11. VACANZE NORMALI

daneo

Theo non ci poteva credere che glielo concedesse davvero in un posto simile, però sapeva che non era più ubriaco come prima e che era già tornato abbastanza in sé, stessa cosa valeva per lui. 
Grazie al movimento fatto in pista avevano scaricato facilmente l’alcool bevuto. 
Arrivati ai bagni dentro il locale mezzo vuoto poiché la massa era tutta riversata all’esterno, furono lieti di trovarlo in quel momento vuoto. 
Si chiusero dentro uno dei box e Daniel tornò a premere la bocca sulla sua mentre alzava le braccia intorno al suo collo, spalmandosi addosso. 
In particolare gli spalmò una parte di sé particolarmente eccitata, Theo trattenne un gemito e smise a fatica di baciarlo. 
- Girati. - sussurrò basso e roco carico di eccitazione. 
A Daniel brillavano gli occhi e l’accontentò subito senza farselo ripetere. 
Si aprì i jeans e se li abbassò dietro insieme ai boxer. 
Theo fece altrettanto tirandosi fuori l’erezione già dura, si sputò poco finemente sulla mano e si strofinò velocemente per bagnarsi, infine con l’altra mano si fece largo dentro di lui un istante prima di entrare con il suo membro duro e pronto. 
Prima della spinta decisiva, si fermò e si chinò sulla sua guancia, baciandolo con un’incredibile dolcezza. 
- Sei sicuro che vuoi farlo qua in modo così squallido? 
Per qualche strano miracolo aveva avuto un breve momento di lucidità. 

Momento che Daniel mandò a quel paese ben volentieri inarcandosi meglio e spingendo le natiche praticamente aperte per lui. 
- Scopami o grido! 
Theo ridacchiò felice e si raddrizzò accontentandolo.
Una spinta decisa mentre lo teneva per i fianchi e gli fu facilmente dentro, fluido e liscio. 
Entrambi sospirarono cercando di non urlare, ma lo fecero insieme alla stessa maniera.
Rimase fermo un secondo, poi Theo uscì parzialmente lasciando cadere altra saliva lì sulla propria asta prima di rimetterla dentro. 
Daniel non lo vedeva ma lo sentiva, lo percepiva e si eccitò ancora di più. 
Adorava la sua volgarità, il suo modo di essere sbrigativo e diretto. 
Non si fermava a pensarci tanto, andava e faceva, era puro istinto. 
Daniel chiuse gli occhi gettando la testa all’indietro mentre si inarcava e si tendeva ancora di più. Spinse poi le mani nella parete davanti e fece perno muovendosi a sua volta contro di lui, andandogli incontro ad ogni colpo. Ben presto trovarono intesa e ritmo che crebbero facendogli girare completamente la testa. 
Nemmeno si resero più conto di gemere. 
Vennero con la musica che da lontano li raggiungeva ovattata, mentre i loro sensi si confusero ed il piacere fluì nelle loro vene lasciandoli in un’estasi perfetta. 
Si raddrizzarono staccandosi per poi girarsi e sistemarsi i vestiti, continuando a guardarsi ridenti e rilassati. 
Non si dissero nulla, sebbene era chiaro nelle loro facce totalmente soddisfatte. 
Era stato dannatamente incredibile, complice l’adrenalina scatenata sulla pista da ballo e da quell’alcool che girava ancora sebbene per poco. 
Comunque non parlarono e mentre Theo si sistemava il cappellino che si era quasi tolto, uscirono dal box per venire investiti da un applauso di congratulazioni da parte di un numero considerevole di ragazzi sinceramente ammirati per il sonoro regalato. 
Così fra fischi e complimenti, dopo un normale momento di terrore e shock, Theo si raddrizzò sorridendo trionfante con la sua solita faccia tosta, mentre per fortuna il cappellino raddrizzato tornava a coprirgli parzialmente il volto. 
Daniel invece ebbe meno faccia tosta e volendo solo sotterrarsi e sparire, si nascose dietro la sua schiena sufficientemente spaziosa. 
Theo gli prese le mani e facendo un cenno del capo di ringraziamento per i complimenti, sfilò come niente fosse successo, tirandosi Daniel ancora appeso a lui che invece era intenzionato a scappare. 
A farlo tornare in sé fu la risata di Theo che sentì meglio una volta fuori dal bagno, si fermò per sistemarselo accanto, gli mise un braccio intorno alle spalle e l’attirò a sé baciandogli la guancia, ancora ridendo così solare com’era sempre. 
- È stato bello... 
Daniel dovette convenire con lui. 
- Bellissimo... - aggiunse arrossendo. 
- Andiamo? O vuoi rimanere ancora? - Daniel lo guardò sorpreso. 
- Tiri i remi in barca?! Proprio tu?! - Theo rise di nuovo riscaldandolo e regalandogli altri motivi per sentirsi bene. 
- Sono pienamente soddisfatto... fra il bere, il ballo e la scopata, non potrei chiedere di più... sto bene così! 
Erano gli ormoni in circolo che l’avevano scaricato definitivamente. Del resto era stata una giornata lunga ed impegnativa per un certo punto di vista ed era bello essere stanchi e realizzati perché si era riusciti a fare a pieno tutto ciò che si aveva sempre desiderato senza freni. 
Così Daniel annuì con un sorriso altrettanto soddisfatto e appagato. 
- Andiamo, dai... 
E sempre tenendolo col braccio intorno alle spalle, andarono via. 

Il fresco della sera li schiaffeggiò dandogli un immediato senso di sollievo, rimasero a camminare abbracciati dirigendosi dal locale al loro alloggio, passando per un pezzo sul lungomare acciottolato, a ridosso di un muretto basso che delimitava la spiaggia dalla stradina che la gente percorreva a piedi. 
Camminavano con calma, guardando il mare nero del golfo suggestivo, era estremamente calmo e a momenti nemmeno si sentiva. 
- Ti sei divertito? - gli chiese Theo spezzando il silenzio che si era creato. Teneva la visiera del cappellino rivolta in avanti per potergli tenere comodamente il braccio intorno al collo. 
Daniel annuì felice. 
- Molto. È stata una serata splendida. Anche oggi al mare è stato bello. 
Era stato tutto perfetto, non c’era nulla su cui potesse recriminare in alcun modo. 
Theo gli sorrise soddisfatto, al settimo cielo. 
- Lo rifaremo, allora? 
- Domani mica andiamo via... ripartiamo domenica... - disse logicamente Daniel. Theo gettò la testa all’indietro e rise per poi baciargli la guancia con il suo tipico entusiasmo, non notando da lontano dei ragazzi che arrivavano verso di loro senza atteggiamenti omosessuali di alcun tipo. 
- Sei adorabile! Intendevo prossimo anno... hai avuto un’idea geniale di fare una vacanza da persone normali per mimetizzarci fra gli altri e poter fare quello che volevamo! 
Naturalmente era stato geniale, Daniel lo sapeva, ma doveva ringraziare suo padre per i modi che gli aveva insegnato sin da piccolo. Non glielo disse, stava per rispondere che se intendevano rifarlo il prossimo anno significava che stavano ancora insieme ed era una cosa sicuramente da festeggiare. 
La voce gli morì in gola perché arrivati vicini ai ragazzi, notò quel che stava sicuramente osservando Theo. 
Erano in tre e stavano fissando proprio loro due con arie decisamente poco intenzionate a fargli gli stessi complimenti ricevuti al bagno del locale. 
A Daniel venne improvvisamente la tachicardia e mentre l’ansia esplose inaspettata, si ritrovò la mano di Theo sulla propria faccia a coprirgliela e subito dopo il suo braccio che dal collo lo costringeva a girare la testa contro di lui, come a nasconderlo. 
Per un momento si chiese cosa diavolo facesse, poi quando passarono loro accanto, li sentì dire: - Ricchioni! 
Daniel pensò che era il male minore, per un momento aveva creduto volessero attaccar briga. 
Superati, Theo gli lasciò andare la faccia e Daniel poté chiedergli: - Che diavolo fai? 
- Ti stavano per riconoscere... - rispose ovvio.
Daniel lo guardò interdetto mentre si scioglievano dalle braccia per continuare a camminare vicini. 
- A me?! Ma se sei tu quello più famoso fra noi... col cappellino così e di sera però penso potevamo stare abbastanza tranquilli... 
- E allora perché ci fissavano? 
Completamente colto alla sprovvista e convinto che lo stesse prendendo in giro, rallentò la camminata per guardarlo meglio in viso. Theo fece altrettanto e lo guardò senza capire. 
- Theo, ci hanno chiamati ricchioni! 
- Embé? Che significa? Che siamo ricchi? 
Daniel sospirò mettendosi la mano sulla faccia incredulo, ma poi si risollevò nel realizzare che grazie a quell’equivoco lui non aveva peggiorato la situazione, come aveva temuto facesse. 
- È un modo dispregiativo per chiamare i gay! È come dire ‘finocchi’... 
Appena lo capì, la faccia di Theo assunse un’espressione a dir poco feroce, spalancò gli occhi che si riempirono di un lampo carico di odio e proprio mentre si toglieva il cappellino mettendoglielo in testa, prese e partì tornando indietro, del tutto intenzionato a cogliere quanto perduto! 
- Ecco perché non eri partito attaccando briga... Theo! No! - Daniel si alzò il cappellino che gli aveva calato sugli occhi e lo rincorse afferrandogli in tempo il braccio. Lo prese con entrambe le mani e lo strattonò. 
- Theo, no! - sibilò sperando che gli altri tre non notassero la sua rincorsa che per miracolo non era stata la sua solita, altrimenti col cazzo che lo riprendeva. 
- Come no! Ma ti pare che devono cagare il cazzo perché stiamo insieme? Sono nel nostro quartiere... 
Daniel voleva ridere nel sentirlo ghettizzarsi così facilmente, pensò brevemente che Theo avesse incredibili capacità d’adattamento, ma si tenne per sé il discorso limitandosi a trascinarlo letteralmente via. 
- Smettila, non faremo a pugni, io non ne sono capace e poi è una di quelle cose per cui si finisce nei guai seri! 
Theo, suo malgrado si stesse facendo portare via di malavoglia, lo guardò irritato senza capire perché dicesse quelle cose. 
- Una piccola lezione! Se la meritano! 
Daniel sospirò paziente riprendendo a camminare, tenendolo per mano. 
- Sì, ma non ne vale la pena. Facciamo una rissa, finiamo dentro e poco dopo su tutti i giornali. A quel punto sì che ci riconoscono, che dici? Ti immagini i titoli? E poi ti immagini io che chiamo mio padre e gli dico che ho un piccolo problemino? Mi disereda e non perché sono gay e sto con te, ma perché ho alzato rissa e sono finito dentro! 
Continuò a parlare a macchinetta per tramortirlo di parole e farlo sgonfiare, cosa che ebbe proprio quell’effetto poiché distraendosi commentò divertendosi e alzando una mano come a visualizzare un titolo. 
- ‘Theo Hernandez e Daniel Maldini in un quartiere gay finiscono in una rissa contro degli omofobi!’ Ci farebbero delle statue, scherzi? 
- Sì, il popolo gender, mio padre ci toglierebbe la maglia! 
- Addirittura!? Non stai esagerando? 
- Oh, tu non lo conosci. Credimi che su certe cose è tolleranza zero! È rigoroso da morire! 
Andarono avanti a parlare e scherzare così fino al ritorno in camera, a quel punto si buttarono sul letto rimanendo in boxer e continuarono a parlare e ridere insieme fino all’alba, momento in cui si addormentarono stanchi morti. 
Dormirono abbracciati tutta la mattina fino a mezzogiorno inoltrato. Quando poi, una volta svegli e con un’abbondante colazione che fungeva da pranzo, si gettarono di nuovo in spiaggia per ripetere il magico giorno precedente. 
Vissero la loro vacanza nel migliore dei modi, a pieno, godendo di ogni cosa e senza privarsi di nessuno sfizio o imporsi divieti.
Come due persone normali fra altre persone normali. 
Una vita che in realtà non era realmente la loro, ma che furono estremamente felici di assaggiare e di vivere, perché in quello in realtà lo erano. 
Nel loro rapporto, erano estremamente normali. 

Prima di andare via e lasciarsi, si promisero di tornare lì il prossimo anno.
- Se staremo ancora insieme. - aggiunse Daniel divertito, facendolo apposta per irritare Theo che ci cascò facilmente. 
- CERTO CHE CI STAREMO, IDIOTA| - alla sua risata il compagno gli diede un morso, poi gli prese il cappellino e gli mise il proprio scambiandoseli. 
Daniel se lo toccò meravigliato smettendo di ridere. Sorrise dolcemente e se lo sistemò meglio, accettando quell’inatteso semplicissimo regalo, quasi il simbolo delle loro vacanze sorprendentemente normali.
Non si sarebbe mai più separato dal suo cappellino, nonostante l’avesse riempito di regali ad ogni occasione da quando stavano insieme, ma quello sicuramente sarebbe stato il più speciale di tutti, quello più spontaneo. 
“Farò di tutto per tornarci e ti dirò che ti amo, Theo. Tieni duro.”
- Vorresti questa vita per sempre? - chiese poi improvvisamente mentre andavano all’aeroporto con l’auto noleggiata, per tornare ognuno ai rispettivi amici e famiglie. 
- Una vita normale? - chiese Daniel capendo cosa intendesse, osservando da fuori il finestrino la spiaggia ed il quartiere dove erano stati tanto bene. 
Ogni cosa ora scorreva via. 
Abbassò il vetro per annusare l’aria salmastra prima che diventasse solo smog. 
- Sì... poter fare sempre quel che vuoi perché non sei nessuno... senza pressioni di alcun genere se non quelle della vita normale di tutti quanti. 
Che per la verità non poteva immaginare in quanto non l’aveva mai vissuta. Andava teorizzando, ma quei tre giorni vissuti così, da persona normale, l’avevano colpito. O forse era rimasto colpito da lui, Daniel se ne era reso conto. 
Per tutto il tempo l’aveva osservato meravigliato, felice, euforico della sua totale rilassatezza ed in effetti era stato particolarmente bene, molto più di quel che aveva immaginato. Decisamente una vacanza che gli era servita, che si sarebbe portato dietro per il resto della stagione difficile che l’aspettava. Ora era ben carico e pronto. 
- È inutile pensarci, perché non siamo normali e non lo saremo mai. 
Theo lo fissò aggrottandosi non felice della sua strana risposta che non era brusca, ma forse troppo decisa. 
Daniel si affrettò a spiegare e lo fece con un sorriso sereno, ricambiando lo sguardo. 
- Siamo calciatori famosi e spero di diventarlo ancora di più se riuscirò a realizzare il mio sogno di diventare la colonna della squadra di mio padre. Perciò è inutile pensare a quest’altra vita. Mi piacerebbe? Forse. Ma sicuramente mi piace di più la mia. 
Theo lo guardò meravigliato. 
- Nonostante le pressioni e i casini che ti complicano la vita e ti spingono ad essere tanto insicuro e pieno di problemi? 
Non era andato per il sottile e non aveva nemmeno fatto mistero del suo stato. Daniel lo apprezzò, ma sapeva perfettamente cosa dirgli perché ci aveva pensato molto in quei tre giorni di estasi. 
- Nonostante quello. Ne vale la pena se alla fine ce la farò a scalare la montagna. Sono alla base, tu sei a metà. Però ti raggiungerò e ti supererò. La mia ambizione è la cima! 
Theo rise rilassandosi di nuovo, gli prese la mano e se la portò con la propria sul cambio guidando per la cittadina in cui erano stati in quei tre giorni, diretto all’autostrada. 
Daniel rialzò il finestrino azionando l’aria condizionata, si appoggiò meglio nel sedile e guardò avanti deciso di quel che diceva. 
- Però sai una cosa? Ogni tanto da persone speciali possiamo trasformarci in persone normali e avere quello che abbiamo avuto oggi. Che ne dici? Una bella parentesi ricaricante di tanto in tanto. 
Theo si piegò verso di lui senza staccare gli occhi dalla strada, cercò la sua testa che trovò mentre Daniel gliela portava sulla spalla. Gli baciò la fronte e tornò a raddrizzarsi mentre Daniel faceva altrettanto baciandogli la spalla. 
- Ci conto. Per me è una promessa, eh!
Se l’erano già detto, ma era bene ribadire le cose importanti, fra loro. 
Daniel sorrise sereno e si avvinghiò al suo braccio con addosso una maglietta a maniche corte sobria e normale. Ancora il divieto di usare il suo stile. I cappellini che si erano scambiati sul cruscotto, uno sull’altro, pronti ad essere riutilizzati appena scesi. 
- Lo è, te l’ho già detto. 
Theo attese guardandolo di sbieco con mezzo sorriso divertito pronto a diventare risata. Daniel che sapeva cosa aspettava, aggiunse ridendo: - Perché staremo ancora insieme! 
Lo disse solo per accontentarlo, ma la sua risata fu un bel premio. Non sapeva come sarebbe andata realmente dopo la sua partenza, ma aveva le idee più chiare. Era ora di pensare alla sua carriera come prima cosa, per poi sentirsi anche più degni e sicuri della persona che amava. 
“E per rendere fiero mio padre.” 
Un bel progetto per uno che aspirava ad una vita che di normale aveva decisamente poco, a partire dal fidanzato super speciale che aveva e che sperava di mantenere. 
“Ce la farò.” 


Sandro guardò le foto su instagram postate da Theo e le sue vacanze di famiglia con Zoe ed il piccolo nuovo arrivato, il volto giustamente oscurato. 
Sospirò sofferente constatando quanto bene stesse con quei capelli. 
Notò la foto insieme a Brahim ed immaginò dovessero aver passato qualche giorno insieme durante le vacanze, dovevano aver partecipato ad un concerto. 
“Non sento già più niente, ma è normale. Starà peggio di quanto sto io per lui e mi sento così in colpa per questo.”
Sandro partì facilmente come suo solito con le paranoie fino a che, stufo, non decise di alzarsi dall’asciugamano sulla spiaggia e andare a nuotare. 
Giulia lo guardò perplessa del suo atteggiamento particolarmente cupo, ma non gli chiese nulla e lui ne fu lieto. 
Era la ragazza perfetta, per lui. Sapeva perfettamente quando aveva qualcosa, ma non indagava proprio per non irritarlo. Non che fosse possibile, non era uno irascibile nel privato, riversava rabbia e grinta tutta in campo. 
Nel suo quotidiano era estremamente calmo e controllato. Forse troppo. 
Sandro nuotò fino al largo, fermandosi a galleggiare e riposare con le braccia aperte, abbandonato in superficie. 
“Vorrei parlarle ed essere sincero con lei, ma a che pro? Non ho la prospettiva di vivere la relazione che vorrei. Con Theo non succederà mai nulla, sta con Daniel ed anche se non fosse, comunque non succederà mai nulla. Mi conviene cercare di superare sta cosa e mettermela via e concentrarmi su Giulia. Magari un giorno riesco a costruirmi un famiglia con lei. Perché no, credo mi piacerebbe. A chi non piace?”
Ci stava bene, ci stava benissimo anzi. E gli piaceva molto. Le voleva davvero tanto bene. Ma amore? 
No, probabilmente l’amore lui non l’aveva nemmeno mai provato per anima viva, ancora. 
Il volto sorridente di Theo nelle foto di Instagram viste da poco tornò ad affiorare e con esso, si ritrovò anche lui a sorridere stupidamente come un idiota. 
“Sono nella merda, specie con Daniel che va in un’altra squadra in prestito. Sarà un anno incasinato da morire!”
Con questa previsione particolarmente azzeccata, sciolse la posizione e tornò indietro.