22. SENTIMENTI

kjbra

Da fuori ‘Freed from desire’ di Gala, fece da colonna sonora al loro culmine ed in qualche modo divenne una sorta di protagonista nelle loro vite. 
Zlatan era rimasto sorpreso e stordito da quella sua versione più passionale del solito. Sapeva come spingerlo oltre i suoi limiti congelanti, sapeva che aveva un lato molto caloroso e focoso, ma quella volta gli sembrava più in crisi d’astinenza e gli venne in mente di usare nuovamente quel sistema in futuro, per un’altra così forte e incredibile. 
Poi si perse lui stesso e non ragionò più.
Sentiva solo la sua voce che lo incitava ad andare più forte, che lo chiedeva quasi disperato e lui, accontentandolo, si accorse vagamente che si stava stimolando da solo accompagnando i suoi movimenti. 
Ad ogni colpo affondava di più, ogni volta i brividi aumentavano, ogni volta tutto svaniva sempre più. 
Capì che stava venendo da come si contorceva tendendo i suoi muscoli, ma fu confuso perché in quel momento venne anche lui ed entrambi si persero nel piacere che esplose quasi simultaneo. 
Sconvolgente. 
Profondo.
Meraviglioso. 

Le dita di Simon fra i propri capelli sciolti e lievemente ingarbugliati mentre lo carezzavano con dolcezza, gli fecero desiderare di non interrompere più quel momento perfetto.
I corpi erano immersi nel caos dei sensi ed il mondo era ancora una macchia sbiadita vicina e lontana al tempo stesso. 
Zlatan steso sotto si teneva sul proprio petto Simon mentre lui  era corso con le dita alla ricerca dei suoi capelli sciolti, quello gli aveva dato l’estasi finale. 
Non si sarebbe più alzato da lì. 
- Sono questi i sentimenti? 
La domanda di Simon arrivò a spezzare un’atmosfera estatica e con la musica da fuori che qualcuno si era deciso ad abbassare e che quindi al momento arrivava ovattata e lontana, Zlatan pensò che avrebbero potuto sentirli tutti, ma sapeva che non era così. 
Sapeva anche che non avrebbe alzato la testa per guardarlo in viso mentre parlava di quelle cose. Sorrise lieve. 
- Cosa credevi che fossero? 
Simon scosse il capo e alterò il respiro contrariato, ma poi si rilassò subito di nuovo. A quel punto si decise ad alzare il capo, si spostò scivolando sul fianco, intrecciò una gamba alla sua e appoggiò il mento al palmo della mano. L’altra ancora che gli toccava i capelli rilassandolo enormemente. 
Lui invece gli carezzava la curva lombare della schiena inarcata arrivando fino alle natiche accentuate per poi risalire. 
- Perché devi sempre provocare? Non puoi essere normale, per una volta? Come faccio a lasciarmi andare ai sentimenti se tu fai sempre lo stronzo? - ribatté seccato, ma non era più gelido, non stava cercando di allontanarlo per proteggersi. Si stava finalmente lasciando andare.
Zlatan rise soddisfatto che ora fosse più sé stesso anche in quelle piccole cose. In un anno di relazione aveva sempre cercato di evitare discussioni, specie se ritenute sciocche. Ora i battibecchi sembravano piacergli, era un altro enorme passo in avanti, dopo l’esplosione rabbiosa di prima. 
- Come, non lo sai? Sono infantile, no? - cercò di ricordare alcune delle sue frasi preferite dei primi tempi, quando gli aveva dato dell’infantile disapprovandolo e facendolo infuriare più facilmente del suo standard già molto elevato di suo. 
- Arrogante. - lo corresse Simon sorpreso che non se lo ricordasse più. Non era così, lo ricordava, ma ne era più infastidito. 
Quel che contava era che alla fine Simon si arrendesse sempre a lui. Con quei risultati poteva continuare a lottare anche strenuamente, l’importante era il finale. 
Ovviamente, un finale in suo favore. 

Simon scosse il capo alzando gli occhi al cielo vedendolo gongolare soddisfatto come se avesse vinto chissà cosa e decise di lasciarlo fare. 
Solleticandosi con il pizzetto sul suo mento, Simon vi adagiò le labbra per poi risalire sul suo inferiore, lo prese fra i denti e tirò fingendo di morderlo per poi finire invece baciandolo. 
- Voglio che tu sia solo mio, ed io sarò solo tuo. - disse finalmente Simon, guardandosi bene dal dire la parola amore o affini. ‘Sentimenti’ era generico ed era già troppo. Andava bene così, ma sapeva che Zlatan l’avrebbe lasciato in pace per un po’, fino alla prossima pressione e provocazione volta ad ottenere da lui di nuovo qualcosa. Magari una dichiarazione in grande stile, di quelle che non ti fanno più tornare indietro.
- Sarà difficile spiegarlo alle nostre mogli... - scherzò sornione sulla sua bocca. 
Simon rise e lo morse questa volta sul serio. Zlatan rise invece di lamentarsi. 
- Scemo, hai capito cosa intendevo... 
- Ma mi piace sentire come suona. 
- Che sei scemo? 
- Che sei mio. 
- Guarda che anche tu sei mio. 
- Anche quello suona bene. 
Ed era vero, suonava decisamente bene. 

Simon guardò la propria camicia contrariato prima addosso a sé stesso e poi riflessa allo specchio. Prese poi i lembi scettico e notò che gli aveva davvero fatto saltare la gran parte dei bottoni, lanciò un’occhiata gelida a Zlatan che lo ignorava totalmente mentre recuperava i propri vestiti sparsi per terra indossandoli. 
- Seriamente? - fece quindi per farsi calcolare. 
Zlatan lo guardò per capire cosa gli prendesse e quando spostò la sua preziosa attenzione vedendo che aveva la camicia addosso aperta che non avrebbe potuto chiudere per evidenti impedimenti, ebbe pure il coraggio di scoppiare a ridere. 
- Penso che di là nessuno si lamenterà... - dicendo questo come se fosse quello il problema, ovvero essere presentabile agli altri, bussò alla porta ancora chiusa a chiave. - Quegli stronzi ci hanno dimenticato qua... appena aprono li uccido! - brontolò. 
- Ma piantala, non è vero che tutti hanno mire su di me... - disse Simon con finta acidità.
Finalmente dopo un considerevole tempo passato a bussare, o meglio buttare giù la porta, qualcuno fece scattare la serratura. 
Zlatan in questo si girò a guardarlo scettico e divertito: - Scommetti? 
La porta si aprì ed un mortificato ed imbarazzato Sandro, come se fosse colpa sua se erano rimasti chiusi dentro, li guardò senza avere il coraggio di guardarli in faccia. 
Fu peggio guardare in basso, perché parve notare subito la camicia aperta di Simon e di conseguenza la sua aria disordinata. Fra i lembi aperti della stoffa nera si vedeva il suo torace bianco e Sandro riuscì ad avvampare ancora di più, così per non morire di imbarazzo guardò Zlatan che invece di fissarlo male, aveva un’aria stranamente vittoriosa.
Simon scosse il capo e stava per chiedergli una maglia in prestito, quando invece il suo compagno gli prese il braccio e lo tirò fuori costringendolo a farsi vedere così. Non servì dirgli nulla, sapeva perché lo faceva e Simon lo seguì alzando gli occhi al cielo esasperato del suo lato infantile. 
- Oh Zlatan, quando cresci? Era ovvio che lui ci rimanesse... - dopotutto le cose erano potute degenerare così bene proprio perché Sandro aveva un debole per lui. 
- Appunto. Adesso guarda. 
Così dicendo lo condusse in salone dove ormai erano rimasti pochi intimi, nella fattispecie Theo accucciato su Daniel, seduti nel divano. Accanto a loro Rade ed Ante seduti semplicemente vicini. Samuel su un bracciolo, Sandro a recuperare il posto in poltrona e Brahim che gli si rigettava addosso. 
Alcuni con arie devastate, altri perfettamente in loro.
Sandro era ancora imbarazzato e Brahim lo coccolava ridacchiando mentre li guardava tornare vivi dalla camera e quindi sicuramente di nuovo riappacificati (diversamente si sarebbero uccisi e non sarebbero tornati vivi). 
Theo distrutto perché probabilmente era quello che aveva bevuto di più, Samuel non certo più sano di loro, Daniel una via di mezzo perché aveva bevuto un po’, ma non così tanto da devastarsi. 
Ante aveva sicuramente bevuto più di tutti loro messi insieme, ma aveva già smaltito o meglio poteva reggere un’intera distilleria senza fare una piega, Rade sicuramente che si era limitato solo ad una birra stava già alla perfezione. 
Tutti, però, li guardarono al loro arrivo e si fermarono dal parlare, bere (non più alcolici ma solo acqua) o mangiare. 
Gli occhi di tutti si fissarono immediatamente su Simon ed in particolare sulla sua camicia aperta e non ci fu uno che non arrossì o non fece qualche espressione liberamente d’apprezzamento.
Ci furono ovviamente anche quelli che non solo apprezzarono con sguardo od espressioni, ma lo dissero apertamente. 
- Però, Simon... dovresti litigare più spesso con Zlatan... questo look selvaggio da porno star ti dona dannatamentAIAH! 
Daniel aveva zittito la boccaccia di Theo con un pizzicotto così forte che probabilmente gli aveva staccato il fianco. 
Zlatan a quel punto guardò il suo uomo di nuovo vittorioso il quale alzò gli occhi al cielo non avendo scelta che ammettere che per una volta aveva ragione. 
- E va bene, avevi ragione, adesso piantala! Sandro, mi daresti una maglia? 
Decise ovviamente di non spiegare niente a nessuno, ma, sempre ovviamente, gli altri non furono d’accordo e mentre Sandro si rialzava senza discutere, lieto che non dovesse continuare a vederlo in quel modo, Brahim chiese ficcanaso: - Su cosa aveva ragione? 
- Niente! - rispose subito Simon non volendo condividere con loro quella cosa imbarazzante.
- Sul fatto che lo sessualizzate tutti! 
Alla sparata di Zlatan, Rade avvampò colto in fallo, Ante guardò male Rade notandolo e capendolo, non potendolo però rimproverare molto perché per un momento l’aveva immaginato a farselo anche lui; Daniel guardò in tutte le direzioni cercando di non farsi accorgere da Theo che per fortuna era perso un po’ nella propria devastazione ed un po’ nella grande verità che non riuscì a negare. 
- E chi non lo sessualizza? - disse infatti parlando come sempre senza inserire il cervello. Daniel però non gli tirò un altro pizzicotto perché aveva ragione, l’aveva fatto anche lui. Fortunatamente Theo era troppo distrutto per realizzare che se non lo rimproverava, significava che anche lui l’aveva fatto. 
- Beh, come non potremmo? - concordò Samuel che in risposta gli stava anche facendo una foto. Zlatan gli tirò un pop corn usandolo come un proiettile. 
Brahim che era tornato a spostare il sedere sul bracciolo lasciando i piedi scalzi sul sedile della poltrona in attesa che Sandro tornasse, aveva la testa piegata di lato e annuiva compiaciuto ed ammirato, imprimendosi per bene quella visione. 
Simon sospirò e scuotendo il capo raggiunse Sandro in camera per recuperare la maglia intatta. 
- Una vera e propria lotta, eh? - scherzò Sandro trovandoselo davanti all’improvviso. Simon gli sorrise cercando di metterlo a suo agio, lo vedeva ancora imbarazzato probabilmente per via dei trascorsi, forse si sentiva in colpa. 
- Eh, Zlatan non va per il sottile... - si limitò a spiegare, poi si tolse la camicia in un movimento fluido, la lasciò cadere su una sedia accanto e prese la maglia da mezza stagione di Sandro con il logo degli AC/DC. Appena lo guardò con quello stile rock, il proprietario arrossì ancora e con un lamento che indicava ‘dannazione sta bene con tutto’, scosse il capo e decise di scappare a gambe levate. Stava uscendo quando Simon però lo prese per il braccio trattenendolo. 
- Aspetta... - lo fermò. Sandro si voltò come un furetto terrorizzato, ma al suo sorriso incoraggiante sembrò rilassarsi, anche se andò meglio quando lo lasciò. 
- Volevo ringraziarti, in qualche modo mi hai aiutato a sistemare le cose con Zlatan... 
- Oh, dovresti ringraziare gli altri, io non c’entro con il chiudervi in camera... 
Simon ridacchiò. 
- No beh, anche quello, ma in generale... ti sei prestato per creare un’occasione per noi, per farci riappacificare... è ovvio che non era il momento ideale per fare una festa, anche se hai davvero fatto gli anni ieri, ma fra tre giorni giochiamo ancora... 
Simon gli fece capire che aveva capito che dietro tutto quanto c’era sicuramente un piano diabolico e che anche se Sandro non l’aveva ideato, si era comunque prestato ed aveva aiutato. 
- Non è così brutto farsi festeggiare... - replicò imbarazzato grattandosi la nuca e ridendo nervoso. Simon annuì e si strinse nelle spalle mettendo le mani in tasca dimostrandosi tranquillo. 
- No, però so che se non era per noi due non vi mettevate a fare tutto questo. Ringraziali tutti da parte mia, ma digli anche che se osano ficcare di nuovo il naso negli affari nostri, non sopravviveranno alla prossima alba! 
Con questo, sempre sorridendo apparentemente gentile in realtà gelido come una lastra di ghiaccio, lo superò ed uscì dalla camera lasciandolo lì a rabbrividire e fissarlo allontanarsi. 
- Scherzavi, vero? - chiese poi incerto muovendo un passo e rimanendo poi fermo lì. - Vero? - ma Simon non gli rispose e decise di punirlo lasciandolo nell’ignoranza. Non era il più colpevole od il più meritevole, ma era l’unico con cui avrebbe parlato della questione. Con gli altri avrebbe semplicemente ignorato tutto. 
Tornato in salone dagli altri, li vide ancora mangiare e fece una smorfia chiedendosi come diavolo facevano a mettere dentro ancora cibo alla bellezza delle tre di notte. 
Individuò Zlatan seduto a cavalcioni di una sedia con la ciotola dei pop-corn fra le mani, lo vide che rideva e scherzava con loro e si sentì immediatamente bene. Per un momento prima di farsi notare, vedendo che Sandro sgattaiolava di nuovo nella poltrona riprendendosi in braccio Brahim, guardandoli chiacchierare tutti insieme, si rese conto che in qualche modo, senza sapere esattamente come, avevano appena creato un bel gruppo. 
“Amici?” si chiese smarrito sentendosi strano a pensare a quella parola. 
Non l’aveva mai associata a nessuno che gli stava intorno. Aveva buone conoscenze, tante, ma amici veri? Ne aveva avuti? Qualcuno forse, ma non poi così tanti.
E loro poteva davvero considerarli tali solo perché si erano tanto prodigati per aiutarlo? 
Non ne aveva idea, ma sapeva che di sicuro era la prima volta che pensava quella parola e decise che avrebbe fatto di tutto per far funzionare le cose lì dentro il più a lungo possibile. 
“Dopotutto i sentimenti non sono poi così male, forse.”
Doveva ancora capirlo bene, ma tutto sommato poteva aprirsi ad essi, per una volta nella sua vita, e provare a vedere cosa succedeva. 
Zlatan vedendolo si alzò e gli lasciò la sedia prendendosene un’altra. Lui non commentò acido dicendo che poteva prendersene una da solo visto che non era una dama dell’ottocento, ma l’accettò di buon grado, la raddrizzò e si sedette scuotendo la testa schifato alla ciotola dei pop-corn tesa sempre dal suo ragazzo. 
“Ebbene stiamo insieme, eh? Cazzo, ma in cosa mi sono messo?”
Eppure stava così bene nel pensarlo. 

Zlatan guardò Simon con la maglia di Sandro degli AC/DC e senza mezzi termini pensò che se lo sarebbe rifatto anche subito, ma preferì rimanere ancora un po’ con i ragazzi. 
Quando ad un certo punto non sentirono più Theo, cosa strana per uno che aveva parlato tutto il tempo a sproposito, notarono che aveva finalmente staccato la spina. 
- Dorme? - chiese Daniel sorpreso di come si fosse addormentato improvvisamente nel mezzo di una conversazione. Nel modo in cui erano messi non riusciva a vedere il suo viso perché gli stava addosso.
- Sembra un angioletto... - commentò intenerito Simon. 
- Sì, questo angioletto vi ha chiuso a chiave in camera, vi ricordo... - brontolò Daniel sottolineando tutta la sua contrarietà sulla questione. Appena lo disse si fece un attimo di silenzio dove tutti guardarono il soggetto che aveva osato dire ad alta voce ciò che fino a quel momento tutti avevano avuto cura di tenere per sé. 
Quell’argomento tabù. 
Il piano diabolico. 
Daniel ricambiò i loro sguardi senza capire cosa avessero. 
- Era il caso di parlarne ad alta voce? - gli fece notare Samu. 
- Senti chi parla di casi di fare qualcosa! - lo rimbeccò acido Daniel a sua volta. - Sei stato tu a dargli corda, sai? 
- E tu dov’eri invece che fare il tuo dovere e fermarlo? 
Daniel a quel punto si zittì perché sapeva di essere un po’ colpevole dal momento che proprio per parlare con Alexis si era distratto innescando un’assurda reazione a catena.
- Lo sveglio? - fece Ante del tutto disinteressato all’argomento colpe di cui avevano appena parlato. Gli occhi gli brillavano malefici guardando Theo accanto che dormiva abbarbicato sul suo ragazzo. 
- Lascialo in pace! - replicò Rade ammonendolo per poi alzarsi e prendergli la mano e tirarlo su con sé. - Anzi, andiamo che è tardi... 
Furono i primi a lasciare la scena, Samuel però sbadigliando li seguì a ruota. 
Rimasero ancora un attimo gli altri, ma Brahim in un sospetto silenzio andò presto a far compagnia a Theo nel mondo dei sogni finendo per dormire addosso a Sandro in una posizione scomodissima in poltrona. 
“Meglio che i combina-guai per eccellenza siano fuori gioco...” pensò infatti Sandro guardando prima Daniel poi Zlatan e Simon. Questi ultimi sembravano sereni o meglio, era più come se volessero dire qualcosa senza saper come. 
Zlatan non aveva ben chiara la gerarchia del loro gruppo, nel quale era consapevole di essersi appena inserito di prepotenza. Aveva a malapena appreso che Theo stava con Daniel e che a quanto pareva Brahim e Sandro si erano messi insieme e voleva chiedere quando fosse accaduto, visti i recenti precedenti, ma decise di fare ciò che a Simon non sarebbe mai riuscito facilmente. 
Guardò Daniel che, nonostante la giovane età ed il poco coinvolgimento attuale nella squadra a livello calcistico, istintivamente gli sembrò quello con più sanità mentale e polso fra tutti, tralasciando che due stavano dormendo ed altri se ne erano andati. 
- Non eravate tenuti, ma grazie. Non so se lasciando fare a noi saremmo riusciti a risolvere. 
Non disse altro, non avrebbe aggiunto nulla di più. Simon lo guardò sorpreso non immaginando di poterlo mai sentire ringraziare qualcuno. Lo ammirò per il suo ‘coraggio’ nel farlo così tranquillamente e senza cercare di nascondersi come aveva fatto lui.
Daniel sorrise stupito annuendo col capo, mentre con una mano carezzava distrattamente la schiena di Theo avendo la sua testa appoggiata nell’incavo del proprio collo. 
- È stato lui ad insistere tanto... - rivelò infine indicando Theo. 
- Davvero? - chiese stupito Zlatan.
Daniel annuì. 
- Per qualche motivo ci teneva che tornaste insieme e risolveste, diceva che eravate troppo perfetti insieme e che non potevate mollare. Non so, ogni tanto si convince di cose strane, ma è difficile contrastarlo in quei casi... siamo finiti tutti a fare ciò che voleva. Ci ha letteralmente trascinati. 
Alla spiegazione, sia Zlatan che Simon si trovano a guardare Theo sorpresi e addolciti in qualche modo, mentre la visione di un futuro abbastanza prossimo si apriva a loro. Un futuro su chi sarebbe stato ben presto il vero perno della squadra, la reale colonna e guida. 
Zlatan e Simon si lanciarono uno sguardo di pura intesa e non ci furono bisogno di parole, si capirono immediatamente e fu bello per loro riuscirci così.
Simon fu il primo ad alzarsi. 
- Ringrazialo quando tornerà nel mondo dei vivi... 
Zlatan si alzò dietro di lui e si stiracchiò indicando Theo. 
- Vuoi che ti aiutiamo a togliertelo di dosso? 
Daniel sorrise e scosse il capo, poi come se niente fosse e del tutto in maniera imprevedibile, strisciò via da sotto le sue gambe che lo inchiodavano al divano, poi gli prese le caviglie e con delicatezza zero, gliele tirò. Lo strattonò brutalmente facendolo stendere in un unico movimento.
Theo non si svegliò e nemmeno gemette nel sonno, rimase così come Daniel l’aveva malamente sistemato e stiracchiandosi a sua volta, sbadigliò per poi stendersi dall’altra parte del lungo e spazioso divano. 
- Se non ti dispiace, rimaniamo qua stanotte... - disse poi deciso verso Sandro. 
Sandro annuì sorridendo di buon grado. 
- E tu vuoi una mano? - fece allora Simon a Sandro, questi scosse il capo. 
- Adesso lo sveglio e andiamo a letto. 
A quel punto i due li salutarono e guardando come Sandro svegliava Brahim con un dolce bacio sulle labbra, tutto l’opposto di Daniel, se ne andarono. 

Al parcheggio si fermarono a metà strada fra le loro macchine, si girarono uno verso l’altro, le mani nelle tasche e l’aria un po’ stanca ed un po’ strana. Come in una resa comune verso qualcosa contro cui entrambi avevano a lungo e strenuamente lottano. 
Forse perché entrambi si sentivano sconfitti dall’altro, eppure in qualche modo anche vincitori. 
Si guardarono per un attimo in silenzio, pensando a tutto quello che era successo in una serata forse breve, ma molto intensa. 
- Sono dei bravi ragazzi... - disse per primo Simon. Zlatan annuì. 
- Sono un bel gruppo. Diventeranno anche una bella squadra. 
- E quando dovremo cedere il passo, loro saranno pronti. 
Concordando uno con l’altro annuirono con espressioni fiere, da veri genitori. 
Poi Simon, senza essersi guardato intorno nel parcheggio coperto e buio del palazzo di Sandro, si avvicinò a Zlatan, si allungò verso il suo viso e chiudendo gli occhi con un’espressione dolce e arrendevole, lo baciò. 
Zlatan ricambiò carezzandogli la guancia in un tocco fugace. 
- Buonanotte. - sussurrò appena separato. 
- Buonanotte. - rispose Simon allo stesso modo, guardandolo serenamente. Era appena cambiato tanto nelle vite di entrambi e ci sarebbero sicuramente voluti mesi prima di capire cosa e come era diverso, la direzione delle loro vite da lì in poi e la nuova consistenza del loro rapporto. 
Ma erano ormai sereni, sicuramente sarebbe stato qualcosa che li avrebbe resi ancora più liberi di prima. 
Non si sarebbero definiti, non avrebbero detto subito quali sentimenti provavano, sapevano di provarli e di essere ormai una coppia, per quanto due amanti potessero considerarsi tali. 
Però a loro bastava, in quel momento.
Quando sarebbero stati pronti, avrebbero definito tutto meglio a parole, ne avrebbero parlato, avrebbero approfondito. 
Magari si sarebbero anche detti di amarsi, un giorno, ma per il momento quel sottinteso che entrambi sapevano ed avevano accettato, era sufficiente. 
Una nuova fase stava per iniziare e loro erano pronti.  

FINE


Note: dunque, inizialmente c'era un piccolo epilogo, ma ho deciso di accorparlo al capitolo 22 che dunque diventa l'ultimo ed il finale. Mi dispiace aver ingannato, ma non era mia intenzione, pensavo originariamente il capitolo fosse troppo lungo, ma siccome ho tante fic da mettere in questa serie, ho deciso di accelerare un po' almeno su questa. Spero che vi sia piaciuta, l'evoluzione sia di Zlatan e Simon come personaggi che come coppia prosegue ed è una cosa su cui mi è piaciuto molto perdermi, infatti più avanti avranno altre fic. Al tempo stesso ho continuato la creazione di questo gruppo che ormai è quasi completo e nelle fic a venire si rinforzerà e si allargherà. Quando ho scritto questa fic era il lontano febbraio 2023, perciò circa un anno fa o poco più. Le mie su Theo erano pure visioni, ma penso che ci siamo, nel presente io lo vedo così come l'anno scorso lo vedevano Ibra e Simon, quel perno per la squadra che avrebbe ereditato il loro 'lavoro'. Spero che resti! T_T 
Comunque per sapere quando pubblico le altre fic, seguite la mia pagina su FB. La prossima fic si chiama 'Adorazione', sarà a capitoli e protagonisti saranno il nostro bell'Olivier e il piccolo Alexis. <3 Grazie di avermi seguito e alla prossima (sempre fra 4 giorni). Baci Akane