6. VARIE PICCOLE VENDETTE

libertà di amare

Daniel fluttuava in un universo dove non c’erano forme e doveri, pensava di poter rimanere lì senza fare o dire nulla per sempre, stando bene mentre gli girava la testa così tanto che se si fosse mosso, avrebbe probabilmente vomitato. 
Però da lontano lentamente iniziò a sentire dei tocchi ed una voce. Una voce familiare e sexy con l’accento che era un misto fra il francese e lo spagnolo. 
- Dani? Dani, ci sei? Vuoi che andiamo a letto? 
Daniel nel caos piacevole della sbronza colossale in cui era, sorrise aprendo gli occhi. 
- Di già? Non devo girare io? 
Scaturì non poco stupore negli altri che avevano pensato non capisse nemmeno in che parte del mondo fosse, figurarsi a che punto del giro. Theo gli carezzò la guancia con dolcezza e tenendogli la testa contro il proprio collo, gli fece capire di essere cinto dal suo braccio con fare protettivo. 
- Sì dovresti girare, ma ce la fai? Non è che vomiti in bocca a qualcuno invece di baciarlo? 
A questa sparata del suo ragazzo, Daniel rise e aprì gli occhi, appena lo fece il suo viso meraviglioso e preoccupato si materializzò e si sentì subito meglio, come se tutto tornasse a posto. O meglio lui ci tornasse. Al proprio posto. Nel proprio corpo, lì in mezzo a Theo e a Sandro, entrambi chini su di lui e preoccupati. 
Si allungò verso il suo volto e lo baciò. 
- Non hai girato, non è che puoi baciare chi ti pare così, eh... - polemizzò subito Samuel che fremeva per girare e baciare lui Theo, consapevole che non avrebbe mai avuto tanta fortuna. 
Daniel alzò il dito medio verso di lui e si staccò da Theo sollevando la schiena dalla sua postazione sicura e protetta. La testa gli girò. 
- Non ho bisogno di una stupida bottiglia per baciare il mio ragazzo. 
Daniel non vide Theo avvampare abbagliato con occhi che brillavano di luce di gioia infinita. 
Non l’aveva mai ufficialmente chiamato così e soprattutto era la prima volta che si comportava in modo prepotente e possessivo con lui. Doveva farlo ubriacare per riuscirci? 
Daniel però non notò niente e allungò la mano sulla bottiglia, mentre Alexis e la paura che uscisse di nuovo lui veniva sbaragliata. 
La bottiglia girò e per un momento pensò che si fosse fermata proprio su Theo, visto che indicava lì vicino. 
Daniel si illuminò e si voltò verso di lui per riprendere da dove interrotto, ma capendo che aveva visto male, Theo gli mise una mano sulla faccia fermandolo in tempo. 
- Ehi, indica Oli, non me... tanto io e te dopo avremo il nostro round bello lungo, se ti riprendi e smetti di bere... 
Daniel rise alla sua battuta, poi annuì e tornò a guardare meglio notando che aveva ragione. Indicava proprio Olivier seduto accanto a lui.
Così lo guardò un attimo, mentre nella mente offuscata dalla nebbia c’era una vocina saggia che gli diceva di dover stare attento a qualcosa, ma non capendo cosa, si perse nei due toraci nudi, nelle quattro spalle larghe e nelle braccia vicine. 
Per un momento pensò di vederci doppio e strabuzzò gli occhi, poi realizzò. 
- Dannazione, ma siete entrambi svestiti uguali e siete pure vicini e vi somigliate nei corpi... - poi guardò i visi. - E siete entrambi gnocchi da paura. Anche se il mio amore è più sexy, senza nulla togliere alla bellezza matura e perfetta di Oli... 
Tutti iniziarono a ridere, tutti a parte uno che sembrava voler sparire e che stava sempre peggio. 
Theo era di nuovo in Paradiso e sorrideva come un idiota al modo in cui l’aveva chiamato. 
Sia Theo che Olivier in effetti avevano solo un asciugamano alla vita, Olivier lo teneva ben allacciato e non scopriva nulla dalla vita in giù, mentre il resto era in bella mostra. Molto bella. 
Theo, coi suoi svariati tatuaggi, a momenti avrebbe mostrato le grazie sottostanti visto che invece il suo telo era sempre più sciolto ed aperto. 
- E siete anche entrambi francesi... oh, ora possiamo scoprire chi è più bravo a baciare fra voi... 
Così dicendo Daniel si alzò per poi sedersi sulle gambe del proprio ragazzo che con sorpresa lo prese. Gli si sedette sopra e non si accorse di avergli praticamente aperto del tutto l’asciugamano e di essere l’unico ad impedire a tutti di vedere le sue proprietà private. 
Invece si concentrò su Olivier che ridacchiava contento di essere così ben considerato e soprattutto il contenzioso della bravura nel baciare. 
Daniel infine gli mise la mano dietro il collo e attirandolo a sé con decisione, si protese verso di lui e lo baciò.
Olivier in un attimo prese il controllo della sua bocca e come aveva fatto prima, regalò un sogno ad un ubriaco Daniel che grazie all’adrenalina e agli ormoni vari, tornò un po’ in sé. 
“Dannazione, bacia proprio bene... beato Alexis...” mentre lo pensava, si ricordò di cosa doveva stare attento. O meglio, a chi. 
“Oh merda sto baciando proprio il ragazzo di Ale!”
Pur pensandolo, non riuscì a mettere fine troppo presto a quella meraviglia, solo quando iniziò a sentire qualcosa premergli contro una chiappa ed una coscia, si staccò capendo di cosa si trattava. 
Fissò così verso il proprio ‘sedile’ umano e ridacchiò malizioso rivolto verso Theo su cui ancora sedeva che lo teneva anche fermo per evitare finisse addosso ad Olivier. 
- Ti sta piacendo, eh? - poi realizzò il resto. - Un momento, che fine ha fatto l’asciugamano? 

A quello Theo pianse. 
Daniel era finalmente geloso. Sul serio. 
Da ubriaco, ma lo era. 
Lo strinse forte e lo fece scivolare col sedere sul divano facendolo rimettere dove era prima, si tenne le sue gambe addosso continuandolo a circondarlo con un braccio protettivo, infine lo fece accoccolare contro il proprio petto. 
Daniel non potendo rimettergli bene l’asciugamano che era venuto via per colpa sua, si impegnò a coprirlo con le proprie gambe, mentre Theo commosso di gioia gli baciò di nuovo la fronte. 
- Ebbene, chi ha vinto? - gli chiese Brahim curioso come una scimmia. 
Daniel riemerse da ciò che lo stava impegnando tanto, ovvero coprire il proprio ragazzo. 
- Per cosa? 
- Il bacio! Fra Oli e Theo chi bacia meglio! Oh andiamo Dani, riprenditi! Sei l’unico che li ha baciati entrambi, dai! 
Brahim a momenti gli tirava una testata, mentre gli altri ridevano e Alexis rimaneva imbronciato e amareggiato, per nulla divertito in quella che sembrava più una tortura. Nemmeno la mano di Olivier che cercava la sua intrecciandola per tranquillizzarlo, pareva funzionare. 
Daniel a quel punto parve pensarci un po’, guardò prima uno e poi l’altro, poi piegando il capo di lato lo scosse ed alzò le braccia. 
- Sono di parte. Non posso proprio scegliere. Direi Theo perché mi coinvolge di più, ma ammetto che Olivier è pazzesco... 
Non si sprecò nei complimenti, ma Theo rimaneva sempre più nel suo Paradiso fatto di cuoricini, fiori e unicorni. Daniel lo stava riempiendo di complimenti e non poteva proprio evitare di essere felice. 
Daniel sorrise soddisfatto mentre Brahim blaterava qualcosa a proposito di una necessità di obiettività, qualcuno secondo lui avrebbe dovuto baciare entrambi, ma che non fosse emotivamente coinvolto con nessuno. 

- E scommetto che vorresti essere tu a proporti per l’esperimento... - brontolò Sandro fingendosi geloso, mentre sapeva perfettamente di essere solo divertito e non realmente coinvolto come sarebbe dovuto essere.
Era invece invidioso.
Di Daniel.
Quello sì che lo era e lo capiva bene. 
Brahim rise e gli spettinò i capelli asciugati male e gli stampò un sonoro bacio sulla guancia. 
- Beh, se adesso che giri peschi Oli anche tu, potresti dare tu la votazione obiettiva... 
Sandro a quel punto si rese conto del rischio che correva e pregò che non capitasse Olivier per non dover rispondere a quella domanda scomodissima. 
“Scemo come sono potrei dire che anche io sono troppo coinvolto e sceglierei Theo. Ma non devo. Non lo sono. Non sono coinvolto. Non lo sono, capito Sandro?”
Sospirando spaventato, si protese e girò la bottiglia mentre notava come Daniel rimaneva accoccolato contro Theo con gli occhi mezzi chiusi e di nuovo in un universo parallelo.
Erano belli da vedere, con Theo che lo cingeva protettivo carezzandogli la schiena e lui che si lasciava fare. 
Erano veramente belli.
Li invidiava.
O meglio, invidiava Daniel.
Per sua fortuna la bottiglia non si fermò su Olivier e nemmeno di nuovo su Theo, ma appena mise meglio a fuoco chi puntava, spalancò gli occhi visibilmente e nettamente allarmato. 
In quello un boato si levò.
Erano Theo, Samu e Brahim che ridevano sguaiati come animali. 
Era uscito Simon. 
Appena lo realizzò, andò immediatamente nel panico e nella confusione più totale iniziò a fissare sia Brahim che Zlatan già vedendosi appeso per le palle, visti i trascorsi e come aveva inavvertitamente scatenato la terza guerra mondiale fra Genitore uno e Genitore due, come li chiamava Theo. 
- Forse dovrei bere... - borbottò imbarazzato, ma sentendolo la voce chiara e netta di Simon si levò gelida. 
- Oh, non credo proprio. Daniel era l’unico con la facoltà di decidere. 
- Perché? - si lamentò Sandro che si vedeva già scorticato. Zlatan lo stava davvero ma davvero fissando male. Così male che gli sembrava di essere già morto. 
- Perché lui è il figlio del Big Boss e può fare quel che vuole. Gli altri non si possono tirare indietro! 
Non aveva senso, ma se Simon ordinava una cosa, si faceva e basta. 
A maggior ragione che si vedeva era ancora molto arrabbiato con Zlatan. 
- Vedi che se mi fai litigare di nuovo Genitore Uno e Genitore Due ti uccido, eh! - partì incattivito Theo senza staccarsi da Daniel il quale ridacchiava contro di lui. 
- Parli tu che ti sei limonato Simon prima... lì no che non rischiavi di farli litigare, eh? 
Sandro stava ancora lamentandosi tirando fuori il carattere poco mite che nascondeva, quando si sentì afferrare per i lembi dell’accappatoio e alzare in piedi. Due secondi dopo c’era la bocca di Simon sulla propria.
Ed il sogno ripartì, mentre veniva catapultato indietro a Maggio, a quella volta che andando in confusione l’aveva baciato provando una profonda attrazione per Simon.
Come chiunque respirasse lì dentro, in effetti. 

In molti risero, qualcuno fischiò, un paio rimasero zitti e seri. Uno in particolare che alzò gli occhi al cielo pensando che questa gliel’avrebbe pagata cara e che non serviva essere così vendicativi. 
“E chi lo poteva immaginare che se si scatenava la sua cattiveria, diventava così maligno? Questa è cattiveria mentale, in pochi la possiedono a questi livelli. Non fa male fisicamente come faccio io, ma prende i sentimenti e li calpesta. Sa come fare male. Meraviglioso bastardo. Così mi piaci ancora di più. Sei maledettamente bello così furioso e vendicativo e bastardo. Il mio meraviglioso bastardo.”
Solo per lui poteva funzionare così.
Più uno feriva, più otteneva consensi. 
Zlatan guardò Simon giocare con la bocca e la lingua di Sandro che era bordeaux e soprattutto completamente annullato al punto che ad un certo punto le sue mani corsero a chiudersi i lembi dell’accappatoio ad altezza cosce. Gesto che non sfuggì a nessuno e che venne accolto da fischi e applausi più forti. 
Specie da Brahim che afferrando il cappuccio del suo ragazzo, lo tirò via dalla bocca e dalle mani di Simon.

- Ok, basta, abbiamo capito! - fece Brahim imbronciato, infastidito per la prima volta da qualcosa che riguardava Sandro. Fino a quel momento si era giocato e non era successo nulla, adesso iniziava a far male e a dare fastidio. Dopotutto Sandro era finito con lui quasi per caso, non per una corte lunga, serrata e realmente voluta. Quasi un gioco, nulla di serio, insomma. 
Vedendoli si era aperta una voragine di insicurezze che non pensava minimamente di avere e non gli piacque per nulla.
Non sapeva che non era di Simon che doveva aver paura, ma bensì del suo migliore amico. 
Imbronciato, lanciando uno sguardo di fuoco che su di lui era strano, prese la bottiglia e la girò. 
Sandro non osava nemmeno più guardarlo fissando altrove. In alto, in basso, ovunque tranne che qualunque persona lì intorno. Avrebbe potuto ricordargli che prima era stato il primo a buttarsi su Zlatan per baciarlo e che non poteva recriminare nulla, ma Sandro era ormai troppo in crisi per ragionare e pensare e non lo fece. 
Quando la bottiglia si fermò, indicò Ante. 
Appena Brahim capì che avrebbe avuto una gioia, sorrise sbaragliando subito le nuvolette che l’avevano appena offuscato e si girò di corsa verso Ante, seduto al di là di Samu. 
Lo guardò languido, lui ed il suo asciugamano alla vita e l’aria di chi sembrava contento di mettersi in gioco anche lui, finalmente. 

Ante onestamente aveva sperato in un altro risultato, ma anche Brahim andava bene pur di infierire un po’ su Rade. Ancora pensava a quanto gli era chiaramente piaciuto baciare Olivier. Certo, lo aveva permesso sperando di farlo con Theo, non poteva lamentarsi, ma almeno una piccola vendetta l’avrebbe avuta. 
I due senza bisogno di alzarsi, si sporsero uno verso l’altro sopra Samu che con l’acquolina in bocca per poco non si unì alle danze. 
Fu un bacio normale, senza coinvolgimento di alcun tipo. Pura accademia. Bello, ma nulla di che sia per uno che per l’altro. 
Del resto Ante sapeva bene quali erano le proprie mire e Brahim non rientrava. Girandosi verso Rade accanto a sé, sperando di vederlo un po’ infastidito, lo vide che lo fissava con un sopracciglio alzato, scettico. 
- Volevi ingelosirmi con quello? No perché sappi che devi fare di meglio. 
Sentendolo, altri fischi e applausi partirono, mentre Ante annuiva assottigliando le lame affilate che aveva al posto degli occhi e giurandogliela cara. 

Finalmente arrivò il turno di Samu il quale girò senza osare guardare colui in cui sperava, sapeva di non essere fortunato, ma anche Simon od Olivier sarebbe andato bene. Ante, poi, non se ne parlava. Zlatan perché no, un bel ritorno di fiamma. 
Girò la bottiglie mentre la speranza saliva alle stelle facendolo poi cadere malamente al suolo schiantandolo senza pietà.
La bottiglia si fermò su Alexis del quale si ricordarono solo in quel momento, perché fino ad ora era stato l’unico a non partecipare a nulla, perso in una depressione che in pochi potevano vagamente intuire e solo due di loro capivano perfettamente. 
Samu un po’ ne sapeva e gli era dispiaciuto molto per lui, perché era uno dei pochi buoni che lì dentro andava sicuramente bene a tutti come amico, per cui ognuno provava autentico e genuino affetto. 
Sospirando fra sé e sé per la delusione del non essere stato accontentato per nulla, pensò che Dio gliene dovesse una. 
A quel punto semplicemente saltò in piedi e tuffandosi su Alexis investendolo completamente, con l’asciugamano che volava via facendo vedere chiappe e gingillo al vento, gli piombò addosso baciandolo con intensità e passione, con l’unica intenzione di far sorridere quel passerotto depresso. 
Alla fine ci riuscì e non fece sorridere solo lui, quando lo vide che rideva sotto di sé, ne fu felice. 
Anche gli altri ridevano ovviamente. Mentre Daniel gli lanciava uno sguardo colmo di gratitudine che Samu capì perfettamente.
Gli fece un brevissimo occhiolino in sua direzione, come a dirgli ‘non c’è di che’, poi tornò al suo posto, mentre solo dopo che Olivier gli ebbe restituito l’asciugamano lanciandoglielo in faccia, si rendeva conto d’averlo perso. 

Nel momento in cui Ante mise la mano sulla bottiglia, aveva in mente non più Theo o Simon, ma solo Rade ed il fargliela pagare cara. 
Lui provocava innocentemente e poi veniva affondato perché non reggeva il confronto. Non sapeva cosa significava provocare lui. O forse lo sapeva e lo faceva apposta. 
Ma in quel momento voleva solo vendicarsi, chiunque sarebbe uscito avrebbe fatto porno puro senza discussioni. 
Quando però vide che la bottiglia si fermava su nientemeno che Simon, non riuscì a trattenere una piega di apprezzamento spontanea e pura che non sfuggì a nessuno, tanto meno Rade che quella volta si accese sul serio e non per finta come aveva fatto prima. 
“Beh, alla fine mi è andata bene... da quando l’ho spiaccicato sul biliardo piegandomi su di lui, ho sempre voluto provarlo come si doveva. Ebbene, eccoci qua!”
Ante ignorò di proposito Rade, non lo guardò nemmeno una volta. Si limitò ad alzarsi e andare incontro a Simon, mentre si sistemava l’asciugamano alla vita. 
Passando davanti a Zlatan, però, si fermò ed esitò ricordandosi quel piccolo non trascurabile dettaglio che i due al momento erano a rischio divorzio e che lui in teoria era uno dei migliori amici di Zlatan lì al Milan. 
Fra l’altro ci teneva molto a lui, era il suo dio per davvero, il suo idolo di sempre, non voleva rischiare di fare ulteriori danni e perdere la sua amicizia.
 Per un momento ci pensò, ma Simon non gli diede tempo di decidere il da farsi, perché come aveva fatto prima si alzò in piedi, gli venne incontro e si fermò davanti a Zlatan in poltrona che li fissava con fulmini e tuoni al posto degli occhi.
Simon attese con una chiara intenzione. 
- Sei sicuro? - chiese Ante piano indeciso su come muoversi. Simon annuì ironico. 
- È un gioco, no? L’ha voluto lui questo bel gioco da adolescenti. Ero io quello che non voleva farlo... 
- E per essere uno che non voleva farlo, ci stai dando dentro con tutti, eh... - brontolò acido Zlatan che era sul punto di mordere. 
Simon fece un sorrisino e alzando il mento verso Ante, attese che prendesse lui il comando in quel caso specifico. 
Ante non se lo fece ripetere e decise che Zlatan era abbastanza adulto da risolversi i casini che creava da solo, così prese il bel viso di Simon fra le mani e ricordandosi di quella famosa sera a Milanello sul biliardo, si accese di voglia e malizia e senza esitare lo baciò. 
Unì le labbra alle sue, aprendole subito. Le intrecciò e poco dopo prese possesso della sua bocca, cercando e trovando la sua lingua che non si tirò indietro. 
Si ritrovò intossicato da quella sensazione. Dall’avere Simon fra le mani, nella bocca, sulla lingua. Il suo profumo, la sua consistenza, la sua bellezza ed il suo gelo.
Lì contro di sé, mentre con le mani lo teneva per i fianchi, proprio al limite dell’asciugamano, esattamente sulla pelle accaldata che divampò.
Fu incredibile. 
Un semplice bacio con qualcuno per cui non aveva mai provato nulla se non un vago desiderio erotico. 
“Non siamo niente e non c’è nulla, ma probabilmente verrebbe fuori una scopata da urlo...”
Pensandolo si sentì eccitato, ma si staccò in tempo per evitare di farlo vedere proprio davanti al muso incazzato di Zlatan. 
Quando si girò per sedersi, lanciò un’occhiata vittoriosa a Rade il quale finalmente aveva una smorfia spontanea. 
- Oh, non hai gradito, eh? 
Quello aveva proprio un buon sapore. 
Il sapore della vendetta.