10. ANCORA IN MEZZO

thimo

Il vuoto nel suo cervello riempito improvvisamente solo ed esclusivamente del concetto di Sandro che baciava Simon e poi proprio il soggetto in questione in arrivo alle spalle del ragazzo che aveva davanti.
Così poco per sistemare le cose e capire che diavolo fosse successo e soprattutto perché si sentisse così a fuoco. 
- Non so che cazzo devo fare, ora... 
- Beh, è meglio che lo decidi in fretta, perché adesso sta arrivando Simon e punta proprio a te.
Il panico di Sandro peggiorò e impallidendo fece per afferrarlo e nasconderglisi dietro, probabilmente desistette per via della piccolezza di Brahim, non si sarebbe mai nascosto bene. 
- Aiutami, che faccio? - chiese Sandro afferrandogli comunque la mano. Brahim si strinse nelle spalle mettendo da parte le proprie strane emozioni improvvise e guardando dietro Simon l’arrivo di Zlatan, spalancò gli occhi proprio come Sandro aveva fatto nel sapere che stava arrivando il bel danese. 
- Ok, tu ti occupi di Simon io di Ibra... 
- Che fai tu?! - sibilò a denti stretti e sottovoce Sandro, pallido come un cencio, carico di un terrore puro. 
- Sta arrivando anche Ibra, adesso ce li dividiamo e sistemiamo le cose o stasera faremo tutti una partita terribile e non possiamo! 
- Ma io non so come... 
Brahim non lo fece finire, lo prese e lo girò spingendolo verso Simon ormai lì, lui poi scartò i due e si parò davanti a Zlatan. Era quasi trasparente ai suoi occhi, fra la piccolezza ed il fatto che fissava male proprio i due che si erano appena incontrati; tuttavia per lo spagnolo al momento era più facile e meno pauroso affrontare il gigante incazzato piuttosto di ciò che aveva appena provato nel sapere che Sandro e Simon si erano baciati. 
Lo prese dunque per il braccio e usando tutta la sua forza lo tirò via verso l’uscita. 
Non avrebbe avuto la minima speranza se non fosse stato per il fatto che alla fine Zlatan stesso parve convincersi che era meglio andare via con lui piuttosto che guardare quei due parlare. 
Con un’abilità sconcertante anche per lui per primo, lo condusse sul pullman e lo sistemò in fondo in quello che era il posto solito suo, di Theo e Samu. 
Vedendoli, Theo gli lanciò un’occhiata shoccata che per poco Zlatan non notò e per un pelo riuscì a mettere una mano sulla boccaccia di Samu, facendolo sedere non in fondo con loro, come da consuetudine, ma in altri posti poco più avanti. 
Brahim li vide parlottare animatamente ma senza farsi sentire chiaramente, poi gli arrivò un messaggio da Theo che ebbe la decenza di leggere di nascosto. 
‘Che cazzo fai?!’
‘Sandro ha baciato Simon e Ibra li ha beccati’
‘Ma non è caduta Milanello!’
‘È tutto quel che so. Sto solo cercando di non far scontrare i titani!’
Simon non era notoriamente pericoloso, anzi. Erano tutti molto sicuri e sereni sul fatto che mantenesse sempre il sangue freddo. Sapevano che non era in grado di arrabbiarsi, non se lo immaginavano proprio, ma ugualmente tendevano ad avere soggezione di lui perché erano perfettamente consapevoli che uno così era meglio tenerlo sempre buono e calmo e non vederlo mai perdere la testa. Però in una situazione come quella il rischio che invece si scontrasse male con un altro titano era alta e non era il caso di mettere alla prova nessuno.
‘Cazzo il piano era chiaro! Come ha fatto ad incasinarsi?’
Brahim non poté rispondergli, non che poi fosse impegnato in una fitta e costruttiva nonché chiarificatrice conversazione con Zlatan. Se ne stava zitto e muto come uno squalo in procinto di trovare la sua preda e sbranarla. 
Ma era meglio così, che se ne stesse zitto e muto e che non spalancasse le sue fauci. 
Non osò chiedergli come stesse, se avesse di nuovo bisogno di distrarsi, di compagnia o non ricordava più con quale scusa gli si era seduto sopra infilandogli la lingua in bocca. Improvvisamente non aveva più quella voglia impellente, anzi. Voleva solo capire che diavolo fosse saltato in testa a Sandro. Perché non aveva rispettato il piano? Non che gli importasse del piano di per sé, che se non ricordava male era stato fatto per aiutare proprio Zlatan e Simon a far pace invece che aiutarli a separarsi. 
Più che altro gli importava di Sandro e se prima era stata una questione confusa nella sua testa, adesso era chiara come la luce del sole. Perché? Perché aveva baciato Simon? 

Già, perché aveva baciato Sandro? 
‘Chiederesti al tuo caro amico perché cazzo ha baciato Simon invece che chiedergli se sta con Ibra ed eventualmente aiutarli a risolvere i loro problemi? Quale parte del piano chiaro semplice e preciso non ha capito?’
Theo fece la prima cosa che gli venne in mente. Ovviamente scrivere a Daniel il quale gli rispose subito shoccato, non che potesse vedere la sua faccia, ma era evidente lo fosse dal tono del messaggio. 
‘Che diavolo ha fatto Sandro?!’
‘So solo che ha baciato Simon ed ora Brahim sta cercando di evitare che scoppi la bomba atomica!’
‘Oddio legate Brahim, ha un potere di far peggiorare tutto...’ in seguito aggiunse ‘Ma non dovreste essere verso San Siro?’
‘Infatti siamo in pullman, sono arrivato che Brahim era con Ibra dietro e mi ha scritto del bacio. Non ne sa nulla nemmeno lui. Adesso ho paura!’
Theo che ne aveva era tutto un dire visto che non era nato col filtro della paura. 
‘Non hai mai avuto paura di Ibra...’ Daniel lo sapeva perché ne avevano parlato molto. 
‘Infatti ho paura che si scateni Simon. Sai cosa succede se uno come lui si incazza?’
A quel punto Daniel dovette convenire con lui, era risaputo a livello universale che i calmi e freddi non dovevano perdere la testa, che se rimanevano controllati c’era un motivo. 
‘Adesso Sandro è con Simon, suppongo dovessero parlare del bacio...’
‘ADESSO?!’
‘E CHE CAZZO TI DEVO DIRE? È IL TUO AMICO, MICA MIO! VEDI DI TROVARE IL SUO CERVELLO PERDUTO!’
Theo sospirò tragicamente appoggiando malamente la testa all’indietro, nel sedile, chiedendosi che avesse fatto di male per meritarsi l’Apocalisse. 
Una volta che avevano un piano per aiutare qualcuno, per fare una buona azione, no. Il mondo si doveva rivoltare contro. 

‘A chi hai infilato la lingua in bocca tu? Cosa c’era di poco chiaro in ‘chiedi se sta con Ibra’?’
Per poco Sandro non soffocò con la sua saliva, quando lesse il messaggio di Daniel. Anche se non era fisicamente lì, in qualche modo c’era comunque e chissà come mai sapeva tutto in diretta.
“Lo chiamerò Sauron!” pensò Sandro nel dramma, ma a lui invece scrisse criptico e sbrigativo: ‘Poi ti dico.’
Lo fece giusto per tenerlo buono, non voleva fare arrabbiare anche Daniel, poteva essere l’unico alleato rimasto, ormai. 
Avrebbe potuto coinvolgere Alexis, ma non voleva turbare il suo precario equilibrio e preferiva lasciarlo all’oscuro dei casini cosmici che stava combinando. 
Forse si era sentito escluso, dopo aver saputo in qualche mese che avevano combinato quei tre, Daniel, Alexis e Theo. 
- Scusami per prima, non volevo metterti nei guai o mettermi in mezzo... io ho un difetto. Quando mi agito mi perdo. Cioè non capisco più niente, mi disconnetto col cervello e finisco per fare cose totalmente a caso... - tentò di spiegarsi rendendosi conto tardi che forse stava facendo peggio. 
- Perciò mi hai baciato per caso? Su tutte le cose che potevi fare, hai baciato proprio me? E per caso lo fai anche con chiunque altro? 
Sandro sospirò e avvampando di nuovo scosse il capo convulsamente senza osare guardarlo. Ora poi che era seduto vicino a lui, verso la parte anteriore del pullman, era un dramma. 
- No, ovvio che no... faccio cose stupide. Forse era meglio dire questo. 
Che non spiegava proprio niente, comunque. 
- Baciarmi era stupido? 
A quello Sandro annuì convulsamente spalancando gli occhi. 
- Sono andato in agitazione. Scusami. 
Simon sospirò paziente e fece per mettergli una mano sul ginocchio ma poi si fermò ricordandosi com’era andata prima. 
Sandro guardò la mano e poi guardò lui di sottecchi, cercando di farsi coraggio. 
- Non sono un codardo. - disse poi cercando di spiegarsi meglio. - E nemmeno pazzo. Solo che ho questo difetto. Quando mi emoziono troppo, parto in quarta. Non penso proprio. Non volevo baciarti. O meglio, una parte di me chiaramente lo voleva, ma non l’avrei mai fatto. Non volevo razionalmente. Perché volevo prima chiederti se tu e... - lanciò un’occhiata indietro indicando Zlatan senza nominarlo, pensando ilare che invece lui potesse chiamarlo ‘Voldemort’, alias ‘Colui-che-non-deve-essere-nominato’. 
Simon, sempre calmo, si aggrottò cercando di capire.
- Come sapevi? - sicuramente non era un dubbio normale, non aveva mai dato adito a dicerie con Zlatan. 
Ovviamente non glielo poteva dire. Sandro pensò velocemente ad una risposta soddisfacente, poi si strinse nelle spalle e lo guardò vago. 
- Non potrei dirlo... 
Non gli venne nessuna scusa plausibile, ma Simon inarcò un sopracciglio e questo gli bastò per farlo parlare. 
- Ok, Brahim ieri sera ha capito che stavate litigando e parlando con Ibra ha capito da solo che doveva avere problemi sentimentali con te... siccome non ne era sicuro volevamo capire se avevate problemi, se stavate insieme... 
Sandro vuotò il sacco per benino sotto lo sguardo inquisitorio e severo di Simon, sperava solo di non aver rovinato tutto con lui, ci teneva troppo. 
- E una volta che avresti avuto la risposta, che avresti fatto? - continuò ad indagare. Sandro non riusciva proprio a stare zitto, era più forte di lui. A Simon doveva rispondere. 
- Se avessi detto che non c’era niente, probabilmente ti avrei baciato lo stesso... mi è sembrato di cogliere dei segnali che mi hanno emozionato ed agitato e il cervello si è spento. 
Simon finì per sorridere intenerito, forse un po’ lusingato. Difficile dirlo. Sandro lo scrutò cercando di capirlo ma decise che non si poteva leggergli dentro e decise di smettere di provarci. 
- Perciò se ti avessi detto che stavamo insieme ma che non volevo intromissioni? 
- Avresti davvero risposto a quella domanda? 
Simon fece di nuovo un brevissimo movimento di sopracciglio indecifrabile a cui aggiunse mezzo sorriso che peggiorò le cose e arrossendo Sandro distolse lo sguardo insofferente e confuso più che mai, peggio di prima. Stava di nuovo per fare qualcosa di stupido. 
- Comunque mi dispiace, spero di non aver fatto un casino irrimediabile. Non voglio che vi lasciate o litigate o... 
- Non è colpa tua, i problemi li avevamo a prescindere. - sentendoglielo dire, Sandro tornò a guardarlo di sottecchi, sorpreso che lo ammettesse. Attese il resto che non arrivò e capì che più di quello non gli avrebbe concesso, ma si sentì speciale per tanta apertura. 
- Sistemerete le cose? - chiese ancora, dispiaciuto e amareggiato. 
- Non lo so. - rispose gentilmente, guardando verso il finestrino. 
- Posso fare qualcosa? - continuò. 
- No, nessuno può. - e non sembrava infuriato, ma provando a guardargli il profilo che si stagliava contro il finestrino ed il paesaggio del pomeriggio, gli sembrò di vedere tristezza in quegli occhi lontani e sfuggenti. Ma non ne fu certo. Non osò dire altro, non sapendo in che altro modo aiutarli né, se in effetti, qualcuno avrebbe potuto. 
‘Mi sa che sono al capolinea...’ scrisse poi a Daniel, prima di avergli spiegato il resto nel dettaglio. Daniel si fece bastare quel messaggio, consapevole che poi appena avrebbe potuto l’avrebbe chiamato ed aggiornato per bene. 
‘Quindi stavano insieme davvero...’
‘Credo che ‘stavano’ è il tempo giusto’ rispose intendendo il verbo al passato. 
‘Dai, non pensarci, dubito sia colpa tua se due così sono in crisi. Nemmeno potevo immaginare stessero insieme!’
Sandro apprezzò il tentativo di tirarlo su, ma lui continuò a sentirsi in colpa o forse semplicemente giù per aver sfiorato un bel sogno. 
C’erano certe persone che ti facevano sentire speciale perché erano loro ad esserlo. Speciali in un modo indefinibile. Attiravano l’attenzione con una sorta di potere inumano e quando qualcuno gli si avvicinava, trasmettevano la sensazione di aver toccato il paradiso. 
Sandro, dopo averlo solamente sfiorato, aveva dovuto metterci una pietra sopra. Non fu facile. 

‘Dice che Simon ed Ibra stavano insieme ma non crede hanno speranze...’ 
Quando Daniel aggiornò Theo consapevole che aspettava di sapere qualcosa, questo rispose subito stizzito con un moto di ribellione tipica sua. 
‘Sciocchezze! Se stavano davvero insieme, sono troppo perfetti! Non finirà così facilmente.’
Siccome sembrava fin troppo sicuro, Daniel non gli rispose consapevole che quando faceva così non significava niente di buono.
“Conoscendolo si metterà in mezzo e farà peggio di quanto non hanno già fatto quei due disgraziati... ma penso che valga la pena lasciarlo fare. Con me alla fine l’ha spuntata!”

Quando scesero dal pullman Theo andò subito da Brahim e sollevò il mento in silenzio, chiedendogli senza parlare cosa avesse detto Zlatan. Brahim però scosse il capo e si strinse sconsolato nelle spalle, sussurrando piano per non farsi sentire dal loro compagno che ormai era già avanti diversi metri rispetto a loro. 
- Non ha detto mezza parola...
- E tu non gli hai chiesto nulla? 
Brahim tornò ad alzare le spalle facendo una smorfia dispiaciuta e rattristata: - Volevo solo evitare che uccidesse Sandro... 
Theo sospirò affiancandolo con Samuel che si metteva dall’altra parte. Gli lanciò un’occhiata notandolo pensieroso e corrucciato, come se non fosse convinto di qualcosa.
- A cosa pensi? - chiese infatti curioso, consapevole che gli frullava qualcosa in testa. 
- Che non importa che storia sia e che problemi hanno, non può finire così. Sono troppo perfetti insieme. 
Il suo commento stupì i suoi due amici che, uno per lato, lo guardarono in tandem sorpresi di quella frase che non presagiva niente di buono, trattandosi di lui. 
- Theo... va bene che non hai il senso della paura... ma io fra quei due non metterei più mezzo dito... - fece Samuel perplesso, avanzando insieme agli altri nei corridoi di San siro che li portavano agli spogliatoi rossoneri. 
- Anche perché quando abbiamo provato a farlo abbiamo fatto ancora più casino... - sottolineò Brahim preoccupato. Theo però indurì risoluto lo sguardo e varcando la soglia dello spogliatoio lo videro puntare gli occhi dal taglio felino dritto dritto su Zlatan, già seduto nel suo sedile a spogliarsi e prepararsi per il riscaldamento iniziale. 
I due amici rabbrividirono al genere di occhiata, gliel’avevano 
 vista solo quando aveva deciso di prendersi Daniel e non lasciarlo più andare. Alla fine l’aveva spuntata e dopo una serie di danni senza fine, era riuscito a fare una cosa giusta fra mille sbagliate. Quella risolutiva. 
- A questo punto, tanto vale lasciarlo fare... - commentarono sottovoce Samu e Brahim manco si leggessero a vicenda nel pensiero. 
Soprattutto perché impedirgli di fare qualcosa che invece si metteva in testa in quella maniera, era praticamente impossibile. 

Il primo assurdo impulso di Theo fu quello di andare da Zlatan, ma si fermò in tempo realizzando all’ultimo momento che probabilmente Sandro aveva già detto a Simon che loro sapevano grazie alle deduzioni di Brahim, di conseguenza se si fosse intromesso non avrebbe dovuto esordire con una faticosa e complessa spiegazione.
Sebbene era legittimo pensare che anche Zlatan ormai avesse capito che loro sapevano visto che Brahim l’aveva acchiappato e se l’era tirato dietro per evitare sbranasse uno fra Sandro e Simon. O entrambi. 
“Brahim dice che non gli ha detto nulla, se l’è solo tenuto vicino. È presumibile che abbia capito che sa, ma potrebbe non sapere QUANTO sa e di conseguenza sappiamo anche noi. Meglio arrivare a lui alla fine, eventualmente. Simon invece sa, perché Sandro gli ha detto per forza tutto, conoscendolo. Se non dovessi ottenere nulla dal dio nordico uno, passerò al dio nordico due.”
Non che gli passasse per l’anticamera del cervello di farsi i cazzi suoi e non infilare il suo naso in mezzo a quelli degli altri. 
Finiti di prepararsi e diretti tutti insieme nel tunnel verso il campo per il riscaldamento, Theo affiancò Simon davanti a tutti. 
Diede un’occhiata veloce a Zlatan, uscendo dallo spogliatoio rossonero, e vide che era indietro e che lanciava occhiate di fuoco, così si affrettò. 
Non intendeva fare chissà cosa, solo che sapeva era importante cercare di battere il chiodo finché era caldo e spingerli a risolvere tutto subito, prima che il muro di ghiaccio di Simon si inspessisse ulteriormente e diventasse impossibile da abbattere persino per Zlatan. 
Superò qualche compagno che non vide nemmeno e affiancò Simon che era andato senza dire mezza parola ad anima viva o aspettare nessuno. 
Uscirono prima degli altri accolti come di consueto dagli applausi dei tifosi allo stadio che entrambi ignorarono, calpestando l’erba ed entrando in campo da soli avrebbero atteso un po’ prima di iniziare il riscaldamento effettivo.
Theo si lanciò un’altra occhiata veloce alle spalle, verso le scale che avevano appena fatto, poi calcolando all’incirca un minuto di tempo, attaccò senza rifletterci molto. Nella mente solo la fretta e la necessità di dire qualcosa, non sapendo poi cosa sarebbe uscito dalla sua bocca. 
- Pensi di lasciar finire tutto così? 
Non ne sapeva un accidente, in realtà, della loro storia, di loro e di cosa fosse successo nel dettaglio dopo il bacio. Né tanto meno come fossero arrivati a quel punto. Simon non aveva l’aria di essere uno sprovveduto, lasciarsi baciare così da Sandro era strano, sebbene non avesse ancora avuto tempo di farsi raccontare i dettagli. 
Simon gli lanciò un’occhiata breve e gelida, poi tornò avanti a sé, fra gli spalti gremiti di gente lì per loro, non ne vedeva realmente nessuno. 
Non fece una piega. 
- Cosa ti fa credere che dipenda da me? 
Theo non ne aveva la più pallida idea, ma aprì di nuovo bocca seguendo il suo puro istinto, come sempre. 
- Se ti sei fatto baciare da Sandro era per provocare Ibra. Adesso che l’hai fatto aspetti cosa, che uccida tutti e scateni un’Apocalisse? Non so nemmeno come siete vivi... 
Aveva parlato troppo di proposito. Guardò ancora dietro, ormai i primi compagni li stavano raggiungendo. Pochi passi. 
Simon, sempre senza guardarlo, ma assottigliando gli occhi azzurri simili a lame di ghiaccio, sibilò tagliente: - Deve solo provarci. 
Theo rabbrividì e si zittì non potendo più dire nulla.
I loro compagni erano arrivati e Simon iniziò la corsa per il riscaldamento. 
Alessio, dietro di loro, notò una strana aria sinistra fra loro e guardò Theo prima di seguire il suo compagno di reparto. 
- Tutto bene? Percepisco un’aria tetra... 
Theo scrollò le spalle e fece una smorfia, ma non di resa, bensì di stizza e amarezza insieme. 
Pensavano di scaricarlo così facilmente? Nemmeno Daniel ci era riuscito, non avevano speranza loro.