13. QUEL BISOGNO DI SFOGARSI

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Il primo mese era stato il più duro, dovendosi accontentare del telefono perché entrambi in ritiro con le rispettive squadre. 
Nonostante la voglia di fare e di mettersi in gioco e mostrare il proprio valore, l’essere lontano da casa per la prima volta in vita sua, e lui con casa non intendeva solo quella dei suoi genitori ma anche quella di Milanello, non l’aveva per niente aiutato ad iniziare col piede giusto. 
Nonostante la voglia di inserirsi nella sua nuova squadra per fare bene, si era scontrato con la dura realtà della vita. 
In altre parole, non aveva immaginato quanto potessero mancargli tutti. 
Non solo Theo che dopo i primi giorni passati a subissarlo di lamentele e ansie aveva deciso di dargli tregua e mitigare parecchio il suo reale stato d’animo per non rischiare di preoccuparlo troppo o abbatterlo - sebbene fosse consapevole che per abbattere lui ci volesse molto più di quello, ma anche i suoi genitori.
Non avrebbe mai pensato di soffrire nel non sentire i continui consigli non richiesti calcistici di suo padre o la soffocante apprensione di sua madre che lo riempiva di cose che non gli servivano mai. 
Così come non pensava che gli sarebbe potuto mancare Alexis e gli altri, le stronzate la sera a Milanello, le risate, Rafael e tutti gli altri.
Fra tutti quanti, quelli che lo chiamavano di più erano proprio Alexis e Rafael, mentre Sandro a parte qualche messaggio ed un paio di ‘salutalo’ che sentiva di sottofondo nelle chiamate con gli altri, sembrava più sulle sue. 
Non ci rimaneva male, probabilmente aveva qualche problema anche lui di cui non voleva parlare, specie perché lui non era come gli altri, non era mai stato aperto ed espansivo. 
- Sandro come sta? - chiese un giorno a Theo, mentre cercava di parlare d’altro piuttosto che del suo sempre più soffocante senso di abbandono che lo stava facendo isolare dalla squadra. 
Theo sembrò cadere dalle nuvole, ma gli parve una ‘caduta’ un po’ forzata. 
- Sandro?! Perché? Mi sembra normale! Ti ha detto qualcosa? 
Daniel ebbe conferma che aveva qualcosa, ma che non volevano parlargliene per non turbarlo. 
“Cosa può essere che mi turberebbe? Siamo amici...” 
Daniel tendeva ad essere pragmatico per tutto ciò che poteva, perciò non comprendeva cosa lo spingesse a mentirgli.
- No niente. È proprio questo il punto. Perché non lo sento più? Che problemi ha? Ho chiesto Rafa e Ale ma non sanno nulla...
- E cosa ti fa pensare che io ne sappia qualcosa invece? Sono più loro amici suoi... 
Daniel alzò gli occhi al cielo affacciato al balcone della camera.
- Con chi sta in camera ora che si è lasciato con Brahim? - non sapeva perché stava indagando, non gli importava realmente tanto, però aveva bisogno di distrarsi. Se non avesse trattato altri argomenti, sarebbero tornati a parlare del suo e non voleva che capisse quanto gli mancavano tutti e quanto male stava lì dopo meno di un mese di ritiro. 
- Con Rafa. 
Daniel, che si ricordò che Rafa glielo aveva già raccontato in quei giorni, si rese conto che stava esaurendo l’argomento. 
- E ti sembra stare bene? Rafa è una persona positiva e allegra, non credo abbia problemi con lui, nessuno ce li ha... perché non gli parli e non indaghi? 
- Perché dovrei farlo? - saltò su con un po’ troppo impeto ed evidente fastidio. Daniel si staccò il telefono dall’orecchio pentendosi di non aver fatto una videochiamata. Essendo uscito ed essendo sera non avrebbe avuto una buona visuale, per questo aveva puntato alla chiamata normale. Ma non vedere la sua faccia lo stava penalizzando oltre che irritando. 
- Ma perché siamo amici! Se fossi lì gli parlerei, ma non è che posso chiamarlo e dirgli perché non mi caghi? Farei la parte del patetico cagacazzo! 
- E quindi devo farlo io il cagacazzo? 
- Tu sei lì, cristo santo! Senti, lascia stare, fa come se non avessi detto nulla! Chiederò ad Alexis! 
- Ecco bravo, è lui quello dolce del gruppo, io non sono bravo in queste cose! 
Daniel finì sospirando decidendo di non insistere e non prendersela, era la prima volta in assoluto che lo sentiva nettamente irritato per qualcosa e visto che pareva una cosa stupida per cui irritarsi - non che Sandro fosse stupido ma su tutti i motivi per cui Theo poteva prendersela, lui non era in cima alla lista secondo lui, decise di lasciar stare. 
“Piuttosto credo che Theo stia male, altrimenti non si spiega questo nervoso.”
Pensò di chiedere ad Alexis anche un parere onesto su di lui per capire cosa avesse. 

Fu così che Daniel invece che concentrarsi sul legare con i suoi nuovi compagni, finì per concentrarsi su quelli vecchi.
Lo fece per non affondare, per non stare troppo male, per non deprimersi eccessivamente, per stare su.
Pensare a loro, sentirli, capire che gli succedeva, come andavano le cose senza di lui, era un modo per stare occupato. Lo faceva sentire meglio. 
Non si rese conto, invece, di allontanarsi sempre più dalla sua nuova squadra, irrimediabilmente, terribilmente. 
Non si rese conto di essere partito bene con tante buone intenzioni e poi, lentamente ma inesorabilmente, di aver mollato quel sentiero. 
Piano piano i tentativi di legare con gli altri e creare nuove amicizie divennero sempre meno, fino a che si limitò a constatare che in realtà lì un gruppo non c’era proprio, al contrario di quello del Milan che invece non solo c’era, ma era bellissimo e gli mancava da matti. 
Non solo constatò che non erano uniti, ma per la verità non gli interessava minimamente che non lo fossero. Non aveva nemmeno mezza intenzione di aiutarli a diventarlo, né di creare qualche amicizia come aveva voluto e sperato inizialmente. 
- Che devo fare? Tanto starò qua un anno, se va bene due, ma sicuramente non ci resto. Perché darmi tanta pena? Se vogliono sono disponibile. Io comunque ho tentato, ma se non vogliono e nessuno caga nessuno, perché diavolo dovrei?
Aveva cambiato confessionale, trovando Alexis molto migliore in quel ruolo rispetto a Theo. 
Non voleva escluderlo dai suoi piagnistei, me gliene aveva vomitati addosso troppi e non voleva rischiare di stufarlo. Aveva pensato infatti che il suo malumore di quella sera fosse derivato da questo suo continuo lamentarsi. 
Così dopo aver ricominciato a parlare seriamente con Alexis per necessità, si era reso conto del motivo per cui si erano subito trovati bene appena arrivati al Milan più o meno insieme, quando uno era approdato in squadra maggiore e l’altro in generale al club stesso.
Erano in effetti diventati subito molto amici, più che con chiunque altro, al punto da finire quasi con lui per un periodo. 
“Avevo dimenticato di come la sua dolcezza e la sua profondità mi avevano fatto stare bene. Avevo tanto desiderato che Theo ne avesse un po’. Non è che poi lui non ce l’ha, è però diversa da quella classica di Ale.”
- Beh, anche se è solo un anno o due, devi fare bene, no? Altrimenti non ha senso che tu sia andato lì... 
In poche parole Alexis l’aveva non solo capito ma anche destrutturato e scomposto. 
Daniel si buttò con la faccia contro il cuscino, sbuffando. 
Il ritiro era finito ed era potuto tornare a casa, una volta lì aveva deciso di chiamare Alexis e parlare con lui, disperato sia dal bisogno di sfogarsi con qualcuno che non fosse Theo, sia dal fatto che voleva assicurarsi che là le cose andassero sempre bene. Soprattutto al suo ragazzo.
In altre parole voleva un parere sincero su come stesse Theo. 
“Per fortuna Theo non può chiederlo a nessuno perché non conosce anima viva di questi qui, altrimenti gli direbbero che mi sono chiuso e sono depresso!”
Poi si rese conto che ne stava parlando ad Alexis, non esattamente il migliore a tenere i segreti, da quel che ricordava. 
Si girò di schiena sul proprio letto praticamente non usato ed alzò gli occhi al soffitto facendo una smorfia. 
- Non è facile, il primo mese è stato traumatico anche perché non potevo andarmene dal ritiro e nemmeno voi potevate. Adesso magari mi organizzo e torno, anche un giorno o due si riesce, però questo mese è stato terribile. Era il primo lontano da casa, dal Milan... da  tutti... 
La voce si fece più sottile e sentendola quasi spezzarsi, smise di parlare ed imprecò mentalmente con un’altra smorfia. Si morse il labbro. 
Con lui era sempre stato così. Riusciva a parlare di tutto. 
Si erano allontanati per ovvie ragioni, rimanendo comunque amici, ma non come prima. 
Solo ora si rendeva conto di quanto gli fosse mancato e di quanto bisogno avesse di una persona come lui nella sua vita. 
“Se solo fosse qua con me almeno lui...” pensò disperato stringendo gli occhi che ora gli bruciavano. 
- Ti aspettiamo, allora... manchi a tutti... 
- Davvero? - fece approfittando del suo input per parlare di quello che voleva inizialmente. 
- Certo! Qua senza di te non è la stessa cosa, Theo è depresso che sembra uno zombie, Sandro pure sta avendo un involuzione che mi preoccupa... 
Stava continuando la lista ma quando sentì di quei due, Daniel partì con uno scatto. Si sedette e fissando preoccupato l’armadio davanti a sé come se avesse il suo amico lì davanti, capì di dover tornare assolutamente prima del prossimo allenamento. 
A breve ci sarebbe stata la prima partita, ma avevano dato due giorni di pausa. 
Prima di mettersi in macchina aveva pensato di parlare con Alexis per capire cosa aspettarsi e aveva fatto bene.
- Theo è depresso? - puntò tutta la sua attenzione su quel punto.
- Certo che lo è, pensavi stesse bene? È stata dura anche per lui, separarsi da te. Fa il forte con te, ma Brahim a momenti lo prende a ceffoni! Credo che stia per venire da te, se non sbaglio diceva che... - ma appena lo disse si bloccò improvvisamente con uno spontaneo ‘ops’ molto eloquente che fece capire a Daniel tutto. Si fermò dall’aprire la valigia per svuotarla e riempirla per la fuga a Milano, si raddrizzò trattenendo il fiato e col cuore che nemmeno batteva, fissò il telefono dove il nome di Alexis brillava. 
- Penso che non dovevi dirmelo, sai? - se lo immaginò a tenersi la mano sulla bocca mentre si rendeva conto d’aver parlato troppo e fatto una cagata pazzesca. 
- Eh, non credo... - ammise infine con una vocina sottile che sembrava un miagolio. 
Daniel così scoppiò a ridere di gusto e liberatorio, chiudendo la valigia e rimettendola a terra. Sarebbe rimasta intatta per giorni. 
- Dio, grazie che ci sei Ale! Non sai quanto mi sei mancato! 
- Eh, ne sono felice, ma ho rovinato la sorpresa a Theo... se lo sa mi uccide... 
Daniel continuò a ridere sentendosi di nuovo allegro come da tempo non era. 
- Non lo saprà mai, sono bravo a fingermi sorpreso. E poi se non me lo dicevi partivo anche io, ci incrociavamo in autostrada! 
Alexis non ne sembrava convinto, tuttavia ormai il danno l’aveva fatto e decise di lasciar perdere. 
- E Sandro? Che mi dici di lui? Involuzione in che senso? 
- Non lo so, pensavo avesse parlato con te... eravate più legati voi... 
Il verbo al passato lo colpì più di quello che avrebbe immaginato e si ritrovò a girare per casa aprendo le finestre e sistemando un po’ un appartamento ancora completamente a posto visto la sua mancanza recente. 
“Eravamo, ha ragione... cosa significa?”
- Beh, ultimamente non parliamo molto. Anzi. Sento tanto te e Rafa, Theo ovviamente... ma gli altri... beh, Zlatan naturalmente mi scrive spesso e mi riferisce i messaggi di Simon... 
- Ti saluta sempre anche Oli... - si affrettò a ricordargli visto che ci teneva. 
- Sì, lo so. E tramite Theo saluto ogni volta anche Brahim. Ma Sandro... - si aggrottò realizzando meglio quel che gli era già sembrato qualche giorno prima, quando aveva deciso di parlarne con lui per saperne di più.
“Qualcosa c’è davvero! Da lontano è difficile capirlo bene, fra l’altro anche prima di partire ero preso dai miei problemi per notare i suoi... del resto si è lasciato con Brahim e non me ne ha parlato molto.”
- Sandro si è chiuso ultimamente, forse sta male per la rottura con Brahim... - ipotizzò Alexis. 
Daniel provò a rifletterci ricordando le conversazioni con Theo in proposito. 
- Mi pareva che fosse consensuale, una rottura pacifica e serena. Come li vedi tu? 
Alexis provò a rifletterci, ma effettivamente non sembravano nel dramma. 
- Non pare abbiano problemi anzi, forse Brahim è uno dei pochi che effettivamente avvicina Sandro, con cui parla ogni tanto. In generale non so... si capisce ha qualcosa, è più cupo e nervoso... sta per conto suo, ma non saprei. 
Davvero non ne aveva idea e Daniel gli fece qualche altra domanda per saperne di più, ma non ne cavò molto. 
Avrebbe voluto essere là per poterlo guardare in faccia e parlarci come si doveva, ma per la verità non avevano mai avuto lo stesso rapporto che aveva con Alexis quando le cose fra loro andavano bene. 
Era più un’amicizia normale; bella, ma normale. 
- È difficile per me fare qualcosa da lontano. Se non vuole parlarne con nessuno credo peggiorerà lentamente. Escludi sia per Brahim? 
Alexis sospirò e ci pensò per poi rispondere onestamente: - Credo che lui sappia cos’ha. Forse è l’unico a saperlo. Magari c’è qualcosa che non hanno detto a nessuno che riguarda la loro rottura. Ma non possiamo intrometterci, non credi? 
- No, penso di no... 
“Ma se lo sa Brahim, allora lo sa anche Theo! Ecco cos’era! Era strano, avevo ragione! Sa qualche segreto scabroso che non può condividere con me, forse Brahim gli ha fatto giurare di tenere la bocca chiusa ma quello ce l’ha troppo grande! Finirà per dirmelo molto presto!”
Così pensando aprì il frigo e vedendolo desolatamente vuoto come mai frigo era stato, impallidì e realizzò di aver bisogno assolutamente di fare una spesa. 
- Ok, credo di avere un’emergenza frigo da sistemare al più presto. 
- Ah sì? 
- Eh... sai come sono i frighi quando uno li compra nuovi? 
- Vuoti? 
- Ecco, il mio è identico! 
La risata allegra di Alexis lo fece sorridere a sua volta nonostante l’emergenza seria. 
- Allora forse è meglio che corri. Non ho capito quando è partito Theo, ma potrebbe arrivare da un momento all’altro... 
- Va bene, sarà meglio che mi muova. Grazie, sai... - aggiunse poi mettendosi le scarpe, con un tono più morbido ed il nodo che saliva in gola. 
- Ma dai, e per cosa? Grazie a te per avermi chiamato... è stato bello... come ai vecchi tempi... - era commosso, lo sentiva chiaramente e Daniel sorrise con anche i suoi occhi che bruciavano traditori, minacciando un pianto che non voleva fare. Sembrò come se il petto si fosse aperto improvvisamente, gonfiandosi e diventando leggero. 
Fece un bel respiro profondo scacciando le lacrime sulla soglia delle ciglia, chiuse ed aprì ripetutamente sperando di poterlo abbracciare presto, per la prima volta da mesi e forse anni ne aveva di nuovo bisogno. 
- Già... 
Non riuscì a dire nulla di più per il rischio di scoppiare a piangere. 
Quando chiuse imprecò prendendo le chiavi di casa e della macchina, correndo verso l’uscita trasformandosi in un tornado nel tentativo di riprendersi in tempo per l’arrivo di Theo. 
“Merda, sto diventando così emotivo...” pensò nel dramma, aprendo la porta per precipitarsi fuori alla velocità della luce.
Tuttavia una volta che la spalancò, dovette fermarsi con dei riflessi non indifferenti vista la foga messa per andarsene. Ci riuscì in tempo per evitare uno scontro colossale col suo ragazzo, il dito di Theo sul campanello quasi affondato, la sua faccia comica da fermo-immagine, gli occhi spalancati e quel ‘merda’ sulle labbra non espresso a voce. 
Lui, bello come il sole, gli stava davanti.
Gli occhi di Daniel si riempirono di nuovo di lacrime e questa volta uscirono copiose come fiumi, poi straripò lui stesso buttandoglisi letteralmente al collo stringendolo, alzando addirittura i piedi da terra. Theo, meravigliato e shoccato, lo ricambiò abbracciandolo sull’uscio di casa sua, sollevandolo con la sua forza non indifferente e portandolo dentro. 
“Fanculo, decisamente troppo emotivo!” pensò nascondendo il viso contro il suo collo che aveva il suo solito profumo intossicante. 
Dio, quanto gli era mancato quel profumo. 

- Dove stavi correndo? Sembrava avessi il diavolo dietro... 
Theo cercò di sdrammatizzare realizzando che Daniel che piangeva in quel modo era strano, specie perché a parte all’inizio aveva passato le settimane a convincerlo che stesse andando bene. 
“Come se non lo conosco! Sapevo che mi mentiva!”
Ma non poteva avercela con lui dal momento che sapeva perché l’aveva fatto. 
Del resto anche lui in effetti gli stava nascondendo qualcosa di potenzialmente importante. 
Non poteva di certo recriminare su nulla. 
- A fare la spesa. - brontolò contro il suo collo solleticandolo. Theo piegò la testa di riflesso ridacchiando, mentre in risposta aumentava la stretta intorno alla sua vita stretta calciando la porta alle proprie spalle e appoggiandosi contro perché lo sollevava ancora da terra. 
- Correndo? - insistette mentre non intendeva lasciarlo. Daniel fece un movimento strano con la testa e le spalle non volendo saperne di staccarsi e brontolò qualcosa che non capì. 
- Pensi che rimarremo così per sempre? - chiese Theo ridendo. Sentendolo, Daniel si staccò di scatto facendogli quasi venire un colpo, il sorriso gli si spense automaticamente, ma Daniel sciolse le braccia e posò i piedi a terra, per la verità Daniel era più alto di lui di qualche centimetro ma era più magro in proporzione alla sua altezza. Tuttavia Theo era più muscoloso e forte ed in ogni caso se voleva sollevarlo da terra, ci riusciva benissimo. 
Daniel gli prese con impeto il viso fra le mani e lo guardò con ansia, totalmente fuori controllo, mentre esternava ogni tipo di sentimento che provava e straripava fuori da lui e dai suoi splendidi occhi più azzurri che mai. 
Cieli in tempesta. 
Anzi, si corresse. 
Mari. 
- Torna a farlo! - esclamò Daniel brusco, senza respirare. 
- Cosa? - chiese Theo preoccupandosi. Iniziava ad essere troppo strano. 
- Sorridi! - sbottò il suo ragazzo. 
Sentendolo e capendo di cosa aveva tanto bisogno, sorrise spontaneo ancora più di prima. 
Contagioso. 
Solare. 
Stupendo. 
Gli occhi di Daniel tornarono a brillare di lacrime mentre lo baciò sul suo sorriso che dovette chiudere per accogliere le sue labbra premute forte. 
Stava davvero così male? 
Mentre si apriva per raggiungerlo con la lingua, Theo iniziò ad indispettirsi, ma la voglia di lui divampò prendendo il posto di quella di rimproverarlo. 
Decise così di rimandarla a dopo e spingendolo di mezzo passo indietro, si prese lo spazio necessario per afferrarsi il colletto della maglietta e staccandosi dalla sua bocca, se la sfilò via. 
Stava per baciarlo di nuovo, ma Daniel si tolse a sua volta la maglietta in fretta e furia, facendo anche volare le scarpe senza darci conto. 
Theo si tenne le proprie, ma si aprì subito i pantaloni tornando alla sua bocca come se non potesse respirare senza. 
Avanzò mentre lui indietreggiava, non aveva idea di dove lo stava portando, ma lo capì quando togliendosi gli shorts comodi che indossava, salì sul tavolo della cucina aprendo le gambe ed avvolgendole intorno ai suoi fianchi. 
Theo riprese a baciarlo, con le mani si occupava già delle loro erezioni che divennero subito dure, specie se strofinate insieme in quel modo. 
Daniel iniziò a sospirare contro la sua bocca e ben presto divenne impossibile fare entrambe le cose, così Theo scese sul suo corpo, andò sbrigativo sul suo inguine che succhiò, non ci rimase molto. Ebbe fretta di immergersi nella sua apertura per prepararlo velocemente. 
Daniel si appoggiò all’indietro, adagiando la schiena sul tavolo. Le gambe piegate e aperte contro il suo petto, si teneva le ginocchia mentre si mordeva il labbro finendo per gemere. 
Theo lo leccò e lo penetrò con le dita. Era già bello pronto nonostante il mese separati, non aveva bisogno di chissà quante preparazioni. 
- Ti sei scopato da solo, eh... 
Non aveva il minimo dubbio che l’avesse fatto sia con le dita che con qualche altro oggetto di fortuna. 
La necessità aguzzava l’ingegno.
Non si sarebbe stupito di scoprire che aveva anche preso un vibratore o qualcosa di simile.
“Oh, glielo regalo ben io, se non ce l’ha già... ma comunque questo si è infilato qualcosa dentro... mmm... cosa sarà?”
Mentre infilava agilmente già tre dita realizzando che era più che pronto oltre che fortemente eccitato, si alzò sputandosi nella mano che strofinò nel proprio pene alto e duro. 
- Se aspettavo te tornavo vergine... - rispose schietto e coinvolto Daniel. Theo ridacchiò eccitato, gli prese le gambe, se le mise di nuovo intorno alla vita e con una spinta decisa e fluida gli fu dentro. 
Se lo tirò verso di sé con poca grazia, facendogli strisciare con un fischio poco piacevole le natiche e la schiena sudati contro il tavolo. C’era un gran caldo ed era per di più anche eccitato per il sesso che stavano facendo e  per la sua presenza lì. 
Daniel imprecò di dolore, ma Theo si fece subito perdonare uscendo e rientrando meglio. 
Quando iniziò a muoversi Daniel allargò con sollievo le braccia, spingendo le spalle e la nuca contro il tavolo, dimenticando evidentemente in un istante il dolore appena provato.
Si inarcò come a chiedergli col corpo di sbrigarsi e di affondare di più e Theo lo accontentò aumentando il ritmo e l’intensità; iniziò a spingere con più impeto e foga, fino a che Daniel si toccò da solo non facendocela più. 
Quando lo vide schizzarsi sulla pancia abbronzata e magra, si morse il labbro e lo afferrò con più forza sul giro delle cosce, lì dove lo teneva per sbattergli sempre più a fondo. 
Le loro voci si unirono nella stanza e finalmente venne anche Theo con un’espressione totalmente liberatoria ed in estasi. 
Vide Daniel guardarlo da sotto, mentre steso abbandonato sul tavolo lo guardava che si inarcata tutto all’indietro allungando il capo per godersi tutti i brividi in ogni fibra di sé.
Fu percorso da scariche che andarono dalla testa fino alla punta dei piedi passando per ogni singola terminazione nervosa.
Solo quando alzò la mano indicandogli di tornare su di lui e baciarlo, Theo tornò parzialmente in sé.
Si rese conto di dover di nuovo respirare, ma che il suo corpo era mollo e sconvolto dai sensi impazziti.
Si chinò su di lui appoggiandosi con le mani sul tavolo, Daniel alzò le braccia e le avvolse intorno alla sua testa mentre le bocche aperte si trovarono insieme alle lingue. Si intrecciarono e si unirono sfiniti ed estremamente realizzati. 
In quel bacio sentirono entrambi di aver rimesso tutto a posto, qualunque piccolo insignificante strascico avessero avuto prima, ormai non aveva più importanza. 
Tutto ciò che contava davvero era lì fra le loro braccia, sulla loro bocca.