8. PIANI DIABOLICI

sanhim

Quando Daniel fu aggiornato su tutto, il primo parere che diede fu per Sandro. 
- Sandro, io al tuo posto non mi metterei mai contro Zlatan. Se è vero che stanno insieme, e sottolineo SE, è un autentico suicidio farlo. 
Sandro sospirò di sollievo nel ritrovare di nuovo il suo saggio amico da confort zone. 
- Ma è ovvio che non ci provo! Non sapevo niente di Ibra. E comunque io volevo solo capire se Simon mi piaceva davvero, non è che volessi chissà cosa. È solo che mi ha fatto questo discorso, oggi... - ed ormai tanto valeva parlarne davanti agli altri visto che non ci sarebbe stato verso di riavere il suo telefono. 
- Che discorso? 
- Sul legare con altri ed uscire dalla mia confort zone che saresti tu... legare con più gente possibile per riuscire a stare bene qua in generale e quindi giocare meglio. Credo che mi veda in difficoltà in campo e a modo suo voleva aiutarmi... 
- Oppure ti stava sottoscrivendo un telegramma: ‘provaci con me, scegli me, lega con me, io sono qua per te!’ - Brahim continuava a portare acqua al suo mulino spingendo Sandro a provarci con Simon. 
Theo a quel punto gli lanciò un’occhiata strana che però Sandro non seppe interpretare, ma non gli disse nulla. 
- Io nel dubbio eviterei. O meglio. Cerca prima di capire se stanno insieme. Se non c’è nulla e Brahim ieri ha avuto le traveggole allora sì, perché no, sonda il terreno. Ma non buttarti alla cieca stile Theo. In ogni caso prima di tutto capisci in che rapporti sono quei due! 
- E quindi dovrei impicciarmi degli affari di qui due? - chiese incredulo che gli suggerisse proprio quello. 
- È la cosa più sensata. E poi è a te e Brahim che interessa la cosa... - rispose svelto Daniel. 
- Io ci proverei e basta. - fece eco Samuel. 
- Sì, anche io! - rincarò Brahim che aveva dei secondi fini. - Ma comunque sono sicuro che abbiano qualcosa! 
- E perché è andato a letto con te, si può sapere? - Daniel cercava ancora di fare il cervello del gruppo, ma non era facile considerato quanti ne aveva contro. 
Sandro, ancora confuso, guardò Theo che se ne stava stranamente zitto. 
- Tu non dici nulla? - fece sconsolato, più confuso di prima. 
Theo sospirò e si strinse nelle spalle incrociando le gambe sul letto. 
- Per una volta sono d’accordo sul capire meglio in che rapporti sono quei due. Gliel’ho detto anche ieri sera. Non mettetevi in mezzo a due compagni di squadra. Finisce in casino e questo è un gruppo che sta cercando di unirsi. Basta poco a far deragliare tutto. 
Per una volta disse la cosa più saggia di tutti. I tre lo guardarono mentre Daniel, dall’altra parte, probabilmente fissava il telefono sconvolto. 
- Theo, stai bene? - chiese infatti perché non lo poteva vedere. 
Theo fece una smorfia e si rianimò. 
- Certo, solo perché una volta dico una cosa saggia non significa che sono impazzito! 
- No beh, ma non era una cosa da te... 
- No, ma ha ragione... - asserì Sandro. - non mi metterei in mezzo a nessuno, onestamente. 
- A maggior ragione perché sono proprio quei due che stanno cercando di mettere in piedi questa squadra, non so se l’avete notato ma... - Daniel, sia pure a distanza perché quell’anno aveva avuto già un infortunio rognoso che l’aveva tenuto lontano dal gruppo, sapeva bene cosa diceva essendo figlio di Paolo Maldini. Sicuramente ne aveva parlato con lui o quanto meno l’aveva sentito che lo diceva a qualcuno. 
Anche Brahim e Samu si fecero seri e attenti alle sue parole, provando a capire cosa intendesse. 
Samu in particolare poteva capire perché era lì da più tempo di loro e sapeva che prima di quelli che definivano ‘Dèi nordici’, la squadra non esisteva nemmeno ed era alla deriva. 
- È vero, - fece infatti guardando Brahim e Sandro che erano arrivati insieme in estate. - prima eravamo pieni di problemi e disuniti. Lentamente stanno costruendo una squadra forte. Da quando ci sono loro è cambiato tutto. 
Nessuno sapeva come di preciso, ma tutti erano consapevoli del loro ruolo importante all’interno della squadra. Infatti tutti li chiamavano ‘dèi nordici’. 
- Papà dice che ognuno si occupa di un aspetto specifico ed entrambi legano con tutti cercando di far legare gli altri fra loro. Hanno un ruolo importante. - confermò loro Daniel il quale solitamente non faceva né da spia né da portavoce per suo padre, ma in quel caso annusando la possibilità di un disastro decise che era meglio mettersi in mezzo. 
- Se è vero che stanno insieme e che hanno problemi, forse dovremmo essere noi per una volta ad aiutarli... - propose Theo ancora in modalità seria. 
I tre in camera lo guardarono e concordarono in modo molto spontaneo, solo dopo qualche secondo Brahim chiese: - Sì e chi si fa avanti a chiedergli se hanno problemi e se hanno bisogno di una mano? 
- No, ma soprattutto chi gli chiede se stanno insieme?! - puntualizzò Samu. 
- Tu che te lo sei portato a letto potresti trovare le palle anche di fargli queste domande! - brontolò Theo in direzione di Brahim. 
- Perché non dici a lui di chiederlo a Simon? Fra i due è quello con cui hai più possibilità di parlare in modo costruttivo senza essere distrutto! - rispose a tono Brahim indicando Sandro accanto a sé. 
- Ma se sei tu che te lo sei portato a letto, cosa c’è di diverso nel chiedergli se ha problemi con Simon? - insisteva Theo. 
- È diverso, quello non risponde. Gliel’ho chiesto ma non mi ha detto niente. 
- Ma ti ha scopato! - notò ancora Theo davanti a sé che non capiva come fosse possibile per due persone fare sesso senza parlare. 
- Davvero gli stai chiedendo proprio tu com’è possibile scopare e non parlare? - come se gli leggesse nel pensiero, Daniel centrò come sempre il punto e solo a quel punto il suo ragazzo capì cosa intendesse e si mise a ridere facendo una delle sue smorfie deliziose. 
- Va bene, in qualche modo siamo simili anche io e Ibra. 
- Parlaci tu allora, magari ti risponde! - borbottò stizzito Brahim incrociando le braccia. Sandro, sorridendo addolcito e divertito insieme, gli cinse le spalle istintivo cercando di calmarlo. 
- Dai, penso di poter parlare io a Simon, mi pare di capire che sono la migliore opzione se vogliamo aiutarli. - decise così di immolarsi per la causa che capiva essere piuttosto importante. Non che ne fosse convinto, ma voleva seguire il consiglio di Simon in virtù degli sforzi che stavano facendo quei due per il bene del gruppo. Era giusto provare a sostenerli e aiutarli se era vero che da un anno e mezzo loro lo facevano con tutti gli altri. 
“Oltretutto se stanno davvero insieme non solo non ho speranze, ma non mi metterei davvero mai in mezzo. Non sono mica uno stronzo suicida!”
Brahim fra le sue braccia sospirò di sollievo e anche grato per il gesto comprensivo e amichevole e appoggiò teneramente la testa sulla sua spalla. 
Sandro, senza farci caso, invece di sciogliere il braccio, lo mise meglio intorno al suo collo attirandolo di più a sé.
Non notò il sopracciglio alzato di Samuel ed il sorrisino vittorioso di Theo. 
- Bene, penso che abbiamo un piano! - concluse Daniel che non stava vedendo cosa succedeva. - Oh Sandro, alla fine il consiglio era davvero su Simon? - si ricordò poi alla fine di tutta quella riunione folle. 
Sandro arrossì, ma non lasciò Brahim trovando estremamente piacevole tenerlo contro di sé, con lui che strofinava il capo contro il suo collo come un cucciolo tenero. 
- Non penso che gli serva più, no. - rispose per lui Theo sornione e vittorioso. 
Sandro lo guardò sprizzare felicità da tutti i pori e nel chiedersi che diavolo avesse ora quel pazzo instabile, decise di smettere di fare indagini. Ne aveva abbastanza da pensare con Simon. Adesso toccava a lui aiutarlo, ma come intendeva farlo? Forse aveva fatto il passo più lungo della gamba. 


- Stavo per dirgli se si era rincoglionito, - disse Theo a Daniel riferendosi a Brahim, sceso nella famosa sala del caminetto ed in particolare alla tisaneria. Per isolarsi in un posto sicuro e poter riprendere la conversazione con Daniel, questa volta col suo telefono, aveva detto che andava a farsi un caffè da solo. Brahim e Samuel erano rimasti in camera consapevoli che sarebbe andato a parlare ancora, tanto per cambiare, col suo Daniel. 
In attesa che l’acqua della macchina del caffè si scaldasse, e avendo cura di non essere vicino ad anima viva, proseguì il suo racconto: - quando era tutto preso da Ibra mentre spingeva Sandro fra le braccia di Simon. 
- Perché? - Daniel sapeva che adesso toccava al secondo aggiornamento, quello che non aveva potuto ricevere insieme al resto, davanti agli altri. Lo conosceva bene, sapeva che aveva altro da dirgli e non si era stupito nel sentirlo ancora.  
- Perché ieri sera non sai che Brahim dopo Ibra aveva puntato a Sandro. Lo trova carino ed interessante, anche se non è il genere ‘ti sbatto al muro brutale’. - quella frase la disse roteando su sé stesso per essere di nuovo sicuro che non ci fossero davvero dei compagni in giro. Lieto che stessero quasi tutti in camera o a guardare la televisione nell’altra sala, aveva continuato gli aggiornamenti. 
Daniel rispose subito sorpreso. 
- Allora si era rincoglionito davvero? Che c’entra buttare Sandro su Simon per provarci di nuovo con Ibra? 
- APPUNTO! - tuonò Theo infervorato tutto preso dal discorso, coprendosi poi la mano con la bocca e ricontrollando per la millesima volta di non essere sentito. Abbassò la voce e riprese dopo aver infilato la capsula del caffè ed il bicchierino di cartone sotto il getto pronto: - Ma per fortuna è rinsavito. Dovevi vederli alla fine. Quando ho maltrattato Brahim ha fatto l’aria da cucciolo ferito e Sandro l’ha abbracciato. Gli si è accoccolato contro e sono rimasti lì così avvinghiati teneramente. Non so cosa gli passi per la testa a quel debosciato, probabilmente niente... 
- Senti da che pulpito... - commentò ironico Daniel. Theo ridacchiò senza offendersi e prese il caffè pronto. 
- Comunque erano bellissimi. Brahim è scemo, ma è mio fratello, gli voglio bene e voglio che trovi la persona giusta per lui e che sia felice. 
Theo, sedendosi sul divano davanti al caminetto, ignaro che la sera prima Ibra e Brahim avevano fatto sesso proprio lì, non vide Daniel sorridere dolcemente, ma gli rispose con una delicatezza che di solito non usavano fra loro. 
- Ti capisco, anche io lo voglio per Alexis. Ho instaurato uno splendido rapporto con lui e mi dispiace com’è finita. Spero davvero stia meglio e si innamori della persona giusta. 
Non aveva idea di cosa o meglio chi sarebbe arrivato in estate, per Alexis. 
- Lo vedo meglio, prima stava tanto con Sandro, ma adesso si è unito ad un altro gruppo, comunque sta meglio in generale. - gli spiegò per tranquillizzarlo, lieto che lo capisse e che anche lui, ora, con Alexis avesse lo stesso rapporto sano e normale che aveva lui con Brahim. 
A lungo non l’aveva vissuta bene quella cosa che Daniel aveva con Alexis, nonostante alla fine avesse scelto lui. Per fortuna adesso si capivano meglio e giorno dopo giorno le cose fra loro miglioravano parecchio. 
Al momento, doveva proprio ammetterlo, non poteva chiedere di meglio. 
Rimasero qualche istante in silenzio e mentre Theo sorseggiava il caffè, con i piedi sul divano e le ginocchia contro il petto, Daniel riprese a parlare con tono leggero, cambiando discorso. 
- Sai, stavo pensando... ho capito una cosa che per anni avevo interpretato in un certo modo, ma adesso so che sbagliavo...
A tutto quel mistero Theo si accese e fra un sorso e l’altro, chiese incuriosito:  - Che cosa? 
- Perché Sheva stava così tanto con mio padre e ci sta tutt’ora! Stavano praticamente sempre insieme, specie dopo che ha lasciato il Milan e poi anche il calcio... 
Sentendolo, Theo sputò letteralmente il caffè spruzzandolo davanti a sé, si protese tutto in avanti ed iniziò a tossire convulsamente. Per fortuna nessuno a vederlo. 
- Theo? Stai bene? 
Theo, che aveva appena visto l’aldilà, ci mise un bel po’ a tornare. 
- No! - sbottò rauco. 
- Hai sputato il caffè? 
- Quello è il meno! - sparò poi rosso in viso e shoccato dalla rivelazione: - Che hai detto su tuo padre? - cosa più unica che rara di per sé, anche senza considerare cosa avesse detto. Di norma non gli parlava mai di suo padre, ora non solo l’aveva fatto, ma l’aveva fatto anche in modo molto spontaneo e tranquillo. 
- Solo io posso dirlo! - Daniel si riprese subito il suo mood geloso di Theo e di suo padre, ma l’altro lo ignorò.
- Ripeti la cosa di Sheva! - si puntò Theo pulendosi la bocca per poi chinarsi a passare i fazzoletti per terra sui propri spruzzi. 
- Beh, passavano tantissimo tempo insieme, io ero piccolo ma me lo ricordo bene; facevano anche le vacanze senza mia madre. Erano amici e nessuno ha mai pensato male, ma lo facevano. Anche quando ha smesso di giocare, l’ho spessissimo visto con mio padre. Frequentava e frequenta tutt’ora tutte le volte che può mio padre. 
- Ma tu sei fuori, Paolo non lo farebbe mai! Esistono anche gli amici! 
Era vero, ma Daniel sembrava molto sicuro di quel che diceva infatti rispose subito sulla difensiva: - E che ne sai di mio padre? Ti dico che avevano un rapporto strano, troppo stretto. Adesso ripensandoci da grande e con altri occhi, vedo meglio! Ormai non sono scemo! 
- Significa che prima lo eri? 
- Significa che prima non capivo, e comunque ero piccolo, adesso è diverso! Fidati, nessuna coppia dura tutta la vita insieme. Non mi stupisce che mio padre abbia avuto altre persone, so che ha avuto altre donne, infatti hanno sfiorato spesso il divorzio, ma adesso capisco di cosa lo accusava mia madre. Non di avere altre donne, o meglio lei probabilmente credeva fossero donne. Solo che in realtà non erano donne. Era Sheva! 
E così, su questa rivelazione di cui Daniel sembrava estremamente convinto, Theo morì. 


Per loro fortuna, Simon essendo di pessimo umore, appena aveva capito che nella camera accanto c’erano persone troppo felici, si era messo le cuffie alle orecchie e si era immerso nella musica cercando di estraniarsi. 
Zlatan, invece, era altrove e non aveva minimamente intenzione di sapere dove fosse. 
Da quando quella notte gli aveva detto di aver fatto sesso con Brahim perché era confuso riguardo loro, non gli aveva più parlato.
Cercava di capire anche lui, di assimilare la questione, ma non era sicuro di come si sentiva o come dovesse sentirsi. 
Sapeva solo che gli dava un enorme fastidio e non gli capitava da molto di sentirsi così. 
Forse non gli era nemmeno mai successo realmente. 
Stizzito, quando la sua mente gli propose l’eventualità che quella fosse gelosia, Simon si alzò di scatto a sedere sul letto e si tolse le cuffie velocemente col cuore in gola. 
“Non dire sciocchezze. Non sono mai stato geloso, non sono cose che mi riguardano. Non stiamo insieme, è un rapporto libero, può fare quello che vuole con chi vuole. Anche io posso farlo.”
Girò la testa per sentire se nella camera accanto stavano ancora starnazzando, ma sentendo un bel pacifico silenzio, dedusse che si dovessero essere dispersi. Decise dunque di distrarsi per non pensare a cose stupide ed uscì dalla stanza con nessuna intenzione specifica, se non quella di dimostrare a Zlatan che anche lui poteva fare quel che voleva e non era obbligato a rendergli conto o a consacrarsi. 
Esattamente in quel momento gli passò davanti Sandro che presumibilmente andava verso la sua camera che era in quella direzione. 
Simon lo guardò come fosse un segno, allo stesso modo lo fece Sandro, con un evidente bisogno di dirgli qualcosa. Glielo lesse in un nano secondo ed altrettanto in fretta decise che uno o l’altro sarebbe andato bene comunque. 
Non importava chi fosse, ormai. Contava farlo. 
“Però questa sarebbe una vendetta, ne sei consapevole?” gli suggerì la sua mente. Simon alzò le spalle.
Certo che lo era e sapeva anche che era un comportamento infantile non da lui, ma dovendo abbassarsi al livello del bambinone con cui aveva un rapporto complicato, non aveva scelta. 
Così, a tradimento e totalmente improvvisamente, gli sorrise. 
Sandro rimase spiazzato e per poco non inciampò perdendo anche il telefono, arrossì e Simon, lieto d’aver azzeccato a caso una persona disposta a stare con lui (non che fosse difficile trovarla), gli parlò con apparente tranquillità, come se loro due chiacchierassero sempre così tanto. 
- Ehi! - lo salutò: - Che stai facendo? 
Sandro avvampò visibilmente, totalmente colto in fallo, e stringendosi nelle spalle parve come se la sua mente si svuotasse. Simon lo stava leggendo come un libro aperto, comprendendo ogni pensiero, espressione, atteggiamento. 
“Forse sono io che sono troppo bravo a capire gli altri...”
Forse lo era. 
“E forse sono gli altri che non riescono a capire me.” 
Forse. 
- Beh, io stavo andando a vedere come sta Alexis... 
Non aveva tanto senso, ma Simon capì che doveva essere stato molto male emotivamente per essere tenuto così tanto sotto controllo da un amico. 
- È fortunato ad averti... - disse quindi cercando di non lasciarlo andare facilmente. Sandro rimase lì giocherellando nervoso con il telefono a cui tolse e rimise la copertina in silicone, fece un sorrisino imbarazzato e cercò di spiegare senza dire troppo. 
- Ma no, è il minimo... se avessi un amico che ha avuto una brutta delusione, anche quando lo vedi stare meglio hai sempre delle attenzioni, no? 
Simon sorrise dolcemente, mentre una parte di sé si chiedeva come apparisse dall’esterno. Era ancora convincente quando faceva il gentile e si sforzava di mettere una punta di tenerezza? 
Dall’espressione inebetita di Sandro capì che probabilmente sì, lo era. 
“Bene, adesso fagli capire senza ombra di dubbio che ci staresti!” 
- Beh, non è da tutti, non credere che sia scontato. - continuò a fargli complimenti e Sandro si perse del tutto fin quasi a dimenticarsi di Alexis. Poi quando si rese conto che stava appunto per andare da lui, fu come se si svegliasse e indicò la propria camera come per scusarsi. 
Simon fece un cenno col capo e mettendo le mani in tasca, rimase lì sullo stipite della porta aperta, vi si appoggiò e lo guardò mentre si affacciava alla camera. Vedendolo uscire subito con aria stupita, Simon gli fece un altro cenno col capo, curioso. 
- Scappato? 
Sandro, ulteriormente meravigliato che fosse ancora lì ad aspettarlo, annuì ridacchiando imbarazzato. 
- Pare di sì... deve essersi svegliato. L’avevo lasciato solo in camera per farlo riposare. 
Parlando, tornò davanti a lui fermandosi come se si stesse annoiando e non sapesse come passare il resto del tempo. Simon un’idea ce l’aveva. 
- Si vede che sta meglio di quel che pensi, magari puoi stare tranquillo... 
Il compagno annuì con un sorriso incerto, senza mai guardarlo per paura di chissà cosa. Qualcosa che lui immaginava. 
- Evidentemente sì. Meglio così. 
- Quindi non sai più che fare? - chiese Simon con leggerezza, Sandro arrossì ancora e si strinse nelle spalle grattandosi la testa. 
- Mah, non proprio... 
Pareva incerto e Simon decise di approfittarne immediatamente. Senza rifletterci meglio, prese ispirazione da Ibra. 
- Come te la cavi con la play? 
Che domande sciocche. Sapeva come fare per attirare un ragazzo nella propria camera, appena glielo chiese vide gli occhi timidi ed incerti di Sandro accendersi ed illuminarsi. 
- Alla grande e tu? 
Al sorriso radioso e malizioso di Simon che gli indicava la propria camera alle spalle, con un: - ti va una partita? - Sandro annuì di slancio e poi avvampò nuovamente, probabilmente destinato a non tornare più al suo colore normale. 
Le cose iniziavano a farsi interessanti.


Note Finali: quei debosciati che si mettono in testa di aiutare i genitori a fare pace possono solo fare danni, lo sappiamo tutti, ma loro no e perciò vediamo quanto saldo saprà essere Sandro nelle grinfie di un vendicativo Simon che cerca di dimostrare (a sé stesso) che lui non è geloso di Ibra e non prova niente per lui. Alla prossima. Baci Akane