*Il grande evento. Ibra e Simon possono godersi il sesso e lo faranno senza correre, assaporandoselo per bene in modo che non rimpiangano nulla. Ma sarà davvero l'unica? Essendo la prima che fra l'altro arriva dopo ben 28 capitoli, ho voluto descriverla per benino senza essere frettolosa. Mi sembrava il minimo dopo quanto ci ho girato intorno. Da qui in poi i toni cambieranno e il livello di erotismo sarà piuttosto alto. Buona lettura. Baci Akane*

29. PRIMA E NON ULTIMA

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Le bocche aperte si trovarono finendo per succhiarsi le lingue a vicenda, dopo che ebbero giocato per un po’, si unirono completamente fondendosi in un bacio che li risucchiò in un altro universo. 
Le mani di Simon vagavano sul corpo di Zlatan, come ossessionate da lui,
Non aveva fatto che trattenersi per mesi ed il risultato appena si era arreso era un’incontenibile desiderio di possessione alienante, quasi. 
Zlatan decise di non frenarlo e lasciarlo sfogarsi su di lui come voleva, non certo fino a farlo entrare al suo posto. 
Sentì i pantaloni ed i boxer scivolare giù sulle gambe, li accartocciò sotto i piedi, poi mentre Simon lo baciava e lo carezzava avido, lo spinse sicuro a mettersi sul letto. 
Zlatan lo accontentò sedendosi, continuò a spingerlo fino a farlo sistemare bene e lo seguì salendogli sopra a cavalcioni con fare deciso. 
Quando si fu steso nel mezzo, lo prese per i fianchi e se lo tenne sopra. Simon continuando a baciarlo iniziò a strofinarsi su di lui, in particolare lo faceva col suo inguine che cercava un eccitamento maggiore. Lo trovò contro il proprio che domava a fatica, ormai. 
Lo stava mandando fuori di testa, pensò che se glielo avesse succhiato ora sarebbe venuto senza più riuscire a contenersi. 
Simon, invece, decise di fare ben altro e sollevandosi col busto, si prese alla testiera del letto sopra la sua testa, infine strisciò a cavalcioni lungo il suo torace, indirizzando l’erezione già eccitata nella sua bocca. 
Zlatan lo prese per le natiche rimanendo steso sotto di lui, sentendosi sempre più un oggetto di desiderio. L’idea continuava a piacergli molto e lo accolse succhiando subito senza trattenersi. 
I movimenti ondulatori di Simon erano continui e in crescendo, sembrava gli stesse scopando la bocca ed ormai non aveva dubbi, se non avesse ripreso il controllo, l’avrebbe preso lui, quella sera. Ed ovviamente non esisteva che succedesse. 
Non nella loro prima volta, almeno. 
Lo lasciò fare fino a che lo sentì pulsare ed aumentare i movimenti ed i gemiti, a quel punto infilò un dito dentro a tradimento, infine lo afferrò meglio per i fianchi, si alzò con forza bruta e lo spinse giù sulla schiena, ribaltandolo in una mossa di arti marziali versione porno.

Simon, shoccato, si ritrovò in un attimo steso sotto con la testa al posto dei piedi.
Le gambe ancora all’aria e lo sconvolgimento per l’interruzione brusca di un’estasi che era cresciuta e quasi esplosa. Seccato per essersi ritrovato giù ed essere stato interrotto sul più bello, se lo ritrovò addosso a divorarselo.
Ibra bruciava di nuovo. 
Bruciava selvaggiamente come una bestia tenuta in catene per troppo tempo, lo stava divorando con lingua e bocca che sembravano lava incandescente. 
Passava su ogni centimetro del suo corpo e non gli sembravano baci normali, era qualcosa che andava oltre.
Stava marcando il territorio, lo stava possedendo senza nemmeno essergli ancora entrato.
Si stava riappropriando della scena, di lui.
Simon voleva ancora fargli un sacco di cose, ma capiva di non poterlo domare così facilmente. Era rimasto buono a vedere come avrebbe fatto, a goderselo, insomma, dopo tanta attesa e tira e molla.
Ma ora si era ripreso il momento.
Cercò di ribellarsi, ma la sua bocca arrivò sotto la sua erezione, succhiò i suoi testicoli e lo mandò fuori di testa. Fu una sensazione bruciante, ma subito dopo andò ancora peggio, perché passò alla propria fessura.
Gli alzò le gambe piegandogliele e si perse fra le natiche, dapprima lo leccò, poi lo penetrò con le dita fino a fargli desiderare di averlo già dentro. 
Era incredibilmente bello. Non aveva mai avuto niente dentro, era qualcosa che non si sarebbe mai aspettato. 
Ibra si perse a lubrificarlo e prepararlo a puntino, una volta che fu cotto e di nuovo vicino all’orgasmo, quando si ritrovò a masturbarsi di nuovo perché il piacere di quel che gli stava facendo con le dita era incontenibile ed aveva bisogno di venire, sentì la propria voce uscire dalla bocca, fuori dal suo stesso controllo.
- Zlatan, ho bisogno che mi scopi... 

Zlatan si eccitò, fu una specie di squarcio, dentro di sé. 
Era come se ogni volta che Simon faceva qualcosa, crescesse il proprio livello di eccitazione e lui, per bloccarlo e non venire quando non voleva, si violentasse per placarsi. 
Quel gioco che stava facendo dall’inizio, lo stava portando alla follia e sapeva che quando sarebbe venuto sarebbe stato devastante.
Ugualmente riuscì a ragionare con una minuscola parte di sé.
Lo stava preparando al meglio che poteva, ma doveva avere ben chiaro che la sua prima volta sarebbe stata dura. 
- Ce l’ho grande, lo sai... - disse chiaramente. Simon si eccitò. 
- Ma davvero? - rispose ironico. 
Zlatan sogghignò e si sollevò sulle ginocchia, raddrizzandosi improvvisamente. Lo vide perso senza di lui addosso e lo guardò sconvolto dell’interruzione. 
Zlatan si prese il membro in mano già bello duro e alto. E grande. 
- Ti farà male... 
Simon però si tirò su a sedere, cambiò posizione e con occhi felini non più gelidi, si accovacciò davanti a lui attirato come un predatore su una preda. 
Lo vide che lo desiderava da matti e quella volta non gli impedì di prendersi ciò che gli piaceva. 
Lasciò che Simon glielo prendesse in mano e ci giocasse, lo leccò e lo succhiò per la seconda volta da quando si conoscevano. Ormai non si sarebbe più fermato e non ne avrebbe più fatto a meno. 
Non si fece spaventare dalle dimensioni e andò fino in fondo alla gola, 
Di nuovo si sentì vicino all’orgasmo e alzando gli occhi al cielo, gli prese i capelli sulla nuca tirandolo brutale e dominante. 
Vide un lampo nei suoi occhi azzurri mentre dal basso si posavano su di lui, come a dire di smetterla di farlo, eppure al tempo stesso gli chiedevano di non smettere. 
Simon non sapeva più nemmeno lui cosa voleva, ma si staccò, si alzò sulle ginocchia, glielo prese in mano e continuò a masturbarlo attaccandolo al proprio, li prese entrambi in mano e lo baciò.
Zlatan era sempre più sconvolto da ogni sua intraprendenza, scalpitava per prendere il controllo ed era assurdo che fosse la sua prima volta con un altro uomo.
Doveva averlo desiderato un sacco e soprattutto doveva essersi anche soffocato per molto. Molto più di quello che aveva immaginato.
Forse anni ed anni che ora uscivano tutti in una volta. 
Si succhiarono le lingue e le labbra mentre la sua mano li masturbava insieme ed i loro bacini si muovevano in concomitanza. 
Ancora una volta si ritirò sentendosi vicino e con uno scatto, Zlatan prese il collo di Simon con una mano, come aveva fatto anni addietro, come amava fare, senza fargli male. 
Lo tenne senza stringere e smise di baciarlo, gli parlò sulla guancia e poi risalì sull’orecchio. 
- Adesso ti scopo... ma visto che è la prima volta per te e ti farò sicuramente più male di quello che vorrei, prima ti faccio venire. 
Glielo spiegò senza saperne il motivo, forse per prepararlo mentalmente. 
Simon sussurrò al suo orecchio. 
- Ti prego. 

A quel punto Ibra lo prese per le braccia e lo tirò giù in un’altra mossa di arti marziali, non capì come ma si trovò con la testa sul cuscino e di nuovo la sua bocca addosso a divorarlo.
Tornò sulla sua erezione, tornò a divorarlo come prima e contemporaneamente infilò le dita dentro di lui in un piacere sincrono che fu perfetto. 
Questa volta Ibra non si fermò e come annunciato, lo fece venire. 
Simon si liberò in un orgasmo incredibile, non il primo con lui o per lui, ma ogni volta era sempre più bello.
Era come se diventasse sempre di più sé stesso, quel Simon soffocato, nascosto, mascherato che a lungo aveva dimenticato di esistere. 
Sapeva che quello era solo l’inizio, ma nell’estasi totale di quel momento, si lasciò andare alla pace dei sensi.
I brividi correvano in ogni parte del proprio corpo, scuotendolo profondamente. 
Per un momento non si sentì più, né fisicamente, né mentalmente. 
Poi qualcosa di bagnato arrivò fra le sue gambe, capì che lo stava lubrificando con qualcosa. 
Infine lo percepì dirgli qualcosa, ma non capì. 
Poi, semplicemente, con una spinta possente e decisa, Ibra entrò. 

Zlatan lo sentì irrigidirsi completamente sotto di lui, come se lo agguantasse con le sue natiche e glielo volesse staccare. 
Per un momento fu doloroso e si fermò dentro, strinse le gambe intorno ai fianchi e sentì le unghie affondare sulle spalle possenti e larghe. 
Poi fu solo piacere. 
I brividi lo invasero come delle formiche che camminavano su di lui, si espansero a macchia d’olio e tutto quel trattenere sul più bello l’eccitazioni precedenti, lo resero padrone di un desiderio che ormai non poteva più contenere. 
Iniziò a muoversi e lo sentì rilassarsi via via.
Sarebbe riuscito a farlo venire così la prossima volta, ma nella sua prima aveva usato quel piccolo espediente. In parte per assicurargli un orgasmo, non era scontato venire durante la penetrazione, in parte perché la pace dei sensi gli aveva impedito di sentire un dolore eccessivo. 
Ad ogni spinta usciva ed affondava sempre più, fino a che le loro voci si unirono nei gemiti. 
Le braccia e le mani di Simon addosso a stringerlo a sé, la testa spinta all’indietro e lui che si issava sulle mani ai lati del suo corpo, a spingere sempre più forte, penetrandolo in un intensità e ritmo che crebbe alla follia. 
Zlatan si perse totalmente, ad un certo punto fu solo piacere. Un piacere finalmente liberato, totale, esplosivo, unico. 
Non gli era mai capitato di venire dopo essersi trattenuto tutte quelle volte di fila, fu semplicemente sconvolgente.
Si perse totalmente in lui e poi su di lui.
Si ritrovò steso, ansimante, appoggiato al suo corpo abbandonato, steso sotto di sé.
Entrambi sfiniti e persi in un’estasi sconvolgente. 
L’avevano voluto entrambi molto e da troppo tempo. 
Il risultato fu shoccante per entrambi. 
Zlatan si spaventò, per un momento assurdo, all’idea di dover rinunciare a tutto quello proprio ora che l’aveva finalmente ottenuto. 
Perché no, lo capiva solo ora senza riserve e menzogne e scuse. Non era stato solo uno sfizio, una sfida da vincere, una scopata e basta. 
Lì c’era decisamente di più.

Simon si rese conto che Ibra era venuto e che stava nascondendo il suo viso contro il collo. Ansimavano entrambi, ma lui sembrava particolarmente shoccato e non capiva cosa gli fosse successo.
Forse era stato più piacevole di quel che si era aspettato. 
Lo abbracciò tenendolo a sé, gli prese le ciocche disordinate dei suoi capelli sparsi e glieli sistemò. 
Erano entrambi sudati e appiccicosi, accaldati e ancora pulsanti, ma stavano bene. Non erano mai stati così bene, tutti e due. 
Per lui era stato strano, dal piacere dell’orgasmo allo shock della sua penetrazione. Non sapeva se il trucco avesse funzionato, ma si era reso conto dopo un primo momento di dolore, che aveva iniziato a provare piacere, ad un certo punto.
Non era venuto di nuovo, ma gli era piaciuto di sicuro, l’aveva sentito in un modo diverso, averlo dentro era stato sconvolgente. 
“Sicuramente una non mi basterà!”
Simon era sfinito, così sfinito fisicamente e mentalmente non lo era mai stato, nemmeno dopo le partite più impegnative. 
Era una stanchezza diversa, totalizzante.
Si sentiva proprio demolito ed era sicuro che anche per Ibra fosse così. 
Sentendosi schiacciare, lo spinse delicatamente via. Ibra non oppose resistenza, si lasciò cadere di lato, così lui si tirò su a sedere, prese le coperte e le tirò addosso su entrambi. Poi chiuse le luci dagli interruttori sul letto e quando arrivò il buio più completo, tornò a stendersi ancora più sfinito e senza forze. 
Ibra allungò il braccio di lato, verso di lui, lo prese e se lo tirò addosso.
Simon gli si sistemò sopra e gli baciò il collo, ma gli alzò la testa prendendolo per la nuca, lo tirò su di sé e lo baciò sulle labbra, infine lo lasciò riaccomodarsi e senza dire più nulla, con la mano che gli carezzava la testa con una dolcezza insperata e la propria che lo faceva sul suo petto, si addormentarono in silenzio. 

Il mattino li raggiunse filtrando dalle serrande chiuse non del tutto, qualche raggio penetrò illuminando la camera.
Fu Simon il primo a svegliarsi, il quale non riusciva a dormire senza un buio ed un silenzio assoluti. 
Fortunatamente Ibra non russava più, ma per arrivare a quello stato di sonno ideale aveva dovuto subire un’operazione al naso diversi anni addietro.
Fosse arrivato prima di essa, sarebbe rimasto sveglio tutta la notte a sentire un concerto di tromboni non da poco. 
Non si svegliò disturbato né seccato, non aveva idea di quanto avesse dormito, ma stava bene, tutto sommato.
Si sentiva sufficientemente riposato e assurdamente sereno. 
E stanco. 
Sollevò un sopracciglio iniziando a percepire una strana stanchezza fisica. Stava bene in un qualche modo, forse mentale, ma anche le sue fibre erano rigenerate. 
Tuttavia si sentiva come se il giorno prima avesse giocato una partita. Senza dolori fisici relativi o muscolari. Solo stanco. 
Non era uguale a quando faceva sesso con sua moglie, né lo poteva paragonare a qualunque altra volta con chiunque altra. 
“Ho dato fondo a tutto, ma sto così bene che non me lo so spiegare!”
Si girò cambiando posizione, era su un lato rivolto verso l’esterno del letto e sentiva un peso sul fianco, qualcos’altro premeva contro il suo collo e la sua nuca. Quando si mosse, anche Ibra dietro di lui lo fece, ma nel sonno. Continuò a dormire come un sasso, spostò solo le braccia per permettergli inconsciamente di mettersi più comodo.
Simon così si mise supino raddrizzando la schiena e si ritrovò a quel punto un braccio intorno alla vita e al proprio torace. 
Lo guardò mettersi a pancia in giù, appoggiandosi per metà su di lui come fosse un cuscino da abbracciare. 
Il suo viso aderì alla sua spalla, le labbra sulla propria pelle e lì rimase a dormire pacifico.
Simon lo guardò da vicino chiedendosi come faceva a dormire con la luce che entrava e soprattutto con un intruso nel letto. 
“Forse è uno che riesce a dormire anche con le bombe che volano sopra la sua testa...”
Ridacchiò e senza pensarci gli baciò la testa, a facile portata di bocca. Ibra non se ne rese conto, continuò a dormire bellamente, così approfittò per rimanere lì a riflettere sulla notte precedente. 
Finalmente si era tolto quello sfizio, un bello sfizio, si corresse ripensando alle sue natiche e ai tatuaggi che finalmente aveva potuto toccare e mordicchiare. Era stato non solo soddisfacente ma anche liberatorio.
Aveva dato fondo a tutti i suoi desideri e alle sue voglie, si era proprio scatenato. Non aveva mai fatto sesso con tanto trasporto e desiderio, andando così fuori dagli schemi.
Eppure si rendeva conto che avrebbe potuto fare di più, che avrebbe voluto provare ancora, che non era tutto lì ciò che desiderava fare con lui, col suo corpo.
“Sarà d’accordo di essere il mio oggetto sessuale? Ormai che sono in ballo, tanto vale andare fino in fondo e soddisfare ogni più recondita fantasia e voglia. Solo quando avrò fatto tutto e sarò soddisfatto e non vorrò più saltargli addosso e morderlo, potrò chiudere e tornare alla vita di prima.”
Ne era convinto. Doveva esserlo.
Doveva credere che dopo di quello, tutto sarebbe tornato alla normalità e lui sarebbe potuto dedicarsi alla vita di prima, senza distruggere e far soffrire nessuno, riprendere la regolarità, ciò che sapeva era moralmente giusto. Giusto non solo secondo la morale e per la società, ma anche per sé stesso. 
Doveva credere che si potesse fare, in quel momento ne aveva bisogno, così decise di accettarlo, di rimanere e togliersi ogni minuscolo desiderio fino a sentirsi pienamente appagato. 
Convinto che sarebbe arrivato a quel punto.