*Simon ha beccato Zlatan a farsi Samuel ed ora i due hanno un discorsetto da fare. Sì, perché Zlatan l'ha fatto apposta per provocare Simon e aprirgli il mondo dentro cui lo vuole vedere. Sembrerebbe una missione impossibile, ma niente per lui lo è, così assistiamo al primo dialogo vero fra loro. Avrà Zlatan trovato la giusta chiave per la sua serratura? Buona lettura. Baci Akane*
9. PIÙ DI QUALCOSA
- E tu non hai mai tradito tua moglie con un altro?
La domanda di Zlatan fu chiara ed esplicita. Simon trattenne brevemente il fiato, ma tornò subito in sé.
Era a disagio a parlare di quelle cose, ma lo faceva comunque. Doveva trovare l’argomento giusto per provocare ancora reazioni. Era essenziale riuscirci.
- Ci siamo lasciati, ma non perché la tradivo. Non riuscivo a farla sentire amata. È il mio problema, fatico a dimostrare i miei sentimenti.
Zlatan si stupì di quella apertura, per uno che aveva quel genere di problema, ammetterlo con uno con cui per giunta non era in grandi rapporti, era un enorme passo in avanti.
“Ma è uno che razionalizza tutto, una volta che lo fa non ha problemi a dire le cose come stanno, non si sente in difetto. Sa di averne, ma pensa che è inutile nasconderli.”
Più lo conosceva, più gli piaceva.
- Si intuisce che è il tuo problema... - commentò ironico cercando di alleggerire. Simon lo guardò di nuovo stupito e lui gli sorrise divertito. - Se diventiamo amici imparerai a lasciarti andare.
Era quasi una promessa, Simon fece un’espressione indecifrabile, quasi come che sperasse ci riuscisse in quell’intento.
Non sapeva che aveva già iniziato la sua opera e che stava ottenendo i primi risultati.
- E con i ragazzi? Hai mai avuto qualche esperienza?
Simon scosse il capo e distolse lo sguardo, ma non arrossì nemmeno un po’, tuttavia alla penombra era difficile dirlo.
- Mi giudichi per questo? Ti dà fastidio che mi piacciono anche i ragazzi?
Simon si strinse nelle spalle, piegò le labbra verso il basso e gli lanciò un’altra occhiata fugace, era assolutamente tranquillo e non mentiva.
- Assolutamente no, ti può piacere chi vuoi, uomini o donne che siano. E sono affari tuoi il rapporto con tua moglie, so che ce ne sono di tanti tipi e che sono più quelli non convenzionali che quelli che lo sono. Capisco, insomma.
Zlatan si sentiva preda di tante piccole vittorie che lo eccitavano, sarebbe potuto tornare da Samuel per un’altra botta veloce, ma non voleva poi che pensasse che gli stava piacendo. Non era così. Per lui Samu era solo il buco di passaggio perciò sapeva di non dover esagerare.
- A me piace la persona, non uomo o donna. - specificò. Simon lo guardò di nuovo colpito ed incuriosito da quella specifica, poi gli accennò di nuovo ad un sorriso. Ogni volta che lo faceva per lui era come una piccola conquista.
- E in quanto a mia moglie... no, non è un rapporto convenzionale e normale. Siamo più due amici che provano tanto affetto, lei sa come sono fatto e mi lascia i miei spazi, mi lascia libero. Per me è importante esserlo, in questo modo torno sempre da lei e non le faccio mancare nulla. Insieme cresciamo i nostri figli, che sono la cosa più importante per noi.
Simon annuì ascoltando con cura ogni cosa, sembrava interessato e se ne compiacque, poi gli chiese di lui e di sua moglie, così gli spiegò che il primo matrimonio era finito perché lui non era riuscito a farla sentire sufficientemente amata. Nel secondo matrimonio, con Elina, aveva avuto due figli. Lui si spostava tanto per lavoro, non riusciva nemmeno a legarsi ad una squadra fissa, perciò cercava sempre di farli spostare il meno possibile per dargli una stabilità maggiore. Se firmava con una squadra dove pensava di stare un po’, loro lo seguivano altrimenti solo per i prestiti non li faceva muovere.
- Ti capisco sulla questione spostamenti, io normalmente voglio che mi seguano anche se forse risulto egoista, ma per me è importante averli con me, tuttavia in certi casi rimangono in Svezia, come adesso, per esempio. È stata una scelta di mia moglie, ma è stato per il bene degli studi dei ragazzi ed ha ragione. Adesso abbiamo deciso di vedere come va qua e quanto mi fermo, se c’è una prospettiva a lungo tempo, mi raggiungeranno, ma intanto rimangono là.
I due continuarono poi a parlare di figli, spostamenti lavorativi e lontananze forzate momentanee fino a tarda ora, trovando molti punti in comune nelle loro vite e scelte, fino a quando decisero di dormire consapevoli entrambi che da una cosa piccola come quella dell’essere beccato a fare sesso con un altro, era successo più di qualcosa.
Qualcosa di importante.
Simon non riuscì a dormire quasi nulla, rimase sveglio a pensare ad Ibra per diverso tempo prima di addormentarsi. Una volta che ci fu riuscito, si ritrovò a sognare di nuovo lui.
Vide per prima cosa i due mandala sulle sue natiche sode, poi lo vide di nuovo nell’atto in cui l’aveva interrotto, mentre prendeva Samuel, ma nel caos della visione che stava avendo, ad un certo punto si rese conto di ritrovarsi al posto di Samuel e di percepire le sue mani afferrarlo per i fianchi e lui penetrarlo da dietro.
Si svegliò di soprassalto senza sapere precisamente cosa fosse stato, si rese conto d’avere un’erezione piuttosto spiccata, molto più grande e dura del solito che aveva appena sveglio come ogni altro uomo.
Poi, in un secondo momento, si rese conto con ancor più shock che ad averlo svegliato era stato Ibra che con un ‘Ehi’ che non aveva sentito, gli si era avvicinato chiudendogli la sveglia del cellulare, impostata per le otto.
Simon non solo non aveva sentito la sveglia sua ma nemmeno quella di Ibra e, cosa ancor peggiore, non aveva effettivamente sentito il suo vocione roco che lo richiamava con quel ‘ehi’ tonante.
Si aggrottò senza capire cosa di preciso l’aveva realmente destato e solo in un secondo istante realizzò che l’aveva toccato.
Era stato il suo tocco a farlo tornare nel mondo dei vivi.
La sua mano calda e grande.
Sì.
Ma dove l’aveva toccato, di preciso?
Sapeva solo che l’aveva fatto, poi il suo cervello gli aveva rimandato l’informazione che quel ‘ehi’ sentito nel sogno, era realtà.
“No no, l’avrò sentito nel sonno, ma mi ha svegliato il suo tocco. Sono stato toccato, è questo che mi ha fatto tornare in qua.”
Confuso, si tirò su a sedere senza capire dove l’avesse toccato.
A quel punto notò il piccolo danno. Non tanto piccolo, forse non grande come quello di Ibra che dopo una delle sue famose lunghe occhiate entrava in bagno facendogli nettamente intravedere che i boxer gli stavano troppo tirati per la taglia che indossava.
Non certo mini boxer aderenti, eppure sembravano esserlo.
Simon notò dunque che nel voltarsi per chiudere la porta, sempre con il suo sguardo insistente e sfacciato fisso sul suo bacino a montagnetta, proprio lì nel centro fra le sue gambe sotto il piumone, la stessa montagnetta solo stile missile in procinto di essere sparato nell’iperspazio, ce l’aveva anche lui. E che era per quello che i boxer gli stavano tanto tirati da dietro, delineandogli di nuovo quelle natiche da urlo che aveva visto e sognato.
Simon respirò a fondo per calmarsi, sentendo i battiti del cuore alle stelle. Rimasto solo sollevò le coperte e vide che era proprio bello felice, quel mattino.
“Sogno di venir scopato da Ibra e mi viene un’erezione che di normale ha ben poco? Ma bravo, adesso guardalo in faccia e continua a conversare amabilmente con lui come hai fatto fino a qualche ora fa!”
Simon era contento d’aver parlato tanto con lui, avevano trovato molti punti in comune soprattutto nel parlare delle loro famiglie e delle loro carriere che li avevano portati a girare molto, perciò non voleva rompere quel bel flusso positivo.
Era stato difficile arrivare a diventargli quasi amico e sentirgli dire che voleva esserlo, l’aveva detto alla sua maniera ma l’aveva fatto, lo riempiva di una felicità inspiegabile.
Essere amico di uno come Ibra, così ostico e complicato, era come vincere un premio importante.
A lui le strade difficili lo gratificavano perché si impegnava tanto fino a riuscire nel suo intento di percorrerle con successo.
Ibra era questo, era una strada difficile, ma il punto era il motivo per cui si era tanto intestardito sul percorrerlo.
Erano compagni, ok. Il gruppo era importante.
Ma poi?
Perché tenerci tanto anche davanti alle molte difficoltà?
Erano diversi, Ibra lo irritava per molti motivi, primo fra tutti quel suo lato provocatorio - e provocante - e per il modo in cui lo fissava sfacciato.
Troppo insistente.
Voleva da lui qualcosa che non gli diceva.
Eppure finalmente aveva detto di voler andare d’accordo con lui, finendo addirittura per ammettere di potergli essere amico.
“Se diventeremo amici imparerai a lasciarti andare, ha detto. Vorrei sapere perché dovrei lasciarmi andare, dove sta scritto che è obbligatorio? Lego bene anche senza lasciarmi andare, ho amici all’interno delle squadre, vado d’accordo con tutti, i ragazzi mi seguono se serve. Perché dovrei lasciarmi andare? In che modo?”
La mente tornò al sogno e alla sensazione di essere preso da lui, sensazione sfumata appena svegliato. Ai suoi dannatissimi mandala che lo stavano letteralmente ossessionando.
Nel sogno eri convinto di provare cose che in realtà non erano reali.
Pensavi di sentire fisicamente lui entrare dentro, ma non era successo.
Al risveglio cercavi di ricordare quella sensazione, ma non la trovavi precisa come pensavi d’averla vissuta in sogno.
Nei sogni non provavi realmente.
“Vallo a dire alla mia erezione!”
Simon si mise a sedere scoprendosi dal piumone e si guardò imbarazzato e teso cercando di capire cosa dovesse fare, consapevole di doversi sbrigare prima di vederlo uscire dal bagno ed essere beccato a fare qualunque cosa avrebbe dovuto fare per risolvere il suo problemino.
Non ne aveva idea, ma ripensando a Ibra entrare in bagno, ricordò una cosa.
“Non è che a lui andasse meglio, mi sa che ci metterà anche lui un po’...”
Così pensando, non volendo fargli avere conferma che la montagnetta che fissava attraverso il piumone era proprio quello che aveva sicuramente immaginato, si infilò la mano sotto al pigiama improvvisamente non molto comodo e si prese il membro duro ed eretto in mano.
Appena le proprie dita si chiusero sull’organo eccitato, si ritrovò a sospirare di sollievo. Sollievo che divenne bisogno di sentire di più, così dovette muoversi e abbandonando la testa all’indietro, chiuse gli occhi e respirò a fondo cercando di non fare troppo rumore.
Il piacere crebbe presto e sentendo l’acqua del lavandino chiudersi, Simon spalancò gli occhi e pensando di doversi sbrigare, il proprio cervello in totale autonomia gli trasmise le immagini del sogno.
Fu così, con i falsi ricordi della non reale ‘scopata’, per dirla alla Ibra, che Simon raggiunse il suo orgasmo.
In un sospiro che lo vide rilassarsi fino a stendersi all’indietro con le braccia spalancate e il suo pene che tornava normale, sotto i pantaloni. Sentendo i suoi passi da dentro, si affrettò a tirarsi su e a pulirsi la mano sporca sulle lenzuola. Lo fece istintivamente senza rifletterci, ma notando la scia inequivocabile con occhi spalancati, coprì tutto con il piumone.
Ibra uscì proprio in quel gesto e Simon si affrettò a sorridergli un po’ troppo per i suoi soliti canoni.
Non disse nulla, si alzò e prendendo i propri vestiti che aveva diligentemente preparato la sera prima, si infilò in fretta e furia nel bagno.
Sapeva di non aver mantenuto bene il suo contegno, ma stava diventando tutto molto complicato e strano.
Davvero strano.
Beccarlo a fare certe cose e parlarne dopo così come niente fosse, l’aveva colpito più di quello che avrebbe pensato e dovuto.
Purtroppo non ci poteva fare nulla, ma ignorare anche quello stato d’animo sì, quello poteva farlo.
Come molte altre cose.
Simon non sapeva minimamente d’essere stato toccato da Zlatan sul collo.
E toccato, in effetti, non era il termine giusto.
Zlatan gli aveva delicatamente sfiorato il collo. Gli aveva detto un ‘ehi’ tonante ignorato e gli aveva così chiuso la sveglia notando che non la sentiva, così una volta chino sul suo comodino, si era voltato verso di lui.
La testa bionda sul cuscino era voltata verso l’alto, il busto era dritto, steso supino, e gli era bastato far scivolare le coperte leggermente al di sotto delle spalle, per vedere il suo collo.
Le linee sottili ed invitanti che dalla mascella scendevano ad unire la clavicola, la fossetta dove si congiungevano.
Zlatan gli aveva sfiorato quel punto preciso, lì in mezzo, poi era risalito leggero carezzandolo e si era eccitato di nuovo, ma a quel punto aveva notato anche un’altra sorprendente montagna ad altezza inguine.
Aveva ghignato e al momento di alzargli le lenzuola per vedere meglio, il compagno si era finalmente svegliato.
I suoi occhi azzurri velati avevano faticato a mettere a fuoco, lui era riuscito a raddrizzarsi e scostarsi facendogli un cenno.
Non era tipo da importunare e molestare la gente mentre dormiva, ma poteva approfittare se era una cosa innocente come una lieve carezza nella parte di lui che lo ossessionava tanto.
“Non è sufficiente.” pensò entrando in bagno, tornando a lanciargli uno sguardo all’erezione tesa di Simon.
Una volta dentro si era fatto una splendida e liberatoria sega, con l’acqua aperta per non farsi sentire. Grazie ad essa non aveva sentito nemmeno lui certi sospiri sospetti.
Appena fuori l’aveva intravisto coprire in fretta le lenzuola e sorridergli un po’ troppo.
Quando era entrato. Zlatan si era prepotentemente avvicinato al suo letto e l’aveva scoperto per poi sorridere radioso, tutto contento e soddisfatto.
Si era fatto un lavoretto di mano anche lui.
“La scalata al successo è sempre più piacevole, mi pare. E mi sa tanto che vincerò io anche stavolta!”
Non importava perché si fosse fissato tanto con lui, ormai che aveva deciso che l’avrebbe avuto, ci sarebbe riuscito.
Per il momento sembrava andare molto bene.
Se Simon era imbarazzato, lo nascose molto bene, come sempre.
Zlatan in un istante capì qual era il suo reale problema.
Non tanto capire se gli sarebbe piaciuto farsi prendere da lui, cosa che a quel punto ormai poteva dire assodata, bensì farglielo accettare.
Aveva troppo controllo, ma su quello poteva lavorare se gli fosse riuscito di fargli capire che in realtà lo voleva.
Simon doveva accettarlo, molto semplicemente. Poi era ovvio che fra il capire di volerlo, il viverlo e lasciarsi andare poteva esserci un abisso. Per uno che non aveva mai fatto sesso con un altro uomo non era facile la prima volta, ma per quello c’era lui che sapeva benissimo come sciogliere ogni ghiacciaio.
Con Simon era difficile perché anche se una parte di lui lo voleva, l’altra più razionale rifiutava. Per questo era complicato.
La parte più facile era fatta, cioè capire se ci fosse terreno fertile.
C’era eccome, quel terreno era molto fertile.