*Un risveglio shock nel bel mattino in casa della famiglia più allargata e variopinta che ci sia. Mentre Sandro vive i suoi drammi segreti, Theo cerca ancora di far ingelosire Daniel. Buona lettura Baci Akane*

9. IL MATTINO IN CASA DEI GENITORI

family

Non avevano controllato nelle camere, dando per scontato che le due libere se le fossero prese due delle svariate coppie. Una più ovvia dell’altra. 
- Conoscendo Ante ed Olivier, se le saranno accaparrate loro... - fece Zlatan roco esplorando il resto di casa sua per vedere se fosse ancora tutto intero o se gli avessero fatto esplodere casa. 
Andarono così insieme a colpo sicuro in salotto dove trovarono i 5 rimanenti.
Samu dormiva tutto storto a testa in giù e gambe appese allo schienale della poltrona. Solo lui sapeva come riusciva a dormire bene così, ma Zlatan decise di fare un bel filmino a tutti, per poterli poi ricattare. 
Samu a parte, infatti, gli altri si erano a dir poco ‘scombinati’.
Daniel da sopra Theo si era girato finendo con la testa ai suoi piedi. Letteralmente. Gli dormiva abbracciato. E aveva ficcato i propri in faccia al compagno, il quale ormai dormiva completamente nudo e senza ‘coperte umane’. 
Brahim era rimasto più o meno dove si era addormentato e solo grazie al fatto che era corto i suoi piedi non arrivavano in faccia a Theo insieme a quelli di Daniel. 
Sandro invece si era totalmente girato, come aveva fatto Daniel, ma non si era messo semplicemente al contrario di Brahim, si era arrampicato sopra Theo ed usava la sua pancia come cuscino, aveva il viso rivolto verso la sua erezione scoperta, appoggiata liberamente di lato, fortunatamente moscia. L’accappatoio con cui Sandro si era addormentato gli si era aperto e mostrava una splendida alzabandiera. 
Il numero 8 del Milan era infatti in bilico fra un lato e l’altro del divano ad angolo, la parte inferiore del corpo nel verso dove dormiva Brahim, la parte superiore nell’altro dove stava Theo. 
- Non dovresti, sai? - sussurrò Simon con le mani ai fianchi e scuotendo la testa, faticando a non ridere. 
Daniel era l’unico vestito e Brahim aveva la fortuna di avere i boxer. Samu era a sua volta rimasto nudo ed il suo pene gli pendeva addosso vista la posizione a testa in giù. 
Zlatan sogghignò divertito scuotendo la testa e continuando a filmare col suo smartphone. 
- Certo che devo. Mi hanno devastato la casa. 
- Li hai invitati tu.
- Per una bevuta, cazzo. 
- Come se sistemassi tutto tu...
- Che c’entra, è comunque casa mia... ed in giardino sembra sia passata una mandria di bufali... 
Simon ridacchiò scuotendo il capo, poi sospirando scrollò le spalle mollando le braccia, decidendo di lasciarlo perdere. 
- Io faccio la colazione per tutti e tu li svegli? 
Ma quando vide l’espressione illuminata di puro sadismo di Zlatan, come se avesse appena dato il permesso di uccidere qualcuno ad uno psicopatico assassino, Simon si pentì del compito che gli aveva riservato. 
Consapevole che ormai fosse tardi, con un sospiro lo lasciò fare andando in cucina, sentendosi in quel momento un vero ‘genitore due’ come lo chiamavano praticamente tutti per non dire ‘mamma’.
Varcata la soglia e raggiunto il frigorifero, sentì le famose casse potenti dell’impianto spaziale di Zlatan risuonare per tutta casa con una potenza di svariati watt. Troppi.
La musica naturalmente non fu ‘Il mattino’ di Grieg. 
Bensì una delle sue orribili ‘cose’ rumorose e traumatiche che nemmeno sapeva nominare. 
Simon compatì i ‘figlioli’ che immaginò non avrebbero mai più fatto l’errore di fermarsi a dormire a casa di Genitore Uno. 
Mai più. No di certo! 

La musica irruppe con prepotenza, elettronica, rumorosa e soprattutto a tutto volume. Tanto volume.
Mentre la casa sembrava dovesse venire giù e più o meno tutti si svegliavano male, Sandro col solito treno tardivo aprì gli occhi disturbato vagamente sì dalla musica, ma non fu quello la prima cosa che notò e che gli fece venire il primo infarto della giornata. Fu il pene di Theo a pochi centimetri dal viso. 
Per fortuna non in erezione. Non il suo, per lo meno. 
In un secondo momento notò che la propria testa usava come cuscino la sua pancia piatta, ben allenata ed atletica.  
In terzo luogo si rese conto d’averla lui, l’erezione dura. E di essere scoperto poiché l’accappatoio ormai si era aperto. 
Come se non bastasse, oltre ad avere l’erezione di suo per aver sognato esattamente ciò che stava vedendo, gli venne pure un’impennata ulteriore che per poco non esplose più bianca e appiccicosa che mai. 
Fu così che col suo tipico treno ritardatario, si rese conto di essere sveglio nel salotto di Zlatan e che quella che tuonava non era il suo cervello ma la musica con cui li aveva ‘amabilmente’ destati. 
Appena gli fu chiaro che era tutto reale e che non stava ancora sognando, si tuffò letteralmente in avanti, schiantandosi malamente sul pavimento. Il tonfo sordo furono le sue ginocchia e la sua fronte finite brutalmente a contatto col suolo, non molto attutito dal tappeto. 
Non gli fu chiaro quanti minuti passarono, ma ad un certo punto la musica venne abbassata e tutti immaginarono che era stato un angelo di nome Genitore Due. 
L’istante successivo uno schiaffone vibrò sulle sue chiappe per aria per la posizione a carponi, ma per fortuna almeno coperte dall’accappatoio che ora gli ricadeva sulla schiena.
- Ehi, sei vivo? - riconobbe la voce squillante e perennemente allegra di Theo che gli rideva sopra, mentre era chino e sporto dal divano per vedere che gli fosse successo. 
Lui e la sua risata sexy risuonava nella sua mente in crisi.
Sandro uggiolò scuotendo il capo e rimanendo lì infossato, cercando una voragine che sperava si aprisse. 
- Ma che ci fai lì? - chiese una seconda voce identificabile come Daniel, poco distante dalla direzione nella quale era arrivata quella di Theo. 
Meno male che non sapeva che ci faceva lì, si disse mentre la voglia di morire aumentava.
- Mi dormiva sopra... - il genio di turno non se ne poteva stare zitto, ovviamente. Perché mai avrebbe dovuto? 
- E perché dormiva sopra a te? Brahim è così scomodo? - replicò il suo amico per nulla geloso. Che fortuna che fosse così insensibile, si disse sempre lì spiaccicato al suolo alla ricerca del famoso buco nero che non si apriva.
- Beh, è corto... - suggerì cattivissimo Theo che subito ululò di dolore per una probabile pedata sul muso da parte del suo ‘amico corto’.
- Ci arrivo comunque alla tua faccia di merda... 
- Oh andiamo, non è poi così male... 
- Alla tua bella faccia di merda, allora... che mi rubi il ragazzo, ora? Gli hai messo il cazzo in bocca, eh? Guarda com’è imbarazzato... 
Non che così migliorassero le cose, ovviamente. Perché, quando quelli avevano mai migliorato le cose? 
Erano i migliori nel peggiorarle.
Sandro pregò che un fulmine lo colpisse uccidendolo all’istante, visto che la voragine non voleva saperne di aprirsi, e temendo di sentire Daniel sbraitargli contro qualcosa da amico tradito, si sentì sollevato nel sentigli invece dire: - Ehi, ma Samu è vivo? Come fa a dormire ancora con tutto questo chiasso?
Immaginava che questo non facesse sentire meglio Theo, sapeva che aveva la fissa che il suo ragazzo non era mai geloso se non da ubriaco, a quanto pareva, ma lui sì che invece stava meglio nel saperlo. 
“Daniel non geloso è l’unica grazia di questa mattina di merda!” pensò tragicamente, chiedendosi perché non moriva ancora.  
- Ti faccio bere H 24 così almeno mi darai soddisfazioni! - grugnì infatti Theo offeso e imbronciato. Daniel non commentò, ma percepì il passo per nulla delicato avvicinarsi da un’altra stanza verso di loro e riconobbe i piedi giganti di Genitore Uno. 
Da lì sotto Sandro vide poi del ghiaccio triturato piovere su Samu ancora addormentato, ed era così tanto che finì addirittura per terra lì dove era lui, questo ebbe il potere di farlo saltare con un unico scatto di reni facendolo finire in braccio al primo a tiro. 
Daniel, per fortuna.
Ringraziò il cielo che non fosse Theo e mentre tutti ridevano e lodavano Genitore Uno, Sandro riprese a pregare ancora di morire. La sua vita si era complicata davvero tantissimo. 

La colazione fu servita da un adorabile Genitore Due con un altrettanto adorabile grembiule con dei girasoli. Il dio del nord era già vestito, sebbene i suoi capelli fossero spettinati e lui risultasse semplicemente meraviglioso. 
Tutti i figli, per fortuna mezzi vestiti, lo guardarono in totale adorazione mentre metteva in tavola una serie di portate con qualunque ben di dio da colazione trovata in cucina di Genitore Uno. 
Fette tostate, un barattolo di nutella e uno di marmellata alla fragola, latte, cereali, tazze, bicchieri, due tipi di succhi, uno d’arancia e l’altro Ace e per ultimo ma non ultimo, una caraffa di caffè che tutti i presenti attaccarono per primi contemporaneamente. 
Vedendo che nessuno vinceva e che stavano rischiando di rovesciarla, con un gran sospiro di pazienza, Simon prese la caraffa al loro posto ed iniziò a versare nelle tazze che aveva premurosamente sistemato in tavola dando sfoggio di uno dei servizi di Zlatan. 
Arrivato alla fine, si rese conto di essere rimasto senza lui e senza fare particolari pieghe né dire nulla, si girò per andare in cucina a rifarselo, ma in quello venne fermato dalla manona di Zlatan che gli prese il polso trattenendolo e consegnandogli la sua tazzina. 
Tutti rimasero estasiati dal gesto dolcissimo del loro papà e spinti dallo stesso amore per la mamma, a turno tutti si alzarono versando parte del loro caffè nell’ultima tazza vuota, in questo modo anche Zlatan poté bere senza doverselo rifare. 
Dopo che tutti furono accontentati e che i genitori ebbero ringraziato, Simon si sedette accanto a Zlatan, il quale commentò serio e colpito dal loro gesto: - Abbiamo cresciuto proprio dei bravi figli... 
Simon, che stava versandosi il succo in un bicchiere, lo rovesciò alla sua sparata e lanciandogli un’occhiata sottile e affilata di rimprovero, lo vide ridere alla sua maniera buffa, al punto che decise di non dirgli nulla. 
- Papà, mi passi la nutella? - chiese poi Alexis che grazie ad Olivier aveva ritrovato il buon umore. 
- Chi dei due? - chiese infatti Simon rifiutandosi di essere identificato come ‘mamma’ e vedendosi ‘padre’ anche lui. 
- Genitore Uno... - rispose con un gran sorriso felice il figliolo belga col suo delizioso accento francese. Zlatan annuì e gli porse la nutella, trovando come tutti effettivamente più comoda l’identificazione in Genitore Uno e Due. In quanto Uno era lui solo perché era più grande. Questo Theo, che aveva deciso arbitrariamente i soprannomi per gioco, ci aveva tenuto a specificarlo per non offendere Simon. Zlatan, fra sé e sé si era dato la spiegazione che si erano dati tutti, ovvero che Zlatan fosse quello che comandava, come voleva sempre fare il papà, mentre Simon fosse quello premuroso e protettivo come una mamma.
Tuttavia, nessuno voleva offendere la sensibilità di Simon, anche perché avevano molto più paura di lui e delle sue vendette piuttosto che di Zlatan che al massimo li faceva correre frustandoli o fare piegamenti a testa in giù. Cose brutte ma fattibili, tutto sommato. 
- Se loro sono i genitori e voi siete i figli per ovvie ragioni d’età... io chi sarei? Sono addirittura più grande di Simon... 
Prima o poi Olivier avrebbe fatto quella domanda e tutti lo guardarono con le bocche piene dopo essersi serviti ognuno per conto proprio. 
- Perché, quanti anni hai? - gli chiese Samu perplesso. 
Olivier gli sorrise radioso. 
- Il fatto che non si capisca va a mio favore e mi lusinga, ma... - non riuscì a rispondere perché Theo lo fece per lui dando a Samu uno scappellotto sulla nuca. 
- Ha fatto il compleanno una settimana fa, zoticone! E gli abbiamo fatto gli auguri e pure un regalo di gruppo! Come diavolo spegni il cervello? Ti resetti ogni volta che ti addormenti? 
Theo lo rimproverò con fervore e la bocca piena dando uno spettacolo non molto bello, mentre sputacchiava i cereali che avevano fatto completamente fuori a Zlatan, il quale li aveva fissati male guardando la scatola vuota. 
Daniel sospirò alzando gli occhi al cielo e mise un tovagliolo in faccia al suo ragazzo. 
- Vuoi farci vomitare? 
- Ah sì sì, ricordo... 35... e ricordo d’aver pensato che non sembra proprio per un cazzo che tu ne abbia 35... al massimo 30... 
- Smettila di fare la sviolinata per rimediare alla sonora figura di merda! Hai dimenticato il suo compleanno di una settimana fa! Vergognati! - fece eco Brahim allo stesso modo, sempre con la bocca piena. 
Sandro imitò il suo amico e gli mise un tovagliolo in faccia. 
- Tu non sei meglio... - brontolò lui con una smorfia. Non aveva molta fame, ma si sforzava di mangiare per non far capire che aveva qualcosa. 
- Comunque ha chiesto a me... - riemerse Theo togliendosi il tovagliolo dopo aver ingoiato il boccone. 
- E perché avrebbe chiesto a te? - polemizzò Samu che ancora non gli era andato giù il rimprovero. 
- Perché sono io che ho creato i soprannomi di Genitore Uno e Due! 
- Datti meno arie, prima li chiamavamo tutti papà! - replicò Brahim riesumandosi a sua volta, ma con ancora la bocca piena. Sandro gli rimise il tovagliolo in faccia e a quel punto si decise ad ingoiare. 
- Io li chiamavo ‘Dèi nordici’. - corresse Samu senza problemi. 
Alexis avvampò ma non rispose, perché anche lui aveva dato probabilmente un soprannome simile a loro due. 
- Potremmo anche chiamarli per nome, non è che dobbiamo per forza dare un soprannome a tutti... e poi essere loro figlio non è che mi... - Ante non era molto affabile su certi discorsi, più che altro aveva uno scarso senso dell’umorismo, ma bastò un’occhiata perplessa di Rade seduto accanto, col cucchiaio a mezz’aria, per capire che stava guastando l’atmosfera allegra. 
Simon ridacchiò e questo allietò l’animo di tutti gli altri che decisero semplicemente di ignorare Ante il sociopatico. 
- Comunque essendo il mio ragazzo potresti semplicemente essere loro genero... 
Alla proposta candida e poco ponderata di Alexis, tutti si fermarono e guardarono Simon e Zlatan, i quali si fermarono dal mangiare e guardarono il malcapitato che aveva fatto la proposta. 
- Vuoi dire che sono suo suocero? - sottolineò in modo molto esplicito e diretto Zlatan, facendo subito notare cosa della sua proposta non andasse bene. 
Nessuno fiatò, nemmeno una mosca. Tutti guardarono Zlatan e poi Alexis il quale avvampò e si fece piccolo nelle spalle, incassando la testa. 
- Era solo una proposta, non è che dobbiamo per forza prenderla sul serio... si fa per ridere... 
- Vedi che rido? - continuò sempre un pochino permaloso Zlatan che non gli garbava l’idea di essere suocero. Simon gli lanciò un’occhiata eloquente grazie alla quale non rincarò la dose di rimprovero, ma comunque ad Alexis, tramortito, gli passò del tutto la fame e gli si chiuse lo stomaco. 
A quel punto il primo a riprendersi dallo shock fu Theo, il quale senza pensarci troppo sparò la prima cosa che gli venne in mente. 
- Vorresti dire che noi essendo tutti figli loro ed essendo anche accoppiati fra di noi, siamo incestuosi? - non che quello migliorasse le cose.
Alexis a quel punto decise che quel gioco non faceva per lui ed alzandosi dalla tavola, evaporò dalla sala da pranzo nella quale erano riuniti. 
- Dai, torna qua, stiamo scherzando! - lo richiamò Theo. 
- Comunque non sarà mio genero! 
- Ed io non sarò suo suocero!
- Ed io non sarò incestuoso! Eddai ragazzi! Facciamo che solo loro hanno i soprannomi? 
- Perché? Vuoi dire che tu non ti senti loro figlio?
- Certo che mi ci sento, ma non è che devono tutti sentircisi per forza, ci sta che Olivier non si veda così... 
- Ma fa parte del gruppo, voleva capire se anche lui era figlio a 35 anni di uno che ne ha 32...
- Non potrebbe esserlo nemmeno di uno che ne ha 40, comunque... 
- È UN GIOCO! 
- APPUNTO! 
- Senti, facciamo che sei lo zio, ti va? Tanto incesto per incesto, cosa vuoi che sia? 
E così quella proposta finale di Theo mise d’accordo tutti, anche Alexis che nel frattempo era tornato, ma non per mangiare ancora. 
- Ah, dimenticavo... - fece infine Zlatan quando avevano tutti finito di mangiare come maiali e stavano molti di loro anche emettendo gli stessi versi poco fini. 
I ragazzi lo videro prendere il telefono e trafficare per qualche istante, notarono il risolino di Simon e ancor più stupiti, ognuno recuperò il telefono immaginando dovesse condividere qualcosa con loro. 
A quel punto nel secondo gruppo di whatsapp che includeva anche i genitori, il primo li escludeva poiché era stato creato proprio per farli riappacificare quando avevano litigato a Maggio, si ritrovarono il video girato prima di svegliarli, quello che li mostrava tutti mezzi nudi ed in posizioni imbarazzanti se non proprio sconvenienti, come nel caso di Sandro che a momenti aveva preso in bocca il pene di Theo.
I 4 non inclusi nel video perché fortunatamente in camera, risero di gusto, Sandro tornò a pregare la voragine di aprirsi, Theo guardò subito Daniel con speranza, mentre Brahim si zittì e stranamente non fece battute. 
- Ah, ma guarda tu come dormivi, Sandro... non avevo capito bene in che posizione eri... - e così, con Daniel che finalmente dava vaghi cenni di gelosia, a Theo vennero le lacrime agli occhi e lasciando perdere il video ed il telefono, si gettò su di lui e lo stritolò riempiendolo di baci. 
- Amore finalmente sei geloso da sobrio! 
Daniel che stava morendo voleva dire che aveva solo detto una frase del tutto normale, ma non volle togliergli l’illusione a cui evidentemente teneva tanto, ovvero che fosse geloso. 
Non sapeva come fargli capire che la sua fissa della gelosia era un’idiozia in quanto se lo fosse stato avrebbe significato che non era sicuro di lui e dei suoi sentimenti, come infatti succedeva quando Theo interagiva in una qualsivoglia maniera con suo padre, quello biologico.
“Quanto è scemo. Non sono geloso di lui e degli altri perché so che stravede per me e non prova per nessuno quello che prova per me. Al contrario non sono sicuro di venire al primo posto rispetto a mio padre...”
Ma non era di certo il momento di farglielo capire. Né aveva le facoltà mentali. 
Sospirando, scosse la testa e ricambiò l’abbraccio di Theo. 
- Comunque io al posto vostro mi preoccuperei più di allenarmi e giocare come si deve. - disse infine Simon riportando silenzio mortale fra le risatine e le battutine varie. 
Tutti lo guardarono di nuovo spalancando gli occhi. Per lo meno i 5 ripresi. 
- Che vuoi dire? - mormorò terrorizzato Sandro con una vocina tremante. 
- Pensate che vi abbia ripreso solo per condividere con voi un vostro momento imbarazzante e ridere insieme? 
I ragazzi inghiottirono a vuoto iniziando a temere, capendo cosa intendeva. 
Dopo di lui, guardarono Zlatan il quale sorrise orgoglioso che finalmente avessero capito. Con sacro profondo terrore, lo stesso che aveva subito pervaso Sandro, capirono che il caro Genitore Uno li teneva dolorosamente per le palle. 
- Ho appena trovato come farvi giocare come si deve, vedi Simo? Cercavamo qualcosa che gli facesse fare lo scatto in più che gli manca, no? Vedrai come corrono quest’anno questi indisciplinati... soprattutto Sandro e Theo che hanno il potenziale da top player e se lo grattano allegramente... 
Improvvisamente la bella casa del mulino bianco dove si erano tutti sentiti durante la colazione, iniziò a diventare sgradevole e più simile ad uno dei gironi infernali di Dante. 
- No, ma Genitore Due non lo permetterebbe mai, vero? - tentò speranzoso Theo fissando con occhioni supplichevoli Simon. 
Simon, che con un sorriso radioso e meraviglioso abbagliò tutti i presenti, rispose candido e calmo: - Oh, ma io sono perfettamente d’accordo con lui. Tu e Sandro avete bisogno più di tutti di uno scatto in più. Sono sicuro che quest’anno splenderete. 
Mentre tutti commentavano in qualche modo, chi sconvolto, chi concorde, chi sorpreso, Sandro era fermo all’unico concetto che l’aveva colpito come una spranga di ferro sui denti e demolito. 
“Io e Theo. Io e Theo. Io e Theo.”
Sentendo il suo nome associato a quello di Theo, Sandro si era perduto per mai più ritrovarsi.
Il giovane numero 8 del Milan, era fregato.