PERCORSO DI MATURAZIONE

1. MAI UNA GIUSTA

01

E fu il caos. E il caos fu portato dall’alcool. E il caos ERA l’alcool. 
Ma non per questo smisero di assumerlo.
Del resto era la festa dello scudetto vinto proprio all’ultima giornata di campionato, un annata per nulla scontata. 
‘Freed from desire' esplose dalle casse gigantesche portate sul palco messo su davanti a Casa Milan, l’ultima tappa del party tour. 
Nessun freno, per quella notte.
Il campionato era finito e non solo, l’avevano vinto. 
Insieme a ‘Freed from desire' di Gala, diventata l’inno milanista grazie ai tifosi che avevano riesumato i vecchi cori da stadio, si sentivano gli adattamenti degli stessi diventati ‘*nome* is on fire’. 
Mano a mano che qualcuno prendeva il comando della festa insieme al microfono, partiva il coro di riferimento. 
‘Pioli is on fire’, ‘Ibra is on fire’, ‘Theo is on fire’ e via discorrendo con tutti. 
Fra discorsi vari, canti di ogni genere, cori da stadio, salti e fuochi d’artificio, quella mattina, arrivata in seguito ad una lunga nottata passata sempre a festeggiare nelle varie tappe (stadio, spogliatoi, pullman, città), vide Casa Milan la protagonista finale coi tifosi accorsi per osannarli per il diciannovesimo scudetto arrivato dopo undici anni dal precedente. 
Una festa allargata tanto al fuori quanto al dentro dell’edificio, chiuso ovviamente al pubblico e ai non addetti. 
Mentre fuori si svolgeva su un palchetto rappresentato dalla scalinata proprio davanti alla sede principale del Milan, con delimitazione di transenne per impedire l’invasione del popolo rossonero, all’interno il tutto si concentrava nel centro del piano del bar dove erano stati sistemati vassoi con cibarie di ogni genere e venivano fornite bevande senza limiti. 
La stessa musica che si sentiva fuori, c’era anche dentro e un po’ a turno qualcuno usciva e cantava coi tifosi, mentre qualcun altro stava poi dentro a rifocillarsi e chiacchierare o fare qualche stupido gioco da ubriachi. 
O, ovviamente, spariva strategicamente per un festeggiamento privato come quello che da qualche parte stavano facendo Zlatan e Simon, Genitore Uno e Genitore Due. 
In realtà di piani ce n’erano non pochi, così come di stanze a disposizione dove infilarsi per fare ognuno i propri comodi. 
Alcune zone erano chiuse a chiave, ma sostanzialmente potevano facilmente trovare un angolo isolato per completare l’opera di una nottata indimenticabile. 

- Io pure volevo il sigaro... perché tuo padre l’ha dato solo a quelli dai trenta in su? Nemmeno l’hanno accettato tutti... perché questa discriminazione? - mentre Daniel lo stava tirando in giro per i corridoi dove a momenti si perdevano, Theo si stava lamentando a scoppio ultra ritardato ricordando come Paolo avesse distribuito i sigari la sera precedente, subito dopo la partita vinta. Una delle tante tradizioni da vincitori. 
- Davvero vuoi parlare ora dei sigari? - commentò ridacchiando Daniel pensando che fosse il solito ritardato mentale su certe cose. Quasi tutte, in effetti. 
- Sì perché? Quando dovevo parlarne? - rispose col broncio mentre non sapeva minimamente dove lo stava portando. Daniel, ridendo, si accontentò del posto conquistato in una zona apparentemente isolata e tranquilla, qualunque essa fosse. Non gli era molto chiaro, aveva bevuto troppo anche lui come tutti. Si era limitato a scappare dal caos alla ricerca del silenzio e del vuoto.
- Sei tanto veloce quando corri, quanto il tuo cervello è invece in ritardo! 
Theo non la capì infatti si fermò ritrovandosi sbattuto contro un muro mezzo buio, aveva il sospetto di essere in una delle zone della mostra ma non vedeva bene.
Fissando lo sguardo su una parete davanti a sé e su delle fotografie con scritte che non vedeva per nulla, la sua mente si ripetè la frase di Daniel per capirla, ma non ci fu verso e mentre il suo ragazzo rideva scivolando in ginocchio, decise che non aveva importanza. Forse l’aveva insultato, anzi, sicuramente, ma visto che la sua bocca ora si occupava della propria erezione, andava benissimo così! 
Non si lamentò più e si godette il servizio che gli stava dedicando Daniel, accompagnando i movimenti della sua testa contro il proprio inguine. 
Adesso sì che si ragionava. Aveva saltato, cantato e fatto il capo ultrà con i fumogeni in mano ed il microfono nell’altra, da bravo spagnolo dentro (nonché da parte di padre). Per non dire che aveva anche bevuto, certo. Forse mangiato qualcosa. 
Ora che aveva fatto tutto, gli era mancato giusto la ciliegina sulla torta e ghignando malizioso, mentre i brividi di piacere si espandevano grazie alla bocca di Daniel, lo prese per la testa fermando improvvisamente i suoi movimenti per alzarlo. 
Daniel si lamentò: - Ehi ho appena iniziato... 
Theo non gli diede retta, invertì le posizioni e lo girò verso il muro premendolo contro, gli abbassò i pantaloni il necessario tirandoselo indietro per i fianchi. 
- Ho scarsa resistenza dopo tutto quel che ho bevuto e cantato...
Daniel rise assecondandolo mentre si inarcava verso di lui. 
- Mandato a fanculo, vorrai dire... 
Theo si fermò un istante cercando di ricordare chi avesse mandato a fanculo, ma naturalmente non lo ricordava. 
- L’inter, gli interisti ed Hakan! - rispose Daniel sapendo che si era fermato per quello. A Theo tornò tutto in mente in un lampo e ridendo forte fece sorridere a sua volta Daniel che si deliziò del suono della sua voce. Adorava quando rideva così. 
Theo, più contento che mai, entrò in lui senza più fare complimenti e solo quando gettò la testa all’indietro con sollievo infinito, vide vicino cosa si erano messi. 
Non in quello davanti a loro, ma nel pannello accanto c’era uno dei tanti bei monitor di medie dimensioni che mostrava un video in movimento con un personaggio del Milan che veniva intervistato. Ce n’erano molti sparsi nel museo, specie in quella parte piena di divisori rossi a forma di coppe giganti e blocchi cubici neri dove sopra o vicino ognuno c’erano video con scene e persone diverse del leggendario passato rossonero. 
Peccato che loro non fossero finiti vicino quello di uno qualunque. 
Impallidì spalancando gli occhi e la bocca quando realizzò che scene mostravano e chi parlava, per fortuna senza sonoro poiché provvidenzialmente tolto.
Paolo Maldini stava alzando una delle tante coppe che aveva vinto nella sua carriera di capitano e Dio del calcio.
C’era una didascalia che non avrebbe mai letto e lui poi che parlava dicendo cose che non avrebbe mai saputo.
“Cazzo, non se n’è accorto! Ma se se ne accorge mi taglia il pisello! Oh, ma vaffanculo, adesso vengo e poi ci penso!”
Ovviamente invece di fermarsi e fargli notare l’inconveniente che avrebbe teoricamente dovuto inibirlo, iniziò a muoversi con più impeto pensando che in quel momento l’alcool era davvero ma davvero troppo per gestirlo con razionalità. 
Così tanto che tutto si fece confuso, in particolare Paolo e Daniel ma anche lui stesso. 
Ma che importanza aveva? 
Era così bello, il resto non contava più, ormai. 

Daniel non solo non aveva notato il video vicino cui si era fermato per fare le loro cose, ma non aveva notato nemmeno la presenza di qualcun altro che era già lì a fare la stessa loro, solo dietro un altro angolo dei tanti divisori dalle forme di coppe o colonne che erano sparsi per il piano della mostra.
Brahim di schiena e appoggiato al muro non si accorse dell’arrivo dei due intrusi, ma Sandro proprio mentre lo penetrava da dietro, lo notò roteando quasi per caso la testa.
Rallentò leggermente per capire chi fosse e quando individuò Theo e Daniel si rilassò riprendendo a muoversi, tenendolo per i fianchi. 
Solo dopo, a scoppio ritardato come suo solito e anche un po’ per colpa delle birre, si rese conto che CAZZO, ERA PROPRIO THEO!
Fu tardi, a quel punto, perché non riuscì più a girarsi per non guardarlo e non riuscì a non vedere le sue natiche sode che guizzavano ad ogni spinta. 
L’idea di cosa faceva lo rese ancor più eccitante e aumentò l’andatura e l’intensità senza rendersene conto, fino a raggiungere un orgasmo decisamente migliore di ogni altro avuto finora. 
“Merda...” pensò in un misto fra lo shoccato e il contrariato. 
Adesso si che le cose si facevano incasinate e rischiose. 
Incasinate era dire poco, se ne rendeva conto, ma in quel momento la sua mente produceva solo quella parola. 
“Che casino, Sandro. Che gran casino di merda! Ti piace il ragazzo di uno dei tuoi migliori amici che è a sua volta il migliore amico del tuo ragazzo. Come diavolo ci sei finito dentro a questo casino? Come? Vaffanculo, Sandro! Vaffanculo davvero di cuore!”
Girandosi Brahim fra le braccia, una volta raggiunti gli orgasmi entrambi, lo abbracciò e lo premette di nuovo sul muro con la schiena per impedirgli di vedere Theo e Daniel e fingere che nemmeno lui li avesse visti. 
“Sì certo, come se io fossi mai stato bravo a fingere qualcosa o sparare palle. Sono pessimo, pessimo anche in questo. Oltre che un pessimo essere umano. Che merda di uomo che sono. Mi piace Theo, cazzo! Che casino!”
La disperazione continuò interiormente a lungo, tenuta a bada esteriormente solo grazie all’alcool che in qualche modo in lui funse da confondente. 

Dopo l’orgasmo Theo si era resettato, infatti aveva dimenticato d’avere una meravigliosa visione di Paolo e sistemandosi i pantaloni con l’aria più beata di questo mondo, si sentiva già pronto a ricominciare sia con la bottiglia che col microfono ed i fumogeni. 
Daniel, venuto anche lui, si girò e si raddrizzò affrettandosi a coprirsi, lo guardò in un misto fra il divertito ed il perplesso per la velocità della sveltina che di per sé, proprio come voleva il nome, non poteva essere altrimenti. 
- Va bene che si chiama sveltina, - disse infatti seguendo il pensiero. - ma sei stato davvero ultra-veloce... manco in campo corri così! 
Theo capì, per una strana volta, perché lo diceva, ma si guardò bene dal prendersela perché appena lo disse i suoi occhi tornarono a roteare per sbaglio sul monitor accanto e vedendo padre e figlio di nuovo vicini, gli tornò la confusione di prima. Tanto che infatti non controllò la sua mimica facciale, come di consueto del resto. 
Notando la sua espressione, Daniel si girò a vedere che guardava e quando si rese conto  che era suo padre che l’aveva accelerato, il suo volto divenne improvvisamente livido e da divertito, soddisfatto e malizioso si fece cupo e tetro come il giorno e la notte.
- Ah ecco! Mi pareva! - fece piatto spostandosi da quell’angolo riparato, anche se tutto sommato non molto bene come aveva pensato inizialmente. - Proprio qua mi dovevo mettere, porco demonio! Ma bene! Ecco come rovinare una festa perfetta! Vaffanculo, Theo, se vuoi vado a cantartelo col microfono anche io! 
Lo disse perché prima, in una delle volte che aveva avuto il suddetto in mano, Theo aveva cantato proprio ‘vaffanculo’ ad Hakan e a qualche interista. 
Theo iniziò subito a supplicarlo cercando di afferrarlo senza riuscirci perché gesticolava infervorato come un piccolo demonio.
- D-dai, l’ho visto solo ora... prima... giuro che... - quando riuscì a prendergli il polso, il compagno lo sfilò inferocito facendogli il dito medio e senza accettare discussioni se ne andò dal museo in cui l’aveva condotto.
Il giovane terzino rimase così piantato in mezzo al corridoio delle glorie rossonere, fece cadere le braccia lungo i fianchi e lasciò la testa a penzoloni. 
Quant’era sempre difficile fare la cosa giusta? 
- Non ne azzecchi mai una, eh? - una voce divertita e familiare lo raggiunse alle spalle col suo fortissimo accento spagnolo, insieme ad una manata non particolarmente forte sulle chiappe. Theo si girò a guardare sconsolato Brahim. 
- Che ci fate qui? - non che ne fosse stupito o shoccato.
- Non avevi mica l’esclusiva sul posto per scopare... - rispose ridacchiando l’amico mettendosi con le braccia conserte accanto a lui che ancora guardava la direzione immersa nel buio dove era sparito Daniel. 
- Non è che non ne azzecca una e quindi significa che con lui sbaglia sempre tutto. C’è solo una in particolare che sbaglia ed è la sola che lui gli chiede di non cannare! E lui puntualmente la canna! - Sandro col suo perfetto italiano affiancò il suo ragazzo (non sapeva per quanto) e sottolineò il reale punto della questione che ormai, grazie ai discorsi di Daniel, conosceva meglio di Theo.
Brahim capendo che aveva ragione lo abbracciò ridendo e col braccio intorno alla vita, se lo portò via. Theo rimase così ad osservare anche loro che lo piantavano in asso. 
- Qual è l’unica cosa che sbaglia sempre e che non dovrebbe? - dopo di loro, un’altra voce familiare lo raggiunse alle spalle, arrivando dall’ombra alle spalle e facendolo saltare di sorpresa. Parlava in francese e lo riconobbe prima di girarsi a guardarlo. 
Olivier ed Alexis lo affiancarono uno per lato, uno con le braccia conserte e curioso, l’altro imbarazzato e con le mani nelle tasche e la voglia di sparire. 
- Anche voi qua? - chiese tornando a ridacchiare come se non avesse appena mandato a quel paese la serata di Daniel e di conseguenza la propria. Ormai non era nemmeno stupito di trovarseli tutti lì, si girò a vedere se arrivavano anche Ante e Rade. 
- Theo non deve fare apprezzamenti di sorta su Paolo, non con Daniel per lo meno. E dovrebbe anche cercare di non sembrare la sua fangirl numero uno! - spiegò Alexis cercando di dimenticare l’imbarazzo e l’eccitazione provata nell’intravedere Daniel che faceva sesso con Theo. 
Dalla sua posizione li aveva visti discretamente ed era stato molto ma molto difficile non eccedere nel piacere improvviso provato. 
Le vecchie abitudini, ovviamente. 
Olivier rise annuendo, capendo al volo la situazione di cui non aveva saputo molto fino a quel momento. 
- Oh... e ti metti qua a farlo? - fece indicando lo schermo dedicato a Paolo. Theo sospirò tornando sconsolato e scuotendo la testa decise di tornare alla festa nella speranza di trovare un modo per farsi perdonare per non rovinare né la sua giornata (perché ormai non era più notte), né quella di Daniel. 
Aveva ragione Sandro, in effetti. 
C’era una sola cosa che lui gli chiedeva, per il resto gli lasciava ogni libertà e non se la prendeva mai, al punto che ogni tanto si chiedeva se effettivamente Daniel provasse qualcosa per lui. 
Ma ovviamente riusciva a sbagliarla puntualmente di tanto in tanto. 
Quando abbassava la guardia. 
- Ma dai, ero mezzo ubriaco... e poi mi ha trascinato lui qua... solo perché sono stato un po’ più veloce del solito? Ho bevuto come un cammello! 
Camminando verso la zona festa, continuò a brontolare e lamentarsi in un misto fra il francese e lo spagnolo. Di tanto in tanto ci metteva anche l’italiano, perché certe parole che non si potevano dire erano più rafforzative in quella lingua. 

Daniel voleva ucciderlo, ma in realtà sapeva che non era colpa sua, aveva scelto lui quel posto, ma non l’aveva fatto apposta. 
Cercava di ripetersi che era solo più ubriaco e che non significava nulla la sua velocità in una situazione simile, non doveva fossilizzarsi sul video di suo padre appeso proprio vicino al suo ragazzo che lo idolatrava da sempre. 
Ovviamente non servì a niente dirselo, infatti finì per riprendere a bere decidendo di aggrapparsi al primo braccio amico incontrato, in quel caso Rafa. 
Tutte le volte che gli pareva di fare passi avanti con Theo, finiva sempre per ricredersi. 
Gli pareva di non poter arrivare proprio da nessuna parte, come se stesse camminando su una ruota da criceto e non su una strada che conduceva in qualche luogo. 

Rafa, vedendoselo arrivare con quella faccia terribile, gli spettinò la testa cercando di confortarlo, capendo subito che doveva essere successo qualcosa con Theo. 
Non ci voleva un genio, da quando lo conosceva aveva capito che quando lui era depresso o infuriato era sempre per colpa del loro amico. Tanto in gamba in quelle vesti quanto presumibilmente terribile come fidanzato. 
Era gay da quando era poco più che adolescente e appena aveva visto Theo aveva provato una profonda attrazione che per fortuna aveva saputo controllare in tempo, proprio prima di realizzare che lui e Daniel stavano insieme. 
Col tempo gli aveva raccontato qualche dettaglio della loro storia e più ne era venuto a conoscenza, più aveva compatito Daniel capendo che per quanto lui non avesse avuto da subito le idee chiare, cosa del tutto normale vista la sua giovane età ed il fatto che si affacciava per la prima volta ai suoi reali istinti omosessuali, Theo era sicuramente una prima esperienza allucinante. Non se volevi una relazione e non solo sesso. 
Era uno che ti faceva girare la testa e ti prendeva subito facilmente, ma se volevi qualcosa di più eri fregato. 
“Mi ha salvato, se non avessi scoperto che stava con Dani ci avrei provato io, chissà in che casino mi sarei ficcato. Una relazione con uno così disattento al proprio partner ti fa solo girare i coglioni!”
In poco l’aveva fotografato.
Non che Theo lo facesse apposta, era semplicemente fatto così. Poi ci rifletteva, sulle cose, e magari sapeva rimediare riuscendo anche a crescere e maturare impegnandosi per il proprio compagno, ed era ammirevole per questo, ma di fatto il suo impulso era quello di non riflettere e non realizzare subito che poteva ferire chi aveva accanto. Non lo faceva con cattiveria, né con l’intenzione di far del male, ma lo faceva comunque.
Theo era come un falco che mentre volava e trovava una corrente particolarmente forte, ci si buttava dentro in picchiata senza pensarci un solo istante, come se fosse puro istinto. Solo dopo che ne usciva si chiedeva magari dove fosse finito e che avesse fatto. 
“Anche se a volte più che seguire una corrente impetuosa, sembra lui stesso quella corrente. Fortissima ed inafferrabile. È difficile avere una relazione con uno così. Anche io sono impulsivo e non penso mai e infatti non pretendo di avere relazioni serie con nessuno. Quando ne sentirò il bisogno cambierò. Lui non capisce che non è fatto per questo genere di cose e Daniel forse lo sa, però ormai è troppo dentro la cosa per fermarsi. Perciò ci sta e soffre perché ormai non ha scelta.”
Rafa riusciva a capire meglio di chiunque altro sia Theo, perché gli somigliava molto, che Daniel, perché all’inizio gli era piaciuto Theo in quel senso. Anche ora gli piaceva, forse gli sarebbe sempre piaciuto, ma sicuramente a prescindere da Daniel, due come loro, così simili, non sarebbero mai potuti stare insieme nemmeno fra un milione di anni luce e dopo mille maturazioni. 
Poco dopo Daniel, Rafael venne raggiunto  anche da Sandro e Alexis i quali decisero di iniziare ad introdurre liquidi sani e smettere con quelli insani. 
- Ma venite tutti dalla stessa direzione? - fece lui che invece non intendeva minimamente smettere con la birra. 
Sia Sandro che Alexis avvamparono e solo allora Daniel, guardandoli in faccia, si rese conto che entrambi l’avevano visto e decise di affrontarlo imitando Rafa, ovvero bevendo ancora birra. 
- Questo succede quando scelgo i posti col culo invece che col cervello! Sarebbe bastato andare in un dannatissimo bagno, perché non ho fatto come i genitori? 
Ormai il modo di chiamare Simon e Zlatan usato da Theo era così radicato in tutti che non c’era quasi più nessuno, del loro gruppo, che li chiamava coi loro nomi veri. 
Rafa rise di gusto prendendolo in giro e brindando con la sua bottiglia come a fargli i complimenti. 
- Alle scelte epiche! - poi rivolgendosi ai due ancora imbarazzati che però non si tiravano indietro dallo stare coi loro amici, disse: - Com’era lo spettacolo? Perché diavolo mi perdo sempre le cose migliori? La prossima volta dimmi così faccio un filmino e me lo guardo quando ho voglia di un po’ di buon porno gay! 
 


Note: sono consapevole che è poco probabile il bordello nel museo in Casa Milan, ma la mia fantasia è molto sfrenata e spero che il tutto sia quanto meno vagamente plausibile. In ogni caso se uno vuole trova ben i posti dove fare qualche sveltina. E poi come dico sempre, nella realtà non sono tutti gay, ma nelle mie fic sì. Ormai lo sapete, ma ogni tanto lo ricordo. Nei personaggi protagonisti ho messo tutti quelli che hanno partecipato fin qua, ma alcuni compaiono poco in realtà, mentre altri ci sono di più. Ho cercato di evitare troppi indizi per non rovinare la sorpresa. E comunque che Theo ha cantato al microfono davanti a tutti mandando a fanculo Hakan e gli interisti è vero! XD Grazie dell'attenzione. Baci Akane