6. PUNTI DI VISTA

daniel

Alexis aveva l’immagine del bacio di Daniel e Theo ben stampata nella mente, la stessa che non gli si sarebbe mai scrollata di dosso. 
Sapeva di avere avuto una reazione da bambino, nessuno gli doveva nulla. Certo a lui piaceva da matti Theo e Daniel, Sandro e Lorenzo con cui aveva legato lo sapevano, ma non aveva mai avuto un’esclusiva od un diritto. Lui e Theo non erano nulla se non compagni, perciò quelle scene erano del tutto fuori luogo. 
Ugualmente si sentiva ferito perché Daniel non aveva fatto altro che sminuire la cosa dicendo che comunque quello che contava era che a lui non piacesse Theo, salvo poi girare l’angolo e ritrovarseli lì a farsi la respirazione bocca a bocca!
Una piccola parte di sé sapeva che vedere solo l’ultimo atto non gli dava diritto di avere un’opinione su quanto accaduto, perché di fatto non sapeva esattamente cosa era capitato. Però la questione bacio era difficile da digerire, con quello in mente i suoi ragionamenti non riuscivano ad avanzare. 
Odiandosi per quella sua stupida reazione, era uscito a fare due passi fuori, nel giardino di Milanello. 
Che idiota, era davvero esagerato piangere per un ragazzo che non ti filava, no? 
Ma non è che poi piangesse per Theo quanto per Daniel. L’aveva creduto un vero amico, appena arrivato aveva legato subito con lui, se l’era preso sotto la sua ala, portato in giro per Milano, l’aveva fatto uscire coi suoi amici, era stato da subito il suo punto di riferimento. 
Di fatto non era un vero problema che Theo si facesse qualcun altro e che non lo notasse nemmeno, lo era che Daniel si facesse proprio lui. 
- Ale... - chiamò Daniel raggiungendolo dietro l’edificio, dove si arrivava ai campi da calcio per gli allenamenti. 
Alexis si strinse nella camicia leggera mentre il freddo lo schiaffeggiava intirizzendolo, l’aria si condensò. Avrebbe nevicato ben presto e lui era lì in maniche di camicia e non sapeva esattamente dove stava andando perché stava allontanandosi dalla macchina, dalla giacca e da tutto. Come se andasse a giocare a calcio. 
- Dai Ale! 
Daniel lo raggiunse correndo e lo prese per la stoffa leggera, anche lui era uscito senza giacca né nulla. 
Non voleva reagire così, ma Alexis non poteva proprio farci nulla. Si voltò di scatto lasciandogli vedere le lacrime e a quel punto Daniel lo lasciò, ma non se ne andò. Rimase lì davanti in attesa di banalissime scuse. 
Purtroppo ormai si era rotto qualcosa, lo sapeva, lo sentiva. 

- Ale ti prego... non sono stato io, è stato lui ed era ubriaco. 
Anche lui lo era un po’, ma non era una giustificazione, si disse Daniel contento che il freddo l’avesse rimesso in sesto in un attimo. 
Presto sarebbero stati dei ghiaccioli. Si strinsero nelle braccia in un gesto identico, mentre Alexis scuoteva la testa tirando su col naso in modo infantile. 
Per quanto avesse qualche anno più di lui, sembrava più piccolo di tutti in quanto ad emotività e fragilità. 
Daniel lo vide in quei panni, a quella luce scarsa che proveniva dai lampioni lontani della strada e dall’edificio che comunque rilasciava poca illuminazione. 
Gli occhi di cristalli pieni di lacrime congelate sulle guance rosse, la pelle pallida, i capelli corti biondi, un po’ di barba che cercava di farlo sembrare più adulto. Lui così magro e sottile. 
Lo sguardo pieno di una tristezza infinita. 
- Non è lui il problema. So di non piacergli in quel senso. Non è il mio fidanzato, non ho un’esclusiva su di lui... - disse infine trovando la forza e la lucidità di farlo. 
- E allora? Io non c’entro, è stato lui... - rispose subito Daniel implorante. Si odiava per averlo fatto piangere, non voleva che pensasse che fosse così meschino da cercare di rubargli il ragazzo che gli piaceva, specie dopo avergli assicurato che non gli interessava. 
Alexis scosse la testa guardando in alto, si accartocciò in sé stesso per un momento, poi trovò la forza in un filo di voce rotta: - Sei sicuro? 
Daniel si aggrottò e lo guardò per capire cosa dicesse. 
- Sei sicuro che sia stato solo lui? E non che magari ti ha fatto piacere essere corteggiato da lui e gli hai dato filo per spingerlo ad arrivare a quello? 
Era una domanda retorica, Alexis credeva che Daniel l’avesse voluto ed alla fine l’avesse ottenuto, ma a quel punto all’amico partì l’embolo e non ci vide più. Fu un attimo, ma quell’esplosione polverizzò tutto. 
- Come puoi pensare che se mi interessava la stessa persona che interessava a te, non te ne avrei parlato? Come puoi pensare che io sia così falso, meschino, ipocrita e stronzo? Davvero tu mi vedi capace di una cosa simile? Davvero credi che io possa nasconderti una cosa simile, manovrarti, rigirarti e poi prendermi ciò che voglio pugnalandoti? Sei pazzo? Se credi questo vaffanculo, Alexis! Non abbiamo niente da dirci! 
Con questo fu Daniel a girarsi e tornare indietro, lasciandolo lì fuori, raccolto su sé stesso, braccia incrociate sul petto e una smorfia di dolore che fissava di lato, dall’altra parte. 
Daniel avrebbe fatto mille giri di campo nudo in piena notte, per come era furioso. Ma intenzionato a rientrare e scolarsi il resto del bidone di birra e mandare tutti al diavolo, si imbatté in Samu e Brahim che sorreggevano un devastato Theo per niente capace di camminare. 
I tre che uscivano dal retro come dei ladri, lo guardarono chiaramente furioso e ancor peggio senza la giacca. 
Si fermarono uno davanti all’altro, si guardarono e Daniel si dimenticò di ogni guaio capendo quanto male fosse messo Theo. Ebbe dunque conferma che in stati ottimali di sicuro non l’avrebbe mai baciato e che quindi non doveva minimamente tenere in considerazione quell’atto. 
Meglio così, si ripeté.
Meglio. 
Vero? 
- Sta così male? Non credevo... era ovvio fosse ubriaco, ma non credevo a questi livelli... 
Samu rise dell’ironia per avere proprio lui lì. 
- Guarda che ti ammali! Sei in maniche di camicia! - disse invece Brahim da bravo fratellino. 
Daniel alzò le spalle. 
- Vorrei andare a casa, se volete continuare la festa lo porto io... 
Non l’aveva detto riflettendoci seriamente. L’aveva solo detto. Ma forse aveva parlato una piccola parte di sé, quella che ci era rimasta male nel sapere che quel bacio per Theo non aveva significato nulla. 

Samu e Brahim sapevano che era sbagliato sotto miliardi di punti di vista, ma avere dentro ognuno un partner in sospeso sul più bello, non giocava a favore della ragione e dell’amicizia, in quel momento. 
Oltretutto Theo era praticamente morto, Daniel avrebbe dovuto solo scaricarlo a casa e basta. 
- Ma tu hai la patente, vero? - chiese poi dubbioso Samu prima di cedergli l’amico. 

Daniel rise con stupore rendendosi conto che l’ultima volta l’aveva fatto prima con Theo. Quella serata per lui era decisamente una merda, complessivamente. 
- Vado a recuperare le cose. - annunciò correndo dentro, lieto di potersela svignare e al diavolo tutti. Volevano uno scudo con suo padre? Che si arrangiassero! Lui non era il figlio di Paolo Maldini, ma uno come loro, anzi, uno di loro! Un calciatore come tutti e come tutti se succedevano casini, pagava. 
Perciò anche loro avrebbero pagato come lui, se fosse successo qualcosa. 

Rimasti soli i due spagnoli portarono Theo, anzi trascinarono, verso il parcheggio interno di Milanello aspettando l’arrivo di Daniel. 
- Potrebbe essere una pessima idea... - provò Brahim sentendo qualche piccolo senso di colpa. 
- Terribile... - concordò Samu. 
- Ma a pensarci bene Theo dorme. Deve solo scaricarlo in casa e andarsene. Non capirà nemmeno che è lui e non noi... - aggiunse Brahim convinto che bastasse ripeterlo. 
- Dopotutto sono solo compagni di squadra come tutti gli altri... - continuò Samu contento in cuor suo non tanto di tornare dal suo nuovo passatempo, ma di non rischiare di molestare un addormentato ed incosciente Theo. Meglio non rimanere solo con lui.
- E poi è più nei guai Daniel... credo stesse litigando con Alexis... - notò Brahim in lontananza una figura bionda in mezzo al campo, Samu lo cercò con lo sguardo e pensò che potesse avere ragione. 
- In questo caso accompagnare l’oggetto della discussione è davvero una pessima trovata...  
- Terribile! 
- Ma chi siamo noi per impedire a qualcuno di distruggersi? Non siamo mica i baby sitter di questi due deficienti! 
- E poi Theo dorme, non succederà nulla! 
Già, non sarebbe successo nulla. Se lo ripeterono fino a che non rientrarono tornando dai rispettivi partner abbandonati. A quel punto si dimenticarono totalmente di Theo e Daniel. 


Theo russava mentre l’auto viaggiava per le vie di Milano, diretta verso la zona vip dove abitava il francese. 
Avendo preso da poco la patente, suo padre non gli aveva ancora permesso di guidare un’auto sportiva super lussuosa e super enorme e soprattutto super veloce, ma voleva che facesse pratica con un genere più semplice. Perciò sebbene lì dentro ci fossero Theo e Daniel, due calciatori famosi, nessuno li avrebbe mai notati.
Daniel aveva lasciato la musica spenta, preferendo un riflessivo silenzio a quelle strane emozioni che gli si agitavano dentro. Troppe per zittirle con la musica. 
Non che il sonoro che gli forniva Theo fosse così melodioso e piacevole... a tratti russava così forte che non riusciva nemmeno a sentire i propri pensieri, un flusso che sembrava una cascata che finiva sulle rapide. 
Aveva la faccia spiaccicata contro il finestrino freddo, il riscaldamento non era al massimo perché sapeva che quando si aveva bevuto si tendeva ad avere reazioni peggiori nel caldo, mentre il freddo aiutava a riprendersi. Esperienze personali.
Daniel sorrise ricordando la sua prima ciocca in compagnia dell’inseparabile Lorenzo e di altri amici non calciatori da cui non si separava mai.
Tornò ad adombrarsi mentre seguiva le indicazioni del navigatore integrato dell’auto. 
“Gli è andata bene perché fino all’anno scorso veniva lui a prendermi e portarmi a casa anche dopo le partite... quest’anno che ho la patente faccio da solo e ha capito di dovermi lasciare i miei spazi! 
“Adoro mio padre, è un grande padre e cerca di giostrarsi fra i suoi mille ruoli; non ci ha mai fatto mancare nulla, ma quando mi portava a casa lui dopo le partite non riusciva a separare il calciatore ed il dirigente dal padre e mi parlava confondendo i ruoli e la cosa mi mandava in bestia. Per me era meglio perché giochiamo in ruoli diversi, ma Chris per esempio che è difensore anche lui non riusciva a sopportarlo. 
“Non mi stupisce che si sia sentito meglio nel lasciare l’ambiente milanista. So che è stata dura, ma alla fin fine uno deve scegliere seguendo la propria testa. 
“Per me a volte è difficile, a tratti è stato insopportabile, ma adesso che ho un po’ di indipendenza anche se resta il dirigente del mio club ed io vivo ancora con lui, riusciamo a gestirla abbastanza. A parte quando entra in gioco qualche compagno fanatico di mio padre! Ho sempre fatto attenzione a non comportarmi come figlio di mio padre ed è andata bene, mi è bastata una volta per farlo e succede di tutto!”
Daniel lanciò un’occhiata a Theo che sembrava strozzarsi con il russare, così gli diede un pugno sul petto riscuotendolo. Il compagno si riprese, sembrò svegliarsi, si girò verso di lui e riappoggiandosi tornò a russare, ma meno forte. 
Daniel si morse il labbro imprecando. 
Ora aveva la testa sul suo braccio che fra l’altro abbracciava come se fosse un palo. Così sì che guidava male. 
Sapeva di doverselo scrollare e spiaccicare contro il vetro di nuovo, ma non riuscì a farlo.
Non volle. 
Daniel si aggrottò scuotendo il capo, ma non riuscì a non notare questo dettaglio. 
“Forse mi piace essere corteggiato. Non avrei mai pensato che sarebbe potuto essere così piacevole da un ragazzo, ma non mi è mai capitato e finché non ti succede qualcosa non puoi sapere come sarà. Il punto è che questo ragazzo che mi corteggia lo fa solo perché si è reso conto che sono figlio di Paolo Maldini. Era una cosa che non avrei mai voluto sperimentare!”
Daniel non volle dirsi che magari Theo gli sarebbe potuto piacere in quel senso, perché tanto a lui non piaceva davvero. Gli piaceva solo suo padre. 
Perciò non c’era storia, non c’era motivo di approfondire nulla. Tanto più che quell’idiota gli stava rovinando l’amicizia con Alexis. Erano diventati amici da quell’estate, quando il belga era arrivato al Milan. Non voleva che per una sciocchezza simile si rovinasse qualcosa che sembrava bello. 
Alexis era diventato amico suo e non c’era alcun interesse per suo padre, ovviamente riconosceva la sua grandezza come tutti, ma non lo voleva per lui. 
Daniel occhieggiava Theo di continuo per vedere che magari non gli vomitasse addosso, di conseguenza in quel modo, usando praticamente solo una mano sul volante ed una fissa sul cambio, andava più lentamente allungando il tempo in sua compagnia. 
Il suo viso più che francese sembrava spagnolo, ma se non sbagliava aveva origini da quelle parti. Era proprio un bel viso. 
Tratti un po’ latini, colori scuri, un sorriso che toglieva il fiato. 
Theo era uno di quelli che sorrideva anche con gli occhi, non era una cosa che sapevano fare tutti, ma chi ci riusciva diventava luminoso. A Daniel piaceva il sorriso di Theo. 
Scosse il capo ripensando al bacio, quel breve scambio di labbra, lui che prendeva le proprie fra le sue e le succhiava. Quel battito sospeso, quell’ondata di calore improvvisa che si era poi localizzata fra le gambe. Gli era venuta un’erezione. Innegabilmente.
Che poi si era bloccata vedendo che Alexis aveva notato la scena. 
“Chissà com’è un bacio vero e proprio con lui!” si disse svoltando verso la sua via dove c’era una serie di palazzi uguali, uno più caro dell’altro. 
“Tanto pensava di baciare mio padre!”
Si ricordò con amarezza parcheggiando davanti al portone. 
Si fermò, spense la macchina e si voltò a guardare Theo ancora abbarbicato al suo braccio, la guancia sulla propria spalla. 
“Bene, ed ora? Come diavolo lo caccio in casa?” 
A quel punto si rese conto che forse la cosa sarebbe stata più complicata del previsto e si chiese perché mai si fosse proposto di farlo. Non ci aveva nemmeno pensato, l’aveva solo fatto. A volte gli capitava di agire impulsivamente, non era famoso per essere un riflessivo. 
Adesso ne avrebbe pagate le conseguenze. 


Note Finali: naturalmente certe cose le invento totalmente, non ho idea di alcuni dettagli (tipo se Daniel guida, che macchina e altro su questo argomento, tanto meno se in quel periodo vivesse con suo padre, ma suppongo di sì), però altre cose le ho prese dalle interviste che ho letto. Per esempio Paolo ha rivelato di faticare a non intromettersi nella vita calcistica dei suoi figli perché tendeva a farlo tanto e sapeva che dava fastidio, ma era più forte di lui. Finiva per riempirli di domande e consigli dopo ogni sessione di allenamento. Ricordo che in quell'occasione disse che con Daniel era meglio perché giocando in un altro ruolo gli veniva meno facile dare consigli su quello, mentre Christian ne aveva sofferto di più perché avevano lo stesso ruolo (questo è ciò che disse Paolino nell'intervista che ho letto). Questo comunque dimostra che è un padre fantastico! 

Io gli amichetti scemi di Theo li amo tanto, le interazioni di Samu e Brahim (sia fra di loro che poi quelle che avranno con Theo) mi divertono da matti! 

So che Dani è diventato subito molto amico di Alexis e l'ha fatto uscire coi suoi amici, infatti ci sono molte foto di Ale con gli stessi amici di Dani e ricordo d'aver letto un'intervista dove Alexis diceva proprio questo, che Daniel era stato un grande amico per lui portantolo in giro per la città e facendogli conoscere i suoi amici. Ha sempre detto di essersi legato molto a lui. 

Grazie dell'attenzione. Alla prossima. Baci Akane