*Arriva il porno, non che prima fossero cose soft, ma qua c'è quasi solo quello. Quasi. Volevo precisare che la cosa del pane di Zlatan l'ho inventata del tutto, non saprei se sia vera. Mi sono sbizzarrita per quanto riguarda il lato erotico, del resto stimolavano parecchio la mia fantasia. Buona lettura. Baci Akane* 

35. NEL SUO MONDO

ibrasimo

Simon trovò difficile non cedere e sostituire la propria bocca alle sue dita, ma rimase così bloccato fra il piano di lavoro ed il suo corpo possente dietro di sé, appoggiato a lui e con le mani alla mercede della sua lingua che lavorava con cura dito per dito. 
- Ti piace la pasta cruda? 
Non era strano, a molti piaceva. Lui non andava particolarmente matto, ma gli piaceva impastare. Non aveva fatto spesso il pane, ma qualche volta gli era capitato. Elina era quella più appassionata, così gli aveva potuto spiegare meglio il procedimento. 
Zlatan non gli chiese minimamente come era andata la chiamata con lei, il giorno prima l’aveva evitata con qualche espediente, oggi le aveva detto che aveva rotto il computer e che essendo tutto chiuso non poteva aggiustarlo, così per un po’ avrebbero usato solo il telefono.
Con quello poteva controllare meglio l’obiettivo e la videocamera e di conseguenza mostrarle meno. 
Sapeva di ingannarla e non si era sentito di sicuro bene, ma al contrario da febbraio, quando si era trovato a tradirla per la prima volta e di conseguenza ad avere dure crisi di coscienza nel sentirla, adesso si era reso conto di essere perfettamente in grado di gestirla. 
Anche troppo. 
Si era oscurato all’idea di quanto bene gli fossero venute le scuse usate per ingannarla e nascondere il suo tradimento, al punto che appena messo giù non aveva cercato Zlatan e si era isolato un po’.
Quando lui era arrivato, era stato sull’orlo di un esaurimento che l’avrebbe visto gettare tutto per aria, farina compresa. 
Non era riuscito a lavorare in modo decente e pulito, si era sporcato come un bambino e la procedura era andata in qualche modo male.
Quando lui era arrivato, però, come per magia si era calmato subito ed aveva ripreso il suo controllo. Tutto era tornato a posto, la moglie era sfumata in una nebbia dove era stata fino a quel momento e Zlatan era tornato al centro del suo mondo in quel momento. 
“Ho deciso che questo periodo me lo prendo esclusivamente per lui, per vivere     questa cosa, esplorare, esaudire ogni desiderio, provare tutto quanto. Perciò qualunque cosa faccio, anche se è sbagliata verso Elina, lei dovrà mettersi da parte, nella mia testa. Poi quando uscirò da questa casa, lei tornerà il centro del mio universo e Zlatan sparirà, ma in questo momento c’è lui ed è così per un motivo ben preciso. Sto cercando di salvare il mio matrimonio, in qualche maniera. Se vado fino in fondo con lui, poi sarò soddisfatto e riuscirò a controllarmi e a smettere.”
Ma la bocca di Zlatan sulle sue dita, risucchiarono anche i suoi pensieri e le sue convinzioni, insieme alla pasta, e finì poi per baciarlo stringendolo a sé. 
Sicurezza. Una sensazione molto forte e distinta di sicurezza lo invase come un’ondata. Fra le sue braccia si sentiva che tutto sarebbe potuto andare in qualche modo a posto, non sapeva come, ma era così. 

- Quando ero piccolo ho questo ricordo di mia madre, che era piena di problemi economici tanto da non poter prendersi cura di me. Lei che faceva il pane ed io che la aiutavo. Stavamo poco insieme, lei lavorava tanto e non riusciva a stare con me, ma c’erano queste volte in cui faceva il pane. Non ricordo come lo faceva e non ho mai imparato, ma mi piaceva la pasta, gliela mangiavo sempre e lei mi sgridava dicendo che se me la mangiavo cruda, poi non ce n’era abbastanza cotta. Era povera e quello che costava meno e rendeva di più era la farina ed il lievito. Così poi mi faceva pulire le sue mani, dandomi da mangiare la pasta residua dopo. È uno dei miei ricordi più belli con lei. E poi c’è il profumo. Il profumo del pane appena sfornato, la mia gioia nel sentirlo, l’acquolina in bocca mentre mi pregustavo la bontà di quel che stavo per mangiare. Ed il calore della pagnotta che mi ustionava appena l’addentavo, ma che era buonissima se mangiata con sale ed olio... 
Simon lo lasciò parlare, mentre ripuliva tutto, anche sé stesso, colpito dalla sua apertura, mai così profonda e spontanea. 
Non avrebbe mai dimenticato quel momento, la sua voce bassa e roca, così bella e rilassante, mentre ricordava una parte della sua infanzia che sapeva era stata dura. 
Non pensò che non era un bene aprirsi così per due amanti destinati a finire in qualche giorno, non lo fermò, lo lasciò parlare a ruota libera e registrò nella mente ogni parola, ogni emozione, ogni gesto. 
“È molto più di quel che vuole far vedere al mondo. Il vero Zlatan è bellissimo.”
Pensandolo, se ne turbò, ma lo nascose come ogni altra cosa. 

Zlatan venne raggiunto da Simon e dalle sue mani che iniziarono a massaggiargli le spalle distraendolo dal gioco che stava facendo. 
Tentò di rimanere concentrato, fino a che la sua bocca raggiunse il suo orecchio ed iniziò suadente. 
Già si pregustava un’altra bella scopata con un Simon sempre più intraprendente. Sapeva che prima o poi avrebbe finito per cercare di fare l’attivo, ma ovviamente non glielo avrebbe mai permesso.
Finse di non notarlo e di non farsi distrarre continuando a fare il gioco al computer che per l’occasione faceva nel suo studio, seduto alla poltrona con la pistola adatta ai videogiochi. 
Stava sparando ai suoi obiettivi con molto impegno e continuò sbagliando solo nel momento in cui arrivò per poi riprendersi. 
- Ti diverti? - chiese sensuale. Zlatan rabbrividì ma non si scompose, trovandolo molto difficile in effetti. 
Annuì. 
- Sì, vuoi provare? 
Naturalmente sperava dicesse di no perché non aveva due pistole o meglio, in quel gioco non c’era la modalità a due giocatori nella stessa console, Simon avrebbe dovuto unirsi a lui tramite il suo computer ed il suo gioco, allora avrebbero potuto farlo interattivamente. 
- No, grazie, non mi piace sparare... 
“Vedrai che ora mi sale sopra o mi fa una sega perché non vuole essere trascurato!”
Si fece i suoi piani e quando le mani di Simon continuarono a scendere sul davanti, fino ad infilarsi nei suoi pantaloni, Zlatan fece un sorrisino sornione di chi l’aveva saputo che sarebbe andata così. 
- Ma mentre tu ti diverti così... 
“Lui si divertirà colà!”
Pensò beandosi delle mani che lo carezzavano sul ventre e sull’inguine. Simon ora lo stava masturbando mentre con le labbra gli carezzava e baciava l’orecchio ed il collo.
Adesso stava sbagliando sempre più, voleva continuare a sparare mentre lui gli faceva di tutto, ma non ci stava proprio riuscendo e quando la mente si annebbiò, capì ben poco sia di quel che faceva la propria pistola finta allo schermo che di quel che diceva Simon. 
Era prevalentemente concentrato sulle sue mani e sul piacere crescente. 
- ...che ne dici se io faccio qualcos’altro? 
Zlatan annuì senza sapere minimamente cosa stava dicendo. La mano aumentò il ritmo di movimento nella sua erezione che aumentò al punto da fargli mettere in pausa il gioco. 
- So che vuoi che io faccia l’ospite... - continuò Simon muovendo la mano sempre più velocemente, mentre gli succhiava l’orecchio. 
Zlatan annuì ancora senza nemmeno ascoltarlo. La testa piegata di lato e gli occhi abbandonati al piacere. Si aspettava che sul più bello si spostasse in avanti e glielo prendesse in bocca per poi sedersi sopra. 
- Ma sarei davvero un ospite felice se mi permettessi di fare qualcosa di più in casa... 
Zlatan così si girò roteando con la sedia verso di lui, a quel punto Simon si interruppe per poi accucciarsi davanti a lui, le sue gambe già aperte per farlo stare in mezzo. 
Capendo l’antifona, non si fece problemi e glielo prese in bocca così come aveva sperato facesse. Glielo succhiò, era già duro e pulsante, vicino all’orgasmo. 
Zlatan voleva che si sedesse su di lui, ma non riusciva a resistere, così quando Simon si interruppe sul più bello per chiedergli: - Allora posso? - senza specificare cosa, lui disse di sì prendendogli poi la nuca con la mano ed indirizzandogli la bocca di nuovo sulla propria erezione che stava per scoppiare.
E scoppiò, schivò per un pelo l’interno. Gli prese i capelli spostandolo all’ultimo, schizzò per terra e Simon non sembrò infastidito dai modi. Anzi. 
Si raddrizzò soddisfatto indicando la macchia. 
- Pulisco io. - fece quindi. 
Zlatan non capì minimamente, registrò a malapena l’informazione ed una piccola parte del suo cervello gli fece dedurre che si riferisse solo alla macchia per terra. 
Annuì appoggiando la testa all’indietro, sullo schienale. Gli occhi mezzi chiusi, l’aria soddisfatta e beata. Simon glielo rimise a posto, si chinò su di lui e lo baciò sulle labbra ringraziandolo.
Zlatan non capì di cosa, era lui che l’aveva fatto venire. 
Annuì ancora assente, si girò e con fatica riprese possesso delle sue facoltà di tiratore. 
Solo quando riprese a giocare, si chiese: “Ma che cazzo mi ha chiesto?”
Risposta che trovò quando lo sentì passare l’aspirapolvere per terra.
Zlatan mise di nuovi in pausa il gioco ed alzò gli occhi al cielo imprecando pesantemente. 
- Ecco cosa mi ha chiesto! Di pulire! Non avevo capito un cazzo! Maledetto bastardo, mi ha fottuto con la sega ed il pompino! Puttana! Me la paga, dopo!
Ma ormai il suo corpo era troppo soddisfatto per ribellarsi e sprecare quella meravigliosa sensazione raggiunta, oltretutto di fatto gli aveva dato il permesso. Imbecille lui ad essersi fatto manovrare in quel modo pietoso. 

“È proprio vero che certi uomini ragionano col pisello!” 
Pensò Simon divertito e realizzato mentre finalmente dopo alcuni giorni di permanenza a casa sua, poteva fare qualcosa che non fosse solo cucinare e farsi le lavatrici dei quattro vestiti che si era portato. 
D’altro canto Zlatan non sapeva che gli piaceva pulire, lo trovava rilassante, così come mettere in ordine ed essere puntuale. I tre cardini della sua esistenza. 
Ordine, pulizia e puntualità. 
Potendo realizzare quelli, lui poi era una persona felice.
Adesso poteva aggiungerci ‘orgasmi con Zlatan!’

Naturalmente la vendetta di Zlatan non si fece attendere. Più tardi, quando Simon era soddisfatto e realizzato perché finalmente aveva pulito tutto per benino e quindi aveva finito di tenersi occupato, andò in palestra dicendo che se voleva potevano fare un po’ di macchine insieme. 
Simon acconsentì, stupito del fatto che non se la fosse presa dopo che aveva capito a cosa aveva detto di sì. 
Come al solito gli lasciò la cyclette, lui si mise direttamente in shorts ed iniziò con la corda, non aveva fatto l’arrabbiato né dato cenni di alcun tipo. Sembrava fosse tutto a posto e lo fissava circospetto perché era sicuro che avrebbe reagito. 
Quando dalla corda passò al sollevamento del bilanciere che si faceva in piedi per rinforzare i bicipiti, Zlatan si mise di schiena rispetto a Simon, il quale lo guardò mentre ogni muscolo della sua ampia e sensuale schiena guizzava tendendosi e rilassandosi ad ogni movimento. 
Ma i suoi occhi si persero quando notò che gli short erano troppo larghi per i suoi canoni, infatti iniziarono a calargli. 
“Che diavolo ha messo? Rimarrà in mutande!”
E proprio mentre lo stava pensando, venne smentito dal fatto che sì gli shorts gli caddero perché ormai l’elastico era andato, ma sotto non aveva né mutande né boxer. 
Sotto, il signorino, non aveva niente. 
Simon perse il pedale del macchinario per rinforzare le cosce su cui la prima volta avevano fatto sesso. Il rumore del peso dietro fece un gran chiasso e quasi sovrastò la musica assordante che ormai iniziava a tollerare. 
Zlatan non si mosse, voltò solo la testa a metà e gli lanciò mezza occhiata di sbieco, il sorrisino malizioso di chi sapeva e si era aspettato. 
- Bastardo... - sibilò Simon rimanendo fermo a fissarlo mentre faceva i pesi in quelle condizioni. Ora i famosi mandala sui suoi glutei sodi e stretti per lo sforzo, erano di nuovo in bella mostra. 
Molto bella. 
Uno dei suoi punti deboli. 
“Sapevo che si sarebbe vendicato! Non poteva andargli davvero bene che facessi le pulizie!”
Per un momento pensò di lasciarsi esibire senza dargli la soddisfazione di saltargli addosso, ma quando il sadico decise di girarsi a metà rispetto a lui per fargli vedere anche il davanti oltre che il dietro, Simon scosse il capo e imprecando si alzò andandogli davanti con tutta l’evidente intenzione di occuparsi delle sue grazie. 
Ma Zlatan a quel punto fermò il bilanciere contro il petto e con un piede lo mandò via impedendogli di raggiungerlo.
Per poco non cadde o meglio Simon non capì come fece a non andar giù visto i pesi e la posizione sbilanciata su una gamba, ma si mantenne dritto. 
- Non ci pensare nemmeno. 
E con questo tornò piantato su due piedi e riprese a fare il sollevamento.
Nudo. 
Tutto nudo. 
Simon rimase davanti a lui a fissarlo male e assottigliò lo sguardo raggelandolo, ma Zlatan sorrise sornione e soddisfatto proseguì per la sua strada. 
“Me la pagherà!”

Zlatan lo vide girarsi e togliersi la maglietta, alzò il sopracciglio ma non si interruppe. Si sedette di nuovo sulla poltrona per le gambe e riprese da lì, continuando a fissarlo sempre gelido.
Peccato che quello sguardo gli stava ormai facendo l’effetto opposto, all’inizio l’aveva irritato ma ora lo stava apprezzando. 
Posando il manubrio, si ritirò su i pantaloncini sempre rimanendo impassibile, bevve dell’acqua, fece un po’ di stretching sulle braccia e le spalle e poi riprese il manubrio, issandoselo questa volta dietro il collo, sulle spalle. 
Infine sempre rimanendo di lato rispetto a Simon per farsi ammirare, iniziò a fare i piegamenti sulle gambe in quello che era il famoso squat. 
Non era facile farlo con dei pesi simili sulle spalle, ma lui eseguì senza esitare. Sentiva il sudore ricoprirlo ed imperlargli la pelle, si rendeva conto che ogni muscolo visibile era in tensione e percepiva di nuovo, ad ogni piegamento, i pantaloncini scendere oltre le basse linee inguinali.
Simon proseguiva con altri esercizi a cui non faceva caso e quando sentì di nuovo gli indumenti scivolargli giù, li ignorò proseguendo le sue serie. 
Quando successe, si voltò a guardare la sua faccia ma si rese conto che il suo posto era ora vuoto, così si fermò dal riabbassarsi per vedere dove fosse. 
Troppo tardi lo percepì dietro di sé. 
- Aspetta. - sussurrò Simon alle sue spalle. Zlatan rabbrividì violentemente, stava per sgusciare via, ma si accorse che invece di cercare di saltargli di nuovo addosso, si limitò a tirargli su gli shorts calati. Si soffermò in particolare con le mani davanti per sistemarglieli meglio. Zlatan sogghignò mantenendo il manubrio coi pesi appoggiato sulle spalle e dietro al collo, voltò leggermente la testa verso di lui e Simon gli soffiò sulla guancia e sull’orecchio.
- Come sei sudato... sicuro che ce la fai a fare questi esercizi massacranti? 
Ovviamente lo stava provocando, ma di nuovo le sue mani che indugiavano sul suo inguine senza toccarlo realmente, solo stuzzicandolo leggere, lo ricoprirono di brividi di piacere e voglia. 
- Vuoi aiutarmi? - chiese provocante Zlatan. Simon sorrise soddisfatto come se avesse cercato di ottenere proprio quello. Colpa della presenza dietro di sé, il suo torace nudo sfiorava la sua schiena in semi tensione e non desiderava altro che sentirlo appiccicarsi addosso. 
Non voleva, era una vendetta, non poteva dargli quello che voleva, ma poteva ancora giocarsela bene, se riusciva a non gettare i pesi per saltargli addosso. 
Difficile, ma non impossibile. Era solo una questione di volontà e Simon giocava col fuoco. 
O forse era lui a giocare, non proprio col fuoco, ma con il ghiaccio. Quel ghiaccio che ormai gli piaceva da matti e che comunque scottava lo stesso.