45. ESSERE FELICI 

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Zlatan capì che stava chiedendo aiuto, non lo stava scacciando al di là del suo muro e ritrovando la sua calma, vide la tempesta dipanarsi. 
Gli prese la vita e lo appoggiò a sé trasmettendogli sicurezza, poi gli posò le labbra sulle sue baciandolo lieve, come per fare pace. 
Non voleva chiudere, certo, ma poteva comunicare e farsi capire in modo migliore. 
Doveva dargli un paio di lezioni su come si faceva. 
- Simo... tu non la ami... - disse infine cercando di semplificare al massimo una situazione complicata. Ma forse non lo era, alla fin fine, no? 
Simon staccò il volto dal suo guardandolo turbato. 
- Cosa? 
- Tu non la ami, vero? 
Simon piegò la testa di lato ed annuì. 
- Beh, no... o non sarei finito con te... 
- E poi forse a parte i tuoi figli non hai mai amato nessuno, vero? È questo che hai sempre pensato, no? 
Si era fatto un’idea precisa di Simon ed era affascinante, congeniale in qualche modo. Anche se lui in realtà era capace di amare, ma gli stava bene che Simon non lo fosse. Non si sarebbero complicate le cose. Per quello non voleva rinunciare a quella relazione. Era perfetta, per lui. 
- Credo di sì... 
Zlatan tornò a baciarlo. 
- Allora cosa cazzo te ne frega del fare le cose per bene, seguire le regole del matrimonio e della sincerità? Sono valori da gente sposata che ci crede, che si ama. La fedeltà, la sincerità, la consacrazione... ma tu non la ami, è inutile credere in quelle cose e ostinarsi. Non puoi conciliare la visione che avevi prima del vostro matrimonio con quella di ora. Perché adesso è diverso. 

Per Simon fu come uno schiaffo in pieno viso, di quelli che ti restituiscono la vista e ti fanno anche capire che in realtà non avevi mai visto.
Batté le palpebre un paio di volte sentendo gli occhi bruciare. Era come diceva lui e solo adesso lo capiva. Ora era pronto a comprenderlo e accettarlo. 
La vita di prima era caratterizzata da regole e doveri a cui aveva tenuto finché aveva pensato di amarla e di doversi consacrare a lei perché così era giusto, era così che si faceva. 
Adesso però che aveva capito di essere diverso da come aveva sempre pensato, anche il matrimonio con lei lo era di conseguenza. 
Non c’era amore. C’era dovere. Ma non quello di esserle fedele e sincero, bensì quello di prendersi cura di lei e renderla felice senza mai farla soffrire. Tutto ciò che il partner chiedeva in una relazione. 
Per quello scaricarsi la coscienza dicendo che c’era un tradimento di mezzo era utile solo a quello che lo faceva e non che lo riceveva, il quale invece poi di sicuro non stava meglio. 
Nemmeno nel caso in cui ci fosse l’intenzione di smettere, era utile farlo sapere. Nel suo, poi, che non intendeva smettere, era ancor peggio. 
Di conseguenza era inutile e stupido cercare di seguire le regole di un matrimonio vero, le regole cambiavano e diventava prioritario non far soffrire la consorte. 
Fu come una rivelazione a lungo cercata, ma che probabilmente aveva potuto capire solo ora perché era ormai pronto, prima non lo era stato. 
A quel punto Simon sollevò le braccia e gliele mise intorno al collo affondando il viso contro di lui. Gli si strinse addosso venendo ricambiato con un abbraccio che lo cinse intorno alla vita. 
- Il tuo è un blocco mentale. Sei tu che sei diverso, Simon. Ti stai ancora scoprendo, ma il grosso ormai l’hai capito. Se capisci questo, che non hai più un matrimonio d’amore, ma un matrimonio di convenienza, riuscirai a fare il necessario. Conta non farla soffrire, conta il bene dei tuoi figli e niente altro. Mentile quanto vuoi, senza guardarti indietro, perché non la ami, la rispetti ed è importante, ma non è la donna della tua vita, non è il tuo amore. È la madre dei tuoi figli. Capisci? Fingi quanto vuoi, basta tu non le faccia mancare nulla. Fa quel che devi per renderla felice e poi vieni qua, in questa stanza, e fatti sbattere da me! 
La conclusione fece sorridere Simon che apprezzò il suo sdrammatizzare. 
Ma era vero, aveva ragione. 
Era esattamente come diceva lui. 
Se c’era amore di mezzo era diverso, ma non l’amava e forse non l’aveva mai amata. Amava i suoi figli ed erano la sua unica priorità. Per il resto contava non farla soffrire e renderla felice, che era quel che ogni essere vivente voleva, moglie o fidanzato o single che fosse. 
Essere felici. 
E adesso era ora di esserlo anche lui, nell’arrendersi al vero sé stesso. A quello che voleva Zlatan con tutto sé stesso, che gli piaceva perdersi in lui e farsi possedere fino ad un piacere sovrumano. 
Era questo ed era inutile  cercare di essere corretti secondo le regole della società. Non erano le sue, la società non era lui. Ci aveva provato, ma alla fine aveva soffocato così tanto il vero sé stesso pensando alla società, che adesso una volta libero era diventato impossibile interessarsi alle cose di prima. 
Prima era una vita, ora, da quel momento, ne iniziava un’altra. Una vera. Una vita tutta sua. 


Non ricordava di essersi sentito più felice come in quel momento. 
Simon uscendo dall’ufficio di Paolo Maldini, ripensò a quando un mese e mezzo prima aveva capito il senso della vita nel modo più semplice e vero possibile. 
Si viveva per essere felici, era questo ciò che ogni essere umano desiderava. 
Ognuno la trovava in modo diverso, grazie a cose differenti; lui aveva scoperto la sua lì al Milan. Un equilibrio, ma non solo. Essere felice nel fare ciò che voleva e che lo faceva stare bene. 
Ora avrebbe potuto continuare a farlo grazie alla firma del contratto d’acquisto a titolo definitivo, in seguito al riscatto che la società aveva esercitato con il Siviglia, 
Gli sembrava di volare, mentre si aggirava per i corridoi di Milanello alla ricerca di chi sapeva esserci già. 
Paolo l’aveva fatto venire un po’ prima degli allenamenti regolari per la firma, così ora aveva del tempo per festeggiare quell’importante traguardo.
Aveva nutrito molte speranze su quel club, quando era arrivato a Gennaio l’aveva sentito che sarebbe potuto essere quello giusto. Trovarlo a Trent’anni era assurdo, forse, specie dopo che aveva pensato che non esisteva.
Invece c’era.
Invece eccolo. 
Simon vedendo la porta della palestra da cui si sentiva il consueto casino con la musica che non gli andava ancora del tutto giù, si ritrovò a correre e sorridere insieme. 
Non aveva di certo immaginato di potersi sentire così dopo un acquisto, forse non era solo merito della squadra che dopo la pausa forzata si era compattata e si era messa a giocare non solo bene, ma anche a vincere, finalmente. 
Non era solo merito dell’ambiente rossonero che ti faceva sentire come dentro ad una famiglia dove tutti erano importanti.
Forse, dopotutto, il merito era anche del fatto che lì dentro aveva trovato sé stesso. 
Appena si affacciò in palestra cercò subito Zlatan e quando lo vide nella cyclette, un enorme sorriso radioso gli si formò spontaneo mentre un’euforia nuova gli riempì la testa di bollicine scoppiettanti. 
Zlatan lo notò e lo guardò e vedendo come sorrideva, lo ricambiò pur non sapendone il motivo. 
Consapevole che erano soli in quel momento, Simon entrò e gli andò incontro con passi quasi saltellanti in una versione totalmente mai vista. Arrivato a lui alzò la mano in attesa del cinque che un stordito Zlatan si accinse a ricambiare. Chiaramente non era abituato a suoi certi comportamenti. 
Stava per scontrare la mano con la sua, quando Simon sganciò la bomba: 
- Maldini mi ha preso! Ho appena firmato il contratto! Rimarrò qua per un po’! 
A quel punto, con sua enorme sorpresa, Zlatan scese dalla cyclette con un balzo e gli diede prima il famoso cinque con la mano che a momenti gli ruppe e poi, con la stessa, gli diede uno schiaffone sul sedere che gli lasciò cinque dita ben vivide. 
- Grande! Lo sapevo che ti teneva! Te l’avevo detto! 
Infine, mentre soffriva sia per la mano che la chiappa, si ritrovò stretto forte fra le sue braccia possenti e a quel punto l’euforia per quel che era appena successo con Maldini, venne spodestata. Improvvisamente nessuna priorità di sicurezza e regola su ciò che era bene fare in pubblico o meno. 
- Dobbiamo festeggiare subito! - disse completamente impazzito di felicità, lasciandosi andare come non mai. 
Zlatan si staccò e lo guardò sorpreso, pensando scherzasse, ma a quel punto Simon sempre ridendo, in una versione ben lontana dal re dei ghiacci che era stato a gennaio, lo prese per un braccio e lo trascinò fuori, dritto come un generale al comando. 
Non gli importava più, improvvisamente, dei rischi che correva nell’essere visti ad andare in giro così e nel far pensare a qualcuno che fossero in certi rapporti. 
E se anche fosse stato? Erano amici, era vero.
Beh, non solo amici, ma principalmente erano quello e andava bene che si vedesse, perché non c’era niente di male e finalmente non aveva più paura di lasciarsi andare e farsi trasportare e, magari, anche far scoprire qualcosa di sé. Alla fine aveva ragione, lasciarsi andare era bello e per questo doveva ringraziare lui. 

Zlatan si ritrovò chiuso nell’infermeria che a quell’ora era vuota. 
Si ritrovò soprattutto Simon addosso a divorarlo con la bocca più incandescente che gli aveva mai sentito. 
Nemmeno il tempo di capire, che era già inginocchiato davanti a lui a succhiarglielo. 
Zlatan gettò la testa all’indietro ripensando per un momento a com’era stata dura all’inizio, come aveva dovuto forzarlo e costringerlo a guardarsi, come aveva fatto di tutto per non lasciarsi andare. 
Non aveva capito subito il senso di quello stile di vita all’insegno della libertà, del soddisfarsi, del fare quel che voleva e desiderava. 
Ora però sì che lo capiva. Ora, in effetti, Simon non era più in grado di vivere diversamente.
Forse era diventato più egoista e anche più padrone delle situazioni in cui era coinvolto. Era una guida, ma non solo. Era proprio un capo. 
Glielo lasciava fare, gli piaceva che fosse così forte, sicuro e deciso. Adorava chi aveva le idee chiare, non dover penare a convincere qualcuno o doverlo costringere, specie perché all’inizio l’aveva davvero fatto impazzire. 
La sua bocca si muoveva con intensità travolgente e dovette fermarlo per non venire subito. 
Adesso era un altro Simon e gli piaceva molto di più, gli piaceva che prendesse il sopravvento, glielo permetteva e se la godeva. Fino a che poi non decideva che era ora di scendere in campo e far vedere chi comandava sul serio. 
Perché su quello, ovviamente, non avrebbe mai cambiato idea. 
Non ci pioveva proprio, che alla fine fosse lui ad avere l’ultima parola.
Simon si alzò e si girò abbassandosi la tuta, si piegò sul lettino delle visite in attesa, ma non lo lasciò lì molto. 
Zlatan era già molto eccitato e infilandosi un dito in bocca se lo riempì di saliva per poi metterglielo dentro in una preparazione molto sbrigativa e veloce. 
- Dai... - lo incitò Simon bisognoso. Non se lo fece di certo ripetere, con un colpo deciso, prendendolo per i fianchi, gli fu dentro e mentre spingeva e si muoveva contro di lui, sentendogli soffocare a malapena i gemiti contro il braccio, tornò la consueta sensazione che aveva da sempre con lui. 
Era strano. Aveva lui il controllo delle situazioni, era lui che il più delle volte faceva l’attivo e decideva come e quando fare tutto, non solo il sesso. 
Però c’era sempre quel momento, durante l’apice o nel pieno svolgimento di qualcosa, che gli veniva un piccolo fastidioso dubbio.
Che alla fin fine fosse stato come manovrato, che in realtà fosse Simon a decidere, in qualche modo. 
E come sempre quando gli veniva quel dubbio, aumentava il ritmo e la forza delle spinte, o l’intensità di quel che stava facendo con lui, qualunque cosa fosse. Poi il piacere esplodeva insieme all’euforia e alla gioia. 
Come in quel momento dove i brividi esplosero in tutto il suo corpo contemporaneamente a Simon che venne con lui. 
Non c’erano sentimenti, non stavano insieme anche se avevano di sicuro una relazione ed era perfetto così. Esattamente quel che aveva cercato e voluto tornando al Milan, in uno dei suoi posti preferiti in assoluto. 
Il posto che sarebbe stato preferito per un bel po’. 

 

FINE

 


Note Finali: 

Questo è l'ultimo capitolo della fic che si conclude qua, 'La libertà di essere' è la prima della serie Milan On Fire. Volevo specificare che sono sicura che il matrimonio sia di Simon con Elina che quello di Ibra con Helena vadano alla grande, io ho solo scritto una fanfic inventando situazioni per puro diletto personale. 

Questo è l'inizio della loro storia che come vedete si conclude con una relazione che al momento non c'entra con l'amore quanto con lo stare bene insieme e scambiarsi piaceri (specie fisici) a vicenda, ma ci sarà naturalmente un'evoluzione in futuro, nel corso dei 3 anni che abbraccia la serie perché ricordo che inizia a gennaio 2020 e finirà proprio a giugno 2023. Quando l'ho iniziata non avevo in mente la finestra di tempo anche perché non sapevo quanto sarebbe durata e fin dove sarei andata avanti, ma se ci fate caso prende il periodo completo di Ibra (e parzialmente di Paolo), perciò ad un certo punto ho capito che il finale giusto e perfetto era quello. 

Ma andiamo per gradi. Avevo già detto che ogni fic ha protagonisti e coppie diverse che nelle successive si alternano e a volte si intrecciano, perciò anche se non siete totalmente interessati a qualche coppia o personaggio, il mio personale suggerimento è di seguire comunque (se non vi fanno schifo) perché salvo qualche eccezione, in tutte ci sono inserimenti degli altri. 

Per presentare la prossima fic della serie, posso dire che è una crack pairing (chi mi segue da un po' sa che a me piacciono), quando all'epoca scrissi di loro non c'era minimamente traccia di altre coppie e così finii per affezionarmi a loro anche se successivamente le cose cambiarono parecchio. 

Insomma, di chi sto parlando? Theo e Daniel! Ebbene sì, la seconda coppia principale della serie sarà Theo Hernandez X Daniel Maldini. Nonostante adesso io sia totalmente votata alla santheo (Theo con Sandro Tonali), ormai avevo creato un intero mondo su Theo e Dani e non ho voluto cambiare nulla. Spero vorrete seguirla lo stesso perché mi farebbe piacere, mi sono divertita tantissimo a scriverla e ci ho messo cose tanto demenziali quanto hottissime. In quella fic, che si chiama 'Al primo posto' sarà molto presente e molto importante anche Alexis Saelemaekers. 

Perché mi sono presa da quella coppia? Molto semplice: Daniel è figlio di Paolo, il grande idolo di Theo. Se qualcuno sa che shippavo ardentemente Alessio Romagnoli col compianto Sinisa Mihajlovic (ai tempi in cui era al Milan e subito successivi), allora saprà anche come funziona il mio cervello di shipper. Insomma, shippo anche per sciocchezze. 

In quella fic troverete questioni ben diverse da quelle viste qua che sono una coppia di adulti, loro sono molto giovani e specie uno sarà alle scoperte coi suoi primi istinti sessuali e scoperte di preferenze di genere, al contrario di questa che era in un certo senso anche molto filosofica e votata comunque solo al sesso, in un certo senso.

Ad essere onesti troverete pochi (e forse quasi nulla) riferimenti a Ibra e Simon, ma dalla terza fic della serie in poi arriveranno intrecci, mescolanze e incursioni varie. 

Comunque per sapere quando pubblico e cosa, seguite la mia pagina su FB: https://www.facebook.com/akanethefirst/

Grazie per avermi seguito fin qua, spero che la mia umile fic sia piaciuta e spero di vedervi ancora. Si fa per dire, per internet comunque non ci si vede! ^O^

Buona lettura e buon proseguimento

Baci Akane