19. SE QUALCOSA DEVE SUCCEDERE 

simo theosamu ibra

Theo sapeva come ottenere ciò che voleva, soprattutto da chi andare per compiere i suoi crimini. 
L’unico complice di sempre, il solo che l’avrebbe aiutato a sotterrare un cadavere, era Samuel.
“Dani non mi aiuterà mai, ma lo sapevo. Però so che lui lo farà!”
E così fu. 
Lo vide che ballava e beveva allegramente, ma quando gli chiese una mano spiegandogli il suo piano geniale, Samuel sollevando le braccia in alto con entusiasmo, sempre muovendosi a ritmo di musica latina e dance che usciva dalle ottime casse poste in giro per casa, accettò immediatamente. 
- Io mi occupo di Ibra! - rispose subito di slancio Samu senza pensarci. 
Theo annuì. 
- Io di Simo! Li chiuderemo in camera! - fece subito l’altro senza esitare. 
Dandosi il ‘sì’ deciso col capo e finendo le loro bevande non poco alcoliche, si girarono in tandem e andarono ognuno in direzione diversa alla ricerca dei due malcapitati. 
Se solo Daniel fosse stato presente, avrebbe ricordato ad entrambi di non farseli nel tentativo di farli tornare insieme. 
Specie considerando che Samu era stato una paio di volte l’anno precedente con Zlatan e che Theo aveva sempre avuto un piccolo debole per Simon, specie ora che gli si era avvicinato un po’. 
Ma Daniel era in quel momento troppo impegnato a sistemare la delicatissima situazione fin troppo importante con Alexis, per pensare a quei due debosciati, così immerso in un discorso fitto con lui non notò Theo fermarsi a fissarlo iniziando a prosciugare anche il secondo bicchiere che aveva in mano, originariamente destinato a Simon. 
Non che poi Daniel ed Alexis stessero parlando di chissà cosa, era un dialogo abbastanza generico, fatto giusto per tastare il terreno e vedere come fare per tornare amici. Insomma, da qualche parte dovevano ricominciare e il piccolo belga aveva pensato che una festa fosse la situazione ideale, specie perché proprio da una festa come quella era cominciato a rovinarsi tutto fra loro. 
Ma non lo sapeva Theo che già annebbiato dalla sangria, non la prese benissimo pensando di sopportarli meglio bevendo ancora un po’, impedendo così alla nebbia di andarsene per vedere la situazione per quella che era. Finì invece per aggiungerci ancor meno visibilità. 
Sapeva che Daniel non voleva considerarsi impegnato con lui, non si vedeva come il suo ragazzo, l’aveva specificato che se volevano fare qualcosa con qualcun altro potevano farlo a patto che se uno dei due chiamasse, l’altro corresse. Dovevano avere la priorità uno sull’altro, pur senza ritenersi seriamente impegnati. 
Però quella era solo l’idea di Daniel, non la sua. 
Lui si vedeva come il suo ragazzo sul serio e Alexis era l’incomodo che per poco non gli aveva soffiato il suo grande amore. 
Avevano un mezzo passato, Daniel aveva quasi scelto lui. Non poteva vivere serenamente un loro dialogo in mezzo ad una festa, con delle birre in mano e la musica a tutto volume. 
Stava per intromettersi malamente, quando un messaggio di Samu lo riportò all’ordine. 
‘Obiettivo individuato. Adesso me lo lavoro!’
Non che gli fosse chiaro il modo in cui uno potesse portarsi in camera un altro, specie se i due in questione avevano già fatto sesso qualche volta in passato. 
Ma a Theo non importava, sapeva che l’avrebbe portato a destinazione e che quindi doveva sbrigarsi. 
Decise così di seccare l’ennesimo bicchiere di sangria e iniziando pure a mangiarsi la frutta che c’era dentro come se fosse macedonia normale, diede le spalle alla fonte del suo stress e andò alla ricerca di Simon. 

Non era stato difficile trovarlo, col ginocchio che aveva era seduto nel divano a bersi una birra e mangiare qualcosa con la voglia di uccidere e scomparire. 
Samu notò che fissava truce tutti quelli che passavano, probabilmente alla ricerca di qualcuno in particolare. 
Forse qualche coraggioso aveva provato ad avvicinarsi, ma vedendo il vuoto intorno era chiaro che avessero tutti desistito. Del resto la nube nera che lo attorniava era davvero terrificante. 
Samu esitò per un momento, non sapendo più come farsi avanti e come spingerlo in camera. Non sapendo più che altro se avrebbe potuto sopravvivere. 
Però alla fine decise di risolvere tutto finendo di bere la sangria e buttarsi senza pensarci molto. 
Avrebbe improvvisato come sempre. 

Zlatan voleva solo individuare Simon e obbligarlo a parlargli, non sapeva come e cosa gli avrebbe detto, ma si sentiva così saturo di tutto quanto, che non se ne sarebbe andato via senza averlo fatto. 
Quando però Samu gli si buttò accanto ridendo divertito chissà di cosa, forse di avere la testa vuota, lo fulminò con lo sguardo. 
Non gli disse nulla, del resto Samu non aveva ancora parlato. 
- Allora come va? Fa tanto male? - la prese larga, indicando il ginocchio. Zlatan nelle condizioni in cui era avrebbe potuto averlo anche rotto, che non avrebbe sentito nulla. 
Grugnì. 
- No. 
Samu non insistette. 
- Non sembri divertirti... - disse l’ovvio. Zlatan sgranò gli occhi. 
- Sei molto acuto... 
- E perché sei venuto? 
Pensando che si fosse bevuto anche il cervello oltre alla sangria, lo svedese lo guardò ancora come fosse del tutto scemo. 
- So che lo sai, perciò o mi dici dov’è o te ne vai.

E a quel punto Samu ebbe la sua pericolosa illuminazione. Che però non fu del tutto ben pensata. 
- L’ho visto, se lo vuoi sapere... 
Specie perché in realtà lui parlava sempre senza pensare. Perciò nell’aprire bocca di rado sapeva cosa diceva. 
- Ah sì? - si interessò subito il compagno. 
Samu a quel punto appoggiò il mento alla sua spalla e con un’aria maliziosa e allusiva, ricordando per un momento quanto bello era stato farsi sbattere da lui, parlò di nuovo senza riflettere: - È in camera. 
E a quello Zlatan si irrigidì facendosi pericolosamente serio e attento. Non feroce, ma attento. 
- Dov’è? 
- In camera... - ma non aveva realizzato il modo in cui l’aveva detto, con fare allusivo. 
- E a fare cosa? 
“Giusto, a fare cosa, testa di cazzo?” 
Di nuovo però la bocca si mosse fuori dal proprio controllo. 
- L’ho visto che ci andava con Theo, non ho idea del motivo. So solo che andavano lì. 

E lì, proprio lì, Zlatan divenne quel leone affamato che non mangiava da troppo tempo per ricordarsi le buone maniere, le circostanze e soprattutto i dettagli.
Per lui c’era solo un’unica informazione. 
Simon era stato fin troppo con Theo in quelle ultime ventiquattro ore. Avevano dormito insieme e li aveva visti parlare e ridere più di una volta. 
Theo era un bel ragazzo, molto sexy di natura e che chiaramente ci sapeva fare con chiunque volesse portarsi a letto.
E chi non voleva portarsi a letto Simon? 
Il resto fu buio. 

“Ops!”
Samuel realizzò troppo tardi d’aver probabilmente liberato inavvertitamente il leone dalla gabbia, poté solo inseguirlo in fretta verso la camera nel disperato tentativo di evitare una strage. 

Simon si era appena separato dal gruppetto con cui era stato a parlare, non aveva realmente bisogno di mangiare qualcosa, né di bere. Aveva solo bisogno di un po’ di tregua da quella faticosa conversazione coi suoi compagni. Non c’era motivo per far sapere ad anima viva che stava malissimo, ma nonostante fosse sempre stato bravo a fare finta di nulla rispetto ai propri problemi, non era più tanto bravo. 
Era ancora molto confuso sul da farsi con Zlatan. Da un lato voleva risolvere e provare ad essere più come Theo, riconosceva che vivere i propri sentimenti come faceva il suo compagno di squadra non doveva essere poi così brutto, guardando com’era lui e soprattutto vedendo quanto bene si stava con lui. 
Dall’altro era arrabbiato con Zlatan per la forzatura ed il modo in cui l’aveva spinto per scoprire i propri sentimenti. 
Era andato con Brahim per farlo ingelosire e vedere se provava qualcosa, invece avrebbe semplicemente potuto chiederglielo in modo normale, aprirsi e scoprirsi per primo. 
Di fatto non si era comportato bene, non lo poteva dimenticare. 
Il modo in cui l’aveva fatto sentire gli bruciava e tutte le volte che ci pensava, gli saliva la stessa furia di quella notte e del giorno successivo. 
In quello stato si imbatté in un Theo mezzo ubriaco in condizioni totalmente inadatte a sostenere una situazione normale. 
Stava per mettere in bocca un panino piccolo, quando invece del pane e prosciutto, si trovò a mordere un pezzo di pesca imbevuto di vino e qualcos’altro di non ben identificato. 
Simon si girò di scatto spalancando sorpreso gli occhi e vide il sorriso contagioso ed irriverente di Theo. 
In seguito alle sue braccia intorno al collo, si ritrovò a sostenerlo di peso per non farlo cadere poiché gli pareva si fosse totalmente appoggiato addosso. 
Theo aveva un bicchiere di sangria consumato, con dentro solo la frutta rimasta, si scostò dall’abbraccio e rimanendogli appoggiato addosso con un sorriso che la diceva lunga sull’assenza del suo cervello in quel momento, gli mise un altro pezzo di frutta in bocca, spingendolo dentro con le dita che finirono fra le sue labbra e sulla sua lingua di proposito. 
Non le voleva succhiare, ma Simon spalancò gli occhi capendo che era ubriaco e ricordandosi di Daniel, lo cercò con lo sguardo. 
Si sentì sollevato nel ritrovarsi solo con lui in quel momento, così cercando di togliergli il bicchiere con scarso successo, decise di lasciarglielo ma di avvolgerlo con un braccio intorno alla vita e condurlo in camera per farlo stendere e magari farlo dormire fino a tornare sobrio. 
Non era un idiota, sapeva che ci stava per provare con lui e sebbene da un lato ne fosse anche felice e addirittura volesse vedere come sarebbe stato, dall’altro il pensiero di Zlatan e Daniel la fece da padrone. 
Solo quando affiorò alla sua mente, se ne rese conto. 
“Non devo niente a Zlatan. Potrei anche stare con Theo se volessi, ma non mi piace andare con chi è ubriaco marcio. Tanto meno con chi è occupato. Daniel è una persona a posto, non gli farei mai una cosa simile.”
Mentre lo pensava, lo trascinò via dovendo però per questo sorbirsi la frutta imbevuta di vino aromatizzato che Theo insisteva ad infilargli in bocca. 
- Lo sai che per poco qualche mese fa non ci ho provato con te? Avevo litigato con Daniel e voleva che mi distraessi con qualcun altro ed ho pensato te o Ante. Poi ho scelto Ante perché tu mi mettevi più soggezione. O forse perché me l’ha detto Samu, non ricordo più...
Theo continuò a biascicare mentre gli metteva la frutta in bocca e lui non troppo contento la mangiava, bevendo in qualche modo l’alcool assorbito dai pezzettini. 
Arrivarono in camera che per fortuna era libera, lasciò la porta socchiusa e lo condusse a letto. Tentò di adagiarlo delicatamente per non farlo vomitare, ma finì per sfuggirgli e per non far rovesciare il bicchiere coi resti della frutta sulle coperte, gli prese la mano cercando di tenergliela dritta, ma in quello perse sia la forza di tenerlo su che l’equilibrio e gli finì sopra. 
Theo si mise a ridere mentre lui in allarme per un motivo che stava per comprendere, imprecò cercando di districarsi dalla mano del compagno di squadra che si era avvinghiata al proprio sedere. 
“Sei proprio un maniaco, eh? Dani ce l’avrà molto dura con te...” 
Pensò mentre continuava a tenere la mano di Theo col bicchiere per non rovesciare i resti sul letto. Riuscì a mettersi a cavalcioni su di lui, così poté bloccarlo, ma non fece in tempo ad evitargli di mettergli un altro pezzettino di pesca in bocca. 
Lo spinse col dito sulla lingua ed invece di toglierlo subito dopo, rimase dentro a muoverlo facendoglielo succhiare in modo erotico, l’anticipo di qualcosa di sessuale. 
Simon riuscì a prendergli il polso, stava per togliergli la mano e sfilarsi il dito, quando la porta socchiusa si aprì del tutto con un tonfo e sulla musica da discoteca degli anni novanta che qualcuno aveva iniziato a mettere al posto di quella latina recente, Zlatan si palesò con appresso Samu che gli andò a sbattere contro. 
A quel punto i due si guardarono e tutto si fermò. La musica rimbombava in una sorta di colonna sonora strana per qualcosa che stava per esplodere in modo brutale e tragico. 

Quel che vide Simon fu Zlatan entrare in una camera da letto con Samuel, col quale sapeva avevano già fatto sesso un anno e mezzo prima. 
Quel che vide Zlatan fu Simon a cavalcioni su Theo sul letto che gli succhiava il dito. 
Theo a quel punto ebbe un guizzo di ritorno alla sanità e mentre capiva che sì li avevano fatti incontrare, ma che lui stava sotto a Simon e che gli aveva messo il dito in bocca e che Zlatan aveva Samuel appeso dietro in procinto di infilarsi in camera con lui, gli rimbombò come un tuono il mantra di quei giorni. 
“Se qualcosa deve succedere, accadrà ad una festa! Forse avevamo fin troppo ragione, peccato che non avevamo messo in preventivo che quel qualcosa che doveva succedere potesse essere un autentico disastro! Ma perché diavolo Daniel non mi ha fermato? Un momento, ci ha provato, ma si è fermato con Alexis... ecco perché ho bevuto!”
Il momento di lucidità non si esaurì dal momento che sì aveva bevuto troppo in fretta e a stomaco non particolarmente pieno, ma di fatto non aveva bevuto comunque moltissimo. 
Perciò sfilò il dito dalla bocca di Simon, lo spinse brutalmente via da sé facendolo volare di schiena sul letto e saltando giù senza cadere per miracolo, veloce come un fulmine ed incosciente come poche volte nella sua vita, spinse Zlatan dentro, poi sgomitando Samuel chiuse la porta della camera con loro dentro, girando la chiave. 
Infine appoggiò la guancia sulla porta e guardò con aria disperata e ancora un po’ all’altro mondo per poi piagnucolare: 
- Mi sa che abbiamo fatto l’ennesimo casino...
Samuel si appoggiò allo stesso modo per sentire cosa si dicevano e non per sorreggere il peso della propria stupidità come faceva Theo.
- Dici? 
- O si lasciano per sempre o si sposano. Non avranno vie di mezzo. 
- E se si lasciano chi ha il coraggio di stargli ancora davanti? 
Theo impallidì fissando Samu ancor più disperato nel realizzare cosa poteva succedere realmente. 
- Perché diavolo Dani non mi ha fermato? 
All’ennesima domanda identica, ricordandosi di nuovo da cosa era scaturito tutto, si raddrizzò di scatto e con aria corrucciata, come se si dimenticasse improvvisamente di Zlatan e Simon e si ricordasse di qualcosa di molto più importante, si precipitò di nuovo dagli altri alla ricerca di quello che secondo lui era il suo ragazzo. 

Daniel aveva anche finito di parlare con Alexis, l’aveva fatto a lungo e bene, senza grossi problemi e tensioni. Forse solo una strana aria che però avevano imparato a gestire. 
Contento di esserci riuscito, una volta che ebbe finito e che Alexis se ne fu andato, si ritrovò quell’uragano del suo non proprio ragazzo piombargli addosso con un’aria disperata mai vista. 
Theo l’abbracciò di slancio e per poco non caddero entrambi, appiccicò la bocca al suo orecchio e lì vi urlò drammatico. 
- DANI MI SONO APPENA QUASI FATTO SIMON MA ERO UBRIACO PERCHÉ ERO GELOSO E HO BEVUTO TROPPO IN FRETTA, ADESSO SONO TORNATO IN ME MA PENSO DI AVER FATTO UN MACELLO! TI PREGO NON LASCIARMI MAI SOLO, LEGAMI E NON PER FARE QUALCHE BEL GIOCHINO SESSUALE... LEGAMI PER IMPEDIRMI DI ESSERE SCEMO E FARE CAGATE! NON VOGLIO CHE I PAPÀ SI LASCINO! 
Daniel, alzando esasperato gli occhi al cielo, maledì l’universo intero per un istante, poi sospirò e raccogliendo tutta la forza mentale di cui era capace, cinse la vita di Theo. 
- Ti avevo detto di non fare niente. Perché non mi dai retta? Io ti conosco meglio di come ti conosci tu. Dai, andiamo a mangiare qualcosa o non asciugherai mai... 
Così dicendo, con una pazienza infinita sfociata dal bene che gli voleva, comprensivo come non lo era mai stato, lo cinse e lo condusse al tavolo della cucina, lo sedette su una sedia, si sedette su di lui ed iniziò ad imboccarlo con un che di dolce a modo suo. 
Del resto Daniel voleva farselo, non tenergli la testa sul cesso mentre vomitava. 
“Meglio per lui che si riprenda, voglio divertirmi anche io, cazzo!”


Note: sono consapevole che era improbabile una festa simile in quel preciso momento dell'anno, ma è anche vero che i giocatori non sono sempre ligi al dovere (sebbene sotto la direzione severa e attenta di Simo e Ibra penso lo fossero almeno loro), però quella festa si doveva per forza svolgere in quel modo ed in quel momento. Comunque è il capitolo che io ho preferito in assoluto scrivere, è così dannatamente demenziale. Baci Akane