*Ormai due mesi di lockdown stanno finendo e siamo nella prima parte di Maggio, uno dei due mesi l'hanno passato in completa convivenza. Si sentono i primi segnali di ritorno alla vita ed è ora per Simon di pensare alla conclusione del suo esperimento, di tornare nell'ottica di idee che quella bella bolla dove stanno bene e senza preoccupazioni, sta per finire. Sarà in grado di uscire e tornare alla vita di prima, come da lui progettato? Zlatan sembra sapere meglio di lui come andrà fuori dalla bolla, ma sebbene di solito è quello che si impone, lì sceglierà un approccio diverso. Questo devo ammettere è il mio capitolo preferito. Se dovessi sceglierne uno, è questo. Alla fine ci sono dei disegni che avevo fatto tempo fa su questo capitolo, sebbene come dico sempre non sono brava, ma mi piace provare a riprodurre certe cose che scrivo. Buona lettura. Baci Akane*
37. LA BOLLA
Le dita scorrevano sui suoi capelli quasi distrattamente, eppure anche se guardava il film in televisione, se si poteva definire così quello schermo gigante ultrapiatto attaccato alla parete, lo rilassava molto.
Simon era comodamente seduto nell’ampio divano, le gambe alzate nella coda dell’angolo che si estendeva davanti, addosso aveva la testa di Zlatan che si era steso di traverso nel resto del divano.
Avevano iniziato ad alternarsi nello scegliere cosa guardare, avrebbero potuto separarsi ed usare due televisori diversi visto che di sicuro non c’era carenza di quelli, ma avevano sempre preferito stare insieme anche se la decisione era talmente ardua da non poter mai mettere d’accordo entrambi.
I loro gusti erano diversi e dopo aver passato serate intere a discutere su cosa guardare e aver capito che avevano in comune solo i film che non piacevano a nessuno dei due, commedie romantiche per la precisione, avevano stabilito di alternarsi.
Quella sera la scelta era toccata a Simon, così Zlatan si era steso accanto a lui e appoggiata la testa sulle sue gambe, si era praticamente addormentato subito. Complice il film per lui noioso, lontano anni luce a quel che gli interessava solitamente, ovvero film d’azione e ad alta adrenalina, ma forse ancor di più la sua mano che giocava coi capelli sciolti. In ogni caso Zlatan era partito per il mondo dei sogni, totalmente rilassato.
I gusti di Simon vertevano su generi cervellotici e psicologici, spesso molto introspettivi e quindi particolarmente lenti.
Zlatan poteva chiudersi nel suo studio e giocare al computer con le pistole, ma gli piaceva stare lì con lui, così ormai era diventato un rito. Si addormentava quasi sempre mentre Simon invece riusciva a rimanere sveglio guardando i suoi. Alla fine, poi, glieli demoliva con una serie di considerazioni dispregiative che sottolineavano quanto impossibile o insensate fossero certe cose e Zlatan si arrabbiava dicendo che un film era solo un film, non un documentario!
Quando quello odierno finì, Simon rimase fermo mettendo in sospensione lo schermo che mantenne una facciata scura coi titoli di coda. Ogni luce era spenta ed ora era tutto silenzio.
Non si mosse e non lo svegliò per alzarsi e andare a dormire, solitamente quando guardava lui e Zlatan si addormentava, poi continuava a dormire per il resto della notte, mentre se guardava lui i suoi film d’azione, poi era attivo ed eccitato e facevano sesso.
Si ritrovò così a pensare ai riti che si erano innescati, alle piccole abitudini a cui avevano dato vita insieme in quella convivenza che andava avanti molto più di quello che aveva immaginato.
Si era trovato a comprare dei vestiti tramite Amazon, usando l’account di Zlatan, in certe occasioni gli aveva prestato lui qualcosa che però gli era stato largo.
Non aveva una misura così eccessiva, ma sicuramente era più grande di lui.
Nelle sue tute ci aveva navigato, ma gli era piaciuto indossarle, così come gli era piaciuto che poi lui usasse il suo account per comprargli abiti nuovi, commentando ironico che la prossima volta che programmava qualcosa poteva provare ad essere più positivo e rischiare, portandosi dietro più cambi.
Simon gli aveva risposto composto che non avrebbe mai rischiato nulla ed infatti in quel mese che era lì, non aveva nemmeno mai messo il naso fuori casa, per paura che qualcuno potesse vederlo.
Era sempre uscito Zlatan a fare la spesa e per fare quattro tiri con la palla li aveva sempre fatti da solo, mentre lui era rimasto dentro tutte le volte a fare le sue videochiamate con sua moglie, con una cura maniacale a non farsi scoprire sulla reale location. Il giardino di Zlatan era grande e ben riparato dalla siepe ma era comunque all’aperto e i veri rompipalle potevano benissimo superare le difese per curiosare, se volevano.
Con sua moglie era diventato sempre più bravo a mentirle e a rigirarsela, inventandosi cose non vere; lei era serena, là a Siviglia, in attesa che le restrizioni venissero tolte per poter tornare.
Iniziava a vociferarsi che presto le avrebbero sciolte, doveva programmare il suo ritorno a casa?
Alla fin fine il suo esperimento era ormai concluso.
Aveva fatto tutto quello che aveva voluto, con Zlatan. Gli era piaciuto enormemente. Non aveva mai goduto in quel modo con nessun altro, aveva trovato la sua dimensione.
Presto o tardi, magari fra giorni o ancora qualche settimana, sarebbe uscito di nuovo di casa e tornato alla vita normale di prima, dove aveva già deciso lui non sarebbe più dovuto inserirsi.
Zlatan non era previsto per il post isolamento.
Era una parentesi di quel periodo di vita assurdo.
Aveva provato ogni cosa, mancava un piccolo sfizio che si sarebbe preso, ma ormai non c’era realmente una ragione per rimanere e continuare.
Sapeva che avrebbero sciolto il lockdown, forse gli ci sarebbe voluto ancora qualche tempo, ma non poi così tanto.
Erano lì da molto, dopotutto.
Era pronto a proseguire con il proprio programma?
Era pronto ad uscire da quella casa, respirare l’aria pura e ritornare alla vita di prima?
Sarebbe stato capace di farlo, rinunciando a quello che avevano costruito lì, in quel piccolo breve spazio/tempo esclusivo?
Simon abbassò lo sguardo sul suo viso addormentato sulle cosce, le dita intrecciate sui capelli lisci, sparsi addosso. Erano diventati un anti stress. Erano così sottili e lisci.
Il suo viso era sereno, i tratti così maschili e affascinanti a cui ormai era non solo abituato ma anche affezionato.
Simon si increspò e facendo più piano possibile, gli tenne il capo sgusciando via, gli posò la nuca su un cuscino che mise al proprio posto, tirò su la coperta che si era messo addosso stendendosi, chiuse la televisione ed uscì di casa.
Era la prima volta che lo faceva, in realtà.
Aveva aperto furtivamente le finestre per arieggiare, ma aveva sempre fatto attenzione a non farsi vedere, spaventato all’idea che qualcuno lo beccasse proprio lì.
Dopo i primi tempi aveva capito che nonostante le preoccupazioni iniziali del non poter più uscire nemmeno per correre, si era reso conto che invece poteva farlo.
Poteva benissimo stare chiuso nel palazzo del re come suo cortigiano, si era sentito piuttosto a suo agio, assurdamente.
Beh, era andata meglio quando aveva potuto pulire e fare qualcos’altro oltre a cucinare.
Poi le attività insieme le avevano trovate. Era diventato esperto alla playstation ed ora gli piaceva molto. Aveva preso un buon ritmo con la palestra, non potendo correre, che era la cosa che lui preferiva in assoluto.
Simon respirò a pieni polmoni l’aria di inizio Maggio.
Era primavera, di notte era fresco e di giorno era caldo, era il periodo migliore dell’anno e lui lo stava vivendo chiuso in casa.
Gli era stato bene, tutto sommato, ma adesso che era fuori, ora che l’aria fresca ma non gelida di Maggio lo avvolgeva dolcemente, capiva quanto gli era mancato.
Era stato bene, stranamente, fino a quel momento. Forse perché gli piaceva isolarsi dal mondo, ma la natura gli era mancata, alla fin fine.
Simon sollevò lo sguardò verso l’alto, osservando il cielo tempestato di stelle.
Erano a Milano, eppure in quel periodo si vedeva così bene.
Il mondo era andato in stand by, le attività si erano sospese, la maggior parte degli edifici erano spenti, negozi, locali vuoti.
Tutto vuoto.
Bello o brutto, strano o curioso, era la realtà di quel momento e alzando gli occhi azzurri, si rese conto che era la prima volta che riusciva a vedere le stelle a Milano.
L’inquinamento si era ridotto al punto che l’aria ora era realmente pulita, quasi pura rispetto a quanto abituato.
Si sedette sul gradino davanti al porticato di casa e continuò a guardare il cielo, era così bello.
Come aveva fatto a non sentirne la mancanza?
La mancanza delle stelle, del cielo, dell’aria, dell’aperto.
Si era assuefatto da Zlatan e da quella vita con lui al punto da non sentire la mancanza delle sue cose preferite?
“Devo dedurre che quando tornerò a casa mia, a mia moglie e alla vita di prima, ci riuscirò e starò di nuovo bene? Che non mi mancherà quello che ho trovato ora, che mi ha fatto stare tanto bene fino a qua?”
Non sapeva se era pronto, non ci si sentiva più.
La verità era quella.
Era sempre stato sicuro di sé, delle proprie scelte e dei progetti, convinto di fare la cosa giusta perché era quella più sensata, ma ora dopo quel mese lì con Zlatan, si era ritrovato a vivere un’altra vita e nonostante le difficoltà, alla fine si era trovato bene.
Anzi, gli era piaciuta.
Piaciuta al punto da voler continuare ancora.
Al punto da non sapere se voleva riprendere quella di prima, il motivo per cui aveva fatto tutto quello.
Quell’esperimento.
“Esperimento fallito o andato a buon fine? Ma per cosa l’ho fatto, in realtà?”
Proprio mentre si stava facendo quelle domande, la porta dentro si aprì e una presenza silenziosa, ormai molto familiare, si avvicinò.
Zlatan si sedette alle sue spalle e se lo sistemò fra le gambe che spuntarono ai suoi fianchi. Le braccia lo cinsero e con esse sentì la coperta avvolgerlo, ma più di essa, fu la sua presenza, il suo corpo a riscaldarlo.
- Non eri tu quello freddoloso? - chiese roco Zlatan, la sua voce assonnata lo fece rabbrividire di piacere e sorrise appoggiandosi a lui con la schiena, accoccolandosi. Si sentì ancora meglio, una sensazione molto spontanea nel sentirlo lì, il suo viso accanto al proprio, spuntato oltre la spalla.
- Non si sta male... non avevo idea che fosse così la temperatura di fuori...
Zlatan non rise di lui.
- E non eri tu quello fissato con la sicurezza? - sapeva che non usciva per quel motivo, glielo aveva detto subito mettendo in chiaro che non avrebbe messo piede fuori se non per tornare a casa sua.
- Avevo bisogno di sentire l’aria pura, stare all’aperto. - esitò. Poi aggiunse più piano: - Di capire se sarei stato capace di assaporarla ancora. Vedere come mi sarei sentito uscendo dalla nostra bolla.
Zlatan gli baciò il collo con una delicatezza inaudita, senza deriderlo né alleggerire con qualche battuta.
- Sei ancora nella bolla. Finché sei nel mio territorio, fra le mie braccia, lo sei.
Simon sorrise sentendosi stranamente meglio a quella consapevolezza.
- Ma sono al confine.
Non dovette spiegare il significato profondo di quella frase, Zlatan aveva capito.
Aveva capito perfettamente cosa albergava nella sua mente, nel suo cuore, nella sua anima.
Simon sapeva che lui aveva capito, che stava percependo. Che erano arrivati a quel punto.
Fino a quel momento era stato Zlatan ad aprirsi di più, a mostrare qualcosa di sé o a condividerla. Un po’ perché per lui era difficile non esprimere qualcosa, un po’ perché si era sentito di farlo.
Simon no, non l’aveva ancora fatto.
Appoggiò la nuca all’indietro, sull’incavo fra la spalla ed il collo e da lì, col volto leggermente rivolto verso di lui ma gli occhi fissi nel cielo stellato, in quel manto notturno sorprendente e completamente buio, come se fosse al sicuro e non sapeva se per l’oscurità o le sue braccia, Simon finalmente si aprì.
- Ho paura di non riuscire più a controllare niente di me e della mia vita. Ho paura di aver completamente perso la mia capacità migliore.
Zlatan non lo interruppe per dirgli che non la riteneva la sua qualità migliore ma quella peggiore, ma con sorpresa e la sensazione di star vivendo un evento unico, rimase testimone di quella rarità.
Il re dei ghiacci aveva sciolto il suo gelo, forse sarebbe stato un evento circoscritto a quella particolare condizione dove da un mese vivevano solo loro due e vedeva letteralmente solo lui, nemmeno l’esterno, per quanto deserto.
Sua moglie ed i suoi figli tramite un telefono, che poi prontamente accantonava appena metteva giù.
L’aveva messo come sotto un incantesimo, ma non se ne era accorto.
Solo ora lo vedeva, perché era la paura profonda di cui stava parlando Simon.
- Mi hai fatto qualcosa e non so nemmeno come ci sei riuscito. All’inizio pensavo ci saremmo uccisi ed invece ora... abbiamo il nostro equilibrio e questa bolla è così bella...
Avrebbe ascoltato per sempre la sua voce, così vellutata e delicata, lui che pensava sempre a tutte le parole da dire e che spesso non le diceva proprio. Adesso era lì a ruota libera, abbandonato a lui, sotto quello splendido cielo di Maggio.
- Ho fatto tutto questo proprio per poter controllare la mia vita e riuscire a stare con Elina ed i ragazzi come ho sempre fatto. Ed ora sono qua con te e penso che a breve toccherà andarmene e non so se ci riuscirò. Non so se ce la farò. Quel controllo che cercavo di ritrovare con questo esperimento, non so se ce l’avrò mai più. L’esperimento in quel senso è fallito.
Eppure per lui aveva avuto così tanto successo...
Ma non glielo disse. Lo lasciò parlare, mentre sentiva il suo timore. Simon si sentiva perso, in quel momento, e lo stava dimostrando.
Nessun muro gelido innalzato fra loro. Era lì sottile, arrendevole, fragile.
“Si nasconde sempre la propria fragilità dietro ad un muro spesso. Altrimenti non si avrebbe bisogno di innalzarlo.”
Anche questo se lo tenne per sé.
Era così bello, così umano.
- Come fai... come fai a vivere queste tue tante vite? Come fai a conciliare tutto, dentro di te, nel tuo animo e nella realtà? Come ci riesci a fare tutto quello che ti senti anche se una cosa spesso va totalmente in contrasto con l’altra? Come riesci a farlo così bene, serenamente, senza dubbi?
Zlatan alzò la spalla dove lui non appoggiava, abbassando lo sguardo su di lui, Simon spostò la testa per girarsi e guardarlo meglio, rimase fra le sue braccia ma ora riuscivano a catturare i loro occhi, così vicini si vedevano bene nonostante il buio della notte.
- Lo fai e basta. I limiti che vedi te li metti lì tu, ma non ci sono davvero. Tu credi di non poter fare una cosa, ma in realtà una volta che ti ci trovi lì, ti rendi conto che la puoi fare benissimo. I limiti in realtà non ci sono. Puoi fare qualunque cosa tu voglia o decida. Devi stabilire dei paletti, se ti fa sentire meglio. Qualcosa che non calpesterai mai e poi mai. Ma che siano un compromesso per vivere te stesso. Meriti di essere felice anche tu, anche se hai sbagliato fino ad ora perché non avevi visto o non avevi avuto il coraggio di vedere. Nessuno te ne fa una colpa, ma adesso che hai guardato non puoi ignorare. E non perché te lo dico io, ma perché non puoi davvero. Non ci riuscirai nemmeno volendo. Ormai hai acquistato la vista, Simo. Ed è meglio che entri in questa ottica, invece che fissarti sulle tue convinzioni. La vita è sempre diversa da come la immaginiamo noi. Siamo noi che dobbiamo adattarci ad essa.
Simon non rispose, ma ascoltò attentamente la sua riflessione e alla fine sospirò come se si sentisse sconfitto e sempre più perso e confuso. A quello Zlatan gli baciò la fronte tornando a farlo appoggiare come prima, rivolgendo nuovamente la loro attenzione al cielo.
- Non ho mai visto un cielo così a Milano. - disse poi come se c’entrasse col discorso di prima.
- Già... - fece Simon. - È bellissimo. - non l’avrebbero dimenticato.
- Non sono capace di arrendermi alla vita. - ammise poi Simon. Zlatan sorrise compiaciuto.
- È questo che mi piace tanto di te. È per questo che voglio che mi trombi, prima di andartene! Perché devi per forza gestire le cose a modo tuo, anche se non puoi e a volte arrendersi è la cosa migliore. Ci proverai finché non capirai da solo che in realtà stai nuotando in una cascata in salita, contro corrente. E ti lascerai cadere. A quel punto sarò lì e ti prenderò.
A Simon bruciarono gli occhi e strinse le sue mani nelle proprie, intrecciate insieme sotto le coperte che li avvolgevano.
Non pianse, ma capì la fortuna che aveva avuto ad essere in quella bolla con lui. Capì perché proprio lui.
Se l’era chiesto dal primo momento che aveva capito di essere attratto da Zlatan. Adesso aveva compreso la risposta .
Perché era l’unico in grado di sostenerlo e prenderlo. E, forse, anche destrutturarlo per poi accogliere quell’essere a pezzi che sarebbe uscito da quell’operazione.
Lì, finalmente, dopo che ne aveva parlato con lui, dopo aver sentito le sue parole, mentre era stretto fra le sue braccia calde e sicure, Simon non ebbe più paura di perdere il controllo e andare oltre quella bolla, perché anche se avesse scoperto di non essere davvero in grado di riprendere la vita di prima, sicuramente avrebbe trovato un modo per proseguire in quella nuova.
- Sei molto di più di un mezzo per un mio esperimento. - sussurrò poi girandosi di nuovo col capo verso di lui, Zlatan sorrise e lasciò che lo baciasse.
Accolse le sue labbra in quel ringraziamento e le lingue li scaldarono, mentre si intrecciarono insieme.
Non gli disse cos’era e Zlatan non glielo chiese. Lo tenne a sé e rimasero poi lì a guardare le stelle, uno fra le braccia dell’altro.
“Sia che io abbia ragione o torto, stanotte lasciami qua fra le tue braccia e basta.”
Non sapeva come sarebbe stato fuori dalla bolla, se avrebbe davvero perso il controllo o se sarebbe stato in grado di riprendere la sua vita di prima. Ma in quel momento non aveva più importanza. Poteva rimanere tutto così sospeso.
Per quella notte ancora ed un po’ di più.
Note finali: volevo disegnare questa scena perché è una delle mie preferite e li visualizzavo nitidi nella testa, solo che sono un'autodidatta e non sono il top, comunque li ho fatti lo stesso.
Questi invece sono tratti dal cap 24, quando Zlatan dopo aver mandato una foto del suo membro bello eretto a Simon, si presenta sotto casa sua in pieno lockdown e l'altro scende decidendo di chiarire una volta per tutte. Per la verità avevo voglia di disegnare Ibra perché l'ho descritto come un delinquente e me lo immeginavo bene nella testa, solo che non penso sia venuto proprio come lo vevevo io. Tuttavia questi sono i risultati. Oltretutto non sono molto brava a colorare, solo che mi piace farlo comunque!
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