*Se Zlatan ha la possibilità di approfittare su qualcosa, è ovvio che lo fa. Non è un Santo, ma soprattutto ha le idee molto chiare su cosa vuole ed è disposto a qualunque cosa pur di ottenerlo. Anche a sporcarsi le mani. Anche letteralmente. La festa e la sua degna conclusione. Buona lettura. Baci Akane

19. SENZA PAURA

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La sua testa ebbe un guizzo così veloce su come potesse vendicarsi e torturare Simon alla stessa maniera, che prima ancora di realizzarlo, lo stava già facendo. 
- Per essere pari visto che il tiro di prima era sleale, adesso Theo farà la stessa cosa con me. Una volta. Ha un solo colpo di quel tipo. Se va, è valido, altrimenti il turno è vostro!
Ante fissò tagliente Zlatan, se fosse stato uno qualunque l’avrebbe fatto in mille pezzi ma essendo il suo idolo ed essendo comunque lui, non osò dissentire. Oltretutto sapeva che aveva ragione, l’aveva giocata sporca. 
Non replicò ma respirò a fondo, mentre evitava lo sguardo inquisitore che Rade continuava a lanciargli da prima. Non capiva proprio cosa avesse. 
Alla fine anche gli altri dovettero accettare, altrimenti avrebbero dovuto annullare il tiro precedente e non era intelligente. 
Dopo aver ricevuto la conferma, Theo guardò Zlatan appoggiato alla stecca, una mano sul fianco, il piede incrociato sull’altro, aria baldanzosa. Alzò le spalle annuendo per nulla intimidito dal fare una cosa simile con uno come lui. 
- Sì, ci sto! Dovrò prendere una scaletta per riuscirci, ma sì, perché no! 
Theo non era capace di non buttarla sullo scherzo, non era qualcosa che lo faceva di proposito, gli veniva spontaneo. 
Zlatan annuì sicuro, divertito. 
- Non preoccuparti, puoi attaccarti come ti va meglio, non mordo! 
Theo sogghignò. 
- Oh, se mi dai questo permesso... 
Non finì la frase, ma si mise subito al lavoro. Ovviamente non usò il metodo da master dominatore di Ante, ma gli indicò di piegarsi sul tavolo verde e dopo aver studiato il genere di tiro, fece la stessa cosa che il compagno di squadra aveva fatto con Simon procurando fantasie erotiche a tutti i presenti. 
Di sicuro la visione che avevano offerto Ante e Simon, per giunta senza malizia dietro, era stata da film porno di alto livello, ma Zlatan sapeva che anche lui e Theo avrebbero fatto la loro porca figura. 
Oltretutto poteva approfittarne. 
Se con Simon sarebbe andato in bianco, non intendeva non avere nemmeno mezzo piacere. 

La prima cosa che sentì fu una canzone latina di nome ‘Calma’ che Simon non aveva mai sentito non essendo il suo genere, ma la trovò in qualche modo sbagliata. Sembrava la colonna sonora di due che ci stavano provando uno con l’altro, lo pensò senza filtri e senza freni e si sentì a disagio. 
La seconda cosa, fu ciò che vide: Theo mise la mano sinistra su quella di Ibra e gliela sistemò come aveva fatto prima Ante e fu come se si svegliasse in quel momento dalla nebbia procurata da quel ‘succo’. 
E vide. 
E notò.
E non gli piacque molto. 
O meglio, in realtà gli piacque. Ad una parte precisa di sé, piacque. 
Quella fra le gambe di cui non aveva per nulla controllo. 
Il resto di lui rimase rigido appoggiato alla stecca, gli occhi incollati ai loro corpi appiccicati.
- Anche tu prima hai fatto così con me? - chiese ad alta voce ad Ante, questi alzando un sopracciglio ma rimanendo impassibile, rispose:
- Non esattamente. Nessuna parte del mio corpo ha toccato la tua. 
Questo Simon lo ricordava, in effetti. Per un brevissimo istante gli sembrò che lo dicesse a Rade piuttosto che a lui, come a sottolinearglielo. Ma Simon tornò alla scena presente.

- Sembra una scimmia arrampicata su un albero! - commentò divertito Samuel. 
Theo, sentendolo, si schiaffeggiò il sedere. Un gran bel sedere ben evidenziato da dei pantaloni aderenti. Poi se lo agguantò e si strinse come se si auto palpasse. 
Infine disse: - Ti piacerebbe lo facessi con te, eh? 
Aveva un’alta considerazione di sé e, come sempre, Theo scherzava ogni volta che faceva o diceva qualcosa, nessuno diede peso a quel che disse, specie perché tutti troppo occupati a fissare meravigliati la scena. 
Nessuno aveva mire su Ibra a parte uno che però non ne era completamente consapevole. Non prima di quel momento. 
Gli altri stavano più invidiando lo svedese, visto che quasi tutti i presenti avevano invece mire o su Theo o su Simon. O entrambi.
Theo che di scimmia aveva ben poco, così come Ibra aveva poco di tronco. 
Il terzino pupillo di Paolo era totalmente attaccato al suo corpo, per dietro, con una mano sulla sua e l’altra sulla stecca. 
Il viso spuntò dalla spalla, appoggiò il mento e sfiorando il viso col suo, si ritrovò totalmente aderente a lui. 
Prese la mira, si concesse il suo tempo per valutare per bene il colpo e l’angolazione, poi usando la sponda, colpì in modo semplicemente perfetto. 
La pallina entrò nella buca e la vittoria fu della loro squadra. 
Finalmente riuscirono a finire almeno una partita. 

“È questo che ha provato lui prima fissandomi?” 
Simon si era svegliato in quel momento. Completamente. Ma riuscì a non fissarsi l’erezione che iniziava ad eccitarsi. 

- Non è valido! - cominciò subito Suso infervorato. 
- Se era valido il vostro, è valido anche questo! - replicò pronto Theo, raddrizzandosi e staccandosi dal corpo forte e possente di Zlatan. 
Un po’ se ne dispiacque, gli era piaciuto sentire quel bel ragazzo addosso in quel modo, specie il suo pacco contro il proprio culo da dio greco. 
Ma considerando che non gli era venuto duro nemmeno un po’, dedusse che Theo non fosse ancora del loro mondo o, se lo era, non aveva proprio mire su di sé. 
Ignorava totalmente quale fosse il suo ‘stato’ in quel momento e dopo averlo fissato compiaciuto con un occhiolino divertito, annuì e gettò la stecca sul tavolo allargando le braccia nella sua tipica maniera d’esultanza ai goal. 
- Beh, gente! Abbiamo vinto! 
Simon gli stava lontano, ma lo fissava ancora senza fare alcuna espressione particolare. 
Doveva essere quasi tornato in sé, si disse Zlatan.
Si chiese se dovesse farlo bere di nuovo, poi però realizzò che sarebbe stato troppo facile. Tuttavia aveva potuto constatare che Simon fuori dalle righe e con scarso controllo, era ancora più da scopata ed estremamente sexy.
Doveva ancora riprendersi dalla visione avuta fra lui ed Ante, ma soprattutto da quella successiva, quando si era visto al posto del suo amico. 
“Lo farò andare fuori di testa senza alcool!”
- Bene, abbiamo scoperto che c’è qualcosa in cui dio Zlatan non è bravo! 
A quella sparata impertinente di un Theo che forse non era nato con il filtro della paura, lo fulminò. 
- Allora, adesso faremo qualcosa in cui sono imbattibile... - cominciò con una calma sospetta e più inquietante dello sguardo appena lanciato. 
Gli altri lo fissarono circospetti. 
- Non vale giocare a calcio, siamo stanchi, si congela e penso che finiremmo sui giornali! - sbottò in fretta Theo, ancora convinto di non provare soggezione davanti a lui. 
- Ti immagini? I ragazzi dopo 120 minuti di partita, vanno subito ad allenarsi a Milanello! Mister Pioli usa le maniere forti! - replicò di getto Samu ridendo. 
- Maldini ci ammazza! - asserì poi Suso ridendo e scuotendo la testa. 
All’udire il suo nome, Theo saltò e lo fissò trasognato, Zlatan lo notò ma fu troppo breve e riprese la parola ignorando certe stupidaggini che distoglievano l’attenzione da sé: 
- No, niente calcio! Intendevo la playstation! 
Fu così che in quattro e quattr’otto si presero tutti un altro giro di birra portandone altre ai loro compagni in sala - niente succhi sospetti, legarono Theo - mandarono a casa Javier che poté chiudere il bar, ed andarono ad invadere allegramente la sala della televisione dove l’altro macro gruppo stava ormai giocando da un po’. 
- Non dovremmo andare a dormire? Non è tardi? Credevo che Paolo ci avesse dato il permesso per un’oretta... qua stiamo sforando un bel po’... e bevendo anche molto di più.... 
Ovviamente nessuno calcolò Simon, tanto meno Zlatan che gli mise un’altra birra in mano consapevole che non avrebbe mai bevuto. Troppo ligio.
Quando poi, dopo aver fatto le squadre e stabilito i tornei e composto le varie rose, perciò dopo non poco tempo, realizzarono che Zlatan li aveva in qualche modo fregati. 
- Ehi, avevi detto niente calcio! - gli fece notare il solito incosciente Theo. 
- Che c’è? Mica avevo specificato ‘niente calcio alla play’! 
Questo perché era risaputo che oltre ad essere bravissimo nel calcio giocato sul campo, lui era un asso anche nel videogioco. 

Andarono avanti a giocare, bere, mangiare e divertirsi per un bel po’ e molto oltre di quel che non fecero lui e Simon. 
Vedendo che non intendeva unirsi alle danze, sapendo che non era ancora appassionato di quel tipo di hobby, Zlatan dopo aver stracciato tutti e dimostrato la sua supremazia, disse che i vecchi se ne andavano a dormire. 
Poi intimò loro di fare i furbi e far sparire tutto, compresi loro stessi, prima dell’arrivo dei primi collaboratori e dell’apertura ufficiale del centro. 
I ragazzi assentirono, ma probabilmente nessuno avrebbe seriamente avuto l’intenzione di ascoltarlo, così Zlatan prima di salire trascinandosi un assonnato Simon, lanciò un’occhiata significativa e minacciosa ad Alessio, il quale annuì solenne. 
Sicuramente avrebbe preso quel compito implicito con serietà e l’avrebbe portato a termine con successo. 
- Visto? Di lui ti puoi fidare! Pensa se il capitano era, che ne so, Theo! Potevi star sicuro che domani quando venivano tutti, loro erano ancora lì a ridere, giocare e bere! - disse Simon salendo le scale per andare alle camere, al suo fianco. 
Era rilassato e divertito e Zlatan constatò che comunque la festa aveva sortito il suo effetto sia sul gruppo che su di lui. Ma non aveva avuto alcun dubbio. 
Prima di lasciarli aveva lanciato loro un’ultima occhiata, soddisfatto ed orgoglioso di vederli scherzare finalmente tutti insieme. 
- L’inizio di una vera squadra! - commentò fiero, ignaro di quel che si sarebbe verificato da lì ad un mese circa in Italia ed in tutto il mondo intero. 
- È andata bene, è vero... non pensavo che una festa normalissima sarebbe stata così utile. 
Zlatan lo fissò male mentre lui sembrava composto per dispetto, infatti vedendo come lo guardava scoppiò a ridere luminoso e bellissimo e non riuscì a rispondergli male. 
- Dai, scherzavo. Era ovvio che avrebbe funzionato! Sei dio Zlatan, no? Fai magie... 
Lo stava prendendo in giro, ma da lui, ora e solo ora, poteva accettarlo. 
- Sì sì, scherza pure... vedrai da qui a fine stagione se non avremo una squadra vera! 
- Grazie a te, no? 
- Ma certo! 
Ed entrambi sapevano che stavano scherzando. Di vero però c’era la convinzione di Zlatan del successo di quella missione suicida. 

Una volta entrati in camera, iniziarono a prepararsi per dormire. Avevano molti vestiti che tenevano sempre lì come se fosse una seconda casa, ma prevalentemente erano tute per l’allenamento o abiti della linea ufficiale del Milan con tanto di stemma.
La biancheria intima e quella della notte erano personali, anche se solo Simon insisteva ad usare il pigiama, mentre Ibra come sin dal primo giorno, se ne stava mezzo nudo con appena un paio di boxer ed una maglietta. Quest’ultima tendeva a sparire strategicamente a tratti.
Simon era ancora particolarmente allegro ed accaldato, l’atmosfera della festa gli scorreva ancora nelle vene ed alla fine aveva sorseggiato un po’ l’ultima birra. Si era un po’ ripreso dalla nebbia che l’aveva assalito durante la partita di biliardo, alla fine aveva sospettato che quello che gli aveva dato Theo non fosse solo succo, ma ormai era stato smaltito. 
Ricordando l’ondata di calore, anzi LE ondate ripetute durante quel lasso di tempo, quasi gli tornò la stessa sensazione e senza dire più nulla, smettendo quindi di scherzare improvvisamente come se fosse successo qualcosa, lo guardò per capire cosa gli passasse per la testa e cosa volesse ora. 
Solo in quel momento si era accorto che erano da soli in camera, ci erano già stati diverse volte, ma gli sembrava che ora fosse diverso. 
Simon si rese conto di essere su di giri e di essere in una sorta di pericolo. 
“Non è detto lo voglia fare... sarà stanco, no? Abbiamo giocato tanto, ci siamo messi a fare festa, sono le cinque del mattino... insomma, vorrà dormire...”
Cercava di convincersene con l’amara consapevolezza che parlava di Zlatan Ibrahimovic. 
Poteva mai essere stanco e non avere voglia di fare sesso? 
Ibra sembrava assecondare il suo improvviso silenzio e cambio di toni come se gli avesse letto nel pensiero e ne sapesse il motivo, questo rendeva la situazione ancora più tesa ed ambigua. 
Si rese conto di avere i battiti accelerati, l’ansia crebbe. 
Avevano avuto pochissimi contatti intimi e tutti sempre molto limitati da lui e dai suoi blocchi.
Quando Ibra l’aveva obbligato ad aprire gli occhi, l’aveva colto alla sprovvista, ma aveva dovuto cedere. Era stato troppo evidente che aveva ragione.
Le volte successive era sempre stato all’erta e pronto ed era sempre riuscito a parare i colpi, tuttavia si era concesso qualcosa, tipo dei baci, dei tocchi di troppo, qualche gesto intimo e anche magari dolce, forse. 
Non era pronto ad andare oltre, era presto, gli serviva più tempo, specie quando sentiva sua moglie per telefono. Tutti i giorni in pratica. 
Non sarebbe successo così presto, non quella sera. 
Anche se, doveva ammettere, sarebbe bastato un tempismo leggermente diverso. 
“Se fossimo saliti subito dopo la partita di biliardo, o DURANTE, mi sarei fatto fare tutto ciò che voleva. Ma non ero in me. Adesso lo sono e non se ne parla ancora.”
Non voleva pensare che dietro a quella festa ci fosse anche questo, fra le varie cose, anche se trattandosi di Ibra sarebbe potuto essere. 
Si era appena spogliato e stava per mettersi il pigiama, quando lo vide con la coda dell’occhio avvicinarsi. 
Si girò e gli mise subito una mano sul petto nudo e possente, come se si fosse aspettato quella mossa. 
Usò una considerevole forza, ma sapeva che non sarebbe stata sufficiente. 
- Ibra, sono stanchissimo... vorrei essere più lucido e meno morto per godermelo, quando lo faremo... 
Ibra sembrò pronto a quella risposta, ma non demorse, infatti usando un po’ più di forza riuscì ad aderire a lui col suo corpo, mise le mani sulla vita e scivolarono sulla schiena, scendendo poi sul sedere. Glielo strinse e l’attirò a sé deciso, premendoselo addosso. 
Simon trattenne il fiato sentendo il suo bacino e la sua erezione già grossa di natura contro la sua. 
Tornò a sentirsi come alla partita di biliardo e ripensandoci gli parve di degenerare malamente. 
In aggiunta a quello, la bocca di Ibra scivolò sul suo collo iniziando a baciarlo leggero e sensuale. Contemporaneamente ebbe la bella idea di parlargli sopra ricoprendolo di brividi: - Se vuoi scendiamo nella sala biliardo... 
Quel commento lo fece saltare su e Ibra rise contro la sua pelle sensibile. 
- Che c’entra, perché? - chiese con ansia. Sembrava apprezzare che non riuscisse a nasconderla. 
Continuando a baciarlo sul collo, rispose: - Ricordo bene com’eri su di giri prima... hai gradito lo spettacolo porno fra me e Theo? A me il tuo con Ante è piaciuto parecchio... ma preferivo fossimo noi due... 
Simon non voleva, non voleva assolutamente. 
O meglio, la sua testa non voleva. L’altra parte di sé, praticamente tutto il suo corpo, sì che lo voleva. 
Si sentiva impazzire, vicino al cedimento. 
Respirava affannoso per il piacere della sua bocca, mentre poi le mani si infilarono sapienti sotto la stoffa dei suoi boxer, iniziando ad esplorare le proprie natiche. 
Il peggio, però, era quello che non stava muovendo volontariamente per farlo eccitare. 
La sua erezione ormai si sentiva fin troppo bene e la premeva contro la propria nelle stesse condizioni. 
- Non ce la faccio adesso... Ibra... 

Sembrò implorarlo e Zlatan sapeva che sarebbe bastato forzarlo solo un altro po’ per farlo cedere, ma decise di andare per gradi e accontentarlo. 
Forse era vero che era presto. 
Erano passati forse poco più di dieci giorni, aveva perso il conto, ma doveva riconoscere di non poter fare come suo solito, con lui. 
Non poteva né andare troppo in fretta, né obbligarlo. 
Così decise di dargli retta e invece di girarlo e piegarlo in avanti brutalmente come aveva fatto prima Ante sul tavolo da biliardo, spostò una delle due mani da dietro ad avanti, sempre sotto i boxer, e le usò contemporaneamente. 
Infilò un dito mentre con l’altra lo masturbava tenendogli il membro già duro, muovendosi con impeto e decisione. 
Lo sentì indurirsi sempre di più, la bocca si occupava ancora del suo collo e Simon si aggrappò alle sue braccia, strinse la presa e abbandonandosi con la testa all’indietro liberò il suo orgasmo. 
Gli venne sulla mano e Zlatan, con un sorrisino vittorioso, lo baciò succhiandogli il labbro e La lingua prima di fare un passo indietro e usare la stessa mano su di sé. 
Simon lo vide e capì, spalancò gli occhi, si lasciò cadere seduto sul letto, sfinito e più disfatto e scomposto che mai e lo guardò.
Non riuscì a togliergli gli occhi di dosso, nonostante fosse rosso in viso e completamente imbarazzato.
Era rigido da morire, non si sarebbe mosso, non avrebbe né aperto la bocca, né provato a toccarlo, ma non avrebbe distolto lo sguardo. 
I suoi occhi azzurri rimasero inchiodati sulla sua mano che si muoveva sul suo membro grande e duro. Ipnotizzato, shoccato e allucinato. 
“Era proprio quello,” pensò Zlatan facendosi il lavoro da solo con più impeto in piedi davanti a lui, guardandolo. “Era proprio quello lo sguardo che volevo tirargli fuori. Lo sguardo di uno completamente fuori di sé. Ben presto ti farò togliere il controllo che ti resta, vedrai quanto griderai per me!”
Infine venne anche lui davanti agli occhi sconvolti ed eccitati di Simon, poi gli sorrise malizioso e tese la mano verso il suo viso, stese le dita sporche di sperma verso la sua bocca. Simon impallidì di nuovo e facendo una smorfia scosse il capo e gli allontanò il polso schifato. 
- No grazie. 
Zlatan, ridendo, andò al bagno a darsi una lavata, Simon rimase lì a fissare il vuoto, probabilmente a ripensare a quanto accaduto. 
Quando tornò in camera era ancora lì, ma lo lasciò a sé stesso a pensare e riflettere. E godersi le emozioni provate. 
Lo poteva considerare un goal in suo favore. Non sapeva bene quale fosse il punteggio intero della partita, ma di sicuro non era in svantaggio.