CREDITS: I personaggi non sono miei ma di loro stessi poiché sono reali, io li ho solo presi in prestito per puro divertimento, senza scopo di lucro. Alcune cose sono reali, altre inventate da me.
NOTE: terza fic della serie ‘Milan On Fire’, con altri personaggi rispetto alle prime 2 (che erano Ibra/Simon e Theo/Daniel con Alexis). Qua infatti avremo Ante Rebic e Rade Krunic (krebic) che hanno avuto delle partecipazioni nelle due precedenti. Questa non è lunga, conta solo 4 parti ed è completa, pubblico ogni 4 giorni. La fic è ambientata nella stagione 2020/21. Se volete sapere quando pubblico o cosa scrivo o su cosa sclero, seguite la mia pagina su FB. Buona lettura. Baci Akane
NELLE PUNTATE PRECEDENTI: 
In ‘La Libertà di essere’, Ante e Rade diventano subito amici di Zlatan per questioni di origini e di lingua comune (serbocroato). Durante una festa di benvenuto, Ante sbatte Simon a novanta sul tavolo da biliardo in quella che è una classica posa da sesso da dietro, questo fa scattare la gelosia di Ibra e l’invidia di Rade. 
In ‘Al primo posto’, Ante viene ‘aperto’ al mondo del sesso gay da Theo, il quale ha bisogno di distrarsi dai problemi con Daniel. In quell’occasione succede: 1 - Rade nel sapere che Theo vuole provarci con Ante, si imbarazza ma nega di stare con lui. 2 - Ante si ingelosisce pensando che Theo voglia provarci con Rade. 3 - ad Ante piace fare sesso per la prima volta con un ragazzo, ma siccome fantastica su Rade capisce che è nei guai perché ha una regola specifica: ‘Non incasinerai mai la vita della persona migliore che tu conosca!’ Così: 4 - alla fine Theo si mette con Daniel e non cerca più Ante per distrarsi.

MURO D’ACCIAIO

‘Non incasinerai mai la vita della persona migliore che tu conosca!’

1. UN TERRIBILE CONFIDENTE    

kradekrade

C’erano certe persone che nascevano per migliorare la vita degli altri e chi, invece, per peggiorarla. 
Ante sapeva di rientrare in questa seconda categoria e non gliene era mai importato nulla, ma si era sempre dato una regola proprio per evitare rimpianti. 
Non avrebbe mai incasinato la vita della persona migliore che conosceva. Era per lui una specie di Comandamento. Non credeva in niente e non sottostava a nessuno, era una sorta di Anarchico, ma questa unica regola di vita per lui era diventata legge inalienabile.
Nell’esatto momento in cui si rendeva conto di tenere a qualcuno e di avere accanto una persona meravigliosa, doveva assolutamente stare attento a non rovinarlo. 
Tale regolamento era stato istituito in seguito ai seri danni che aveva causato al suo amico più caro durante la sua dannosa adolescenza. 
Da ragazzo aveva dato non pochi grattacapi ai suoi e come nel caso di molti, era stato salvato dal calcio, ma prima di arrivarci ne aveva fatte di cotte e di crude, facendo finire i suoi amici nei guai anche e spesso proprio per colpa sua. 
Dopo certe esperienze si era giurato di non rovinare più gli altri, per lo meno quelli che contavano per lui. 
La voce graffiante di Jonathan Davis, bassa e profonda, prorompeva nelle orecchie tramite le cuffie wireless che lo isolavano dagli altri, mentre gli occhi azzurri vagavano sui suoi compagni nello spogliatoio che si cambiavano per prepararsi alla partita imminente. 
Prima ci sarebbe stato il riscaldamento e come sempre in pullman ognuno si isolava con la musica per iniziare a concentrarsi, perciò anche negli spogliatoi dello stadio di turno, molti mantenevano tale isolamento rimanendo ognuno per conto proprio. 
Era il suo caso, mentre si sistemava per il riscaldamento pre-partita e nel frattempo osservava i suoi compagni. 
Lo sguardo d’acciaio corse su Simon che parlava con Zlatan sistemati vicini nelle loro postazioni, la memoria lo riportò dove tutto era in qualche modo cominciato. 
Il primo impulso sessuale che aveva provato verso i ragazzi era stato, per la verità, proprio con Simon, anche se a suo tempo non ci aveva dato peso. Tuttavia ricordava che il primo desiderio di penetrazione maschile era stata con lui. 
Simon ed Ibra erano appena arrivati in squadra e a fine Gennaio 2020, poco più di un anno prima, avevano organizzato una festa di benvenuto a Milanello. La ricordava bene perché giocando a biliardo si era ritrovato a sbattere Simon sul tavolo per manovrarlo nel tentativo di fare qualche tiro decente. 
Ricordava precisamente quel momento perché anche se aveva fatto finta di nulla, aveva provato per la prima volta il desiderio di far suo un altro ragazzo. 
Simon di per sé era molto bello e non era strano avere certi pensieri su di lui, ma non ne aveva mai avuti in vita sua prima di quell’istante. Quando l’aveva piegato brutalmente a novanta davanti a sé, sul tavolo da biliardo, gli si era appiccicato addosso e con la mano sinistra sulla sua e la destra alla fine della stecca, attaccata a quella di Simon, aveva praticamente colpito la pallida al suo posto mandandola anche in buca. 
Classica posizione da scopata, l’aveva proprio pensato nel farlo ed anche dopo, quando aveva notato le facce shoccate ed eccitate (o furiose nel caso di Ibra) dei presenti. Nel vederli aveva realizzato ciò che erano sembrati ed effettivamente aveva dato loro ragione. 
Proprio posizione da scopata. 
Era stato il primo pensiero in tal senso, ma non solo. La prima volta che aveva pensato che, tutto sommato, gli sarebbe piaciuto farlo davvero. 
Il pensiero preciso era stato ‘quasi quasi potrei...’, ma poi uno sguardo ad uno sconvolto Rade gli aveva fatto capire che doveva essere impazzito e non aveva più dato seguito alla cosa. A maggior ragione, in quello aveva notato che Simon era la preda del suo idolo. Non avrebbe mai e poi mai voluto competere con Ibra, non esisteva proprio. 
La seconda volta era stata per colpa di Theo. Voltò lo sguardo verso di lui e lo guardò mentre si metteva la divisa per il riscaldamento. 
E, soprattutto, mentre ricordava quanto ci avevano gioiosamente dato dentro. 
Theo solo poche settimane prima ci aveva sfacciatamente provato con lui, non dopo essersi quasi fatto uccidere per aver sembrato provarci prima con Rade. In risposta si erano ritrovati nel suo letto a scoprire che, tutto sommato, il sesso con altri ragazzi era maledettamente bello.
E maledettamente LA SUA COSA. 
Il dettaglio però che albergava nella sua mente e che lo stava tormentando da quel giorno, da quando l’aveva fatto con Theo per la prima volta, era il vero innesco. 
Sì, c’era stato Simon, sì c’era stato Theo, ma di fatto, a fargli dire di sì a quella bella scopata con il francese era stato Rade, perché dopo che Theo ci aveva esplicitamente provato con lui, Ante prima di accettare aveva guardato Rade ed aveva avuto la visione di loro due che lo facevano e gli era venuta un’erezione da paura che non aveva proprio potuto fraintendere. Così per sfogarsi e mettersi a cuccia si era buttato letteralmente sul primo che passava, guarda caso Theo. 
Senza di lui non si sarebbe innescato, non ci avrebbe pensato a farlo con un altro ragazzo, ma in realtà gli aveva detto di sì perché si era eccitato per colpa di Rade.
Una sorta di effetto domino, un collegamento contorto che aveva perfettamente senso solo per lui.
Ora il problema era che sì, bello il sesso con Theo, che tuttavia dubitava avrebbe avuto molti seguiti se non un paio di volte ogni tanto, forse. Ma il problema era che non riusciva a non pensare a farlo anche con Rade. 
Peccato che fosse proprio quello che non poteva fare. 
“Non incasinerai la vita della persona migliore che conosci!” si ripeté severo. Però poi guardò anche Rade che si cambiava la maglietta rimanendo a torso nudo e girandosi verso di lui gli sorrise con la sua tipica dolcezza e lui, proprio come un idiota, ricambiò con uno altrettanto tenero e da completo smidollato. 
Cosa diavolo gli aveva fatto quel ragazzo? Da quando era così morbido, zuccherosa e felice? 

Non era andato nei dettagli, ma aveva capito perfettamente da solo cosa aveva fatto Ante con Theo e questo fatto lo sconvolgeva ancora profondamente.
Avrebbe potuto immaginare tutto del suo migliore amico tranne che sarebbe stato disposto a fare sesso con un altro ragazzo. 
Più che altro era stato Theo a dargliene conferma, perché il giorno dopo dell’allenamento in cui gli aveva chiesto se stavano insieme e poi erano andati via praticamente in coppia dopo quegli strani sguardi ed atteggiamenti poco equivocabili, Theo era tornato tutto soddisfatto e trionfante vantandosi con Samu e Brahim della riuscita della sua ‘missione’.
Avevano cercato di parlare in codice con scarsi risultati. O meglio ottimali per chiunque non avesse avuto indizi dal giorno prima, ma visto che lui li aveva avuti  e sapeva, aveva capito di cosa parlavano.
Specie dopo che li aveva fissati insistentemente prima uno e poi l’altro per avere ulteriore conferma. I loro atteggiamenti erano stati evidenti, tanto Theo così spontaneo ed espansivo, quanto Ante così chiuso e rigido, un muro d’acciaio inossidabile che però ai sorrisoni maliziosi del francese era arrossito ed aveva distolto lo sguardo in fretta fingendo indifferenza. 
ARROSSITO!
ANTE! 
Perciò aveva capito che erano davvero stati a letto insieme, ma per tutto il tempo il suo amico non aveva proferito parola perciò aveva immaginato che non ne volesse parlare e che si vergognasse. 
“Se non voleva non l’avrebbe fatto, se ci è stato significa che in realtà voleva. Ma non avrei mai e poi mai detto che era tipo da fare certe cose, infatti avevo consigliato a Theo di non provarci perché avrebbe rischiato la morte. Non so come gli sia saltato in mente di farlo lo stesso... a quanto pare ha fatto bene. 
“Ante mi ha proprio sconvolto, non lo immagino ad andare a letto con un altro ragazzo. Ma quindi è gay? E non me l’ha mai detto? Pensavo fossimo abbastanza amici da dirci certe cose, questa dovrebbe essere importante ma continua a non dirmi nulla, nemmeno lo accenna... cosa dovrei fare?” 
I giorni successivi a quel fatto, Rade aveva deciso di rispettare il suo riserbo e non forzarlo alla confidenza, cercando di dimostrarsi empatico e disponibile come sempre nella speranza che prima o poi gliene parlasse lui, ma più i giorni passavano senza ricevere quella famosa rivelazione, più Rade ci rimaneva male. 
Non era capace di mascherarlo, era molto spontaneo ed aperto nelle proprie emozioni, totalmente emotivo insomma, perciò era consapevole che il proprio malessere interiore iniziasse a vedersi e si chiedeva se Ante se ne fosse accorto e se avrebbe fatto qualcosa. 
Erano davvero abbastanza amici da dirsi certe cose? 
Se Ante nemmeno gli chiedeva perché fosse così strano, magari non lo erano.
Forse aveva sbagliato tutto, forse aveva sopravvalutato il loro legame e per Ante invece non contava così tanto. 
La ferita iniziava ad allargarsi sempre più nel profondo del suo animo sensibile e arrivò ad un punto tale che non riuscì proprio più a nasconderlo e mascherarlo. 

Cercando disperatamente di trattenersi dal parlarne con Ante trovandosi nel pieno delle sue paranoie sul non essere un vero amico per lui come pensava, nutrì il profondo bisogno di parlarne comunque con qualcuno. 
Quella storia lo stava logorando tanto che era sul punto di scoppiare a piangere nello stare con Ante, altro che sorridergli e parlare allegramente di qualunque cosa che non fosse la sfera privata e sessuale. 
Che era poi proprio quello di cui aveva estrema necessità di parlare. 
Rade era amico di tutti, ma si era sentito realmente legato solo ad Ante, era lui quello a cui confidava tutto: dubbi, paure e soprattutto paranoie; ma dovendo sfogarsi proprio di lui, realizzò che non sapeva bene con chi farlo e prima che quello stupido si svegliasse e realizzasse da solo che aveva qualcosa di strano e che i suoi sorrisi erano forzati, voleva correre ai ripari. 
“Beh, a parte Ante ho legato con Ibra... abbiamo da subito passato più tempo degli altri insieme perché abbiamo la lingua in comune, perciò se dovessi fare un secondo nome, è lui...”
Rade ci pensò un po’ prima di andare da lui, poiché Ibra era in realtà più una ‘competenza’ di Ante, a conti fatti. Era il suo idolo da sempre, lo sapeva bene, lo adorava ed era la seconda persona nella squadra che lo faceva parlare e ridere e sembrare meno muro d’acciaio assassino. 
Sapeva di sconfinare in qualche modo, ma non aveva nessun altro con cui parlare, Asmir era andato via e a Gennaio era arrivato Mario che fra un infortunio e l’altro stava con loro per via del serbocroato, una cosa che accadeva normalmente con chiunque avesse qualcosa in comune in un paese o città stranieri o nuove. La lingua era la prima cosa a far stringere legami spontanei. 
Tuttavia Mario, per quanto fosse un’ottima persona e molto onesta, non era esattamente uno che ispirava alla confidenza. Oltretutto era lì da pochi mesi e non era riuscito a stare con loro poi così tanto per via dei suoi problemi fisici. 
Rade scartò a priori Mario e tornò a Zlatan, l’unico con cui aveva legato di più piuttosto che chiunque altro, l’unico che aveva avuto modo di conoscere meglio e approfondire, con cui, quindi, si sarebbe sentito meglio a parlare. 
Chiese mentalmente perdono ad Ante per il ‘tradimento’ che in qualche modo nella sua testa gli stava arrecando e dopo la sessione regolare di allenamento, approfittando di un raro momento in cui Zlatan non si trascinava dietro nessun altro giovane da torturare con qualche macchinario in palestra, solitamente Rafa o Brahim le sue vittime più ricercate, si unì a lui. 
Riuscire a beccarlo da solo non era tanto difficile, ma nemmeno così facile. Più che altro il problema per lui era rappresentato dal fatto che Ante era sempre o con lui o con Ibra e quindi riuscire a ‘prelevare’ lo svedese senza farsi notare dal soggetto principale della discussione, era difficile. 
Quel pomeriggio, stranamente, Zlatan era solo così Rade sgusciò via da Ante senza dire nulla e invece di seguirlo negli spogliatoi, deviò in palestra. 
Quando Zlatan lo vide unirsi a lui fece un’espressione sorpresa e contenta insieme, scherzò un po’ dicendo che era più strano vederlo lì senza Ante piuttosto che in palestra di per sé e Rade fece una risata molto forzata che indicò chiaramente il motivo per cui era lì. 
Zlatan ci mise un nano secondo a capire e probabilmente l’aveva già fatto da tempo, essendo in realtà molto attento agli altri e soprattutto molto presente nello spogliatoio. Lui e Simon erano come se si fossero caricati la squadra sulle spalle ed ognuno a modo proprio dava un prezioso contributo a livello di gruppo e spogliatoio. 
Rade si rese conto di non sapere precisamente come introdurre il discorso e cosa dire, ma sapeva solo che se non l’avesse fatto in quel momento, sarebbe esploso. Era al limite, doveva farsi aiutare da qualcuno, sentiva le lacrime sull’orlo degli occhi ogni volta che parlava con Ante, sforzandosi di ridere con lui e fare come niente fosse, mentre dentro di sé pensava di non essere un vero amico per lui, visto che non lo considerava minimamente per certe confidenze.
E per certe pratiche. 

Zlatan guardò Rade e gli ci vollero circa due secondi, massimo tre, per capire che aveva qualche problema di cui voleva parlargli. Dedusse altrettanto velocemente che se voleva farlo con lui, era colpa di Ante e non se ne stupì minimamente. 
Lo salutò, lo derise bonariamente un po’ e gli indicò il macchinario accanto. 
Rade lo guardò ed alzò le spalle sedendosi in quello indicato, come non avesse reali intenzioni di allenarsi ma volesse solo parlargli. 
Il giovane si sedette, incastrò i piedi e prese i manici sopra la sua testa ed iniziò a piegarsi e allungarsi, praticando così il suo stesso esercizio. 
Spesso gli piaceva appendersi a testa in giù alla sbarra alta o al sacco da boxe per fare i piegamenti addominali, ma ogni tanto si dava tregua da solo e si limitava alla versione più semplice, quella seduto nella macchina apposta. 
Zlatan lo osservò prima di riprendere, in attesa che cominciasse a parlargli, ma vedendo che aveva le sue difficoltà a farlo, tornò a fare i piegamenti come lui e cominciò per primo. 
- Allora? Che ti succede? 
Rade mancò immediatamente la presa del manubrio che schizzò all’indietro facendo un gran baccano e Zlatan inarcò un sopracciglio lanciandogli un’occhiata sbieca. 
“Peggio di quel che pensavo...” pensò. 
- Ce la fai? - non era riferito alla macchina e Rade capì riprendendo a muoversi con aria derelitta. Lo guardò meglio nel suo profilo regolare e capì che il compagno di squadra stava per scoppiare a pingere. 
“Adesso uccido Ante!” sbottò fra sé e sé già furioso. 
- Ok, che ha fatto Ante? - tagliò la testa al toro stufo di un’attesa che sarebbe potuta essere infinita. 
A quel punto a Rade scapparono anche i piedi dagli incastri e un secondo botto rimbombò nella palestra.
Zlatna smise di muoversi e lo fissò esplicitamente male, del tutto intenzionato a non mollare l’osso fino a che non si fosse deciso ad aprire bocca. 
Gli dispiaceva vederlo così, lui ed Ante erano stati realmente i primi con cui aveva legato tornando lì al Milan a Gennaio dello scorso anno, erano subito stati amichevoli con lui, uno per natura, l’altro perché lo idolatrava. Ma era in ogni caso stato grazie a lui se si era trovato da subito bene. 
Poi era arrivato Simon e la storia aveva preso una piega tutta sua, ma poteva tranquillamente dire che loro due erano stati i suoi primi amici lì dentro e aveva da subito inquadrato entrambi, soprattutto il loro rapporto. Infatti riteneva d’aver capito prima di loro la reale natura dei sentimenti che li legava e fino a quel momento era stato uno spettatore in attesa di assistere ai risvolti scontati. 
Adesso era ora di mettersi in mezzo, a quanto pareva. 

Rade si sentiva in crisi esistenziale, improvvisamente ne era più consapevole di prima che aveva solo cercato una spalla su cui piangere. 
Ora quella spalla era lì vicino a lui, larga e spaziosa, ma non pensava che gli sarebbe bastato pingerci su. 
Sentiva proprio il bisogno di chiedere aiuto in modo chiaro e netto. 
- Io credo d’aver capito male... - iniziò nella confusione mentale. Lo fece ovviamente male, ma Zlatan lo guardò calmo, esortandolo a continuare. 
- Che cosa? - chiese piano, senza riprendere a muoversi. 
Rade non osava guardarlo, si vergognava a dire quelle cose ma non ne poteva davvero più. 
- Ante... il nostro rapporto... credo d’aver sempre capito male...
Zlatan sbottò spontaneo ed incredulo. 
- Era ora che lo capissi! 
Sentendogli dire una cosa simile, Rade che invece si riferiva ad altro rispetto a quello che pensava Zlatan, lo guardò con occhi da cerbiatto tradito, mortificato e ancor più sfocato di prima. 
- Davvero? - mormorò con un filo di voce, le lacrime sull’orlo di uscire. Zlatan lo fissò sorpreso della sua reazione e cercò di trovare le parole giuste. 
- Beh, prima o poi bisogna capirle, certe cose. Non è facile per tutti, soprattutto per certe categorie di persone, ma non serve a niente soffocarlo e fare finta di nulla. 
Eppure nella sua testa aveva così senso, quella consolazione. Doveva dargli sollievo, farlo sentire meglio.
Non nell’animo di Rade, però, che pensava l’amico gli stesse dicendo che era ovvio che ad Ante non fregasse niente di lui! 
Così, in crisi ancor più esistenziale di prima, Rade iniziò a mordersi il labbro con occhi ormai pieni di lacrime. Fra poco sarebbero scese lungo le sue guance. 
- Non... non pensavo fosse così evidente, da fuori... - mormorò ancora con un filo di voce, spezzato, fissando in basso. I propri piedi avevano rinunciato a rimanere incastrati per eseguire gli addominali, ora erano appoggiati sopra i pedali, così come le mani non impugnavano più i manubri. 
- Beh, lo è... - proseguirono così in quell’assurdo equivoco mortificante per il povero bosniaco fino a che Zlatan non pensò bene di dire: - Ma quindi è successo qualcosa fra voi? 
A quel punto Rade, dovendo spiegare meglio, riuscì ad illuminare d’immenso il suo scarso confidente che capì il fraintendimento. 
- Beh, no... è solo che Ante è andato a letto con Theo e così ho capito da solo che gli piacciono i ragazzi... 
E fu lì che Zlatan lo fissò di nuovo, tornando a fermarsi dopo che aveva ripreso a fare addominali. 
- Cos’è che ha fatto Ante? - quasi urlò spaventando Rade che si fece piccolo accanto, fissandolo sempre coi suoi occhi da cerbiatto. 
- Tu... a cosa ti riferivi? Credevo te ne avesse parlato... - non perché pensava che Ibra venisse sopra di lui, ma perché dalle sue parole aveva dedotto che l’avesse fatto. 
Zlatan lasciò completamente andare la macchina su cui sedeva, si voltò per bene verso il suo amico e guardandolo con sguardo corrucciato ed inquisitorio, disse senza peli sulla lingua: - Pensavo parlassi del vostro rapporto... che non siete semplici amici perché siete attratti uno dall’altro e vi volete bene... 
Rade a quel punto spalancò gli occhi shoccato e si irrigidì. 
- No... COSA?! 
- Non era questo che intendevi? - chiese ancora lo svedese per esserne sicuro, convinto che non poteva non essersene accorto. 
- No! 
- E allora cosa?! - chiese impaziente Zlatan allargando le braccia con la voglia piuttosto evidente di prenderlo a testate. 
Rade fissò in basso distogliendo lo sguardo dal suo. 
- Ecco... dopo che ho capito che gli piacciono i ragazzi ho aspettato che me ne parlasse, ma non l’ha fatto ed ho capito che avevo sopravvalutato il nostro rapporto, che non mi considerava così amico da dirmi certe cose, che lo reputavo amico solo io, evidentemente... 
Zlatan rimase in silenzio ad ascoltarlo paziente, tornando a raddrizzarsi a fare ancora una serie di addominali, aspettando che finisse di lagnarsi. Incapace di comprendere come potesse non vedere l’elefante enorme che era nella stanza. 
Dopo diverso tempo passato a sfogarsi a ruota libera, dicendo che era il solo a provare amicizia per Ante e che lui al suo posto gli avrebbe detto di essere gay o almeno di aver voglia ogni tanto di andare coi ragazzi, Zlatan decise che era abbastanza e smettendo con la macchina, si alzò in piedi girandosi davanti a lui, recuperò l’asciugamano che aveva posato lì accanto e si asciugò il sudore. 
- Tu davvero stai dicendo?
Lui ed il suo famoso leggendario tatto. 
Come si poteva pensare di chiedere consiglio proprio a lui, del resto? Uno ad un certo punto se le cercava. 
- Cosa? - mormorò sempre più mortificato Rade e con la voglia di piangere ormai a livelli cosmici. 
Zlatan aprì le braccia e con fare ovvio e spazientito fece scattare in basso come una frusta l’asciugamano. 
- Rade, davvero pensi di essere in crisi perché credi di non essere abbastanza amico per lui da spingerlo a confidarsi sulle sue preferenze sessuali? 
Rade fece un broncio spontaneo ed infantile sentendosi quasi vittima di bullismo, capiva che non era così, ma la sensazione era poco diversa. 
- Certo, cos’altro dovrebbe essere? 
Zlatan alzò gli occhi al cielo esasperato e scuotendo il capo, decise di buttarlo fuori e basta. Era ora che quel ragazzo di 28 anni crescesse. 
- E non ci sei rimasto male che non sia venuto da te se aveva voglia di scopare con un ragazzo? 
Rade a quel punto si spense. Capì perfettamente il senso di quel che diceva, ma naturalmente fece finta di non comprendere. 
- Che stai dicendo? 
Zlatan mise un piede sul macchinario dove sedeva ancora, in mezzo ai suoi piedi, si chinò in avanti appoggiandosi sul ginocchio e lo guardò da vicino, in alto rispetto a lui, sovrastandolo sempre più inquietante. 
- Che secondo me ci sei rimasto di merda che non abbia chiesto a te di scopare mentre è andato da Theo! Tutto qua! 
Rade a quel punto spalancò la bocca slogandosi la mascella, il panico divampò e la sua testa rimase un buco nero dove nessun pensiero di senso compiuto si formò.
Non riuscì a rispondere, né a dire nulla. Solo si pentì di essere andato a confidarsi da lui. 
Zlatan vedendolo perso scosse il capo e si raddrizzò sospirando sconcertato. 
- Senti, prenditi tempo per pensarci, ma smettila di nascondere la testa. Ormai il grande segreto è venuto fuori e potete pensarci entrambi senza fingere di essere solo amici. Ante avrà avuto le sue ragioni, basta che glielo chiedi chiaramente e ti risponderà sinceramente. Non è in grado di mentire. Al massimo omette, ma non mente. 
Le sue parole scorrevano nella testa spenta di Rade e ci rimanevano, le capiva, le comprendeva, le afferrava, ma la sua bocca non si muoveva. Forse nemmeno respirava e non aveva più voglia di piangere né di confidarsi.
Improvvisamente aveva solo voglia di scavarsi una fossa e nascondersi.
Possibile che Zlatan avesse ragione? 
Ci era rimasto male per quello? 
L’amico scosse la testa e gli mise la manona sulla sua dove i capelli castani erano rasati corti, poi con quel gesto affettuoso ed un aria quasi morbida, concluse: - Non è facile ammetterlo, ma nasconderlo non serve a nulla. La verità è comunque quella ed è meglio affrontarla. 
Una volta rimasto solo Rade fissò il vuoto laddove prima era stato Zlatan e nella sua mente iniziarono a scorrere immagini di quell’anno e mezzo di conoscenza di Ante. 
Scorsero tutte le volte che fra loro era successo qualcosa di particolare e che lui aveva ignorato. Tutte le volte che guardandolo era rimasto incantato a fissare il suo corpo ed aveva pensato che fosse bello, oltre che perfetto. E che era arrossito fissandogli l’inguine. 
Ripensò a tutte le volte che dormendo nello stesso letto, prima delle partite in trasferta, aveva avuto un’erezione sospetta ed aveva semplicemente pensato di avere problemi, senza collegare le due cose. 
Senza volerlo fare. 
“Non era perché mi sono sentito tradito in amicizia ma in un altro senso?”