20. TROVARSI

sandrhim

La musica, l’alcool e il cibo scorrevano a sufficienza.
Alla festa alla fine c’erano una quindicina di persone, tutti compagni di squadra sparsi un po’ ovunque in quello che era un appartamento sufficientemente grande. 
Quando Brahim alzò la testa per cercare Sandro e dedicarsi a lui, però, si rese conto che per quanto non molti fossero i presenti, erano comunque troppi e arricciando il nasino infastidito iniziò a darsi da fare buttandosi alla ricerca della sua preda. 
Lo trovò nel mezzo della gente a fare ciò che ci si sarebbe potuto aspettare dal padrone di casa nonché festeggiato: intrattenere gli invitati, parlare con loro, scherzare e tenere amabili conversazioni. 
Lo guardò un attimo mentre chiacchierava tutto contento e sorridente con Alessio e Davide, il primo bicchiere di sangria ancora a metà in mano, schifosamente sobrio ed in piedi. 
Realizzandolo che pur essendo il festeggiato non ci stava minimamente dando dentro con l’alcool, sollevò un sopracciglio, scosse il capo con disappunto e poi togliendo ogni più piccola remora, lo raggiunse silenzioso e piccolo da dietro, infilò le braccia sotto le sue, lo avvolse da dietro e spalmandosi contro la sua schiena e soprattutto il suo favoloso sedere come se fosse il suo gattino in cerca di coccole, gli prese il polso col bicchiere e glielo portò alla bocca costringendolo a bere. 

Sandro, preso da una normalissima conversazione coi suoi compagni di squadra che sperava potessero diventare suoi amici vista la sua fatica a legare col gruppo, per non rovesciarsi la sangria addosso nel ritrovarsi un micio invadente che gli si strusciava addosso e lo obbligava improvvisamente a bere, dovette assecondarlo ingurgitando tutto intero il resto del cocktail composto da vino, spezie, gassosa e frutta e forse qualcos’altro che non aveva identificato.
Mentre lo faceva, la bocca del suddetto animaletto sinuoso aderendo al suo orecchio sensibile, sussurrò: - Credevi che non sarei venuto a riscuotere? 
Avvampò immediatamente sgranando gli occhi che per poco non uscirono dalle orbite, per poco non gli andò di storto la sangria e non la sputò in faccia a dei divertiti Alessio e Davide. L’aveva sentito solo lui, ma la sua faccia e la sua reazione parlarono al suo posto spingendo i due interlocutori a dileguarsi con delle risatine allusive scambiandosi occhiate complici. 
Appena soli Sandro girò il capo verso lo scemo appeso dietro e sibilò sentendosi la faccia in fiamme: - Sei matto? Davanti a tutti? 
Brahim lo guardò come se dicesse la stupidaggine più grossa mai sentita. 
- Ma no, andremo in camera... 
Sandro alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa mentre gioia ed euforia iniziavano a farsi strada in lui ed invece di scrollarselo di dosso, complice l’ondata di calore dovuta alla sangria, si rilassò su di lui e fra le sue braccia. Piegò la testa verso la sua appoggiandola come se lo accettasse, posando anche le braccia sulle sue incrociate sullo stomaco, tenendolo ancor meglio a sé. Infine gli sorrise arrendendosi definitivamente a lui e a quella cosa particolare che negli ultimi giorni era nata. 
- E di preciso in cosa consiste questo pegno? 
Brahim aderì ulteriormente a lui e a quel punto sentirono vagamente la musica cambiare da dance e latina prescelta da Samuel, a discoteca anni 90 selezionata da qualche compagno più adulto. 
- Sei matto? Davanti a tutti? - lo imitò ironico facendogli il verso. Sandro rise di gusto girandosi fra le sue braccia e circondandolo a sua volta. Quando poté guardarlo in viso si perse nel suo sguardo acceso e caldo, gli sorrise totalmente perso e catturato, con un’evidente voglia ben stampata negli occhi scuri di cui non voleva più fare mistero e soprattutto frenare. 
- Da qualche parte dovrei ancora avere una camera, se qualcuno non me l’ha già rubata... - suggerì decidendo di smetterla di perdere tempo in inutili giochi, ne avevano già fatti in abbondanza, prevalentemente portati dalla sua ottusità e lentezza nel capire le cose. 
- Me la fai vedere? - chiese malizioso Brahim. Così Sandro, dimenticandosi totalmente degli invitati che erano lì per lui, mise giù il bicchiere di sangria ormai finito dove rimaneva solo qualche pezzo di frutta e leggermente brillo ma non ubriaco, solo un po’ più sciolto e coraggioso di prima, lo condusse verso la zona notte, tenendolo sotto braccio. 
Andando sentì la mano di Brahim scendere pronta verso le sue zone basse retrostanti e rise arrossendo ed esaltandosi al tempo stesso. 
Forse in condizioni normali non l’avrebbe mai fatto, ma tanto valeva approfittare di quell’onda di coraggio e buttarsi o sapeva che se ne sarebbe pentito nel fare ancora una volta nulla. 
Raggiunsero il corridoio che separava la zona giorno da quella notte che contava una camera spaziosa matrimoniale, quella di Sandro, una seconda camera piccola usata come studio, ed il bagno. 
Trovarono la porta della camera da letto chiusa con Theo e Samu appiccicati davanti che cercavano di origliare l’interno. 
I due si fermarono un momento rimanendo sotto braccio, capirono immediatamente che dovevano aver fatto una delle loro cazzate e non volendo più minimamente saperne nulla, alzarono gli occhi al cielo e in tandem scossero le teste tirando dritti verso la seconda stanzetta. 
Sandro entrò chiudendosi subito la porta a chiave alle spalle, rivelando così uno studio con un divanetto rosso a due piazze senza braccioli, ma comodo che poteva allungarsi e diventare un letto. C’era anche una scrivania con computer davanti, accessori vari per giocare a qualsiasi gioco da pc, una poltrona girevole con le rotelle comodissima ed una parete intera piena di fumetti. 
Davanti al divano, la televisione con la playstation non poteva mancare. 
Nonostante la porta chiusa, la musica arrivava sufficientemente bene aiutando l’atmosfera che rimaneva alta e calda soprattutto ora che erano soli. 
- Credo li abbiano chiusi dentro per farli parlare... 
La sua testa non riusciva a spegnersi realmente a comando come quella di Brahim, così mentre lui si perdeva a guardare il suo piccolo regno, scioltosi dal suo braccio, Sandro pensò un istante a cosa avevano appena visto. 
Brahim però tornò subito a lui girandosi con un sorrisino malizioso. 
- Onestamente non potrebbe fregarmene di meno... adesso voglio riscuotere il mio pegno... 
Sandro arrossì di nuovo e si fermò un momento in mezzo alla stanza, di nuovo indeciso su come muoversi da lì in poi. Si pentì di non aver preso un altro bicchiere di sangria per proseguire l’incoraggiamento, forse l’ondata alcolica iniziava ad evaporare il suo effetto per colpa della tensione e dell’imbarazzo sempre in agguato in lui. Aveva faticosamente trovato il coraggio di farsi avanti e accettare la sua corte ed addirittura assecondarlo, ma ora che erano lì al dunque non riusciva più a proseguire. 
L’imbarazzo tornò a farsi strada in lui, irrigidendolo, ma mentre un’altra canzone dance anni 90 si faceva largo, nella fattispecie riconobbe Blue, lui lentamente ritrovava il desiderio di non sprecare quell’occasione.
- Allora, cosa dovrei fare? - chiese timidamente.

Per Brahim era ovvio, ma decise di approfittarne ancora un po’, trovandolo delizioso nel suo imbarazzo impacciato. 
Si sedette così sulla sedia del computer, accavallò le gambe come se fosse un signore importante e appoggiando il mento al palmo, rispose con malizia: - Spogliati. 
Sandro avvampò notando come gli stava togliendo i vestiti con l’immaginazione, Brahim sapeva di essere espressivo e di non fare mistero di quel che provava e desiderava. 
Finalmente, però, dopo un po’ di esitazione che mise suspence, le dita di Sandro raggiunsero i bottoni della camicia bianca e li aprì. 
Non si muoveva a tempo di musica, rimaneva molto rigido, ma a Brahim bastava vederlo lì davanti a lui, carico di una tenera vergogna, rosso in viso, mentre faceva suo malgrado quello che gli aveva chiesto. 
L’eccitazione iniziò subito a salire e sciolse le gambe aprendole, mentre l’erezione premeva nel cavallo stretto jeans. 
Sandro si lasciò cadere la camicia sulle braccia, ma si ricordò tardi dei bottoni dei polsini e impacciato li aprì in un secondo momento, si vedeva che imprecava e che si sentiva un idiota e per questo Brahim stava impazzendo sempre più. 
Finalmente a torso nudo lo ammirò con ancora i jeans addosso: non era la prima volta che lo vedeva ed infatti sapeva quanto ben fatto fosse. Le dita di Sandro, ancora un po’ tremanti di nervoso, andarono alla cinta e aprirono il bottone dei pantaloni, abbassò la zip e Brahim si leccò le labbra famelico. A quel punto non resistette oltre e con la sua tipica impazienza strisciò con le rotelle verso di lui, l’afferrò per i fianchi e gli abbassò i jeans facendo strusciare le mani sulle sue cosce, lasciando che l’indumento finisse ai piedi. 
Brahim appoggiò la bocca aperta sul suo ventre piatto e baciò gli addominali scolpiti. 
Non aveva il fisico prorompente di Ibra, ma per lui era semplicemente perfetto e mentre sempre impacciato si toglieva scarpe e jeans accartocciati ai piedi muovendosi a scatti, lui gli esplorava il sedere attraverso i boxer. 
Scese col viso sull’inguine lasciando ancora la stoffa leggera a dividerli e sentendolo indurirsi, sollevò lo sguardo eccitato. 
Sandro era ancora rigido in piedi davanti a lui, le braccia abbandonate ai lati, lo osservava pieno di desiderio ed imbarazzo insieme. 
Brahim si passò famelico la lingua sulle labbra, lo carezzò scivolando davanti e infilò le dita sotto l’elastico, poi abbassò liberandogli l’erezione che uscì già dura davanti al suo viso.
Lo desiderava in modo fin troppo chiaro e senza farlo aspettare oltre iniziò a leccargli la pelle sensibile dell’inguine mentre scattava per i brividi improvvisi, trovando zone erogene. Non era difficile, sapeva che lì piaceva sempre, era una parte molto delicata. 
Sandro gemette a quel contatto e le mani ancora incerte rimasero per poco abbandonate lungo i fianchi, perché appena Brahim prese in bocca la sua erezione ed iniziò a succhiare deciso e senza remore, finalmente gli prese la nuca ed iniziò ad accompagnare i movimenti della sua testa, spingendo contemporaneamente come se già lo stesse possedendo. 
Brahim allargò le gambe e le avvolse intorno alle sue incastrandolo in mezzo, finì poi per afferrargli di nuovo i glutei che questa volta poteva assaporare a pieno senza la fastidiosa stoffa dei boxer che ormai erano finiti a terra. Li strinse, erano alti e sodi. Infilò le dita nella fessura facendosi prepotentemente largo senza perdere tempo, affamato, impaziente. 

Sandro gemette più forte, facendo scattare tutti i muscoli in un guizzo per il piacere inatteso e impetuoso, totalmente impreparato a quel doppio trattamento troppo piacevole. Sapeva che in quel modo sarebbe venuto subito, succhiare davanti e penetrarlo con le dita contemporaneamente era come quel trucco per concludere quando non si riusciva a venire, ma non fece in tempo a fermarlo. Brahim era ormai partito con decisione e rendendosi conto che così gli sarebbe venuto in bocca, poté solo ritirarsi all’ultimo momento raggiungendo il culmine che schizzò per terra. Dopo di questo si sentì andare in fiamme e lo guardò mortificato ed imbarazzato con il desiderio di scomparire ed evaporare. Sapeva di essere venuto troppo presto e che avevano appena iniziato.
- S-scusa, sei andato troppo a cento per iniziare... non ero preparato a tutto quanto... - sapeva di aver farfugliato cose senza senso e si insultò volendo cancellarsi dalla faccia della Terra. Possibile che coi ragazzi dovesse essere un impiastro? Solo perché era la sua primissima esperienza con un uomo?
Tuttavia Brahim non lo fece finire e visibilmente acceso ed eccitato, si alzò dalla sedia che rotolò via per lo slancio, si afferrò il colletto della maglia, se la tolse via e gettandola dietro di sé si tolse svelto anche i pantaloni insieme ai boxer in un’intenzione totalmente chiara. 
Non era finito proprio niente.
Sandro boccheggiò ancora di mille colori in viso, incerto, ma Brahim lo prese e lo spinse deciso facendolo sedere sul divano dietro di lui, poi gli salì a cavalcioni e strofinando le loro parti intime, la sua ancora dura ed eccitata mentre quella di Sandro ormai soddisfatta, finalmente lo baciò. 
Brahim prese subito possesso della sua bocca con una certa prepotenza, senza paura. Sandro non si lasciò più pregare e da quel momento in poi iniziò realmente a rilassarsi e a lasciarsi andare. 
Mano a mano che le loro lingue si intrecciavano giocando insieme nelle loro bocche fuse, le mani si esploravano ed in particolare quelle di Sandro iniziavano a far suo il corpo di Brahim, soprattutto la zona posteriore che in quella posizione si prestava particolarmente alle sue dita che trovarono presto la stessa accoglienza che prima gli aveva riservato lui. 
Brahim smise di baciarlo sentendo che le infilava, si inarcò e gettò la testa all’indietro. Continuò a strofinarsi aiutando contemporaneamente i movimenti delle sue dita, fino a che non facendocela più prese posizione. 
Sandro era di nuovo duro e già pronto e Brahim aveva le idee chiare, oltre che una voglia matta, così si issò sulle ginocchia puntate nel divano e aiutandosi con la mano, cercò di infilarsi il suo membro dentro di sé. 
Fu lì però che si ribellò sentendo sì un’enorme desiderio di possederlo, perdersi in lui e farlo suo, ma non in modo così passivo e poco collaborante. 
Improvvisamente lo voleva più che mai e non ci stava ad essere solo una parte anatomica e basta. 
Voleva Brahim, lo voleva più che mai. 
Con un guizzo imprevedibile, infatti, lo prese per la vita e lo sollevò di peso spostandoselo via da sopra. Ovviamente era piccolo, leggero e maneggevole, non fece nemmeno un po’ di fatica. 
Lo stese di schiena al proprio posto, gli prese deciso le gambe e le sollevò piazzandosele sopra le spalle, poi con un piede a terra e l’altro ginocchio sul divano, lasciò cadere della saliva per lubrificarsi, strofinando sé stesso e contemporaneamente dilatandolo con le dita. 

Brahim lo guardò sconvolto non riuscendo a riconoscerlo, così acceso e sicuro di sé ma soprattutto esperto. Sembrava non avesse fatto altro che quello da anni, invece era la prima volta con un ragazzo. Non che poi differisse poi così tanto dal sesso, anale in particolare, con una donna.
Tuttavia fu l’ultimo pensiero coerente che ebbe, poi non riuscì a pensare altro, l’istante dopo era dentro.
Una spinta decisa ed era in lui.
Brahim si inarcò subito tendendosi in un fascio di nervi, per un momento perse il contatto con la realtà provando un primo dolore sordo e totale. Si afferrò al bordo del sedile, la testa che a momenti pendeva giù all’indietro avendo quasi superato il limite. 
Sandro iniziò a spingere e lui a gemere ed il mondo, lentamente, tornò confuso. C’era vagamente la musica, la festa, i problemi degli altri e una serie di altre cose indistinte, ma più di tutto c’era il proprio corpo che inglobava quello di Sandro. Il dolore via via si mescolò al piacere ed ogni sensazione fisica venne ingigantita. 
I brividi correvano sotto la pelle madida di sudore, i gemiti si levavano all’unisono così come i loro corpi avvinghiati. I muscoli di Sandro che guizzavano ad ogni spinta sempre più forte e veloce. Con gli occhi mezzi aperti lo vedeva immerso in una sorta di nebbia sfocata e c’era lui coi capelli sugli occhi e l’aria di chi stava godendo come un matto. 
Brahim si sentì felice nel realizzare che gli stava piacendo, poi però con una serie di spinte più decise toccò il suo punto di piacere e divenne tutto di nuovo sfocato e pieno di colori caldi. 
I brividi esplosero quando venne, percepì vagamente il calore del proprio stesso sperma che schizzava sul ventre, ma non sentì più nulla per qualche istante non quantificabile. 

Sandro non aveva mai provato niente di simile.
Aveva fatto sesso altre volte, sempre con ragazze, ma c’era qualcosa di diverso in quello con Brahim e non c’entrava il fattore anale, che per gli uomini era piacevole. Sia da fare che da ricevere, in effetti. 
Era qualcos’altro e mentre affondava più e più forte, sempre più velocemente, se ne rendeva profondamente conto. 
Era nel suo ambiente, gli piaceva dannatamente quello che stava facendo. 
Il resto non contava più, si era appena trovato.
Sandro raggiunse il suo orgasmo, il secondo nel giro di pochi minuti, sempre con Brahim che steso sotto di sé aveva le braccia abbandonate alte sopra la testa e l’aria più estatica mai vista.
La stessa che dipinse sulla propria quando si abbandonò di schianto su di lui, sfinito, realizzato, soddisfatto più che mai. 
Semplicemente perfetto.