche se ha capito che Theo è più che meritevole perché è in grado di provare sentimenti seri, sa che finché non supererà i propri ostacoli (specie quelli relativi a suo padre), non potrà assicurare una storia normale come vorrebbe. Mentre cerca di crescere, maturare e conosce meglio Theo, vivranno questa relazione aperta dove comunque entrambi hanno la priorità sull’altro pur essendo fondamentalmente liberi.
Mi sono ispirata per questa relazione a quella di una mia cara amica e mentre vivevo la sua da esterna, mi sono trovata a pensare ‘cavolo questa sarebbe perfetta per Theo e Dani’ così eccoci qua. La serie conta molte fic ancora e in alcune di queste mostro l’evoluzione del loro rapporto, perciò non avete che da continuare a seguire ‘Milan on fire’.
La prossima fic è in due parti e parla di Rade ed Ante (krebic), ci saranno le partecipazioni di Theo e Zlatan e la pubblico fra una settimana circa (di mezzo ci sono Pasqua e Pasquetta, perciò le pubblicazioni subiranno una pausa). Ma per sapere quando posto, basta seguire la mia pagina su FB.
Grazie a tutti quelli che hanno seguito e letto, spero di aver tenuto compagnia e fatto ridere abbastanza, questi due mi fanno morire anche se non avrei mai immaginato di poterli mettere insieme così bene. Io e la mia passione per le crack pairing...
Alla prossima.
Baci Akane
PS: ultimo ma non ultimo, un mio disegno su questi due, così giusto per provarci. Non erano venuti malaccio, anche se le proporzioni non sono corrette a guardarli bene. Ma Theo biondo è fantastico.