17. IL CUORE SOTTO IL GHIACCIO

theo simonsandrim

Entrando in camera e vedendolo mentre si spogliava per prepararsi per la notte, Theo ebbe un flashback di quando, per distrarsi da Daniel, aveva deciso di farsi Ante piuttosto che Simon. 
Era stato Samu a dirgli che era più accessibile Ante, ma se avesse fatto di testa propria, probabilmente, ci avrebbe sfacciatamente provato con il bel Danese nella totale inconsapevolezza dei guai che avrebbe potuto scatenare. 
“Che poi chissà da quanto stanno insieme e se stanno effettivamente insieme... chi lo sa che cosa erano?”
Rendendosi conto d’aver parlato al passato, sospirò e si chiuse la porta alle spalle facendogli un cenno di saluto con un sorriso meno coinvolgente del solito. 
Simon ricambiò gentile ma distante come ormai da un po’. 
- Che strano stare insieme, eh? Non avrei mai detto che saremmo finiti in coppia... 
Theo iniziò a parlare totalmente a caso col solo bisogno di riempire il silenzio. Simon sembrò tollerarlo, anche se probabilmente si stava chiedendo se dovesse prepararsi ad una nottata dove lui, per la sua idiosincrasia del silenzio, avrebbe parlato di continuo a macchinetta. 
- È solo per questa volta, poi troverò una soluzione che non preveda di rompevi le palle. So che avete le vostre preferenze, come è giusto che sia. 
Insieme parlavano francese in quanto Simon la conosceva bene e gli piaceva esercitare le lingue che aveva imparato nei viaggi precedenti. 
Ogni volta che scambiavano due parole, Theo pensava che Simon fosse dannatamente sexy mentre lo faceva nella propria lingua, anche se non era perfetto come un francese vero, ma quando l’aveva sentito parlare un po’ in spagnolo con Brahim ci era quasi rimasto secco.
- Oh, non ho problemi a stare con te, più che altro non vorrei che Zlatan si mettesse ad odiarmi. Sai, non è un punto nella mia lista di cose da fare... 
Simon accennò ad un altro sorriso di circostanza quasi freddo, mentre una volta in boxer si infilò il pigiama. Un bel pigiama nero leggero da mezza stagione. 
Theo lo guardò pensando che stava davvero bene con quel tipo di indumento addosso, così informale eppure elegante in qualche modo.
Era strano vederlo in pigiama. Oltretutto era forse l’unico che dormiva con qualcosa addosso. 
Sorrise divertito squadrandolo da capo a piedi. 
- Zlatan sa benissimo con chi prendersela, tu e Brahim non c’entrate, non avrete problemi. 
- In questo caso se la prenderà con te... - suggerì Theo togliendosi la maglia per sistemarsi per la notte a sua volta. Simon lo guardò a lungo senza perdersi un solo movimento, accompagnò ogni suo muscolo e tatuaggio e lo guardò come se lo facesse per la prima volta.
- Non potrebbe essere altrimenti. 
Theo si sentì in imbarazzo e soggezione per la prima volta in vita sua. Non se ne stupì troppo, si era aspettato di sentirsi strano con lui, per questo fra i due aveva sempre preferito Zlatan. Più prevedibile del biondino che aveva davanti. 
Il Terzino si tolse i pantaloni e si maledì per non avere mai previsto una mise notturna che non prevedesse i soli boxer aderenti. Adesso sì che avrebbe voluto riempirsi di larghi strati di vestiti! 
Suo malgrado, cercando di non ricambiare lo strano sguardo insistente di Simon, si sedette nella propria parte di letto matrimoniale e si infilò sotto le coperte leggere da mezza stagione. 
La temperatura delle camere era ottimale, ma non si sarebbe scoperto. 
- Non hai paura che si crei un’atmosfera irrespirabile e che la squadra ne risenta? Dopotutto siete le colonne mentali del gruppo... 
Non lo mandò a dire, glielo disse sfacciato e diretto senza nemmeno averlo progettato prima. Come sempre improvvisava e forse sbagliava, ma solitamente qualche risultato lo otteneva comunque. 
- Non ho paura di lui, se è questo che sotto intendevi. - rispose freddamente puntando gli occhi azzurri sui suoi scuri. Theo resse lo sguardo nonostante dentro di sé lo mettesse fortemente a disagio. 
“Credo sarebbe stato impossibile portarmelo a letto. Preferisco Ante ed i suoi modi brutali e sbrigativi a lui così freddo, scostante, irraggiungibile ed inquietante. È bellissimo, eh... e forse una volta che riesci ad arrivare al cuore che sta sotto il ghiaccio perdi la testa per lui come credo abbia fatto Ibra, ma la lotta nel mezzo deve essere davvero dura e spietata.”
Non negò che si sarebbe fatto volentieri un giro su di lui, ma al momento non era minimamente nei suoi più remoti pensieri. Principalmente perché aveva in mente solo Daniel. 
Il suo non-fidanzato non voleva una relazione seria e chiusa, aveva messo in chiaro che non era pronto e voleva vedere come andava. Aveva specificato che erano entrambi liberi di fare ciò che volevano con altri, ma che bisognava essere sempre sinceri e mettersi rispettivamente ai primi posti. 
Malgrado queste regole, sapeva che Daniel non sarebbe andato con nessun altro e che nemmeno lui lo voleva. Quella storia della relazione aperta era una sorta di copertina di Linus. 
- Però potreste rovinare questo difficile percorso in squadra che avete iniziato. Se voi non andrete più d’accordo ne risentiremo tutti... 
Simon a quel punto lo guardò indispettito, mostrando per la prima volta un’espressione. 
- Non siamo i vostri genitori in fase di separazione... e voi non siete i nostri figli! Siete adulti, indipendenti e maturi. Dovete farcela da soli. Specie perché potremmo andarcene da un momento all’altro. Il calcio è così. 
Simon faceva il duro, ma Theo sapeva che non era così come voleva apparire e girandosi verso di lui, ora seduti accanto e nello stesso letto, lo guardò con aria ironica e maliziosa insieme, togliendogli a forza la maschera dal viso.
- Lo so che ci tieni un sacco a questa squadra e a tutti noi. Vuoi solo cercare di non renderci dipendenti da voi, ma lo sai che lo siamo, in questo momento. E so che ci tieni. Ci tiene anche Ibra. 

Simon si sentì denudato in un attimo a quella sparata senza preavviso. 
Non si era minimamente aspettato quella reazione da lui, tanto meno quelle parole così dirette. Come osava? Se lo chiese per un attimo perdendosi nel suo viso estremamente bello dai lineamenti più spagnoli che francesi. 
- Sono anche una persona con dei bisogni personali come tutti. Non posso sempre essere la colonna di qualcuno. Non sono nemmeno il capitano. 
Theo alzò le spalle sorridendo in modo particolare, Simon si ritrovò a non riuscire a distogliere lo sguardo dal suo, come se fosse ipnotizzato. 
Era così diverso da Zlatan. Così facile andare d’accordo con lui, starci bene insieme e venire contagiati da tutta quella positività ed allegria. 
- Sei importante per tutti e lo sai. 
Insistette il giovane fissandolo in viso. Erano seduti con la schiena sollevata contro la spalliera, i telefoni attaccati ai carica batteria e nelle loro mani, ma totalmente abbandonati ed ignorati. Le teste rivolte una verso l’altra, alcuni centimetri a separarli sul letto, le coperte ad altezza bacino. 
Era strano stare insieme, ma ci stavano riuscendo benissimo. 
- Ti ringrazio, sei molto carino. Non intendo andarmene, comunque. Devo solo capire come sistemare le cose con quell’idiota. 
Theo Inarcò un sopracciglio incuriosito, cogliendo la palla al balzo. 
- Farete pace? 
Simon non voleva parlarne, ma si ritrovò a farlo contro la propria volontà. 
- Non abbiamo litigato. Non ci incontriamo più come prima. Bisogna solo trovare un modo per convivere. Le cose cambiano, non possiamo rimanere ancorati a qualcosa che non funziona più. 
Theo però ridacchiò alla sua frase, come se capisse meglio di lui perché aveva torto e non ebbe paura di dirglielo. 
- C’è chi non è in grado di arrendersi. Ed io lo capisco perché con Daniel non ho mollato e l’ho preso per sfinimento... ma alla fine l’ho spuntata... 
Simon lo guardò stupito nel sapere che stava con lui. 
- Daniel? Non avrei mai detto... 
Theo rise e Simon si ritrovò a sentirsi stranamente meglio. Era l’effetto della sua risata. 
- Lo so, ma lui non vuole insospettire suo padre... è complicato, io lo sto capendo un po’ solo ora... il Paolo padre è ben diverso dal Paolo dirigente del Milan... 
Simon provò ad immaginarlo ma non ci riuscì, suo malgrado fu lieto di sentire un’altra storia e deconcentrarsi da sé stesso. 
Parlarono un po’ di loro senza che Theo andasse troppo nei dettagli, ma Simon, ora steso sul fianco e rivolto verso di lui in una posa uguale, si perse nel suo bel viso latino e si rilassò, sentendo per la prima volta qualcosa che somigliava all’invidia. 
Mentre l’ascoltava e gli faceva domande, provò ad inquadrare meglio quel sentimento e quando alla fine Theo si arrese al sonno e si lasciò addormentare, Simon rimase ancora un po’ ad osservarlo. 
“Invidio la facilità con cui vive i suoi sentimenti e si lascia andare. Si è buttato, con Daniel e non ha mollato nonostante i molti errori che ha fatto con lui. Ha tanto fatto finché non l’ha spuntata, il tutto vivendo ogni emozione e sentimento al massimo. Lo vedo felice, sereno e realizzato. Lo invidio, credo sia bello essere come lui.”
Addormentandosi, sempre rivolto verso il compagno, sovrappose il viso di Zlatan al suo e provò una forte nostalgia e rimpianto. 
La verità era che voleva quel testone Svedese dai capelli lunghi con tutto sé stesso e forse era troppo, volerlo in quel modo. Per questo cercava di frenare ciò che provava. 
“Come si fa ad essere come Theo?”
Ma nel sonno non trovò quella risposta. 


Al suono della sveglia, Theo aprì gli occhi e dalla nebbia del sogno apparve un viso celestiale che gli sorrideva dolcemente e paterno. Aveva gli occhi azzurri color cielo e i capelli biondi. I lineamenti erano perfetti, regolari e delicati come quelli di un principe azzurro. 
- Un angelo... - bofonchiò ancora mezzo addormentato. - sono in paradiso? 
Non stava scherzando, piuttosto pensava di stare sognando e alla risata di Simon, Theo si svegliò meglio rimanendo però nell’estasi per quel bel risveglio insolito. 
- Buongiorno... sta suonando la sveglia da un po’... hai il sonno pesante? - disse allungandosi su di lui per spegnere la sveglia del suo cellulare che non voleva saperne di fermarsi da sola. 
Theo arrossì per un momento pensando per assurdo che l’avrebbe baciato proprio come un principe azzurro e si diede dell’idiota per averlo anche un pochino desiderato. 
“Vabbè, penso sia normale volersi fare Simon, alla fin fine. Io stesso me lo sarei fatto se non ci fosse stato Ante e se Samu non mi avesse detto di non toccarlo...”
- Dani di solito mi sveglia con un bacio... - disse alludendo a quello che aveva appena involontariamente pensato. La sua bocca come sempre si era mossa da sola, ma alla risata allegra e distesa di Simon, Theo si risollevò. Alla fin fine quel che contava era che il suo umore si alleggerisse, se poi faceva una pessima figura non importava. 
- È un messaggio subliminale o devo fare finta di nulla? 
Una non escludeva l’altra. Theo si rese conto d’aver come sempre detto la cosa sbagliata sicuramente nel modo sbagliato e scuotendo il capo alzò le mani come a fermare figurativamente tutto, spaventato all’idea che Daniel in qualche modo venisse a sapere questo strano inteso fra loro. 
- La seconda! Ero ancora addormentato, sognavo di trombare con Daniel e tu mi sei apparso come un angelo e mi mancavano i risvegli con lui e niente, ho fatto come sempre confusione. 
Simon si alzò continuando a ridere, sembrava stare molto meglio ed anzi, sembrava essere molto sereno e rilassato. Come se in qualche modo avesse preso una decisione che non riusciva a prendere da giorni. 
Theo voleva chiederglielo, ma capiva persino lui che con Simon c’erano molti più limiti che con chiunque altro. 
Lo vide infilarsi in bagno e una volta solo tirò un profondo sospiro di sollievo alzando gli occhi in alto, si strofinò il viso e si schiaffeggiò insultandosi. 
“Sono fortunato che era lui e non coglie i messaggi impliciti perché non è un maniaco. A volte dovrei incollarmi la bocca con la colla...”
Sapeva di essere umano e come tutti aveva occhi e istinti, non è che solo perché gli piaceva qualcuno, non guardava gli altri e non nutriva più impulsi di alcun genere. 
Era sempre stato così e non poteva pretendere di smettere.
“Sì, però se Daniel lo sapesse mi lascerebbe seduta stante! Sta zitto, Theo. Sta zitto tipo per sempre, per cortesia!”
Una volta messo a sedere prese il telefono e aggiornò nel gruppo che aveva creato la sera prima. 
‘Qua le cose non vanno malissimo. Credo che ci possa essere mezzo spiraglio...’
‘Se te lo sei fatto ti castro.’ fu la pronta risposta di Daniel. 
‘Ma perché lo pensi? Come potrei tradirti?’ Daniel sapeva perfettamente che tutti quelli del gruppo sapevano di loro, perciò aveva scritto liberamente. 
‘Perché so che il tuo pisello non si spegne solo perché ci frequentiamo da qualche giorno!’
Samu: ‘Ragazzi, anche meno, eh?’
Ante: ‘Sto per vomitare!’
Rade: ‘Oh andiamo, tu sei uguale a lui! Sicuramente fantastichi su Simon!’
Ante: ‘Chi non ci fantastica?’
Samu: ‘Già, chi?’
Theo: ‘Io no, sono un bravo fidanzato!’
Dani: ‘Sì certo...’
Theo: ‘Ehi, ma Brahim è morto sgozzato da un incazzatissimo Ibra?’
Dani: ‘Sì, sì, cambia pure discorso...’
Finalmente Brahim si palesò al gruppo dopo probabilmente aver letto tutte le loro stronzate.
‘Raga qua tira un’aria terribile... voglio scomparire! Non lo faccio più, la prossima volta si sacrifica qualcun altro! Non ho mai avuto paura di qualcuno, ma di lui...’
Ante: ‘Come cazzo fai a scrivere così tanto?’
Lui stava di norma mezz’ora e scriveva sempre qualche parola male o sbagliata.
A turno risero tutti di lui. 
Brahim: ’Comunque l’ho convinto a venire alla festa di Sandro...’
Theo: ‘A proposito, dov’è Sandro?’
Silenzio. 
‘Mica sta ancora dormendo?’
Brahim con uno smile marpione: ‘Ci penso io a svegliarlo!’
Theo alzò gli occhi al cielo scuotendo il capo decidendo di lasciar perdere il gruppo, gettò il telefono sul comodino e si alzò stiracchiandosi pigramente. In quello uscì Simon e lo guardò con la solita padronanza di sé.
A quel punto gli chiese così come niente fosse: - Stasera dopo la partita che vinceremo per tre a zero, festeggeremo il compleanno di Sandro, gli invaderemo casa. Sei costretto a venire! 
Simon preso alla sprovvista lo guardò un po’ smarrito ed un po’ divertito per la fantasia ed il modo in cui glielo aveva detto. 
- Tre a zero, eh? 
- Secco! 
Così, semplicemente trasportato dall’entusiasmo di quel ragazzo che in una notte aveva letteralmente riscoperto, Simon accettò sorprendendo di gran lunga il suo interlocutore che si era preparato ad una lunga opera di convincimento.
- Va bene, ci sarò!
- Oh... - fece shoccato Theo mentre lo fissava andare a recuperare la maglia della tuta con cui avrebbe fatto il risveglio muscolare e poi la colazione. - Davvero? 
Simon ridacchiò ancora divertito. 
- Beh, la clausola è vincere tre a zero contro la Juve in casa loro, no? 
Solo a quel punto si rese conto che aveva accettato perché convinto non ce l’avrebbero fatta e quindi di non dover presenziare, ma lui istigato più che mai dall’ennesima sfida, si mise le mani ai fianchi e acceso come un fiammifero, rispose fissandolo vivace e deciso: - Non ti potrai rimangiare la parola. 
- Io ho solo una parola. - assicurò Simon chiudendosi la zip della felpa, poi guardandolo ancora in boxer e tutto da preparare, gli indicò il bagno con un gesto del capo: - comincia col preparati adesso, a stasera ci arriveremo fra numerose ore! 
- Sì papà! 

Theo ridendo forte entrò in bagno rilasciando nell’aria l’ennesima nuvola di allegria contagiosa che lo fece stare meglio. 
Aveva qualcosa, quel ragazzo. Qualcosa che riusciva a far stare bene tutti quelli che gli stavano intorno. 
“È prezioso...” pensò istintivamente sentendo sempre più che dopotutto, alla fin fine, avere dei sentimenti non era poi così tragico. Non sempre, per lo meno.
Realizzò così di averne. 


Il mondo dei sogni era pieno di immagini strane che si erano susseguite una dietro l’altra per tutta la notte. 
Sandro dormiva ancora, come al solito non aveva sentito la sveglia ed Alexis si era alzato per primo in silenzio infilandosi in bagno a prepararsi, lasciandolo così dormire ancora qualche minuto. 
Sistemato a pancia in giù, con la mano sotto al cuscino e una gamba piegata di lato, teneva la schiena inarcata ed era tutto storto sul letto. Dormendo aveva vagamente percepito la parte del suo compagno liberarsi, così si era allungato sconfinando. 
Era immerso nell’ennesimo sogno strano dove Simon e Brahim si mescolavano di continuo, come se fossero simili in qualche modo. Si rendeva conto che erano totalmente diversi, ma aveva sognato tutta la settimana quel bacio a Simon e tutte le volte, proprio come ora, quando si separava si ritrovava il visetto da folletto sexy di Brahim al posto di quello levigato nel ghiaccio della perfezione di Simon. 
Qualcosa però arrivò attraverso le immagini del sogno, qualcosa che ebbe il potere di cambiare le scene che stava vivendo. 
Umido nell’orecchio, un languido solletico bagnato con la punta di qualcosa che si muoveva sapientemente su una delle parti sensibili del suo viso. 
Nel sogno si trasmise come un bacio sfociato in Brahim che gli leccava l’orecchio.
Era dannatamente bello.
I brividi di piacere partirono mescolando fantasia e realtà. Una piccola e vaga parte di sé si chiedeva se quello fosse davvero solo un sogno, ma quando percepì delle carezze lungo la schiena inarcata, Sandro realizzò che non era solo un sogno, ma non voleva svegliarsi. 
Capiva che se l’avesse fatto la magia si sarebbe interrotta. 
Era come quando sai che stai facendo un bel sogno e vuoi vedere come va avanti o semplicemente vuoi continuare a farlo. Ora lui era consapevole che qualcosa stava succedendo realmente al suo corpo, ma era ancora confuso e nell’estasi per capire cosa e chi glielo stesse facendo. Sapeva solo che era bello e che voleva continuasse. 
Qualcuno gli stava leccando l’orecchio. Contemporaneamente le dita scivolarono dalla zona lombare fino alle fossette e poi alla fessura delle sue natiche, lì si infilarono superando l’elastico dei boxer comodi con cui dormiva. 
Sandro mugolò di piacere sentendo il dito che si stava introducendo, ma a quel punto il suo cervello si riconnesse definitivamente e spalancando gli occhi di scatto, girò immediatamente la testa verso la bocca che stava così sapientemente violando il suo orecchio. 
Sfiorò quella bocca che si separò da lui probabilmente di riflesso e non per volontà. 
Appena i suoi occhi addormentati misero a fuoco lo stesso viso che aveva sognato nel finale, Sandro gli mise una mano sulla faccia e lo spinse improvviso e forte via come si poteva fare con un cane che svegliava il padrone a leccate. 
- Sei matto?! - tuonò roco, imprecando nel sentire la propria erezione paurosamente dura e sul punto di venire. 
Si sollevò sulle braccia come facesse piegamenti, per evitare di schiacciare e strofinare contro il materasso quella parte che ora stava per esplodere per colpa di un idiota che ora stava gambe all’aria a terra. 
La risata allegra e contagiosa di Brahim arrivò a dargli il resto della consapevolezza del fatto che era davvero lui. 
Il compagno era volato giù, ma non sembrava essersela presa. Appoggiato sulle mani dietro di sé e le gambe larghe e piegate, lo guardava nella penombra della camera. In un angolo, sulla porta aperta, Alexis li guardava perplesso e mortificato. 
- Scusa, mi ha chiesto se gli aprivo, pensavo fosse successo qualcosa... 
Sandro nemmeno lo ascoltò. Imprecò e scosse il capo tirandosi su a sedere con le gambe piegate sotto di sé, ebbe cura di coprirsi con le lenzuola. 
- Lo so che è colpa di questo sciroccato! 
- Buongiorno! - lo salutò lo sciroccato in questione allegro.
- Buongiorno un cazzo, che stavi facendo? 
- Testavo la merce! Sai, ti ricordo che stasera riscuoterò la vincita della scommessa... 
Così dicendo Brahim saltò in piedi, gli scoccò un bacio sulla guancia e felice come se avessero già vinto, uscì di corsa. 
Sandro rimase a strofinarsi gli occhi col palmo, i capelli spettinati e l’aria più stralunata che mai. 
- Non so che diavolo gli sia preso così improvvisamente, per mesi non mi caga e poi è in fissa con me... sarà schizofrenico... 
Alexis ridacchiò divertito aprendo i tendoni delle finestre e facendo entrare la luce del mattino. Sandro si chiuse ancor di più gli occhi, miagolando irritato. 
- Eh già, chissà che gli è preso... 
Ma Alexis aveva tutta l’aria di averlo già capito, cosa fosse.