*Zlatan è il migliore a provocare gli altri, se si mette in testa di tirare fuori qualcosa da qualcuno, poi, è imbattibile. Simon ha i giorni contati ed infatti ci mette poco a capire quella piccola cosetta che si celava dentro di sé. Tuttavia, nonostante finalmente lo capisce, non è detto che sia sufficiente, ma Zlatan non si perderà d'animo. Il provocatore numero uno. Allora. Che il signorino svedese sia ben dotato è cosa risaputa, che questa fic è improntata sul porno è altra cosa risaputa E quel che c'è in questi capitoli iniziali non è davvero niente confronto a quel che sarà. Buona lettura. Baci Akane*
10. LA DOMANDA GIUSTA
Zlatan sapeva precisamente come fare, bastava farlo sbarellare al punto che Simon non avrebbe più avuto scelta e alla fine avrebbe ceduto e si sarebbe fatto pendere da lui.
Sapeva che aveva capito di desiderarlo, ma sicuramente pensava che non si potesse fare per stupide ragioni che non gli importavano. Perciò si controllava e non lo accettava razionalmente. Se glielo avesse chiesto o se gli fosse saltato addosso in quel momento, avrebbe sicuramente rifiutato negando l’evidenza, al punto di dire che una cosa era nera anche se invece era bianca.
Perciò doveva tirarlo più al suo limite, farglielo superare al punto da farlo impazzire. Poi ci avrebbe provato e lui, ormai troppo allucinato dalle sue provocazioni, non avrebbe rifiutato.
Propizia fu la partita che entrambi giocarono dal primo all’ultimo minuto.
In settimana durante gli allenamenti regolari, Zlatan arrivava sempre prima ed andava via dopo e aveva iniziato a trascinarsi dietro qualche giovane per disciplinarlo e obbligarlo a fare esercizi in più, ma non poteva farlo con Simon, non era giovane e nemmeno scapestrato. Soprattutto non si faceva comandare.
Cosa che da un lato lo mandava in bestia, dall’altro gli piaceva.
Perciò decise di approfittare intanto delle partite.
Contro l’Udinese fu la prima giocata completamente insieme, perciò dopo la vittoria del Milan per 3 a 2, per un soffio e grazie ad un goal dell’ultimo minuto di Ante, Zlatan decise che avrebbe approfittato spudoratamente il più possibile.
Aveva provato a farsi qualche piano, pensando a come fare per entrare in doccia insieme con meno gente possibile intorno, ma non era ovviamente una cosa facile da realizzare dopo una partita ufficiale, nemmeno dopo gli allenamenti lo sarebbe stato, ma lì c’erano più momenti in cui due si potevano ritrovare da soli.
Alla fine, si era semplicemente trovato a cavalcare l’onda, improvvisando com’era nel suo stile.
Non gli era piaciuto prendere ben due goal e rischiare il pareggio.
Non aveva importanza di chi era colpa, quando la squadra prendeva goal e rischiava di non vincere, era sempre colpa dei difensori. Poi si poteva analizzare al dettaglio i problemi nello specifico per capire cosa era andato storto, per non replicarlo. Ed ovviamente l’avrebbe fatto. Ma intanto l’irritazione regnava sovrana in lui.
Non che lo desse particolarmente a vedere, ma l’avrebbe dimostrato poiché era importante non mostrarsi felice per la vittoria, visto che era arrivata all’ultimo minuto e non grazie a lui.
Così mentre tutti si complimentavano per la vittoria strappata all’ultimo minuto, lui camminando vicino ad Alessio verso gli spogliatoi si mise a parlare fitto di quello che era successo e di come era andata la loro seconda difesa insieme.
- Non va bene prendere così due goal... - cominciò Simon serio e severo, mentre fissava per terra come se avesse perso. Alessio gli diede una pacca sulla schiena.
- È appena la nostra seconda partita insieme, è normale che non ci intendiamo alla perfezione. Ci vuole un po’ di tempo per decollare...
Alessio aveva ragione, naturalmente, ma ci teneva a fargli sapere che non aveva preso alla leggera i due goal e che lo irritavano molto.
Sapeva di non avere la fama di miglior difensore in circolazione, ma era anche consapevole di poter fare meglio di quanto avesse fatto fino ad ora in quella stagione.
Doveva fare di più, specie perché ci teneva a rimanere lì a Milano.
Non gli era mai pesato girare così tanto per i vari club, era passato da un campionato all’altro quasi ogni stagione o al massimo due, gli era sempre andato bene, ma ora che aveva due figli capiva che era importante per loro avere delle radici da qualche parte.
E comunque non era solo quello.
Aveva l’impressione che finalmente lì sarebbe potuto stare bene.
Simon si bloccò dal dire ad Alessio che dovevano fermarsi di più rispetto agli altri per trovare la loro intesa in campo, stava per spiegargli che genere di allenamento aveva in mente, quando il direttore tecnico, nonché terzino e difensore più forte di sempre, entrò negli spogliatoi salutando e stringendo mani.
Simon si interruppe e lo guardò con occhi spalancati, sorpreso che il direttore entrasse in una partita normalissima di campionato che non era valida per nessun passaggio ad alcun turno speciale.
Era oltretutto un Milan-Udinese, non un derby oppure una partita difficilissima come potevano essere quelle contro la Juve.
Paolo arrivato a loro due che parlavano nei pressi della postazione di uno di loro, che non erano vicine, li guardò e mise le mani sulle spalle ad entrambi, poi con un meraviglioso sorriso, parlò:
- Grazie per l’impegno. So che migliorerete. È appena la vostra seconda partita insieme, dovete trovare l’intesa e capirvi, ma sono sicuro che ci riuscirete.
Alessio, che era abituato alla presenza costante di Paolo, sorrise ed annuì scusandosi per la prestazione non perfetta della difesa.
- Guarderemo i goal e tutte le occasioni pericolose che hanno avuto in attacco per capire cosa abbiamo sbagliato.
Paolo annuì orgoglioso.
- Lo so, lo fai sempre. Fallo con lui, ok?
Alessio annuì, poi diede un’altra manata a Simon, questa volta sul sedere, gli fece l’occhiolino ed andò al proprio sedile a cambiarsi.
Simon saltò impercettibilmente per il gesto inatteso, poi si concentrò su Paolo tornando a quello che gli era premuto maggiormente;
- Scusami, abbiamo rischiato di pareggiare per colpa mia.
Non era proprio vero, non era necessariamente colpa sua, ma Paolo ammirò il modo in cui si addossava le colpe, da capitano.
Gli sorrise e gli strinse di nuovo il braccio per tranquillizzarlo.
- So che sei bravo o non ti avrei preso per metterti come titolare, perciò voglio che stai tranquillo. Ma sono sicuro che rimedierai e farai meglio le prossime partite.
Simon annuì in totale adorazione di un uomo che già aveva ammirato per tutta la sua vita di tifoso e sportivo.
Paolo era uno dei miti viventi di chiunque praticasse il calcio, era stato uno dei motivi per cui aveva sperato di andare al Milan ed ora ci teneva a non deluderlo.
Dopo quel momento, ancora di più.
Lo ringraziò rassicurandolo ancora, poi si girò ed iniziò a spogliarsi rivolto al proprio sedile.
Accanto, Ibra era rimasto seduto a controllare il cellulare, come a perdere tempo. Aveva già salutato e parlato con Paolo in campo, perciò gli fece un altro cenno di rispetto e saluto, poi mettendo via il telefono si alzò ed iniziò a spogliarsi a sua volta, come se vedendo che Simon cominciava a farlo, decidesse che fosse ora anche per lui.
Il danese lo notò ed inarcò un sopracciglio realizzando che era in realtà la prima volta che si sarebbero visti veramente nudi insieme, considerando che i primi allenamenti si erano ignorati ed in realtà nemmeno beccati, poi nell’unica altra partita fatta, Ibra non aveva giocato e successivamente in camera avevano comunque fatto in modo di non stare mai nudi nello stesso momento ed insieme.
Simon capì così che lì, invece, non ci sarebbero state scuse per evitarlo, che non sarebbe successo. Che non avrebbero potuto scampare alla totale nudità uno dell’altro.
E con totale nudità si intendeva anche la doccia.
“Non ci laveremo mica vicini...” pensò Simon inghiottendo a vuoto mentre ripensava alla notte appena passata, al sogno dove Ibra lo possedeva da dietro e a come al mattino si era masturbato pensando a lui.
Cominciava a capire d’aver qualche problema, non per questo intendeva affrontarlo.
Sapeva ignorare tutto e tutti, se voleva. E quello, DECISAMENTE, voleva ignorarlo.
Aveva stabilito di voler rimanere al Milan e voleva soprattutto instaurare un bel rapporto con tutti, anche con lui, perciò non poteva di certo troncare ciò che aveva faticosamente iniziato e che gli era riuscito piuttosto bene fino a quel momento.
“Non posso smettere di cercare di essergli amico improvvisamente e senza una ragione. Aveva senso se avessi continuato ad ignorarlo dall’inizio, ma ormai che ho deciso di instaurare un bel rapporto e che ci sto riuscendo bene, non posso smettere.”
Lo sapeva, ne era consapevole, ma pensare a loro due che facevano sesso non era facile e tanto meno normale. Per non parlare di come ormai era diventato quasi un pensiero fisso il tatuaggio sul suo sedere.
Non gli era mai capitato di avere certi pensieri verso altri uomini, anche se era circondato da ragazzi, anche piuttosto belli, sin da ragazzino.
“Perché solo lui mi fa questo assurdo effetto, solo ora per di più? Ho Trent’anni,,,”
Ma anche se aveva delle domande, non aveva comunque le risposte e dal momento che non intendeva proseguire oltre quella strada, cercò solo un metodo per sopravvivere.
Zlatan aveva notato il continuo chiacchierare con Alessio e ancor di più aveva notato lo schiaffo. Erano già a quel punto? Al punto degli schiaffi sul culo?
Come osava andare in confidenza con un altro che non fosse lui?
Certo Alessio era davvero un bel ragazzo ed aveva un carattere perfetto per chiunque, non era difficile, duro, brusco o antipatico. Era facile perdere la testa per uno così, ma a lui le persone troppo facili non piacevano.
Non che si fosse sempre preso da persone difficili, Simon era decisamente il più complicato in assoluto fino a quel momento, ma nessuno di quelli con cui era stato in passato era mai stato effettivamente comune.
“Credo che mi piaccia proprio per questo, cerca di sfuggire, ma non lo farà per sempre.”
Sapeva di avere delle buone carte al suo mazzo ed intendeva usarle per bene, tutte.
Una volta denudato completamente proprio vicino a lui, notando che faceva di tutto per non guardarlo nemmeno di striscio, prese l’asciugamano per dopo e se lo gettò sulla spalla, poi afferrò la busta per lavarsi e aspettandolo, lo lasciò andare per primo avanti.
Non lo faceva mai con nessuno, non cedeva mai il passo. Era sempre lui a camminare avanti e guidare, ma in quel caso aveva avuto necessità di controllarlo per ottenere ciò che voleva. In quel momento voleva fare la doccia vicino a lui e l’avrebbe fatta.
Fortunatamente avendo perso tempo in chiacchiere, la maggior parte dei compagni si erano già lavati, così i bocchettoni dell’acqua erano per lo più liberi.
Simon ne scelse uno senza farci molto caso, poi lui gli si mise vicino. Quando lo notò, lo vide spalancare gli occhi come se non se l’aspettasse, poi però si riprese subito e fece un cenno come se lo vedesse solo ora.
“Tanto lo so che hai fatto di tutto per non fissarmi il cazzo, ma adesso lo farai eccome!”
- Non devi preoccuparti troppo delle prime partite, tu ed Ale troverete il modo per giocare insieme. Contro lo Spal siete andati bene.
Simon cadde nella sua trappola e per parlare con lui, si girò. A quel punto non poté non guardarlo.
- Lo so, ma non mi piace fare brutte prestazioni. Sono qua per dimostrare che possono contare su di me. Voglio rimanere al Milan, a fine stagione.
Non ci aveva mai tenuto così tanto come ora. Ma il Milan era il Milan, non certo paragonabile ad altre squadre.
Si diceva questo, fra sé e sé.
- Anche io non ho segnato ed odio non farlo!
Ibra iniziò ad insaponarsi usando le mani per spargere la schiuma sul suo corpo possente e quando iniziò a farlo, gli occhi di Simon che fino a quel momento erano rimasti attenti sul suo viso, scivolarono inevitabilmente sul suo corpo.
E lì rimasero inchiodati.
Specie quando le sue mani scesero sul suo inguine, a quel punto fu completamente impossibile non guardarlo.
Lo faceva per la prima volta e se ne pentì subito, perché la sua reazione fu immediata e sicuramente evidente.
Simon si morse il labbro. Non poteva non notare che avesse un bel corpo, ma ancor di più un bel pene. E con bello intendeva grande.
“È così grande a riposo?”
Ma a riposo ci rimase poco.
Mentre si lavava con una cura un po’ troppo maniacale, lo vide crescere nella sua mano, altrettanto grande. Riusciva a tenerselo nel palmo e a stringerlo come se si stesse masturbando. Non era un modo normale di lavarsi, al punto che Simon, eccitato, si rese conto di averlo di nuovo sulla via dell’elevazione anche lui.
Non osava alzare gli occhi per vedere se Ibra lo stesse guardando a sua volta, perché se lo stava facendo anche lui sarebbe stato peggio.
Però se lo stava guardando in viso, aveva sicuramente notato che gli fissava il pene.
Non andava bene in nessun caso, perciò cercò di staccare gli occhi da lui in generale, ma lo trovò impossibile.
Si rese conto di essere ipnotizzato dal movimento della sua mano sul suo membro duro e, ora, ancor più grande, se possibile.
Simon pensò a quanto male potesse fare averlo dentro e dubitò che potesse essere realmente piacevole come la propria mente l’aveva illuso fosse durante il sogno.
Ripensandoci si diede la zappa sui piedi da solo.
Imprecò a fior di labbra e si voltò di scatto dandogli la schiena e conferma che si era imbarazzato nel fissarlo.
Sapeva che non andava bene, che era sbagliato, che era peggio sottolineare un imbarazzo verso qualcosa di sconveniente, ma era un po’ confortato nel sapere che ad Ibra non importava se due ragazzi si piacevano, visto che faceva sesso gay senza problemi.
Gay.
Si ripeté quella parola fino all’ossessione.
Fino a quella fatidica domanda, ben mirata e precisa.
“Sono gay anche io?”
Finalmente, la domanda giusta.
Zlatan stava facendo le capriole dentro di sé.
Non solo Simon l’aveva guardato per bene e con cura, ma gli aveva anche offerto uno spettacolo splendido. Oltre che una reazione esplicita perfetta.
Gli piaceva, ma l’aveva ormai già capito. Ora ne ebbe conferma.
Quel che voleva ottenere, però, non era solo quella consapevolezza, lo voleva proprio provocare.
Doveva farglielo venire così duro solo nel guardarlo mentre si toccava davanti a lui al punto da non poterlo rifiutare più nemmeno volendolo con tutto sé stesso.
Si era eccitato guardandolo mentre si ‘lavava’ l'inguine, era impossibile non pensarci, non dirselo, non chiederselo.
Probabilmente nessuno ci aveva provato con lui vedendolo come un re dei ghiacci, l’iceman com’era soprannominato, e se nessuno ci provava non avevi necessariamente la possibilità di riflettere sui tuoi istinti. Non tutti lo facevano, magari ne avevano, ma li ignoravano perché non costretti a notarli.
Zlatan pensò che con Simon fosse andata più o meno così e che probabilmente lui era il primo a spiaccicargli in faccia la cruda realtà.
“Che poi la prima cosa da capire è che non siamo uomini o donne, non è che se siamo uomini e ci piace un uomo significa che siamo gay. Non siamo categorie, siamo persone. Ci piace quella persona che, guarda caso, è un uomo. Io so di piacere non tanto per l’uomo che sono, ma per il tipo sfacciato, duro, complicato e provocatore che sono.”
Ma provocante era più adatto, per Simon.
Lo vide che evitava di toccarsi e lo vide sciacquarsi in fretta, dopo aver bruscamente interrotto il dialogo ed il contatto visivo.
Zlatan lo lasciò fare contento d’aver ormai ottenuto ciò che voleva.
Finì di lavarsi senza cercare di nuovo la sua attenzione, così poté ammirargli meglio il culo sodo ed atletico.
No, non l’aveva mai preso, era ovvio, ed il suo membro così grande gli avrebbe fatto male all’inizio, perciò sarebbe dovuto essere bravo nel resto dei preliminari. L’avrebbe fatto godere così tanto prima e dopo, che la penetrazione di per sé sarebbe stata niente di che, un dettaglio trascurabile per Simon, ma il massimo piacere per lui.
“Non vedo l’ora di sfondare quel culo vergine!”
Si morse il labbro, poi vedendo che Simon chiudeva l’acqua affrettandosi ad uscire, lo fece anche lui, più che soddisfatto.
“Sono un maledetto stronzo, lo so. Ma masturbarmi mentre mi fissava era la cosa più efficace e veloce per ottenere ciò che volevo. Adesso non mi guarderà in faccia per un po’, ma non può scappare. Dopotutto vive a Milanello finché non si prende casa.”