*Capitolo di passaggio fra un danno e l'altro, giusto il tempo di raccogliere idee e consigli da migliore amico e padre, per poi rituffarsi nel prossimo guaio. Perché alla fin fine, fra uno e l'altro non se ne salva uno. Buona lettura. Baci Akane*
9. VIGILIA DI NATALE
Le feste di Natale erano capitate al momento giusto, visti i casini con cui tutti si erano salutati.
Ognuno aveva qualcosa di cui pensare, in quella settimana di pausa dalle attività sportive. Al punto che quando Zoe chiese a Theo che cosa avesse e perché non ci desse dentro come al solito a letto, in modo alquanto esplicito e senza mezzi termini, il ragazzo aveva risposto che aveva qualche pensiero per la testa.
Lei se ne era stupita, ma gli aveva chiesto se voleva parlarne e lui aveva scosso il capo cercando di concentrarsi su di lei, senza successo.
Alla fine ci aveva rinunciato annunciando che doveva parlare con Samu, che solo lui poteva aiutarlo in quel casino che aveva fatto. Ancora una volta lei gli aveva chiesto di che casino parlasse, ma lui non aveva risposto e così aveva tentato chiedendo se riguardava il calcio.
A quel punto per togliersela di torno aveva detto ‘più o meno’.
Zoe rotolando nuda nel letto, bella come una dea dalle curve prosperose, le labbra carnose ed i tatuaggi, aveva detto ridendo:
- Vedi che non si ripeta o inizierò ad essere gelosa di Samu!
Theo aveva riso.
- Di Samu?! E perché mai dovresti essere gelosa di lui?
Aveva quasi detto ‘dovresti esserlo dei Maldini’, ma per qualche miracolo non l’aveva fatto.
Samu in quel momento era tornato a casa per passare le feste con la famiglia, in Spagna.
Per questo si era risparmiato un Theo in allarme e crisi esistenziale. Non aveva ricevuto sue notizie per tutta la mattina e quella sera dopo cena improvvisamente il francese si svegliava calcolandolo. Non l’aveva fatto lui per diverse ragioni.
La prima era che di mattina avevano dormito tutti fino a tardi, la seconda era che poi Samu si era prodigato nel viaggio verso Malaga.
La terza era che la vigilia di Natale erano tutti impegnati con famiglie o derivazioni varie per cenoni e quant’altro.
Però c’era anche una quarta ragione, che Samu non voleva annoverare, ma che esisteva.
La paura di chiedergli come fosse andata con Daniel, perché se per caso era successo qualcosa, non era sicuro di reggere l’intra storia. Sapeva di non essere in competizione in quanto il suo ruolo era esclusivamente d’amico, il suo migliore amico, ma fino a quel momento Theo aveva sbavato dietro a donne bellissime come Zoe e a Paolo Maldini che era più un dio per lui che un uomo come altri.
Era la prima volta che riversava i suoi impulsi sessuali verso un ragazzo normale. Per quanto il figlio di un dio potesse considerarsi normale.
Sapeva comunque di non poter evitare a lungo quella conversazione perché anche se la sera prima gli era sembrato giusto lasciare un ubriaco e rincoglionito Theo alle cure del giovane inesperto Daniel, sapeva dentro di sé che non sarebbe finita senza esiti. Perché conosceva Theo e sapeva che era uno che non si faceva sfuggire nemmeno mezza occasione.
Però si era detto che tanto in un modo o nell’altro Theo sarebbe andato con qualcun altro e che fosse Daniel, Alexis o chissà chi, per lui sarebbe stata dura digerirla. Perciò aveva deciso giustamente di pensare a sé stesso, consapevole che Theo e Daniel da soli in macchina non era stata la scelta migliore.
Ma come si era detto poi, non era il suo babysitter!
La voce di Theo era tremolante.
- Samu...
Samu mascherò bene i suoi drammi con un sonoro ed allegro:
- WOW MA SEI VIVO! Pensavo fossi morto, non ti sei più fatto vivo dopo ieri sera!
Erano abituati a sentirsi ogni secondo, in effetti.
Theo rise, Samu si immaginò il suo viso ridente, gli occhi coinvolgenti, splendidi. Si mise a dondolare nella sedia che stava a casa dei suoi genitori, quella sedia a dondolo grande e comoda gliel’aveva regalata lui e l’adorava, ci si metteva ogni volta che veniva a trovarli. Era posizionata in modo che potevi godere del caldo del caminetto in inverno e del panorama esterno.
- Mi spieghi perché mi hai abbandonato con Daniel? Non avevi nessun altro a cui scaricarmi?
Theo sapeva che era giusto essere scaricato, infatti non lo rimproverava per quello, bensì per il ‘con chi’.
Samu alzò le spalle trovando subito conferma che era successo qualcosa. Sapeva che non era la cosa migliore farsi il figlio del tuo capo. In nessun universo lo era. Specie se il capo era il tuo dio e tu eri il suo pupillo, il suo preferito in assoluto, il suo fiorellino!
- C’era lui lì in quel momento, si è offerto, non sapevo come dirgli ‘no guarda, se lo porti tu potrebbe resuscitare dai morti e saltarti addosso perché da oggi sei la sua fissa erotica!’
Theo rise per il modo fantasioso con cui raccontava.
- Perciò visto che letteralmente dormivi in piedi ho pensato che non saresti stato abile a rinascere... insomma, doveva solo scaricarti a casa... che avete combinato? - chiese poi rassegnato a saperlo.
- A te come è andata con il tuo... chi era alla fine? - domandò Theo prima di tuffarsi nei suoi drammi. Samu apprezzò che pensasse anche a lui, sapeva che Theo era un buon amico. Peccato che voleva fosse altro, invece.
- La cosa migliore del mio 2020! - esclamò di getto senza andare di proposito nei dettagli né dire il nome. Non aveva importanza il nome, tanto non l’avrebbero rifatto mai più. Theo rise di gusto deliziando le orecchie di Samu che adorava quando lo faceva.
- Bene, a me invece non è andata così meravigliosamente... o meglio in macchina ho dormito e mi sono ripreso, così quando mi sono accorto che qualcuno mi stava portando in casa ed ho realizzato che era proprio Daniel, ho pensato: WOW! UN SEGNO DEL DESTINO! ALLORA È GIUSTO CHE ME LO FACCIA! E LUI LO VUOLE ALTRIMENTI NON SAREBBE QUI!
In effetti Samu doveva convenire che la proposta di Daniel di portarlo a casa era stata strana.
- E poi? - fece incuriosito allungando la mano sul bicchiere di vino rosso che sorseggiava in virtù delle feste natalizie.
- E poi stavo bene, mi ero ripreso, gli sono saltato addosso, lui ci è stato. Abbiamo limonato duro un sacco, gli è piaciuto, si è eccitato, gli ho fatto una sega, è venuto e poi stavo per infilarlo quando Dani è improvvisamente rinsavito. L’orgasmo gli ha riattivato il cervello, forse. È scappato! Ha detto che gli è piaciuto ma che finché io voglio farmi suo padre, non avrò il resto! Cioè tu capisci che mi ha lasciato con venti centimetri duri, dritti e pronti e non ho avuto il mio fottuto orgasmo? La prossima volta vengo prima io e poi faccio venire lui! Cazzo!
Samu rise un sacco mentre preferiva seccare tutto il bicchiere di vino alla sua descrizione della serata, specie il dettaglio dei venti centimetri duri e dritti.
- Ovviamente non avevi bisogno di pratica! - disse riferendosi alla sua idea di fargli provare prima di buttarsi su un ragazzo sul serio.
Theo sospirò.
- Gli è piaciuto, sono stato bravo... è venuto... ma poi mi ha mollato così... cazzo Samu, non si fa! Adesso è diventata un’ossessione più di prima! Se ci stava non ci pensavo più, no?
Samu rideva dei suoi drammi anche se riconosceva non era bello quando capitava. Un conto era fare cilecca perché non diventava duro, ma se lo diventava e poi non potevi scaricarlo degnamente nel buco giusto era molto, ma molto peggio.
Ed era peggio per lui, ora, che si stava eccitando.
- È giovane ma non è scemo... ha le idee chiare... sa che te lo vuoi improvvisamente fare perché si è comportato per la prima volta da figlio di Paolo Maldini e questa cosa ti ha attizzato...
Theo capiva che le cose stavano così, ma era ugualmente brutto essere scaricati in quel modo.
- E se ora ce l’ha con me e parla male di me a Paolo e quello inizia ad odiarmi? - piagnucolò il francese. Samu piegò la testa di lato inarcando le sopracciglia, posando il bicchiere vuoto nel tavolino, riprendendo a dondolare con le gambe raccolte.
- Era il motivo per cui non avresti dovuto provarci con lui ma ripiegare su Alexis!
Theo lo sapeva, lo ricordava, ma non era colpa sua se si era ritrovato Daniel a casa!
- Ma ieri sera a casa mia c’era Daniel e non Alexis! - brontolò come se lui non avesse avuto il minimo controllo sulla situazione. Samu rise.
- Dio come ragioni col pisello! Sei meraviglioso!
Theo non sapeva se era un complimento o cosa, comunque non arrivarono ad alcuna conclusione se non di aspettare le evoluzioni della cosa senza fare assolutamente nulla, per non rischiare di peggiorare la situazione.
Anche se poi non fare nulla era anche più difficile che fare danni!
Daniel non riusciva nemmeno a guardare in faccia suo padre.
Era un bel problema visto che lui aveva sempre capito quando aveva qualche pensiero per la testa ed essendo un padre esemplare gli aveva ogni volta chiesto cosa avesse per aiutarlo a risolvere.
In questa, però, non poteva aiutarlo.
- Dani, ma tutto bene? - chiese dopo la cena, quando all’ennesima proposta per passare la serata tutti insieme fino alla mezzanotte, come da tradizione, lui aveva risposto a monosillabi con un’alzata di spalle, rimanendo in un angolo.
Paolo aveva guardato Christian, poco prima, per vedere se sapesse qualcosa, ma lui aveva alzato le spalle negando di averne idea.
Daniel si era morso il labbro in difficoltà, col cuore in gola. Era come se suo padre avesse un radar per capire quando i suoi problemi potevano deluderlo.
“Papà, sono andato con un ragazzo e mi è piaciuto, purtroppo lui voleva farsi te! Sono stato un tuo riflesso ed è stato orribile!”
Come glielo poteva dire?
- No, niente di grave...
Sapeva di non poter negare, gli occhi azzurri di suo padre, più chiari dei suoi che invece avevano una sfumatura più grigiastra, lo inquisivano mettendogli un sacco di ansia. Se avesse negato sarebbe stato peggio.
Paolo decise di lasciare un attimo da parte il resto della famiglia per vestire meglio i panni del padre. Da ieri, da dopo la partita, Paolo si era svestito del ruolo di dirigente per indossare esclusivamente quelli di padre e marito. Ci teneva a mantenere la propria vita privata esattamente come aveva fatto fino a quel momento.
Aveva notato che era rientrato tardi, ma non gli era sembrato strano immaginando che avesse passato la serata da Lorenzo con qualche altro amico a festeggiare la vittoria. Probabilmente i ragazzi avevano fatto un party clandestino da qualche parte, l’aveva messo in conto, ma nel non ricevere notizie si era tranquillizzato. Quelle brutte viaggiavano in fretta.
Gli si sedette accanto sul divano, notando che chiudeva la schermata del telefono per non fargli leggere.
- Hai litigato con qualcuno? - chiese insistendo. Sapeva che ormai era grande, ma non si smetteva mai di essere genitori.
Daniel sospirò insofferente, come poteva essere un figlio ingrato e stronzo se lui era così bravo a fare il padre?
- Sì... circa...
Non sapeva cosa dire, non voleva mentirgli, anche perché lo scopriva subito, ma doveva dargli una risposta. Poi pensò alla sera precedente e si ricordò di aver litigato con Alexis.
Aveva questo enorme peso esplosivo dentro, sapeva che non sarebbe andata bene.
- Alexis. - disse consapevole di dovergli raccontare di più. Paolo stupito si chiese come si facesse a litigare con uno dolce e malleabile come Alexis.
- Risolverai? - indagò notando che non voleva andare nei dettagli. Voleva solo capire se fosse qualcosa di grave oppure no. Se dovesse intervenire in qualche modo. Magari Daniel poteva scoprire cose brutte che riguardavano dei compagni di squadra ed essendo figlio del dirigente non sapeva come gestirle.
- Sì, sì... non è grave... è un equivoco, capisci? Lui crede che io gli ho fatto un torto intenzionalmente, ma non è così...
- Ma il torto glielo hai fatto? - chiese Paolo puntando la questione sulla cosa più rilevante. Non era accusatore, ma era davvero bravo a capire la gente.
Daniel sospirando annuì vergognandosene.
- Alla fine sì, però non volevo... diciamo che... quando mi ha accusato non l’avevo ancora fatto, perciò in quel momento era nel torto lui! Poi però ho fatto quello che mi accusava ed in questo senso poi ha ragione, ma quando mi ha accusato non avevo fatto nulla... è...
Si fermò realizzando di essere stato caotico e per nulla chiaro, quindi sospirò abbassando le spalle tese:
- È solo complicato! Ma nulla di irrisolvibile, spero!
Paolo sorrise comprensivo, felice che si fosse aperto, che fosse ancora il suo bambino. Non poteva certo dirglielo, ma gli mise una mano sul ginocchio confortandolo.
- Suppongo dovrai chiedergli scusa comunque, a prescindere da quando hai fatto il torto. Il punto è che lo hai fatto, no? Però sono sicuro che se ti scusi andrà tutto a posto.
Daniel fra le mille cose aveva pensato anche a quella ed in effetti suo padre non aveva torto. Aveva fatto ciò di cui poi Alexis l’aveva accusato. Non sapeva perché.
Il resto dei suoi pensieri erano un po’ per Theo e al fastidio per essere stato la sua mira solo in quanto figlio di suo padre, un po’ per sé stesso, per aver accettato solo perché era un’occasione facile, nuova, intrigante.
E perché Theo era bello.
“Sono stato meschino con Alexis, paradossalmente la questione con lui è quella più facile da risolvere... gli chiederò scusa... è il resto che è un casino!”
Non sapeva se aveva accettato Theo perché era lì a provarci con lui in una serata particolare o perché invece un po’ gli piaceva. Non sapeva se quel godimento provato in quel modo poteva significare qualcosa e in quel caso, cosa fosse.
Aveva solo tantissimi quesiti. Suo malgrado annuì sorridendo, tentando di guardare suo padre negli occhi.
- Sì, lo farò... grazie... - rispose per tranquillizzarlo. Paolo gli chiese di unirsi a loro per qualche gioco in tavola e alla fine decise di farlo. Tanto non erano cose risolvibili nell’immediato. Sempre che poi lo fossero state.
“Probabilmente saprò tutto quando rivedrò Theo fra qualche giorno...”
Quella pausa in quel momento era decisamente la cosa migliore, si disse seguendolo sul tavolone che stavano imbandendo con qualche gioco che sarebbe stato lunghissimo da concludere, ma che probabilmente l’avrebbe distratto un po’.