4. LA COMPAGNIA CHE NON TI ASPETTI

ibrahim

Sapeva perfettamente cosa aveva sentito quando era arrivato in sala. 
Aveva detto qualcosa sull’amore e sull’essere innamorati, ma con rabbia. 
Perciò aveva litigato per questioni di cuore e già questo era di per sé shoccante, ma da un certo punto di vista poteva essere interessante e positivo. 
Non dal punto di vista di Ibra, ovviamente. 
Innanzitutto sapere che aveva problemi di cuore provava che lui, un cuore, alla fine ce l’avesse e siccome aveva sempre avuto il dubbio che fosse così, era confortevole saperlo. 
Oltretutto se aveva litigato per amore, significava che al momento era libero o quanto meno non impegnato nel prossimo futuro. Non poteva capire quanto grave fosse il litigio, forse era una sciocchezza o magari era una cosa importante. Poteva essere momentaneo o durare tanto. 
L’altra cosa che aveva pensato in seguito alla sua frase era stato il collegamento con Simon. 
Era evidente che quella era una porta sbattuta per colpa di un litigio e visto che era in camera con il bel danese, era logico pensare avesse litigato con lui. Mentre l’aveva seguito come l’ape col miele, carico di curiosità, si era fatto mille scenari possibili ma tutti improbabili. Non si litigava con Simon, non pensava potesse succedere, ma era evidente che era successo. La porta sbattuta non mentiva.
Se avesse litigato con sua moglie o qualcun altro al telefono, non avrebbe sbattuto la porta per non svegliare il suo compagno di stanza, se la sbatteva significava che era proprio con lui il problema. 
Sentendo poi quella frase, ‘chi cazzo è innamorato?’, shoccante di per sé, aveva capito velocemente che Zlatan e Simon dovevano avere una relazione e che dovevano aver appena litigato. Considerato che non avrebbe mai e poi mai detto che potessero averne una, non aveva avuto tempo per elaborare l’informazione visto che si era concentrato subito sull’avere una speranza con lui. 
Zlatan era uno di quelli che si sarebbe volentieri portato a letto almeno una volta nella vita. 
Da quando Theo aveva iniziato a parlargli di Daniel, aveva chiesto sempre più dettagli con curiosità morbosa fino a capire che non erano proprio loro ad interessargli, ma ciò che facevano.
Erano due ragazzi che facevano sesso e che avevano una pseudo relazione. 
A quel punto aveva iniziato a chiedersi se anche lui avrebbe potuto farlo con un altro ragazzo, per Theo era iniziata più o meno così. Anche per Daniel. Nessuno di loro era gay conclamato e risaputo, erano caduti dalle nuvole nel trovarsi in quella relazione e viverla, ma alla fine era decisamente ‘la loro cosa’. 
Perciò tutto quell’interesse morboso verso quella storia, magari, significava che anche lui era di quella squadra? 
La squadra di quelli che si sarebbero volentieri divertiti con altri ragazzi?
Poi nel pensarlo aveva iniziato a vagliare tutti i ragazzi che conosceva cercando di immaginarsi ad andarci a letto e con qualcuno era andata piuttosto bene, la cosa. Ne aveva trovati un paio con cui gli sarebbe piaciuto provare.
Zlatan era uno di quelli. Ovviamente non aveva minimamente pensato di avere speranze. 
Ante era un altro, ma sapeva di non averne nemmeno con lui per colpa di Rade. Era evidente che stavano insieme e Theo poi glielo aveva confermato, ma era arrivato tardi di poco. Pessimo tempismo, si era detto. 
Nella lista degli scopabili c’era Simon, ma solo perché era impossibile non mettercelo. Tuttavia i suoi gusti aveva capito erano per un genere di uomo più virile, duro e dominante. 
Anche se c’erano delle eccezioni e proprio quelle eccezioni, probabilmente, gli davano speranza di trovare qualcuno con cui provare. 
Sandro era fra queste eccezioni.
Non era dello stile ‘uomo che non deve chiedere mai’, ma era sufficientemente maschio, nonostante quella timidezza che si trascinava dal suo arrivo al Milan con lui in estate. Era molto carino e lo vedeva ridere un sacco con Daniel ed Alexis. Secondo lui sarebbe potuto maturare e diventare caratterialmente più deciso, se avesse trovato il coraggio di tirare fuori la testa, ma non gli dispiaceva quella dolcezza che intravedeva ogni tanto. Quella morbidezza di carattere. 
Anche Alessio era simile a Sandro, molto carino anche se un po’ chiuso. Lo vedeva ridere e divertirsi con alcuni, ma arrivare a quel livello doveva essere difficile e aveva pensato che per una prova veloce di scopata non aveva senso diventare così matti dietro a qualcuno. 
Fra gli ultimi arrivi aveva attirato la sua attenzione Fikayo: era un gran bel ragazzo e sembrava molto virile anche se al tempo stesso estremamente gentile e disponibile. Purtroppo però a malapena si parlavano, per il momento, troppo poco per buttarsi nel suo letto.
“Ma io voglio uno che mi prende e mi sbatte sul muro senza tante cerimonie...” 
Appena l’aveva pensato gli si era palesato Zlatan dopo un litigio inequivocabile con Simon, in quella rivelazione sconcertate eppure utilissima sull’innamorarsi. 
Zlatan era bisessuale ed aveva appena litigato con il suo forse compagno, quanto meno di camera, forse anche di vita. 
Cosa poteva chiedere di meglio?
Se se la giocava bene, poteva consolarlo lui. 
Brahim iniziò a sorseggiare la sua tisana facendo una smorfia per quanto schifo facesse. 
Zlatan rise vedendo che era spontaneo e così gli confermò quel che già era piuttosto evidente: - Fa cagare sta roba! 
- Potevi scegliere qualcosa che ti piaceva... ci sono molte bustine a disposizione... - gli indicò Zlatan con un gesto del capo, un mezzo sorriso sul viso dai lineamenti adulti, maturi e decisi. Così affascinante. Decisamente da scopata bruta, si disse ancora una volta mordendosi il labbro. 
- Beh, qua c’era scritto buonanotte... che ne sapevo cosa c’era dentro? A te piace? - chiese infine prima di partire in un arringa lunghissima sulle tisane. 
Zlatan scosse il capo continuando a guardarlo seduto accanto, più come se avesse vicino il suo cucciolo. Lo vedeva intenerito e divertito al tempo stesso, sicuramente stava meglio rispetto a come era uscito dalla camera. 
Brahim sospirò sollevato, poi abbandonò la testa all’indietro e la roteò verso di lui di fianco, continuando a parlare a ruota libera disattivando il cervello. 
- Pensavo fosse camomilla... 
- Sarebbe scritto ‘camomilla’, non ‘tisana della buonanotte’. 
- E che differenza c’è? 
- Non lo so, la camomilla è la camomilla... 
Brahim capì che era un dialogo senza senso e soprattutto inutile, così alzando le spalle cambiò drasticamente discorso, come se fosse normale. 
- Come stai, ora? Sei ancora arrabbiato? 
Lo sentì irrigidirsi sorpreso e lo vide fissarlo meravigliato di tanta sfacciataggine. 
Probabilmente cercava di capire come metterlo a posto, ma il fatto che non era intimidito lo calmò e sospirando scosse il capo tornando a fissare innanzi a sé, nella penombra del salotto. Conoscevano bene quella stanza e sapevano che mobili c’erano, ma non li vedevano bene. 
- Un po’ meglio. - ammise infine senza cercare di nascondere o cambiare discorso. Brahim si sentì felice. 
- Erano cose serie? Risolvibili? - andò subito al sodo ma la fece sembrare un atto amichevole, un tentativo di aiutare un compagno di squadra. Tanto aveva capito cosa era successo, grazie all’ultima frase che aveva sentito prima di raggiungerlo. 
Zlatan poteva non sapere che aveva capito, ma non era idiota. 
Continuarono a sorseggiare entrambi dai loro bicchieri, mentre Brahim insisteva a guardarlo, al contrario dell’altro che invece fissava ancora davanti a sé, di nuovo incupito. 
- Non lo so. - liquidò bruscamente il discorso, il giovane consapevole che non ne avrebbe mai e poi mai parlato, sospirò appoggiando il mento sulla sua spalla, stiracchiando il collo per arrivarci. Era la metà esatta di lui e seduti sul divano, non solo le gambe erano la metà di quelle di Zlatan, ma anche il suo busto lo era, di conseguenza la sua testa non arrivava alla sua, addirittura faticava a raggiungere la spalla. Forse per lui era più simile ad un bambino, ma voleva mettere subito in chiaro le cose per non perdere tempo. 
Voleva solo provare a fare sesso con un uomo e lui era in cima alla lista degli scopabili e, guarda caso, quella sera era chiaramente libero. 
- Ti faccio compagnia io. 
Non era una richiesta, ma una constatazione. 
Gli sorrise malizioso con un evidente intenzione, chiara come una scritta al neon. I suoi occhi neri brillavano in penombra ed erano sufficientemente vicini per fargli capire chiaramente le sue intenzioni. 
Anche se aveva le sembianze di un bambino non lo era affatto ed ora glielo avrebbe dimostrato. 
Se non si buttava ora, quando doveva farlo? 

Zlatan per poco non soffocò, fortunatamente non aveva nulla in gola che gli andasse di traverso. Girò il capo e posò gli occhi sui suoi, meravigliato, incredulo d’aver capito quello che aveva capito. 
Era proprio così?
Ad un’occhiata al suo graziosissimo visetto monello pieno di una luce maliziosa fin troppo evidente, non ebbe dubbio sul fatto che intendesse proprio quello.
Per un momento gli tornò in mente Alex. 
“Oh, no... è molto diverso da Alex. Alex ci ha messo un secolo a capire che era attratto da me e che mi voleva. Ho sudato a farmelo. Era timidissimo. Questo qua ha le idee chiarissime e soprattutto non ha nemmeno un briciolo di paura. Mi ricorda Gerard... dev’essere perché sono spagnoli, ce l’hanno nel sangue, la sfacciataggine.”
Improvvisamente capì che ne aveva voglia. 
Aveva voglia di una notte, una sola, con uno del genere. Di tanto in tanto ne sentiva il bisogno, prima di Simon era stato con Samuel per sfogarsi sessualmente e per provocare Simon, avevano funzionato entrambe le cose. 
Ogni tanto faceva bene buttarsi su quelli così, tanto più che lui sapeva perfettamente cosa stava dicendo, a momenti glielo avrebbe chiarito senza mezzi termini. 
Zlatan a quel punto pensò che forse per dare un’altra spinta a Simon, o magari per capire cosa provava, o SE provava, andare con qualcun altro era la cosa migliore. 
- Sei sicuro? - chiese poi senza perdere tempo a sua volta. 
Andava bene così, proposte esplicite, nessuna perdita di tempo e soprattutto zero conseguenze. 
Brahim si raddrizzò per avvicinarsi ancora di più al suo viso, arrampicando il mento sulla sua spalla. 
Zlatan guardandolo meglio pensò che fosse davvero un bel ragazzo, aveva sempre avuto un debole per gli spagnoli, anche se ormai il problema era quel dio nordico che stava in camera sua. 
Quello di cui non voleva innamorarsi.
Quello per cui aveva paura fosse già troppo tardi.
“Se c’è un modo per frenare certe cose, è proprio scopare con qualcun altro. Se non funziona questo, sono fottuto...”
A quel punto, rendendosi conto che non stava più sovrapponendo il viso di Alex a quello di Brahim, gli venne incontro chinando il capo e lasciò che le loro labbra si incontrassero. 
Le aprirono mentre si avvicinavano e prima di unirsi si vennero incontro con le lingue finché si unirono e si fusero insieme.
Una scarica elettrica attraversò entrambi, di piacere e desiderio. 
Una prova, una prima prova generica. 
Se il bacio funzionava allora si poteva passare al resto, se non scattava nulla allora non ne valeva la pena. 
“Non è Simon, non è Alex, ma sarà la compagnia giusta per stanotte. Non sto con nessuno, io e lui non siamo una coppia, scopiamo e basta. Fissi. Da un anno. Ma solo scopate sono. Perciò se voglio trombare con altri, posso farlo. Cazzo se posso farlo!”
Sentendo che scattava, Zlatan prese il suo bicchiere di mano, si staccò e si sporse a posarli per terra, poi si girò verso Brahim, lo prese per la vita e se lo mise seduto sopra a cavalcioni. Era leggero e manovrabile con una facilità sconcertante. 
Quasi come un vero cucciolo, ma sicuramente più attraente e lascivo. 

Una volta che fu sopra, Brahim tornò alla sua bocca ed al bacio interrotto.
Non ci voleva credere. 
Aveva pensato di provarci perché tanto sentiva di non avere nulla da perdere, non avevano un vero e proprio rapporto d’amicizia. Erano compagni, andavano d’accordo, si allenavano insieme in palestra dopo le sessioni per fare qualche serie di addominali, ma non c’era nulla da rovinare, nella realtà. 
Eventualmente c’era solo da guadagnare.
E lo stava guadagnando eccome. 
Zlatan infilò le dita sotto la stoffa leggera della maglia che aveva rubato a Theo, gli stava enorme, come enormi e calde erano le sue mani che gli carezzavano sicure la schiena. Si riempì  di brividi di piacere e Brahim si sbrigò a fare altrettanto con la sua maglia che non si limitò a sollevare per infilare le mani sotto. Gliela tirò via del tutto potendo finalmente godere liberamente del suo fisico prorompente che, allenandosi con lui e ammirandolo negli spogliatoi e sotto la doccia, aveva sempre constatato essere uno dei più belli lì dentro. 
Anche quello di Theo era bello. Anzi. Lui stesso era probabilmente uno dei più belli, ma non se lo sarebbe mai fatto. Lo vedeva troppo come solo un amico, un fratello, anzi. Pure Ante aveva quel fisico, ma l’assenza di tatuaggi gli faceva mancare qualcosa. 
Pensando ai corpi dei suoi compagni su cui aveva fantasticato negli ultimi tempi, proprio per capire se anche lui fosse gay come suo ‘fratello’ Theo, perché ovviamente se uno faceva una cosa anche l’altro doveva per forza farla, decise che stava avendo una fortuna sfacciata. Zlatan era in cima alla sua classifica ed ora era lì sotto di lui. 
Le sue mani dopo essere salite sotto la maglia, scesero giù sotto l’elastico dei boxer. Lo sentì afferrargli i glutei sodi e stretti, strinse e iniziò a farsi strada con le dita nella sua fessura. 
Brahim, senza smettere di baciarlo, puntò le ginocchia e i piedi facendo leva per sollevarsi e aiutarlo ad abbassarglieli ed infilarsi meglio, inarcò la schiena e gli concesse tutto ciò che voleva. 
- Lo facciamo qua? - chiese febbrile, confuso, ricordandosi per miracolo che stavano per fare sesso. 
- Abbiamo entrambi le camere occupate e poi è completamente buio, dormono tutti. 
A quello Brahim inarcò il sopracciglio e girando la testa guardò verso quella luce piccola accesa nell’angolo della tisaneria. Così saltò giù e veloce come un fulmine schizzò all’interruttore, lo spense e quando fu finalmente, completamente e veramente buio, tornò come un lampo su di lui, raggiungendolo pur non vedendo più nulla, col suo tipico entusiasmo che aveva sempre quando faceva qualunque cosa. 
Si tolse sbrigativo i boxer e Zlatan, prima di riprenderselo addosso, fece altrettanto abbassandosi i propri.
A quel punto allungò le braccia e lo prese nuovamente per i fianchi, lo sollevò di peso usando tutta la sua non scarsa forza e lo sistemò in piedi sul divano davanti a sé. Un piede per parte, lui ed il suo membro eccitato dritto davanti alla sua bocca. 
Con estrema soddisfazione e felice che avesse le gambe così corte da farlo arrivare così perfettamente al suo viso, o meglio far arrivare al suo viso la parte di lui che gli interessava di più, si avventò sulla sua erezione. 
Per Brahim fu come sconnettersi brutalmente. 
Nessun altro uomo glielo aveva preso in bocca ed ora stava finalmente succedendo. Ma l’aveva saputo dai primi racconti sconci di Theo che gli piacevano quelle cose. Da come si era eccitato immaginando i suoi due compagni di squadra che si rotolavano sul divano di casa. 
Zlatan gli avvolse subito l’erezione e iniziò immediatamente a succhiarlo e lui andò subito in estasi, abbandonando la testa all’indietro. 
Con l’estasi che cresceva a dismisura in una maniera totalmente inaspettata, mentre capiva che gli piaceva più che mai proprio perché era un uomo a farglielo, uno che lo faceva impazzire, lo sentì tornare fra le sue natiche con le dita. Quando al trattamento di davanti si aggiunse quello di dietro, per Brahim fu una sorta di conferma che era davvero il suo mondo, quello.
Aveva avuto tanti sospetti nella sua vita, ma forse gli era mancata la persona giusta con cui parlarne e con cui provare. 
Con Theo ora poteva parlarne ed adesso, finalmente, lo stava facendo con Zlatan. 
E no, dannazione, non si sarebbe fermato nemmeno sotto tortura.
Non importava quanto grande ce l’avesse, ovviamente l’aveva visto per bene e lo sapeva che era molto dotato, ma lui lo voleva e basta. 

Zlatan sapeva che era molto piacevole farselo succhiare mentre le dita penetravano, perciò consapevole che ormai stava per venire, mentre lo sentiva più duro nella bocca, si chiese se fosse il caso di finirla lì. 
“Lo faccio venire e poi chiudo qua? Sono in tempo.”
Non lo ponderò consapevolmente, ma una parte di sé pensò a Simon. Gli sembrava di tradirlo, ma quando se ne rese conto decise che no, non era un tradimento perché non stavano insieme e poteva fare quel diavolo che gli pareva. Anche scopare con qualcun altro. 
Così lasciò sospeso il suo orgasmo sul più bello, Brahim non sembrò molto felice e guardandolo contrariato in piedi davanti a lui, Zlatan ridacchiò prendendolo di nuovo per i fianchi, sollevandolo per l’ennesima volta. 
Lo manovrò di nuovo con molta facilità ritenendo quel tipo di sesso, per una volta, molto piacevole. 
Era come creta nelle sue mani, Brahim si sarebbe fatto fare di tutto e non si sarebbe tirato indietro. 
Non aveva la minima idea se anche lui fosse gay, se avesse avuto altre relazioni o se era la prima volta. Non lo sapeva e non gli interessava. 
Però pensò che il proprio membro fosse grande per chiunque, anche uno abituato a prenderlo da tanto, così lo mise a carponi sul divano, accanto a sé, si alzò e mettendosi dietro di lui, gli prese le sue natiche, le allargò con le mani e se ne occupò con la lingua aggiungendoci le dita. Più di una. Con calma e usando la saliva, per prepararlo al meglio. 
Lo sentì gemere di nuovo e quando vide che lsi stava masturbando di nuovo, Zlatan pensò che fosse ora. 
Se era vicino al suo orgasmo per la seconda volta era il caso di entrare. Oltretutto non sapeva quanto sarebbero stati realmente al sicuro lì in salotto e con la luce spenta. Così non perse altro tempo, si tirò su, si appoggiò su un ginocchio e con un piede a terra, lo prese per i fianchi e dopo essersi lubrificato da solo, entrò senza dire nulla. 
Appena fu dentro, lo sentì tendersi e soffocare un gemito di dolore a conferma che era vergine da dietro. Sospirò insoddisfatto e attese che si abituasse, poi quando lo sentì cedere leggermente, iniziò a muoversi tornando a far cadere della saliva per facilitare i movimenti. 
Lentamente, dopo un po’, con calma e pazienza, riuscì a far funzionare meglio l’atto rendendolo più fluido. Le spinte divennero lentamente più agevoli e lo sentì meno rigido, più collaborante. 
- Tutto ok? - chiese roco e impaziente prima di lasciarsi definitivamente andare. Dio solo sapeva quanto ne aveva bisogno, ora. 
Perché stava di nuovo tornando alla mente quello stronzo freddo insensibile di Simon. 
Quello che osava non essere geloso e non esprimere un cazzo di nulla. 
Perciò aveva bisogno, aveva proprio bisogno di quell’orgasmo, ora. 
Finalmente Brahim annuì e a quel punto Zlatan si perse. 
Da lì in poi ci fu solo il suo stesso piacere che cresceva e premeva insistente nel suo compagno occasionale di una notte, quel piacere che voleva esplodere e che resisteva ancora un attimo. 
Il tempo di chiedersi se Simon si sarebbe accorto che stava scopando con un altro e come avrebbe reagito. 
La giusta domanda per venire e abbandonarsi all’apice. 


Note Finali: mi sono sorprendentemente divertita e presa molto a scrivere questo capitolo, nel corso di questa serie di fic ho piano piano scoperto Brahim e lo trovo un personaggio super carino sotto tanti aspetti, a partire dal suo essere così solare e divertente. Associato poi a Theo è devastante. Brahim e Zlatan avevano tanto potenziale, ma ormai ero andata in fissa con Simon e quindi niente, in un'altro universo magari! Zlatan invece è uno dei personaggi più complessi e diversi da chiunque altro di cui io abbia mai scritto, lo dimostra che è stato protagonista di ben 2 serie in diversi periodi sempre nello stesso universo. Di conseguenza spero di riuscire a renderlo così come me lo immagino io (posto che è tutto frutto della mia fervida immaginazione e niente di ciò che scrivo è reale. Meglio specificarlo, ogni tanto. Non si sa mai...). Sono consapevole che rendo Milanello un puttanaio, ma questo è niente rispetto a ciò di cui ho scritto in passato sempre  ambientato lì. Grazie dell'attenzione. Alla prossima. Baci Akane