*Finalmente Simon e Ibra sono nella stessa casa, tranquilli e al sicuro, pronti per fare sesso, ma sorprendentemente non è il bel danese biondo che si blocca. Quando Ibra si rende conto di essere inibito da qualcosa, prova a sciogliersi a modo suo, ma Simon per fortuna saprà aiutarlo. Devo dire che in certe parti ero molto partecipe anche io, colpa dei tatuaggi strategici di Ibra. Buona lettura. Baci Akane*
28. L’INTERRUTTORE
Aveva fatto tanto per averlo ed adesso che era lì, non sapeva esattamente come gestirlo e come proseguire.
Voleva saltargli addosso, ma l’esplosione emozionale avuta l’aveva bloccato e non gli pareva che Simon fosse in procinto di prendere l’iniziativa.
Forse anche per lui era presto, aveva appena superato di gran lunga le sue solite regole personali, probabilmente gli ci voleva un po’.
“Non è che ho paura che dopo che avremo scopato questo se ne va e non voglio che succeda? Dopotutto vuole togliersi lo sfizio e poi chiudere, diceva questo, no?”
A quel punto un secondo pugno lo colpì dritto sul mento e per poco non svenne.
Realizzare di avere ipoteticamente tempo fino alla fine della stagione, che fra l’altro era bellamente bloccata, era un conto, ma capire di poter avere una scadenza ancora prima dettata proprio dalla volontà rigida e poco elastica di Simon, era ben diverso.
Due fattori che non dipendevano da lui volevano impedirgli di poter fare ciò che voleva, quando voleva, come voleva e soprattutto se lo voleva.
L’idea di questa mancanza di libertà funse da freno per la libidine e la voglia di scopare fu immediatamente pari a zero.
Così stringendo le labbra si separò da lui, si sforzò di sorridere e lo fece male.
- Vuoi bere o mangiare qualcosa?
Simon lo notò immediatamente con un’espressione attenta.
- Sono le undici di notte, non ho fame... ma se vuoi possiamo bere qualcosa... adesso non abbiamo nemmeno gli allenamenti e le partite, possiamo sgarrare un po’ se ci va.
Zlatan rimase colpito della sua improvvisa elasticità e lo guardò shoccato.
- Stai bene? - chiese subito senza rifletterci, a quel punto Simon, probabilmente capendo perché lo diceva, gli sorrise e la calma tornò in lui. Di nuovo si sentì meglio, guardandolo sorridere.
Lo faceva poco, ma quando si degnava era un gran bel regalo.
- Sono qua per esplorare i miei limiti, cosa mi piace, chi sono... penso sia il caso di farlo come si deve, no?
- Vuoi davvero ubriacarti? - chiese per essere sicuro di aver capito bene.
Simon rise più forte.
- Sei matto? Odio ubriacarmi! Non l’ho mai fatto sul serio al punto da dimenticare quel che faccio. Però andiamo, divertiamoci, facciamo quel che vuoi, non frenarti. Sono qua per questo...
Aveva visto che si era chiuso ed irrigidito improvvisamente, così aveva subito rimediato.
Certo poi dirgli di darci dentro senza freni era come sventolare un drappo rosso davanti al viso.
- A tuo rischio e pericolo... ti ricordo che sei nella tana della bestia...
Simon sorrise soddisfatto e intrigato all’idea; circondandogli il collo con le braccia che sollevò per abbracciarlo, avvicinò il viso al suo e prima di baciarlo, rispose: - Per ora mi sembri un coniglietto spaurito...
A questa provocazione Zlatan si accese ed in un istante si sentì spazzare via il pessimo umore arrivato in un attimo.
Il suo viso si accese di un sorriso divertito e accattivante e le mani dalla schiena scesero sul suo sedere a stringere forte, attirandolo a sé.
Simon rise di nuovo e Zlatan si sentì al settimo cielo.
Sarebbe stato un guaio abituarsi a quel sorriso splendido.
Simon aveva capito che gli era successo qualcosa e non aveva capito di cosa si era trattato, forse l’idea di aver quasi raggiunto il traguardo agognato l’aveva deluso invece di eccitarlo.
“Sembra una donna col ciclo...”
Pensò seguendolo in cucina alla ricerca di qualcosa da bere.
Non era particolarmente arrapato, non voleva per forza fare sesso subito. A casa non aveva pensato ad altro che quello tanto da fare qualcosa completamente fuori dai suoi canoni, ma adesso probabilmente quella trasgressione, quell’essere a casa di Ibra proprio per fare sesso, l’aveva frenato.
Sapeva che avrebbe saputo riaccenderlo, gli piaceva quando lo faceva, ma in quelle condizioni dubitava ci sarebbe riuscito.
O si rimetteva in sesto, o doveva prendere lui le cose nelle proprie mani.
Pensandoci realizzò che dopotutto poteva anche non essere poi così male, l’idea.
Aveva sempre fatto quel che doveva.
Se era necessario guidare e comandare, lo faceva. Aveva sempre mantenuto il sangue freddo e capito al volo quel che andava fatto. Non c’era niente di strano nel farlo, se serviva.
A quanto pareva ora era così.
Ibra si limitò ad una birra a testa, poi se lo trascinò nel salone e accese la playstation.
Simon lo guardò mentre la preparava tirando fuori uno dei suoi giochi preferiti, Fifa 2020.
Alzò un sopracciglio sorseggiando, infine scosse la testa.
“Mi ha finalmente qua, potrebbe violentarmi, ha il mio permesso, lo voglio anche io, ed ora che fa? Giochiamo alla play? Questo è tutto scemo! Gli dò tempo finché non andiamo a letto. Poi non intendo stendermi solo per dormire.”
Simon non era mai stato così risoluto e colto di sorpresa dalla musica che doveva aver attivato dal suo telefono connesso a qualche dispositivo, da casse imprecisate disposte in giro per casa, si levarono delle canzoni ben lontane dal suo genere.
A lui piacevano canzoni più soft, sul genere un po’ country mescolate al rock, ma non di quello forte e duro. Qualcosa di rilassante.
A Ibra, a quanto pareva, piaceva il rumore.
E con rumore, intendeva proprio rumore.
Lo stesso che gli sentiva mettere su in palestra.
- Pensavo che l’ascoltassi solo quando ti alleni per caricarti! - disse sedendosi accanto a lui nel suo enorme divano, mentre stava ancora predisponendo per giocare.
- In effetti è così. - ammise dandogli il controller che prese posando la birra accanto alla sua, nel tavolino davanti a loro. - Ma stasera mi serve una mano...
Simon scosse il capo sconcertato, sorridendo in modo indecifrabile.
Non capiva proprio cosa gli fosse successo, o meglio forse lo intuiva, ma non se ne capacitava.
Dopo tante lotte era bloccato lui?
Si davano il cambio?
“E va bene, facciamo come vuole lui... la birra, la play, questa musica allucinante... vediamo poi che altro vorrà fare, prima di saltarmi addosso. Forse lo fa apposta perché vuole che sia io a farmelo. Poi che non si lamenti che non vuole stare sotto, però.”
Simon era dell’idea ‘volere è potere’, perciò se si metteva in testa di fare una cosa, la faceva senza fermarsi. Il problema era solo innescarsi, o meglio, decidere di farlo.
Non gli sarebbe venuto difficile comunque prendere l’iniziativa, gli sarebbe bastato guardarlo nella sua normale veste da notte.
I boxer.
Pensando a questo, gli venne in mente un’altra delle sue ossessioni, le sue natiche, i suoi tatuaggi proprio lì.
Sorrise leccandosi le labbra, da preda stava diventando predatore, non gli dispiaceva, quel che lo lasciava interdetto era che la preda, ora, fosse Ibra. Non uno qualunque.
Il predatore per eccellenza.
“Vediamo fin dove arriva.”
Ormai lui era pronto.
Giocarono senza problemi per più di un’ora, divertendosi parecchio e sciogliendosi.
Simon notò che per quando decisero di porre fine alla partita, non solo lui stesso era più bravo ed ormai doveva anche ammettere che gli piaceva quello stupido gioco, ma Ibra stesso era finalmente più rilassato.
“Credo che adesso non avrà più problemi. Io in compenso sto per saltargli addosso.”
- Andiamo? - disse solamente Simon dopo che fu arrivato al proprio limite massimo di sopportazione.
- Dai che ormai ti piace! - rispose Ibra ridacchiando, spingendolo con il braccio di lato.
Simon ricambiò la spinta amichevole e si alzò stiracchiandosi anchilosato.
- Certo che mi piace. Ma mi piace anche il tuo letto.
Decise di essere più diretto e sfacciato e Ibra smise di guardare la televisione dove stava salvando il gioco prima di chiudere e fissò lui in piedi con le braccia incrociate sopra la testa.
La maglia leggermente alzata mostrava una striscia di pelle che Ibra gli fissò per poi sollevare gli occhi sul viso.
Simon lo guardava dall’alto della sua posizione.
Poi con sguardo altero e sottile, disse: - E tu nudo sopra.
Fu come aver trovato l’interruttore di Ibra. Vide nettamente la luce dei suoi occhi accendersi, finalmente, e da sopra vide il suo sorrisino formarsi, malizioso, divertito.
Così chiuse, mise giù il controller, si alzò a sua volta e ritrovandosi davanti a lui, lo guardò con quell’aria ironica, piena di promesse. Si era appena trasformato nel dio del sesso che gli aveva promesso di essere.
“Era ora!”
Pensò Simon credendo già di dover essere lui a violentarlo. L’avrebbe fatto, ma dopo tante moine di Ibra voleva vedere come intendeva fare ciò che aveva tanto tentato per mesi.
Portarselo a letto.
Fu come se schiacciasse un interruttore.
Zlatan si sentì finalmente accendere e non per poco o per finta.
Si accese sul serio.
Appena Simon gli disse senza veli ciò che si aspettava, appena gli fece capire che voleva ancora scopare con lui e ne era convinto e lo voleva davvero, ogni turbamento precedente venne spazzato via.
L’ultima cosa coerente che pensò fu: “Non riuscirà mai a scopare con me solo una volta. Una non gli basterà mai!”
Con questo si prese il colletto della felpa leggera e comoda da dietro la nuca e se la sfilò. Tornò a guardarlo in silenzio e Simon rimase fermo senza fare o dire nulla.
Zlatan si mosse davanti a lui, andando verso la camera e facendogli strada, ma prima di uscire dal salotto si fermò, si mise i pollici nell’elastico dei pantaloni e con essi prese anche i boxer, poi abbassò chinandosi giù in avanti, mantenendo le gambe dritte. Accartocciò i vestiti a terra e li lasciò lì, infine voltò il capo lanciandogli un’occhiata di sbieco.
Lo vide immobile, rigido, a mordersi ossessivo il labbro. I suoi occhi puntati sui suoi famosi mandala, sulle proprie belle natiche tonde e sode.
Eccitato.
Oh sì, Simon stava già perdendo il controllo.
“Adesso me lo godrò mentre gli faccio perdere totalmente la testa. Diventerò al sua droga, non gli basterà mai solo stanotte.”
Non sarebbe scappato non perché Zlatan glielo avrebbe impedito, semplicemente era impossibile fare a meno di lui una volta che lo assaggiavi.
Simon lo guardò avanzare verso la camera e vedendo allontanarsi la visione paradisiaca e peccaminosa delle sue natiche coperte da quei due cerchi di mandala perfetti, si sentì mancare e si svegliò. Così lo seguì.
Non si era ancora spogliato, era rimasto totalmente ipnotizzato da quel tatuaggio che sin dal primo giorno che l’aveva visto era diventato via via sempre più un’ossessione.
Quando lo raggiunse in camera, poté finalmente ammirarlo di nuovo e senza rifletterci un istante, totalmente libero da ogni freno inibitore auto imposto, si avvicinò a lui, fermo davanti al letto che stava aprendo.
Gli mise le mani sui suoi tatuaggi. Li disegnò con le dita seguendo i cerchi che si allargavano pieni di dettagli spettacolari, poi li afferrò bene e strinse sentendo quanto veramente sodo era, proprio come era sembrato a guardarlo.
Simon chiuse gli occhi liberando un sospiro di pura soddisfazione, non vide Ibra sorridere vittorioso a quello, non capì quanto lo eccitò con quell’unico gesto deciso e prepotente.
Iniziò a baciargli la schiena dal centro, fra le scapole, risalì sul collo e arrivò sul lato. Ibra girò il capo pensando volesse baciarlo, ma invece Simon tornò giù, sul resto della sua schiena spaziosa, succhiò le scapole per poi scendere con la bocca aperta a carezzarlo, seguì gli altri tatuaggi con la lingua fino a che si inginocchiò dietro di lui. Le mani aperte sulla sua pelle, le dita larghe leggermente ad artiglio che voleva non solo sentire, ma anche possedere quel corpo fino a farlo suo.
Una volta che raggiunse i glutei, Simon si fermò davanti ad uno di essi e con la punta della lingua partì dal centro di uno dei due mandala, quello con il cerchio più piccolo vuoto che rappresentava uno spicchio di luna. Girò seguendo il cerchio disegnato che si allargava fino a che non baciò un punto, finendo per morderlo.
Zlatan chiuse gli occhi gettando la testa all’indietro e a malapena respirò.
I brividi che erano partiti appena la sua bocca era arrivata sul suo collo, erano lentamente aumentati per poi ingigantirsi in un modo terribile mano a mano che scendeva giù.
Quando capì che gli si era inginocchiato dietro e che stava letteralmente adorando il suo corpo, ma in particolare il suo sedere, andò in delirio.
Dopo la sua lingua, il morso lo mandò in estasi.
Si sentì eccitare come non mai senza nemmeno essersi toccato. Capì che se continuava così sarebbe presto venuto e strinse gli occhi per cercare di controllarsi.
Quando lo sentì passare all’altro tatuaggio, Zlatan si girò bruscamente per fermarlo. Non poteva resistere ancora.
Simon rimase in ginocchio davanti a lui, ma ora aveva il proprio pene, davanti al suo splendido viso e da sotto lo fissò infastidito per l’interruzione. Non dovette parlare.
Zlatan ghignò sadico e divertito, ma anche ancora molto eccitato.
- Così finiamo presto, sai?
Simon capì cosa intendeva, ma parve sbattersene altamente, infatti abbassando gli occhi innanzi a sé sembrò proprio pensare, ‘Oh, beh, pazienza! Questa zona mi piace quanto quella dietro!’
Infatti gli prese le cosce con le mani, strinse e aprendo la bocca fece per leccare il suo membro già duro.
Zlatan dovette prenderlo brutalmente per i capelli e fermarlo usando più forza di quel che avrebbe voluto, agì totalmente d’istinto, ma non parve un problema per Simon.
- Ti ho detto che finiamo presto! - brontolò. Lo prese poi per il mento con due dita ed una presa solida ma non più brusca.
Lo fece alzare e Simon finalmente collaborò.
- È colpa tua che mi spiattelli in faccia quei due mandala. Li hai fatti per essere morsi, dì la verità!
Zlatan andava matto quando lo adoravano in quel modo, soprattutto perché in effetti aveva sempre puntato molto sul suo corpo ed i tatuaggi che si era fatto erano sempre stati per evidenziare le parti di sé di cui era fiero.
A quanto pareva aveva fatto bene.
Ridacchiò e fece per baciarlo, ma si fermò quando lo vide aprire la bocca e venirgli incontro con la lingua. Lo lasciò col desiderio del bacio ed invece gli prese la felpa dalla vita e gliela tolse.
- Tu però sei ancora fastidiosamente vestito...
Prima di abbassargli anche i pantaloni, mise un dito dentro l’elastico, l’attirò a sé e una volta che se lo fu appoggiato contro, spostò le mani dietro e le infilò abbassando gli abiti fin sotto le natiche. A quel punto anche per avanti era libero e sentendo la pelle del loro inguine una sull’atra, a diretto contatto, le loro labbra si aprirono facendo dei sospiri liberatori.
La sensazione fu come uno scoppio di piacere, per poco Zlatan non tornò a venire, ma riuscì a controllarsi concentrandosi sul viso nell’estasi di Simon.
Così bello, ora che si lasciava andare completamente.
Era quello che aveva cercato tanto di raggiungere e non aveva mai avuto così tanto ragione di volerselo fare.
“Sapevo che ne valeva la pena!”