7. 360 GRADI

dani

- Theo? - chiamò. Niente. - Theo? - fece ancora più forte. 
Iniziò a scuoterlo scrollando il braccio e la spalla, sempre chiamandolo. Ancora niente. Così dovette afferrargli il viso con una mano stringendo con le dita sulle guance, prendendolo da sotto il mento gli sollevò la testa e l’appoggiò allo schienale raddrizzandolo. Poi lo voltò verso di sé, gli si avvicinò al viso e stava per chiamarlo gridando a gran voce, ma si fermò. Lo vedeva bene. 
Molto meglio di prima che era tutto storto. 
Aveva un po’ di barba che gli donava tantissimo, si era tolto il biondo dai capelli ed ora col suo colore naturale, nero, stava ancora meglio. I capelli spettinati gli donavano un’aria selvaggia.
Non aveva mai pensato di essere gay, ma si immagino a baciarlo e pensò che ci sarebbe riuscito. 
Si rese conto che la sessualità era solo una fissazione auto imposta ed influenzata dalla società, ma avendo un amico gay aveva capito che certe idee standard erano solo sciocchezze. Aveva da subito reputato Alexis una persona meravigliosa e dolcissima e stasera quando Theo l’aveva improvvisamente corteggiato, non gli aveva fatto senso, così come non gli era dispiaciuto il bacio rubato. 
Sapeva di poterlo baciare ancora. 
“Sarò gay anche io?”
Si chiese avvicinandosi di sua volontà, stava per sfiorargli di nuovo le labbra quando Theo riprese a russare. Daniel si riscosse.
“Se voglio recuperare con Alexis devo evitare certe prove. Solo io so che sono prove innocenti, ma poi saprei che lui le vedrebbe diversamente e questo mi spingerebbe a sentirmi meschino!”
Alla fine se ci si toglieva gli schemi mentali che ti impedivano di vivere certe cose, potevi scoprire una vasta gamma di esperienze incredibili che potevi fare.
“Vivere a 360 gradi significherà anche questo, no? Non solo fare tutto ciò che ti pare. Ma riuscire a fare qualunque cosa la vita ti può offrire. Credo sia bello.” 
Daniel non aveva mai voluto provare esperienze omosessuali prima di ora, ma lì davanti ad un addormentato Theo si disse disposto a farlo. Anzi. Si rese conto che voleva. Voleva provare quella cosa. 
Ma voleva in generale un’esperienza omosessuale oppure la voleva con lui?
“Beh, se non si sveglia devo trascinarlo dentro in qualche modo...” A quel punto si decise a lasciargli la faccia e palpargli le tasche della giacca. Pregò il signore che le avesse nella giacca, ma ovviamente non poteva essere tanto facile la vita. Per paura di perdere la giacca, giustamente, se le era infilate nei pantaloni. E sempre per sicurezza erano aderenti, così da non perdere qualcosa che ci si infilava dentro di non troppo grande. Come delle chiavi di casa, per esempio. 
Daniel alzò gli occhi al cielo e trovatele infilò la mano dentro. Era imbarazzante e sbagliato. In qualche modo era sbagliato di sicuro. Perché le sue dita stavano toccando qualcosa di solido sulla sua coscia. 
- Cazzo! - esclamò ad alta voce realizzando che in effetti doveva trattarsi proprio di quello. 
Daniel afferrò in fretta le chiavi e rosso come un pomodoro si ritrasse subito con il cuore in gola. 
Si sentiva un bambino con la prima erezione.
Ricordava la prima volta che era venuto dopo essersi eccitato. Aveva avuto l’impressione di essere nell’errore in qualche modo. Di essere colpevole di qualcosa, ma non aveva capito di cosa si trattava. Quella sensazione ora gli era tornata. 
“È un maniaco! E pure io lo sono! E non l’ho fatto apposta, la sola cosa che avrei potuto evitare era di accompagnarlo a casa, ma ero arrabbiato con Alexis e ho agito d’istinto. Ma questo non l’ho fatto apposta. Dovevo prendergli le chiavi di casa. Ed ora dovrò caricarmelo in spalla e trascinarlo dentro.”
A quel punto Daniel scappò giù dall’auto e rimase a respirare l’aria gelida e pungente, il fiato si condensava, ma gli dava sollievo. Per un momento gli era sembrato di andare a fuoco. 
Prese qualche respiro e fece il giro dell’auto, poi aprì la sua portiera e... dovette prenderlo al volo prima di ritrovarselo con la faccia spiaccicata sul marciapiede, in quanto il signorino era finito appoggiato di schianto proprio da quel lato. 
Daniel smorzò la tensione ridendo per quella scena da film comico, poi riprese le forze e se lo trascinò fuori chiamandolo nella speranza si svegliasse. Era più alto di pochi centimetri, ma Theo era più grosso fisicamente, più muscoloso, atletico, forte... lui era magro e ancora doveva formarsi in quel senso. Non ce l’avrebbe fatta a portarselo di peso. 
L’afferrò per il braccio e lo trascinò giù, a quel punto, come per magia, notò che Theo stava in piedi da solo. Lo guardò spalancando gli occhi shoccato e provò a mollarlo, ma a quel punto lo vide cadere di lato stile torre di Pisa, così lo riprese reggendolo, si mise veloce il braccio intorno alle spalle afferrandogli il polso, mentre chiudendo la macchina gli cingeva la vita. 
- Ok, Theo... visto che per qualche strana ragione anche se sei ubriaco perso e dormi, stai in piedi lo stesso... cammina! 
E così dicendo i due iniziarono a camminare insieme. Storti. Traballanti. Instabili. Ma camminarono. 
Daniel lo condusse sorpreso al portone, incredulo che anche in quelle condizioni mettesse un passo davanti all’altro. Non capiva proprio come faceva, ma aprì con una delle due chiavi che aveva, quella più sottile che presumibilmente si inseriva più facilmente in quella toppa. 
- Forza, andiamo... 
Theo continuò a seguirlo, occhi chiusi, testa sulla sua, tutto bello che andato in un apparente stato di sonno, sebbene senza russare. Daniel scoppiò a ridere. 
Non aveva mai visto niente di simile. 
Quel ragazzo continuava a riservargli un sacco di sorprese. 
Entrò nell’ascensore e solo a quel punto smise di ridere rendendosi conto che in realtà non aveva idea di quale cavolo fosse il suo piano.
- Oh merda! - esclamò infatti. Guardò così Theo allo specchio, dormiva ancora... ma se camminava, magari poteva anche schiacciare il bottone giusto... decise che a quel punto tanto valeva provare per evitare di farsi ogni piano a piedi per scoprire in quale campanello risultasse scritto Theo Hernandez. 
- Theo, in quale piano stai? - chiese poi allungandogli la mano che gli teneva dal polso. Gli prese il dito indice e lo puntò sui numeri. 
- Andiamo, schiaccia il bottone giusto... 
Stava per arrendersi quando arrivato al numero sette, il più alto, schiacciò. Daniel si accese. 
- Speriamo non sia un caso... - poi realizzò. - Cazzo però, ultimo piano, eh? Hai l’attico! Porca puttana, mi fai sudare la lite con Alexis! Come se fosse colpa mia poi se sei così idiota da non renderti conto prima che sono figlio di Paolo Maldini! Cazzo, ti rendi conto che sono qua da mesi e solo ora te ne accorgi e quindi ci provi con me? Come pensi che possa sentirmi nel saperlo? E per giunta finisco per litigare con uno dei miei amici. Sei uno stronzo, ecco cosa sai! 
 Che poi erano tutte sue supposizioni perché non ne aveva proprio conferma, ma si sentì meglio a sfogarsi ad alta voce con lui, anche se sapeva che non lo sentiva. Forse era meglio così. 
Anche se comunque non era male stare con lui addosso, mezzi abbracciati in quel modo. Finalmente le porte si aprirono e proprio sul ‘tin’, Theo rispose biascicando con la bocca verso il suo orecchio per farsi sentire meglio. 
- Mi dispiace... 
I brividi partirono dalla nuca fino a tutta la schiena, riversandosi poi nell’inguine che tornò ad eccitarsi come prima. 
- Sei un grandissimo stronzo. - ripeté mordendosi la bocca e trascinandolo fuori. Theo riprese a camminare e Daniel capì d’aver fatto bene a non baciarlo prima per provare, visto che probabilmente non stava dormendo veramente. 
“Chissà se si ricorderà qualcosa domani...”
Si chiese curioso. Si fermò vedendo due porte. 
- Destra o sinistra? - chiese poi. La mano di Theo, ancora stretta in quella di Daniel che lo teneva su a peso, si sollevò verso la destra così il ragazzo lo portò nella porta che era in quella direzione. 
L’appartamento di Theo era molto grande e di lusso, come il resto del palazzo. All’ultimo piano poteva godere anche di un ampio terrazzo con piscina esterna che in quel momento era vuota ed inutilizzata, ma c’era comunque una vista da sogno sulla città.
Milano di notte aveva il suo fascino per tutte le luci sempre accese. 
Daniel viveva coi suoi in una villa poco fuori Milano e ovviamente gli piaceva, ma molti calciatori sceglievano l’appartamento di lusso in centro o in qualche zona vip e la vista aveva il suo fascino. 
Una volta dentro la prima cosa che vedevi era lo scenario sulla città, entrando nell’ampio salone a cui si affacciava il terrazzo. 
- Wow! - esclamò l’ospite meravigliato. Il resto della casa era arredata con gusto, ma dubitava avesse scelto lui qualcosa. Solitamente quegli appartamenti si trovavano così. Comunque era sufficientemente in ordine, anche se con cose buttate qua e là che denotavano la sua personalità. 
Daniel sorrise e lo accompagnò al divano. Aveva intenzione di scaricarlo lì e andarsene immediatamente, prima di creare disagi a sé stesso più di quanti già non se ne fosse creato. Lo scaricò come un sacco dell’immondizia pesante. 
Theo prese il divano in pieno e rimbalzò sul cuscino, ma non cadde per fortuna. 
Daniel stava per girare sui tacchi e andarsene lieto di averla superata quasi indenne, quando il cellulare vibrò indicandogli un messaggio arrivato. Si fermò a leggerlo e quando vide che si trattava di Alexis perse completamente la cognizione del tempo e del posto e lo lesse. 
‘Ho visto che sei andato via con lui. Complimenti per la coerenza. Non me lo aspettavo da te!’
Daniel chiuse gli occhi e si morse il labbro. 
L’unica volta che aveva agito senza pensare ecco cosa succedeva. In realtà ogni tanto lo faceva e c’erano sempre conseguenze. Però non smetteva di farlo. Le azioni senza cervello continuavano a perdurare nella sua giovane vita. 
Prima di accorgersene si era seduto nel divano accanto ad un Theo steso e svaccato che si era levato la giacca. 
‘La mia serata ormai era rovinata e lui era in coma etilico... per non rovinarla anche a Samu e Brahim che l’hanno organizzata e voluta, ho deciso di portarlo io!’ 
La spiegazione tecnica ed effettiva era quella, ma sapeva che non era sufficiente. 
‘Questo non ti rende coerente. Mi hai detto che non hai mire su di lui e poi lo porti a casa!’ 
Alexis non era uno che faceva tante piazzate e non era nemmeno permaloso, ma evidentemente questa cosa doveva averlo ferito molto, infatti insisteva nel parlarne. Forse in qualche modo voleva chiarire dal momento che non si sarebbero visti per un po’ di giorni. 
In cuor suo Daniel lo sperava. Una persona che voleva chiudere nemmeno ci parlava con l’altro. 
Però si rese conto che stava tremando mentre gli rispondeva e non si accorse che Theo invece gli si era issato addosso con la testa usando le sue gambe come cuscino. 
‘Non significa niente per me, è un compagno in difficoltà e l’ho aiutato! Non volevo rovinare la serata anche agli altri! Bastava la mia ad esserlo!’
Alexis ci mise un po’ a rispondere e Daniel rimase a fissare la chat di whatsapp mentre la mano libera giocava con i capelli corti e spettinati di Theo senza rendersene conto. 
‘Perché non ammetti che ti piace e basta? Faresti migliore figura. Non è un dramma. Ti capisco se ti piace. Smettiamola di prenderci in giro.’ 
Daniel sospirò ed alzò gli occhi al cielo con l’irritazione alle stelle. 
‘Non mi interessa, ma pensa quello che vuoi! Buona serata!’
Con questo Daniel decise di chiudere. Non poteva continuare in quel modo, era assurdo. 
Dovevano riparlarne a mente fredda dopo qualche giorno... anche se l’idea di non parlarsi per un po’ gli bruciava e non gli piaceva. 
In ogni caso in quel modo non sarebbero arrivati da nessuna parte, così chiuse il telefono decidendo di non guardarlo fino all’indomani. Per disintossicarsi e pensare con lucidità da solo. 
Alexis la pensava in quel modo, lui no.
O per lo meno credeva. 
Solo a quel punto si accorso che stava carezzando la testa di Theo che intanto gli si era steso addosso. Tese l’espressione guardandolo con aria di chi sapeva di essere in un guaio più grosso di quel che immaginava. 
Qualcosa di tutta quella situazione terribile gli stava piacendo.
Non litigare con Alexis e nemmeno che Theo si fosse accorto di lui solo quando aveva capito che era il figlio di Paolo Maldini.
Ma forse lui.
Forse gli piaceva lui e basta. O forse gli piaceva piacere. Classico. 
Per capire di cosa si trattava rimase a guardarlo. Gli dormiva addosso, tutto bello comodo. Bello e basta. 
Oltre a togliersi la giacca, si era anche aperto la camicia ed i pantaloni. 
- Quando diavolo ti sei spogliato? - gli chiese spontaneo fissandogli il torace scoperto, liscio, e i boxer che spuntavano dai pantaloni aperti. Quelli dove prima aveva frugato alla ricerca delle chiavi. 
Daniel riprese a mordersi il labbro fissandogli tutte quelle porzioni dove i vestiti si aprivano e nel complesso lui, steso lì, tutto lascivo abbandonato. 
Seducente nella sua naturalezza. Ma se ne rendeva almeno conto? Lo faceva apposta? 
- Sai con chi stai dormendo, almeno? - chiese poi curioso di sapere se fosse sveglio o meno. 
Theo che fino a quel momento sembrava addormentato piegò le labbra carnose in un sorriso malizioso e sornione e senza aprire gli occhi sollevò le mani, gli prese i lembi della giacca che lui aveva ancora addosso e tirandoselo giù, si alzò col capo ed il busto il necessario per trovare a metà strada la sua bocca. Di nuovo. 
A quel punto, proprio lì, Daniel non si ritrasse e non lo fermò. Non pensò ad Alexis e a nient’altro. 
Pensò solo che quel bacio che aveva voluto provare per bene prima, ora era lì. Era sulla sua bocca. 
Le sue labbra erano incredibilmente morbide. 
Theo gli succhiò il labbro inferiore e lui glielo lasciò fare, poi, vedendo che non scappava, aprì ancora di più e tirò fuori la lingua che infilò nella sua bocca. Daniel rispose istintivamente aprendosi ed accogliendolo. 
Si trovarono, si toccarono, si intrecciarono, si carezzarono. 
Forse era meno ubriaco di quello che pensava, pensò vagamente Daniel. Forse era più furbo che idiota. 
Mentre se ne rendeva conto, un sorriso gli affiorò sulle labbra mentre il calore lo invase assoluto, come un’onda bollente insieme ad un’eccitazione che gli fece capire senza alcun ombra di dubbio che gli piaceva. 
Gli piaceva baciare un bel ragazzo. 
Tutto lì. 
Era Theo a piacergli in particolare? 
Non lo sapeva, non ci aveva praticamente mai avuto a che fare prima di ora, era stupido dirlo. Impossibile. 
Ora era solo un bel ragazzo sexy che sapeva baciare bene anche da mezzo ubriaco. 
E comunque Theo era sicuramente convinto di baciare suo padre, non lui. Sicuramente. 
Perciò era solo un bacio così, per provare quella cosa. Quell’esperienza dei 360 gradi. Una delle cose che la vita gli stava proponendo e che lui aveva voluto provare. Una cosa che gli era piaciuta molto.


Note Finali: Forse Daniel è un po' biasimabile sotto un certo punto di vista, ma ho considerato il fatto che è un ragazzo di 19 anni, giovane, precipitoso come tutti quelli della sua età, che nel tentativo di fare le cose giuste e tutti felici, finisce comunque per fare la classica e normale cagata da diciannovenne. Theo è veramente ubriaco o ha fatto finta tutto il tempo? Lo capiremo meglio nel prossimo capitolo.

Ho fatto un disegno su questo capitolo, solo che non sono un asso ed era giusto per buttare giù qualcosa su cui avevo scritto. 

Ancora una foto di Daniel da solo A: perché non ci sono molte foto di Dani e Theo insieme e B: ancora qua l'io narrante è lui. Poi torneremo a vedere il POV di Theo.

Buona lettura.

Baci Akane

daneo