16.  SALVIAMO I NOSTRI PAPÀ

theo

Come da loro previsto, fu Simon ad andare da Brahim e chiedergli di cambiare le coppie. Chiese espressamente di poter stare con Theo. 
- So che tu e lui vi trovate bene... - disse sottile come una lama di rasoio, sul limite del gelo artico. 
Brahim rabbrividì alla frecciata e sorrise teso, di circostanza. 
- Sì, beh... - poi tentò di cambiare il discorso: - Mi dispiace che avete problemi... 
Simon, sceso dal pullman che li aveva portati in hotel e recuperato la sua valigia a mano, la tirò dritto e apparentemente indifferente, senza degnarlo più di un’occhiata. 
Brahim inghiotte di nuovo a vuoto massaggiandosi il collo per dietro dove i brividi l’avevano quasi ucciso. 
- Da paura...  - mormorò a Theo arrivato ad affiancarlo, immaginando cosa gli avesse chiesto. 
- Come pensavamo? - chiese l’amico con consapevolezza. 
- Come pensavamo. - confermò scontento Brahim. Sospirò e guardando Sandro con aria disperata, di chi doveva rinunciare al suo dolce preferito, capì che non avrebbe avuto proprio scelta. 
- Significa solo una cosa. 
- Che fra loro è proprio male? - chiese Theo tirando la propria valigia con lui che faceva altrettanto, entrando nella hall. 
- No, che dobbiamo vincere a tutti i costi domani o la mia occasione con Sandro sfumerà alla grande. Ed anche la loro di tornare insieme! 
E di questo ne era sentitamente convinto. 
Theo si guardò bene dal fargli notare che dopo domenica il mondo non finiva e che avrebbero avuto tutti un mare di occasioni, volendo. Vedendolo convinto di quello, decise di lasciarlo nella sua convinzione. 
“Vedi mai che vinciamo davvero grazie a questa sua strana idea!”
Vedi mai che aveva ragione. 

Theo non aveva molto per la testa, tendeva ad improvvisare tutto sul momento anche se attualmente avevano un piano in piedi. Non che i precedenti fossero andati a buon fine e forse proprio per questo tendeva a considerarli solo in parte, consapevole che tanto qualcosa sarebbe andato storto. 
Tuttavia gli venne quasi un colpo quando si sentì afferrare per un braccio e tirare brutalmente dentro ad uno dei bagni del ristorante dell’hotel, vicino cui stava passando dopo la cena con tutti i suoi compagni. 
Convinto fosse un fan inopportuno che in qualche modo aveva avuto accesso al posto, si girò coi pugni stretti e muso duro, pronto ad attaccare. 
Quando si ritrovò spinto contro la porta chiusa ed il viso di Ante a pochi centimetri dal proprio, sospirò di sollievo chiudendo gli occhi e appoggiando la testa all’indietro. 
- Ante, mi hai tolto dieci anni di vita! Ti sembra il modo di tirarsi in parte qualcuno? Così mi uccidi! Ecco perché Samu ti chiama serial killer! 
Riferimenti che solo lui poteva sapere. Ante che in un primo momento era rimasto davanti a lui per impedirgli di scappare o reagire male, lo lasciò e si allontanò di un passo guardandolo corrucciato ed interrogativo. 
- Com’è che mi chiama? 
- Lascia perdere... - fece Theo scuotendo la testa ed approfittando del bagno vuoto in cui era stato spinto a forza. 
Andò dritto ad uno degli orinatoi e mentre lo usava nella più totale tranquillità, chiese: - Che succede? Guarda che sono occupato, ora. Adesso mi consacro alla luce dei miei occhi, prima o poi anche lui lo capirà che siamo una vera coppia... perciò se cerchi qualcuno per trombare hai sbagliato. 
Non si sarebbe mai zittito se Ante alzando gli occhi al cielo non l’avesse fermato bruscamente.
- Oh Dio, ma quanto parli? 
Theo si girò con occhi sgranati, incredulo che l’avesse detto ad alta voce. 
- Io?! 
- No, vedi qualcun altro? - rispose polemico ed irritato per questioni che Theo ignorava. 
A quel punto finendo di fare i bisogni, si scrollò, si sistemò ed andò placido a lavarsi le mani. Il tutto mentre Ante aspettava di essere calcolato seriamente. Braccia conserte appoggiato ad uno dei lavandini.
Arrivatogli vicino, aprì l’acqua e si lavò, mentre lo faceva gli concesse uno sguardo furbo e sorrise. 
Non perché avesse chissà cosa in mente, semplicemente era l’inclinazione naturale del suo sguardo. Non c’era uno a cui non piacesse il modo in cui guardava gli altri. 
- Dunque? Vuoi uccidere qualcuno e ti serve un complice? Pensavo che Rade ed Ibra fossero sufficienti... 
Non smetteva di scherzare perché era il suo modo di fare, ma irritato oltre ogni limite, Ante gli chiuse il rubinetto per non spiaccicargli la faccia sotto il getto, cosa che ai vecchi tempi avrebbe fatto. 
- Ascoltami bene. - disse infine spingendosi verso di lui per farsi guardare per bene in viso. Theo si irrigidì e finalmente si fece serio e zitto, capendo che doveva essere davvero stato coinvolto anche lui nelle faccende del ‘salviamo i papà!’
- Se stanotte mi capita in camera Zlatan che mi chiede di stare con lui perché non può stare con Simon, faccio una strage. Perciò voi che vi divertite a ficcare il naso nelle vite degli altri, vedete di vedere!  
Mai avvertimento fu fatto in modo peggiore.
Theo, che come sempre non aveva paura di nessuno se non forse solo di Simon col quale ci avrebbe dormito insieme, si mise le braccia conserte e lo fissò corrucciato. 
- Ti sembra il modo di chiedere un favore? 
- Un favore? Guarda che non è mia competenza, Zlatan! 
- Beh, nemmeno mia, se è per questo!
- Ma voi vi divertite a giocare all’agenzia matrimoniale! 
Theo scoppiò a ridere non riuscendo a rimanere serio per così tanto tempo, specie perché ormai le cose si erano già messe così come voleva Ante. 
Infatti scuotendo il capo rise spingendolo mentre si sistemava nella stessa posizione, accanto a lui. Il fondoschiena appoggiato al lavandino dietro di sé appena usato, le braccia conserte, lo sguardo rivolto in avanti, verso le porte aperte e vuote dei bagni. 
- Va bene, dai, ci siamo già sistemati noi con loro. 
Ante lo fissò male e gli diede un pugno nel braccio che per lui sarebbe dovuto essere amichevole. A Theo fece l’impressione che il braccio potesse cadergli. 
- Potevi dirmelo prima di farmi fare sta sceneggiata! 
- Eh sai, mi diverto con poco... - rispose ancora ridendo lasciandolo di nuovo spiazzato. Il suo sorriso era la cosa più contagiosa che chiunque avesse mai visto. 
- Va bene... quindi è tutto nelle vostre mani? - chiese dubbioso tornando a concentrarsi sulla questione principale, per questo distolse lo sguardo e fissò torvo per terra. 
- Sì, se ti fidi... - dicendolo lo guardò e scoppiò di nuovo a ridere vedendo il suo sopracciglio alzato perplesso. 
- Spiegami cosa avete in mente! Chi sta con chi per fare cosa e arrivare a dove? 
E Theo, non avendo mai sentito parlare Ante così tanto, decise di renderlo seriamente partecipe colpito che ci tenesse tanto a Zlatan. 
- Beh, è stato Simon a chiedere se potevo stare in camera con lui e Brahim con Zlatan. Non ha aggiunto altro. 
- Pensi di farti anche lui? - chiese memore dei loro bei incontri passati fra le lenzuola e conoscendo il soggetto. Theo rise ancora non riuscendo a stare serio. 
- Non oserei mai mettermi in mezzo a quei due... 
- Brahim ha osato...
- Ma non era completamente consapevole di cosa faceva... 
- Quando mai lo è... - perfino lui lo sapeva. Theo rise ancora, poi riprese faticando a dire cose serie per più di due battute di fila. 
- Comunque io non lo farei, in parte perché Simon mi mette soggezione, in parte perché sto con Daniel. 
Non era di dominio di nessuno se non il giro ristretto, ma con Ante ci era andato a letto e pensava che potesse farglielo sapere. Non fece una piega alla rivelazione, non che l’avesse capito, ma non gli pareva interessare molto la questione. Però annuì sollevato di potersi fidare di lui. 
- Ti mette soggezione Simon? Mi ricordo che l’anno scorso ti sei spalmato senza problemi sul culo di Zlatan... - ricordando l’evento, proprio in onore di una delle feste che volevano riprodurre l’indomani, Theo sorrise vittorioso delle proprie performance. 
- Non so che dire, Simon è di quelli che non vorresti mai far arrabbiare... 
- Perché, Ibra sì? - non che Ante ne avesse paura, nemmeno lui aveva paura di niente e nessuno, ma si stupiva di come uno potesse non averne di Zlatan mentre di Simon sì. Forse Theo era l’unico a provare quei sentimenti. 
Theo si fece ancora serio piegando il capo di lato, pensieroso. Poi provò a rispondere e spiegarsi. 
- Zlatan è forte, brutale, aggressivo e va di forza fisica. Lo posso gestire. Forse mi ucciderebbe comunque, ma è un genere prevedibile. Nel momento in cui si incazza, sai cosa farà. Simon è più imprevedibile perché non penseresti mai che potrebbe perdere il controllo, però sono sicuro che se uno come lui si incazza ti può ferire in tanti modi che nemmeno immagini. 
- Non intendi fisicamente... - Ante finalmente capiva cosa intendeva sebbene si fosse spiegato come sempre malissimo. 
Theo annuì straordinariamente ancora serio. 
- Ha un approccio mentale, io penso che se tu diventi suo nemico, lui può diventare crudele a livello mentale. Ti può distruggere la vita e farti male dentro. Sarò esagerato e forse assurdo, ma è questo che provo quando penso a lui. Su tutti quelli che conosco, l’unico che non vorrei mai far arrabbiare è proprio lui. 
Ante dovette convenire con lui, sebbene non si fosse mai fermato a pensarci. 
Rimasero un po’ in silenzio a rifletterci, poi il croato tornò al discorso principale. 
- Va bene, perciò cosa pensate di fare, poi? 
Theo non si stupì che sapesse che avevano in mente qualcosa e non ci scherzò su, ma gli sorrise con la sua tipica aria monella che fece rabbrividire il collega accanto, il quale lo guardò spalla contro spalla pentendosi di averglielo chiesto. 
I suoi occhi neri brillarono di una luce assai preoccupante, poi con aria indecifrabile, rispose: - Beh, niente di particolare... solo che abbiamo una teoria che applicheremo domani sera. 
- Domani sera? Durante la partita? 
- No, dopo... sai, se qualcosa deve succedere, può accadere solo durante una festa. 
Ante lo guardò accigliato, battendo ripetutamente gli occhi, convinto d’aver capito male. Ma alla risata sguaiata e divertita di Theo, capì che diceva veramente. 
- Aspetta, dici sul serio? Ed in che modo avrebbe senso quello che hai detto? C’è una teoria che dice una cosa simile, ma non c’entravano le feste... 
Non si ricordava bene, ma intendeva la famosa Legge di Murphy ed anche lui come tutti la conosceva per il film Interstellar di cui tutti avevano capito poco e solo qualcosa a proposito di quella famosa Legge, ma poi nemmeno tanto bene.
Theo però staccandosi dal lavandino, batté le mani convinto e facendogli l’occhiolino, si avviò alla porta. 
- Vedrai, lascia fare a noi. Quei due sono destinati, sono troppo perfetti insieme... 
Ante spalancò gli occhi in una smorfia poco convinta. 
- Ovviamente sei invitato, eh? Porta anche Rade! 
Theo aprì la porta. 
- Aspetta, ma dove? E poi domani c’è la Juve, se perdiamo che cazzo di festa fate? Di funerale? 
Theo rise forte e contagioso e alzando le dita in segno di vittoria, uscì dicendo che gli avrebbe fatto sapere quando e dove. 
Ante rimase fermo da solo in bagno per qualche istante, il tempo di stupirsi nel ritrovarsi inserito in un gruppo di whatsapp che si chiamava ‘salviamo i nostri padri’, dove inseriti c’erano Theo, il fondatore, Brahim, co-amministratore, Samu, Daniel, Sandro ed ora anche lui e Rade. 
Il giovane guardò il gruppo e lesse il messaggio sragionato e sconclusionato di Theo mentre spiegava l’ovvio, ovvero che quel gruppo era stato creato con l’unico scopo di salvare la relazione fra Zlatan e Simon. 
‘Seguiranno aggiornamenti. Rimanete sintonizzati. E se avete pareri o idee, condividetele pure!’
Daniel fu il primo a rispondere. 
‘Tu sei sciroccato!’
E tutti gli altri misero le faccine con i goccioloni perplessi sulla testa. 
“O li fanno lasciare definitivamente, o li aiutano sul serio.” pensò Ante prima di concludere con un generico e poco convinto ‘bah’ e andare dal suo adorato Rade. 

Zlatan squadrò male Brahim appena se lo ritrovò in camera. 
Non aveva fatto caso alla valigia dal momento che prima quando si erano sistemati nelle stanze, non era entrato nessuno fino a che non era uscito. L’aveva fatto pensando proprio che Simon finché lui sarebbe stato dentro non si sarebbe palesato. 
Dopo cena era rientrato per primo con l’urgenza di parlare con lui, finalmente, ma non aveva fatto caso al fatto che la valigia sistemata dalla parte opposta alla propria, non fosse quella di Simon. O meglio, erano così uguali che non aveva notato che invece non erano le stesse. 
Il piccolo spagnolo entrò con aria mortificata e l’espressione di chi voleva essere ovunque tranne che lì.
- Ambasciator non porta pena... Simon ha chiesto un favore che non potevamo rifiutare... più che altro, sai, non credo sia il caso di metterci in mezzo. Dovevo rifiutare? 
Brahim si mise a parlare a macchinetta irritando profondamente Zlatan che sentì la vena pulsare sulla tempia.
- Tanto sarebbe andato a chiedere ad Ante, se non aveste accettato voi. O a Sandro. 
Aveva fatto mentalmente il riassunto di quelli che sapevano di loro, tralasciando il fatto che fra questi c’erano anche Daniel, Samuel e Theo. 
Brahim strinse le labbra e lo guardò ancora con occhioni da cucciolo, non voleva litigare o mettersi in una situazione difficile con lui, perciò per fortuna non insistette con un lungo fastidioso monologo. 
- Mi dispiace tanto... - sussurrò rattristato. 
Zlatan sospirò scuotendo il capo e scrollando le spalle dove i capelli sciolti si sparsero meglio. Sentendo i nervi tendersi come corde di violino e la voglia di spaccare qualcosa, si tolse secco la maglia e rimase a torso nudo ed in pantaloni di tuta, poi senza dire nulla, uscì dalla porta finestra che dava sul terrazzo della camera, sperando di non essere seguito.
Il terrazzo dava su una delle piazze principali di Tornino ed ormai animata da luci serali, poteva ammirare un panorama suggestivo nella città notturna che si spiegava innanzi a lui. 
L’aria fresca lo schiaffeggiò, probabilmente la pelle reagì vista la nudità, ma lui non fece nulla in merito. 
Strinse le mani sulla ringhiera fissando lo sguardo feroce sul buio innanzi a sé. 
“Se pensa che sarà così facile si sbaglia di grosso. Gli ho lasciato del tempo per capire che sbagliava e che non avrebbe resistito senza di me, ma non significa che gli permetterò di andarsene così senza affrontarmi come si deve. Non sarà così facile liberarsi di me. Io non mi sono mai arreso in vita mia, non inizierò di certo ora. Per battermi dovrà fare molto più che evitarmi.”
Diede un colpo forte col palmo che fece vibrare tutta la ringhiera, poi al vento che si alzava rientrò seccato, per poco non ruppe il vetro nel sbattere la porta troppo forte. Brahim saltò seduto sulla sua parte di letto e lo guardò con aria da cucciolo colpevole. 
Ripensò in un lampo all’altra volta con il ragazzino consapevole che non intendeva ripetere l’esperienza, non perché non gli fosse piaciuta, bensì perché quella volta l’aveva fatto solo per provocare una reazione in Simon e metterlo alla prova. Ora che aveva le sue risposte, doveva ottenere qualcos’altro. 
Doveva ottenere lui. 
Perciò andare con altri non avrebbe avuto senso, né tanto meno lo voleva. 
Così senza dire assolutamente nulla si stese nel letto matrimoniale, si tirò su le coperte leggere e girandosi di schiena rispetto a Brahim, si mise a dormire. 
- Posso fare qualcosa? 
- No. - la sua risposta non era mai stata così secca. 
Il giovane non proferì più parola per il resto della notte.