4. QUANDO GLI ADULTI SE NE VANNO

libertà di amare

Il livello di frustrazione di Daniel raggiunse livelli storici ed intestardito sulle sue idee, non si mosse dalla sedia e dal tavolo in giardino, dove era rimasto solo.
Fissava il telefono come se ci fossero cose più interessarsi che unirsi ai propri compagni in piscina che si stavano divertendo e nel frattempo finendo le birre che Rafa e gli altri avevano portato fuori per scorta comune, attaccò uno degli intrugli colorati nelle brocche. 
Sapeva che mescolare alcolici di diverso tipo non andava bene, quello sembrava mojito o comunque qualcosa che ci somigliava parecchio e nell’umore in cui era, sempre peggio, decise di fregarsene altamente. Almeno se fosse finito per fare qualcosa con Theo davanti a suo padre avrebbe avuto la scusa degli intrugli bevuti. 
Sicuramente non si aspettava sobrietà dai ragazzi, per quella sera speciale. 
Stava scavando negli oscuri anfratti del suo cervello mentre gli schiamazzi del suo ragazzo e di altri idioti con lui superavano addirittura la musica rumoroso selezionata dal festeggiato, quando un tocco gentile lo fece riemergere dalle proprie tenebre. 
Sollevando lo sguardo con ancora il volto imbronciato, fu folgorato dalla bellezza abbagliante di Simon il quale gli sorrise sedendosi con lui. 
Ancora una birra in mano, probabilmente la stessa dell’inizio che fingeva di bere per non perdere troppo il controllo.
Vedendolo gli sorrise a sua volta, ma fu stentato e lo fece solo perché era lui. 
- Perché sei qua solo? Gli altri si stanno divertendo in acqua, dentro qualcuno sta facendo tornei alla play approfittando dello schermo più grande mai visto... 
Era ovvio che Zlatan avesse qualunque comodità ed attrezzatura per il suo hobby preferito. 
Daniel fece una smorfia e si strinse nelle spalle scuotendo il capo, dava ormai le spalle sia alla piscina che alla casa in modo da non innervosirsi ulteriormente nel vedere suo padre nella sala che gli rovinava letteralmente la festa. 
- Normalmente non ho grossi problemi con lui, ma ultimamente mi sta diventando proprio difficile sopportarlo... 

Simon, avendo due valide opzione per tradurre la sua frase, tentò col più probabile. 
- Mi sembrava che con Theo le cose andassero bene... 
Daniel spalancò gli occhi sorpreso fissandolo coi suoi occhi cielo in tempesta. 
- Ma certo, con lui non è mai andata meglio... parlavo di mio padre... 
Simon a quel punto parve sul punto di dirgli qualcosa, ma decise per un altro metodo.
Il metodo paterno.
- Non immaginavo avessi problemi con Paolo... - cominciò piano e conciliante. 
Daniel sospirò sorseggiando pigramente il cocktail, fissando il tavolino pieno di bicchieri e bottiglie vuote e con quel po’ di cibo che rimaneva, per il resto c’erano solo caraffe di alcolici vari. 
- Non ne ho mai avuti, è un padre fantastico, ma forse troppo. Essendo che voglio fare il calciatore come lui, è ancora più presente. Se avessi scelto di fare tutt’altra cosa sicuramente mi adorerebbe, ma non mi starebbe così appresso. Quando tiene tanto e ama qualcuno o qualcosa diventa come un angelo custode, non si stacca proprio mai. 
Simon colpito dal modo in cui parlava di lui, rimase in ascolto usando il famoso metodo. Quello di far parlare la persona che evidentemente aveva bisogno. 
- Hai bisogno della tua indipendenza... 
Daniel annuì. 
- Sì, non voglio nascondergli le cose importanti delle mia vita, ma per ora non me la sento di parlargli di Theo e se mollassi il freno quando è nei paraggi... credimi, lo capirebbe subito. Solo io conosco mio padre nella versione di... beh, padre! 
Simon non era sicuro di capire il suo punto di vista, ma non voleva infastidirlo né ottenere l’effetto opposto, voleva solo aiutarlo perché gli dispiaceva vederlo così. 
- È perché è un ragazzo o c’è dell’altro? - sarebbe stato più che comprensibile, anzi, avrebbe potuto sostenerlo. 

- No, non ho problemi a dirgli che mi piace un ragazzo. È che Theo... - Daniel si fermò e ci pensò sospirando insofferente, non riusciva a definirlo né a spiegargli la questione, ma proprio quando stava provando a farlo, come se avesse sentito che parlavano di lui, il protagonista del suo discorso lo richiamò a gran voce. 
- DANIEL VIENI! L’ACQUA È RISCALDATA! 
- NON HO IL COSTUME! - sbraitò seccato senza nemmeno girarsi. Simon, che vedeva qualcosa che Daniel non vedeva, sorrise sornione. Daniel lo notò e non fece in tempo a chiedersi che avesse, perché lo capì appena gli arrivò il costume bagnato di Theo in testa. 
Daniel lo prese e in due secondi capì due cose, mentre si girava come un indemoniato puntando immediatamente la sua attenzione sul suo ragazzo idiota nell’acqua. 
Uno: era tutto nudo. Due: aveva fatto una scenata di troppo davanti a suo padre. 
Voleva dirgli di tutto sapendo di non poterlo fare e con la voglia di gridare e la lingua annodata proprio per evitare di farsi notare ancora di più da suo padre, notò con meraviglia e piacere che finalmente il salone che si vedeva dal giardino era vuoto. 
Gli adulti se ne erano andati. 
Così Daniel si alzò e allargando le braccia plateale guardò in alto. 
- Oh, sia lodato Dio! - esclamò teatrale.
- Prego, non serve lodarmi per così poco...
La voce roca e fintamente seria di Zlatan li raggiunse dal lato esterno della casa, doveva aver accompagnato fuori gli ospiti, fra cui Paolo, per poi aggirare l’edificio da fuori per arrivare ai suoi compagni. 
Simon si alzò avvicinandosi ridendo al suo idiota preferito, mentre Daniel gli lanciava un’occhiata che era un misto fra il rimprovero ed il rispettoso, fermandosi dal compito prioritario di sgridare il suo ragazzo. 
- Non potevi evitare di invitare gli adulti fra cui mio padre? 
Alla fine glielo disse e Zlatan fissandolo torvo assottigliò lo sguardo. 
- Farò finta di non aver sentito. 
Daniel fece mezza smorfia e finì il bicchiere che aveva ancora in mano, lo mise giù e non fece in tempo a voltarsi che venne letteralmente rapito da Theo che stufo di aspettarlo, era uscito ed era venuto a prenderselo.
Tutto bello nudo e bagnato. 
Daniel fece in tempo a vederlo e puntando gli occhi inferociti sulle sue gioie al vento, poté solo lamentarsi senza successo: - Theo, vedi che sei nudo! 
Theo ridendo forte e contagioso nel modo che piaceva sempre a tutti, prese la maglia di Daniel e gliela tolse senza troppi complimenti lasciandolo a torso nudo; a quel punto capendo cosa voleva fare, il giovane Maldini iniziò a correre ritrovandosi l’altro ad inseguirlo divertito come un bambino. 
Il bambino ovviamente lo raggiunse in un attimo. Nessuno sarebbe comunque mai stato in grado di batterlo in velocità, specie se quello che scappava aveva bevuto qualcosa di troppo. 
Theo lo prese abbracciandolo da dietro e con dita abilissime gli aprì i jeans tirandoli giù insieme ai boxer. 
Daniel per evitare di essere denudato, continuò ad avanzare trascinandoselo dietro fino a cadere di faccia. A quel punto il famoso bambinone poté finalmente finire di togliergli i vestiti facendo volare le scarpe da una parte e dall’altra, poi dimostrando una forza non indifferente se lo prese e se lo caricò in spalla stile sacco di patate, infine dandogli uno schiaffone sonoro sul sedere che gli lasciò tutte e cinque le dita per sempre, si lanciò con lui nella piscina creando uno tsunami.
- TU SEI MATTO, MOLLAMI... 
Ma le sue urla non vennero ascoltate. 
Daniel annegò per poi venir salvato dalla stessa persona che aveva appena tentato di ucciderlo. 
Prima di capire cosa fosse successo, era appoggiato al bordo della piscina e alternava schiaffi alle guance a baci sulla bocca. Così davanti a tutti, come niente fosse.
Non che ormai ci fosse qualcuno che non lo sapesse e se ci fosse stato, probabilmente ormai lo sapevano. 
Esaurito e sul punto di morire davvero, nonché di vomitare pure, Daniel riuscì vagamente a capire che lì intorno c’erano solo persone che già sapevano di loro, questo l’aiutò un po’ a rilassarsi.

- Dovremmo salvarlo? - chiese Simon a Zlatan, avvicinandosi alla piscina preoccupato per il colorito grigio di Daniel, sapendo che aveva bevuto un po’ più del consentito. 
Zlatan che era rimasto a ridere e sganasciarsi dalla scena di Theo che cercava di uccidere Daniel, contagiato dall’idiozia del terzino più veloce del Milan, gli rispose spingendo anche lui il proprio ragazzo in piscina. 
Lui lo fece vestito e totalmente a tradimento. 
A quell’inaspettata scena, un boato si levò dall’acqua con annessi fischi. Questo permise a Daniel di trovare pietà perché Theo, nel distrarsi per il tuffo involontario di Simon, l’aveva lasciato andare. 
Zlatan rimase a ridere stile signore delle tenebre, mani ai fianchi, gambe divaricate ed aria da scemo patentato che aveva quando era felice e rilassato. 
Rimase lì però solo qualche istante, perché Simon issatosi sul bordo della piscina, riuscì a prenderlo per la maglia e rituffandosi giù se lo portò dietro facendogli fare la stessa identica fine sua.
Un bel tuffo vestito. 
Ecco dunque cosa succedeva appena gli adulti se ne andavano. 
Non si era di certo aspettato quella reazione così immediata e cattiva, che Simon si abbassasse al suo stesso livello infantile era tutto dire, ma invece di prendersela per la sua vendetta c, si mise a ridere ed inseguirlo nuotandogli dietro per annegarlo come se avessi 4 anni invece che 40. 
Non ci volle molto che finirono tutti per giocare ad annegarsi proprio come dei casi senza speranza.
Fu bello ed indimenticabile, quel momento. Quello in cui tutti ridevano facendo cose sceme, ma fu soprattutto Simon quello che stupì tutti sopra ogni altro.
Quella sua risata, quella sua spensieratezza, quel suo agire senza pensare e senza essere sempre l’adulto coscienzioso del gruppo.

Dopo qualche ora se ne erano andati quasi tutti ed erano rimasti quelli che ormai facevano parte del famoso gruppo whatsapp nato originariamente proprio per salvare la relazione di Simon e Zlatan, definiti prima ‘padri’, ora ‘genitore uno e genitore due’. 
Il gruppo poi era stato ridefinito ‘Dementi’, ma né Simon né Zlatan ne facevano parte per loro richiesta. Non che poi si potesse non accontentarli, se loro dicevano ‘non azzardatevi a metterci dentro’ loro potevano solo eseguire.
Ma di fatto, nella vita reale, ne facevano parte anche loro. 
Gli altri se ne erano andati e loro si erano decisi ad uscire dalla piscina e avvolti in asciugamani e accappatoi che si erano portati ognuno in totale autonomia, ora erano radunati nell’enorme salone sull’enorme divano ad angolo di svariate piazze. Chi non stava lì aveva vinto la poltrona, infine qualcuno si beccò delle sedie. 

Simon scosse il capo risoluto, mentre si asciugava ancora i capelli con l’asciugamano che gli aveva dato Zlatan insieme ai vestiti di ricambio.
Sembrava un rapper per quanto larghi gli stavano e per questo risultava ancora più bello, specie per i capelli bagnati e spettinati. 
Il danese era seduto su una comoda sedia per sua scelta. Accanto a lui il padrone di casa si era impossessato della poltrona e nessuno aveva discusso. 
Zlatan si era a sua volta cambiato ed aveva i capelli bagnati e sciolti, un asciugamano intorno al collo come Simon. 
- Dai... - lo implorarono un gruppo notevole di miagolii. 
Simon tornò a scuotere il capo.
- Sono troppo vecchio per queste stronzate... - rispose ancora gelido, occhi chiusi, dritto nella sedia, gambe accavallate. La musica era stata abbassata e sul tavolino in mezzo al cerchio, oltre a qualche cibaria rimanente e ad altri alcolici fra cui birre e caraffe, c’era una bottiglia vuota stesa. 
- Che c’entra, io sono ancora più vecchio ma ci sto! - rispose Zlatan con aria sadica, mentre nella sua mente affioravano ricordi di un passato che al momento sembrava molto remoto. 
- Vuoi dire che tu lo faresti davvero? - chiese scettico Simon fissandolo lì vicino a lui. 
Zlatan alzò le spalle pacifico. 
- L’ho già fatto... non ero convinto, ma poi è stato divertente... 
Simon alzò gli occhi scuotendo il capo. 
- Siete tutti mezzi ubriachi... per questo lo volete fare... ma poi ve ne pentirete... e poi davvero, siamo adulti, non adolescenti... 
- E tu non l’hai mai fatto? - chiese stupito Zlatan, il quale premeva proprio sul fatto che una volta nella vita tutti dovevano fare ‘quella stronzata’. 
Simon scosse il capo sempre deciso, fermo e impettito, braccia incrociate al petto. 
- Mai. E continuerò così! 
I ragazzi si guardarono scontenti e delusi, molti di loro come dei bambini traditi dai genitori. 
- C’è un alternativa, se non vuoi farlo quando tocca a te... 
Si ricordò poi Zlatan con orgoglio e furbizia, consapevole che in un modo o nell’altro si sarebbero divertiti. 
- E sarebbe? - Simon non si fidava, lo conosceva e mentre gli altri ‘figli’ li guardavano speranzosi, Zlatan indicò la caraffa di uno degli alcolici rimasti, che aveva provveduto a far fare. 
- Se non vuoi, puoi bere quando tocca a te! 
Simon a quel punto lo guardò peggio che male, lo guardò come se dovesse nullificarlo, ma Zlatan raddrizzò le spalle ed alzò il mento con aria di sfida, tutto trionfante. 
- Lo sai che odio bere. 
- Per un bicchiere cosa sarà... si fa a turno, non toccherà sempre a te... - gli fece notare Zlatan e Simon sapeva, sapeva che c’era il trucco e che qualcosa non gli tornava, ma pensando che fin lì aveva bevuto poco e che poteva sostenere qualche sorso di quell’intruglio annacquato vista l’ora tarda, pensò che dopotutto pur di farlo smettere di rompergli le scatole fosse meglio accettare. 
- E va bene, basta che la piantate! Non capisco perché tutta questa voglia di giocare, è uno stupido gioco da adolescenti, ma se volete che partecipi per forza lo farò a patto che possa bere se non mi capita chi dico io. 
E con quello lanciò un’occhiata sbieca e tagliente al suo ragazzo accanto che comunque non si meritava più il suo bacio. Il ‘ragazzo’ in questione, un uomo di quarant’anni, sorrise trionfante e batté le mani strofinandosele, mentre il considerevole tasso alcolico già alto ormai a quell’ora gli aveva fatto proporre quel gioco da adolescenti in questione. 
- Come non capisci perché? - fece allora Theo tutto contento e saltellando con l’asciugamano che gli scivolava alla vita, unica cosa a coprirgli le gioie private. 
- È il gioco della bottiglia, è un must nelle feste, a fine serata, quando sono tutti ubriachi... - rincarò Samu tracannando alcool anche se non intendeva saltare il proprio turno di bacio come Simon. 
- Il problema è quando c’è qualcuno che non è ubriaco. - ricordò infatti quest’ultimo preoccupato, ammosciandosi nella sedia. Che facessero pure le stronzate che volevano facendo scoppiare coppie faticosamente unite, per una volta che non c’erano problemi da superare grazie a feste strategiche, quelli se li volevano creare. 
Lui comunque non intendeva essere complice di un tale disastro. 
Perché lui sapeva che almeno qualcuno avrebbe litigato e fatto casino. Matematico, proprio. Era ovvio. 
- Mi stupisce che a te vada bene, invece... ti facevo un tipo geloso... 
La voce di Olivier si sentì per la prima volta, rivolto a Zlatan. Questi lo guardò alzando le spalle con aria un po’ vaga, iniziava a faticare a fare pensieri razionali ed in quel momento non ricordava un valido motivo per non divertirsi come un bambino. 
- Nella vita bisogna anche lasciarsi andare, buttarsi nel calderone e vedere che succede... 
E su queste parole non propriamente sagge, Simon si sentì guardato con aria famelica da più di un paio di occhi. Occhi che non appartenevano solamente a Zlatan. 
“Tanto lo so che hanno tutti accettato con calore perché vogliono approfittare di infilare la lingua in bocca a Simon. Ma questo pur di non prendersi lingue altrui in bocca berrà e si ubriacherà e stasera a letto mi divertirò io per bene! Lui non lo sa, ma mi darà il regalo che voglio e per darmelo deve essere ubriaco. L’universo mi è testimone, stanotte lego Simon al letto e farò di lui tutto ciò che voglio, lo dominerò come non mai!”
Non era per il fargli ciò che voleva, era per l’idea di averlo legato al letto. 
Ma non era la mente di un sano quella che aveva espresso questo desiderio sinistro e poco casto. Era la mente di uno che aveva bevuto forse un pochino troppo.
La mente di uno che in un modo o nell’altro avrebbe ottenuto ciò che voleva e che si sarebbe divertito. 

Era solo un gioco, se lo dissero tutti. 
Ed erano tutti mezzi ubriachi, perciò non c’era occasione migliore. 
I partecipanti erano Theo, Daniel, Samuel, Brahim, Sandro, Ante, Rade, Alexis, Olivier, Zlatan ed un poco convinto Simon. 
Decisero che il primo a stare sotto sarebbe stato il festeggiato, nonché il promotore del gioco, con gran sorpresa di tutti gli altri che ancora non avevano afferrato quanto alto fosse il suo livello di idiozia quando ci si metteva. 
Tuttavia Zlatan si sbagliava, non era solo la bocca di Simon quella a cui tutti puntavano. C’era anche chi puntava a quella di Theo. Come per esempio Samu che prima di andarsene voleva almeno avere la grazia di aver baciato il suo amore segreto. 
Così come Sandro non poteva ammetterlo, ma avrebbe volentieri riprovato a baciare sì Simon, ma anche lui ultimamente stava riscoprendo Theo.
Ed Alexis non poteva dire che gli sarebbe dispiaciuto baciare di nuovo Daniel. 
Alle labbra di Theo puntava anche Ante che da quando si era messo con Rade aveva fatto il diligente, ma un ritorno di fiamma con colui che l’aveva aperto al suo mondo con gran sfacciataggine e coraggio, non gli faceva di certo schifo. Per non parlare di come sarebbe potuto essere baciare il suo grande idolo. Adesso Zlatan era un suo amico, spesso si confidava con lui ed era un onore, ma era tutto partito perché idolatrandolo si era reso conto che si sarebbe fatto sbattere volentieri da lui. Solo da lui. Per il resto avrebbe sbattuto lui qualcun altro.
L’aveva infatti fatto con Theo, con gran piacere finché non era subentrato Rade. 
E sì, la monogamia era bella, ma non una cosa poi tanto da lui, forse. Non che avesse scelta, l’alternativa era rovinare il prezioso rapporto con Rade e non era un opzione, non lo sarebbe mai stato. 
Theo no, nella sua semplicità sperava solo ardentemente di trovare un modo per provare finalmente le labbra del bel Simon, era fra quelli anche lui. Non che ci fosse uno fra loro che non l’avrebbe voluto, infatti. 
Olivier voleva provarli almeno tutti, senza nessuno escluso, perché lui era un gran promotore dell’amore, del sesso e del piacere ed era contento con Alexis, ma il suo sogno era un orgia. Non che contasse di farla quella sera, ma infilare la lingua in altre bocche al di là di Alexis era una grande occasione. 
Daniel non era minimamente sicuro di cosa volesse, invece. Sapeva solo ciò che non voleva. 
Alexis. 
Sperava non capitasse, avendone il terrore avrebbe bevuto consapevole di ferirlo, ma l’avrebbe fatto proprio per evitare di ferirlo di più perché sapeva che anche se aveva voltato pagina con Olivier, baciare il proprio circa ex di cui eri tornato faticosamente amico, non era una cosa intelligente. 
Oltretutto avrebbe ferito anche Theo. Sapeva infatti di poter baciare tutti, ma proprio tutti, tranne Alexis ed anche se al momento era ubriaco almeno quanto lui, per un ipotetico bacio fra lui e Alexis si sarebbe ripreso o forse avrebbe reagito anche peggio proprio per quello. 
In sostanza i più gettonati erano Simon e Theo e quando Zlatan girò la bottiglia aveva la testa vuota, così vuota che in un primo momento nemmeno si rese conto che si era fermata. 
Quando lo fece e mise a fuoco la persona su cui si era fermata, in un attimo gli tornò alla mente che in realtà in quella stanza c’era almeno uno che non era saggio baciare, non se voleva il suo regalo speciale quella notte. 
Così tornando brutalmente sobrio in un istante, spostò lo sguardo da Brahim a Simon accanto a sé, il quale rimaneva seduto nella sua sedia dritto, rigido, come avesse una scopa nel culo.
Il contrasto con i propri vestiti larghi era piacevole, così come i capelli che ormai si stavano asciugando mossi. 
Ed era bello, il suo ragazzo, quella sera così informale più che mai.
E no, non voleva rinunciare al suo regalo speciale. 
“Certo che cazzo, potrebbe almeno darmi una mano a capire che devo fare. Di solito ho le idee chiare, ma trattandosi di lui ed essendo io ubriaco potrebbe aiutarmi, no? Per una volta. Manco un’occhiata gelida, mi lancia. Come a dire ‘provaci e ti eviro’, no nulla. E se io lo bacio davvero? No un momento Zlatan, devi trombare Simon, lo legherai al letto e se è incazzato con te non te lo permetterà nemmeno da ubriaco perché non berrà, quando toccherà a lui. Si limonerà tutti apposta per vendetta e poi mi pianterà in asso.” 
Mentre stava pensando a tutte queste cose non velocemente come credeva di star facendo, il folletto che la bottiglia indicava balzò dal divano alla poltrona saltando il tavolino e piombandogli addosso a cavalcioni con addosso solo i boxer che si era rimesso dopo essersi asciugato, gli cinse la testa con le braccia e gli infilò arbitrariamente la lingua in bocca. 
Prima che lui potesse decidere se baciarlo o bere. 
Da lì partì tutto.  


Note: A suo tempo scrissi una serie di fic di cui Zlatan era protagonista, il gruppo era Pato, Thiago Silva, Robinho, Boateng, Van Bommel e sì, gli ho fatto fare il gioco della bottiglia. Ho i miei schemi preferiti. Perciò si doveva fare per forza. Quanti guai possono arrivare da uno stupido gioco? Molti! Nel frattempo continuano gli approfondimenti su Daniel, seguito da papà Simon. Baci Akane