8. ORGASMI

daneo

La sua lingua ci sapeva fare. 
Le sue labbra morbide era come se risucchiassero le proprie. Per Daniel era ubriacante, molto più della birra bevuta prima. Quel bacio era intossicante e si sentì invadere da un’ondata d’eccitazione così potente da non poterla più ignorare. 
Fu a malincuore che lo spinse, Theo ancora beato si aggrottò e aprì gli occhi, ma lui mordendosi il labbro in difficoltà e carico di vergogna, se lo scrollò di dosso alzandosi alla ricerca del bagno e dell’acqua fredda. 
Non che fosse chiaro quale delle molte porte chiuse facesse al caso suo, ma la prima che aprì non andò a buon fine. Daniel si fermò aggrottato, arricciando le labbra. 
Quella era la camera. Si perse un momento ad osservarla. Ampia, spaziosa, un arredamento probabilmente impersonale, ma con stile. Lo stile di qualcun altro, ovviamente. 
Si distrasse il necessario per ritrovarsi le mani di Theo sui fianchi da dietro e la sua bocca sul collo. Daniel sgranò gli occhi shoccato trattenendo il fiato tutto rigido. 
Una rigidità che durò poco perché le sue labbra sul collo erano belle anche più di quando si erano occupate della sua bocca. 
Theo gli si appiccicò da dietro, completamente, abbracciandolo alla vita e prima che Daniel potesse riprendere possesso della sua mente, si rese conto che l’eccitazione era paurosamente salita più di prima; i brividi lo paralizzavano e se una parte della sua testa gli diceva che non doveva per tanti motivi, l’altra, l’istinto, il corpo, stavano reagendo rimanendo lì alla sua mercede. Assetato di ciò che Theo, così bravo coi corpi altrui, poteva fare. 
Lo dimostrò con le mani, una scivolò sotto la camicia raggiungendo i capezzoli che cominciò a stuzzicare e tormentare. Capezzoli già turgidi. 
L’altra invece aprì il bottone dei pantaloni e proseguì dritta dritta nel suo inguine. Daniel si ritrovò aggrappato allo stipite della porta, la bocca aperta in un tentativo di non sapeva bene cosa. Voleva riportarlo all’ordine oppure gemere e basta? 
Nell’incertezza boccheggiava, ma ormai la sua mano era sotto la stoffa sottile dei boxer e ormai armeggiava con l'erezione. Sentendola già dura mugolò sorpreso. 
Con la bocca che gli succhiava il collo, risalì all’orecchio mormorando compiaciuto: 
- Qualcuno sembra già pronto... 
Daniel aveva ormai gli occhi chiusi e non si rendeva conto di essere completamente abbandonato, percepiva vagamente il suo corpo attraverso i vestiti che si era aperto e mezzo tolto, i pantaloni gli scivolavano sulle cosce muscolose. Si sentiva avvampare, ma totalmente incapace di ribellarsi a quel piacere che gli sembrava di provare per la prima volta. 
Aveva già avuto relazioni con altre ragazze, ma era stato lui quello più attivo e comunque non erano state gran che. Forse la giovane età di entrambi e l’inesperienza. O forse che comunque farsi fare piuttosto che fare era decisamente diverso. 
Sapeva che non era una buona idea abbandonarsi a Theo in quel modo, ma non ricordava più perché. 
Oltretutto la decisione presa prima gli tuonava nel cervello. 
Godere di ogni occasione che la vita offre, perché è ora di vivere, vivere per bene e tutto a 360 gradi, senza privarsi di nulla. 
E se c’era un costo, per quello stile di vita che al momento non gli apparteneva ancora?
Quel costo valeva quel piacere così intenso che gli ottenebrava il cervello?
Non riuscì a ragionare più quando Theo gli tirò fuori l’erezione muovendo la mano con intensità e velocità. 
Il piacere fu assoluto e con la lingua nell’orecchio, Daniel ebbe il primo orgasmo causato da un altro ragazzo.
Non aveva idea che anche per Theo quella era stata la sua prima reale esperienza con un altro dello stesso sesso. 
Se avessero avuto una conversazione surreale con Samu, alla sua domanda di prima di ‘come puoi sapere di essere capace con un altro ragazzo?’, Daniel avrebbe risposto per lui.
‘Oh, credimi che se l’è cavata alla grande! Di lezioni non gli servono!’
No che non gli servivano. 
Daniel gli venne nella mano, vergognandosene, totalmente appoggiato a lui che non sembrava più quello ubriaco fra i due visto come lo gestiva e lo reggeva bene fra le braccia possenti. 
Theo sapeva decisamente far godere la gente, uomo o donna che fosse. 
Mentre se lo girava per baciarlo di nuovo, volendo spingerlo sul letto per completare l’opera, Daniel ebbe un guizzo di lucidità, di quel sé che era sempre stato e improvvisamente, in un flash crudele, si ricordò qual era il punto della questione. 
- Sei consapevole che ti stai facendo il figlio di Paolo Maldini ma non lui? 
Daniel si maledì di nuovo, l’aveva nominato ancora una volta. Sentì nettamente Theo eccitarsi, sentì il suo bacino premere con uno scatto contro il proprio. L’aveva preso e se l’era attirato addosso dirigendo l’erezione contro la sua, strofinandosi. Le mani sui suoi glutei, i pantaloni bassi, quelli di Theo ormai alle caviglie, lui che stava lottando febbrile per toglierseli dai piedi. La stessa fine aveva fatto la sua camicia ormai aperta, volata a terra. Daniel spalancò gli occhi shoccato, di nuovo, totalmente in difficoltà nel realizzare che l’aveva praticamente nudo davanti a sé.
L’aveva visto così tante volte, ma ora era diverso. Ora era consapevole e a quanto pareva lo voleva molto. 
- Credimi, lo sono. 
Peccato che quella risposta fosse troppo ambigua per dargli una motivazione per proseguire e Daniel ormai non era ottenebrato dal piacere che voleva provare, visto che ormai l’aveva già avuto. 
Così seppure a malincuore lo spinse contro il petto e con decisione indietreggiò, tirando fuori il carattere che gli aveva permesso non solo di cambiare ruolo rispetto a quello del padre, ma anche di diventare parte della prima squadra del suo storico club. Qualcosa che non a tutti i figli delle leggende riusciva. 
Theo lo guardò spaesato, prendendogli i polsi per tirarselo di nuovo addosso, ma Daniel non glielo permise. Mantenne deciso la distanza fra loro. 
- È stato incredibilmente bello, non posso dire che lo volessi perché in realtà non pensavo minimamente, prima di cinque minuti fa, ad accettare la tua assurda corte. Però alla fine mi sono lasciato andare e non lo rimpiango perché è l’orgasmo più bello che abbia mai avuto. Ti ringrazio. Forse mi hai aperto un mondo a cui non pensavo avrei mai ‘aderito’. Però ci sono troppi motivi per non proseguire e per non farlo più. 
Theo batteva gli occhi di continuo per riprendersi dal brutale ritorno alla realtà. Difficile vista l’erezione dura che i boxer non contenevano. Daniel si sforzava di non guardare, ma Theo lo lasciò, fece un passo indietro e con aria di sfida si abbassò la stoffa che gli rimaneva addosso, liberando il suo membro eretto e duro, pronto a concludere il piacere interrotto. 
Non disse nulla, attese che Daniel abbassasse lo sguardo, cosa che fece pentendosene. Inghiottì a vuoto con difficoltà, ma rimase saldo in sé. Ormai lui aveva avuto il suo orgasmo, stava bene, riusciva a pensare. 
- No Theo. Finché non vedrai me invece che mio padre, non se ne parla. E non credo succederà mai! 
Oltretutto c’era Alexis che non sapeva bene come collocare in quella storia, ma ci teneva a lui anche se avevano litigato. Alla fine forse aveva avuto ragione lui visto quello che era successo. O forse se non avesse spinto tanto su quel tasto, lui non si sarebbe indispettito al punto da reagire in quel modo, quasi vendicativo. 
Forse se Daniel fosse stato totalmente in sé senza pressioni esterne di alcun tipo, non avrebbe mai fatto nulla. Il punto era che l’aveva fatto e gli era piaciuto, ma c’era un’amarezza in quella conclusione. 
Theo di fatto non desiderava lui, ma suo padre. Su questo non poteva soprassedere. 
- Ma ci sei stato! - esclamò Theo col suo accento che era un misto fra il francese e lo spagnolo. 
Daniel annuì col cuore che ancora batteva impazzito, voleva ancora provare il resto ma voleva anche essere lui quello desiderato. 
- Volevo prendermi questo piacere nuovo, sperimentare qualcosa che la vita mi stava offrendo... 
Theo lo raggiunse tenendosi l’erezione in mano, volgare. 
- Ora la vita ti offre anche questo... 
Daniel scosse il capo e scivolò di lato andando alla porta, sebbene una parte di sé volesse il resto, eccome. 
Si allacciò i pantaloni e si sistemò la camicia, andando al divano a recuperare la giacca ed il cellulare che ad un certo punto aveva abbandonato e non ricordava nemmeno come e quando. 
Theo rimase appoggiato alla porta aperta, shoccato, contrariato, seccato. 
- È stato bello, davvero. - disse ricomposto e pronto ad andarsene. Lo guardò e se ne pentì. 
- Ma non succederà più di questo se non sarò io quello che desideri al posto di mio padre. 
Su questo punto non avrebbe transito. 

Theo non disse nulla, lo vide prendere la porta ed uscire abbandonandolo lì insoddisfatto. 
Era seccato, non capiva cosa fosse diverso dall’avere tutto. Andava bene una parte, ma tutto no? Come era possibile? 
O si rifiutava ogni prestazione sessuale oppure si accettavano tutte. 
“Incoerente! La prossima volta vengo prima io, vedi se mi rifiuta!”
A questo Theo si rese conto di starsi ammosciando a vista d’occhio e fissandosi fra le gambe, scosse il capo togliendosi i boxer per poi buttarsi sul letto così com’era, pancia in giù e l’aria di chi voleva solo dimenticare tutto. 
Chiusi gli occhi, non fu possibile dimenticare. 
La consapevolezza di essersi fatto il figlio di Paolo Maldini, proprio quello che si era proibito di fare, era arrivata col secondo treno. 
Si era ubriacato realmente e realmente aveva vomitato, ma l’espellere le tossine dell’alcool l’aveva fatto riprendere cammin facendo e la verità era che la dormita in macchina gli aveva fatto bene. 
In casa si era reso conto di stare di nuovo bene e di avere Daniel fra le mani e a quel punto era andato in tilt, non gli era fregato nulla che fosse il figlio di Paolo e che si era prefissato di non toccarlo per non complicarsi la vita. 
Alla fine se l’era complicata e doveva solo sperare che Daniel non fosse vendicativo e non dicesse a suo padre cosa era successo. Non immaginava Paolo a reagire bene davanti ad una notizia simile. 
‘Theo ha abusato di me!’
Si immaginava fisso in tribuna per il resto della sua vita.
Aveva visto fin troppe volte carriere di giocatori eccellenti finite perché c’erano problemi personali con l’allenatore. Quando questi ti metteva nel mirino, finivi in tribuna per sempre e lì la tua carriera era al capolinea anche se non lo meritavi. 
Non era comunque quella l’eventualità peggiore. La verità era che deludere Paolo era la cosa che più di tutte non avrebbe potuto sopportare. 
Non essere più il suo preferito. 
“È un casino, ecco perché dovevo farmi Alexis invece che Daniel, ma il mio cazzo si è mosso da solo ed alla fine non me lo sono nemmeno fatto del tutto! Fanculo!”
Theo non dormì più. 

Daniel guidava per le vie di Milano, una Milano notturna, completamente shoccato. Nella mente scena per scena ciò che era accaduto a casa di Theo. Le sue mani, la sua lingua, i baci e le carezze. E poi l’orgasmo. Era stato bello, anzi, bellissimo. 
Era un bel casino. 
Forse era stata la cosa in sé e Theo non c’entrava poi così tanto, ma il punto era che comunque l’aveva fatto con lui dopo aver litigato con Alexis. Gli aveva detto che non gli interessava e poi se lo era fatto. 
Era una persona orribile. Non meritava nemmeno una minima occasione. Nemmeno una possibilità di ritornare amici. 
“Se per me non significa nulla Theo e avrei potuto provare con chiunque altro, perché allora l’ho fatto proprio con lui, proprio stanotte, proprio dopo tutto quanto?” 
Ma c’era il punto cruciale, più di Theo, più di Alexis, più di ogni altro quesito sull’essere gay o cosa... c’era suo padre. Aveva accettato per la prima volta la corte ed il sesso di uno che in realtà voleva suo padre. Era un paletto che si era sempre detto di dover togliere perché lui era lui, aveva una sua identità. 
Invece sapendo che Theo voleva suo padre, ci era andato lo stesso. 
Era per questo che non si sarebbe più guardato allo specchio e non si sarebbe mai perdonato.