14. NUOVA CASA
Si erano rimessi i boxer e basta, poi si erano spostati sul divano. Era un divano sufficientemente grande e piuttosto comodo, grigio, ad angolo. Il tavolino basso davanti bianco e poi un televisore gigantesco Smart fra i migliori, comprato con la signora Maldini quei giorni che erano arrivati a La Spezia.
Theo cingeva protettivo e dolce Daniel mentre osservava distrattamente il salotto mediamente spazioso e grazioso arredato sui toni del grigio e bianco, con stile e classe. Probabilmente quella della signora Maldini, appunto. Nel complesso non era male, non era troppo grande, ma era in una bellissima zona, ad un settimo piano di un palazzo che in tutta onestà non conosceva. Tuttavia affacciandosi alle terrazze che collegavano tutto il perimetro esterno con le molte porte finestre che c’erano in ogni stanza, c’era sempre una splendida visuale, specie quella del golfo e della cittadina che scendeva lungo la fiancata di una delle cime che costeggiavano il lato occidentale de La Spezia.
Tale spettacolo lo si poteva ammirare dal lato della camera, sicuramente la zona migliore. Daniel però aveva severamente vietato di mettersi lì per il rischio di addormentarsi e perdere tempo prezioso. Oltretutto il problema del frigo e delle dispense vuote rimaneva. Teoricamente serviva una spesa.
Teoricamente.
Il compagno gli era tutto appoggiato addosso e le gambe di entrambi erano allungate sul basso mobiletto in PVC bianco, a contrasto con il divano grigio scuro e le pareti di una tonalità più chiara sempre di grigio.
Le gambe erano intrecciate una all’altra e i piedi si stavano carezzando a vicenda mentre gli occhi sorvolavano verso la porta finestra aperta contornata dai tendoni lunghi bianchi e grigi.
Non avevano acceso né la tv né la musica. Si stavano semplicemente carezzando a vicenda, uno risaliva il braccio arrivando alla spalla per poi ridiscendere placido e distratto, l’altro percorreva leggero con le dita il petto, disegnava senza accorgersene sui tatuaggi.
- Stavi venendo da me, dì la verità... - Theo aveva capito che era successo qualcosa quando era arrivato, o meglio che l’aveva interrotto in una fuga.
Daniel ridacchiò contro il suo pettorale dove il viso era comodamente scivolato. Il gesto della risatina sulla pelle nuda fece rabbrividire di piacere Theo.
- Ma è vero che stavo andando a fare la spesa. - commentò sicuro di sé.
- E perché correvi? - tuttavia lui non ne era convinto.
Daniel sospirò paziente alzando gli occhi al cielo, Theo capì che non aveva le forze e la voglia di mentirgli, complice il bell’orgasmo raggiunto. Sapeva che avrebbe ottenuto tutto ciò che voleva sapere dopo il sesso, non che l’avesse fatto per potergli parlare serenamente, ma se poteva non c’era niente di male nell’approfittarne.
- Ale mi aveva appena detto che stavi arrivando ed ho il frigo letteralmente vuoto.
A quello scattò muovendo la spalla per fargli alzare e girare la testa verso di sé e guardarlo meglio in viso. Col broncio ovviamente, indispettito.
- Brutto bastardo! Come ha osato dirtelo? Volevo farti la sorpresa! - sbottò infervorato. Daniel rise placandolo prima ancora di farlo partire sul serio.
- Ha dovuto perché stavo per venire io da te, non aveva scelta...
A quello si convinse e sospirò di nuovo, ammosciandosi un po’ per la mancata sorpresa totale. Decise comunque che alla fine l’importante era che fossero lì insieme, era meglio concentrarsi sulle cose importanti. Oltretutto poi c’era ancora un discorsetto che voleva fare con lui.
Gli baciò la fronte, la punta del naso e poi le labbra che si piegarono in un sorriso beato.
Quando tornò ad appoggiare la testa fra la spalla ed il collo, lo percepì meglio sotto i polpastrelli, sulla pelle calda.
Adesso stava bene, al contrario di prima, quando era arrivato e l’aveva visto scoppiare a piangere.
- Perché mi hai nascosto che stavi male? - infine decise di non girarci più intorno e andare dritto al punto, com’era nel suo stile.
Daniel trattenne il fiato preso completamente in contropiede, per un lungo momento il cervello si svuotò e non sapendo cosa dire, aspettò un po’ prima di rispondere, poi disse qualcosa di stupido, ma se ne rese conto troppo tardi: - Non stavo male...
Non vedeva la faccia di Theo direttamente, ma dal riflesso del mega televisore spento vedeva abbastanza bene la sua immagine. Lo vide alzare perplesso un sopracciglio.
- Oh, ma dai! Sei scoppiato a piangere! Mi sei mancato tanto anche tu ed ero scorbutico in questo mese, ma la tua reazione è lontana anni luce dalla tua solita!
Daniel sbuffò indispettito capendo che non sarebbe mai riuscito a controllare la situazione come aveva sperato. Davvero non aveva scelta che scoprirsi e mostrarsi debole come non voleva?
- Cosa sei, un detective? - brontolò prendendo ancora tempo prima di arrendersi e dire la verità.
A quel punto Theo tirò fuori la sua carta migliore e ridacchiò baciandogli la tempia per calmarlo. Funzionò alla perfezione visto che nel sentire le sue labbra carnose e morbide contro la pelle sensibile vicino agli occhi, Daniel si arrese.
- Dai, non arrabbiarti. È solo che ormai ti conosco bene... - Theo attese paziente che si calmasse mentre continuava a coccolarlo, carezzarlo e riempirlo di baci. Daniel capì che era come nuotare contro corrente e smise di tentare.
- Non è che sto male... è solo che... beh, mi mancate più di quel che pensavo. Tutti; voi, i miei, il Milan... e sai, dopo un po’ non volevo ossessionarti...
Theo lo pizzicò sulla spalla rimproverandolo innervosito e Daniel scattò alzando il braccio istintivamente.
- Sei serio? - sbottò Theo non riuscendo più a mantenere la calma, era stato anche troppo bravo fino a lì!
Era così chiaramente seccato che divenne il turno di Daniel di carezzarlo per placarlo. Lo fece prendendogli il capezzolo fra le dita e rigirandoselo fino a farlo diventare turgido, cosa che non tardò ad avvenire.
- Mi sento idiota... il bambino che sta male appena se ne va da casa... se mio padre viene a saperlo guai!
Con questo lo pizzicò per minacciarlo implicitamente, intendendo di non dovergli dire nulla, ma non ottenne l’effetto sperato perché invece di farlo soffrire, Theo mugolò di piacere. Indispettito Daniel si girò fra le sue braccia spostando le gambe e mettendole di traverso su quelle di Theo, si voltò meglio col busto fino a guardarlo serio in viso.
Il compagno lo cinse col braccio intorno alla schiena tenendolo ancora a sé.
- Prometti che non glielo dirai! - disse chiaramente.
Theo alzò indice e medio e li intrecciò in un giuramento di cui Daniel non sapeva se fidarsi o meno.
- Giuro! Da me non saprà mai niente! Però giura anche tu che ti sfogherai sempre con me! Non importa cosa e quanto! Non voglio che ti tieni dentro cose se stai male, non voglio che fai finta di stare bene se non è così!
Daniel fece un piccolo tenero broncio sentendosi un idiota, trattenne il fiato per un istante, infine annuì realizzando che se volevano avere una relazione normale e profonda, il presupposto era di dirsi tutto nonostante le circostanze.
- Va bene, non nasconderò più niente.
Suggellarono la promessa con un bacio delicato, accompagnato dalla mano di Daniel che dal capezzolo si spostò sulla sua guancia.
Non voleva fargli sempre sapere tutte le volte che stava male e quanto perché era venuto lì per crescere, maturare e diventare forte e sicuro di sé. Voleva diventare un bravo calciatore ma anche un uomo in gamba, ma non sembravano esserci i presupposti per riuscirci, non facilmente per lo meno. L’idea di pesargli emotivamente lo devastava, lo mandava totalmente fuori di testa, ma non poteva pensare di farla franca, a quanto pare era più sveglio di quel che sembrava.
Con lui, per lo meno.
E lo era davvero, non immaginava quanto, per la verità.
Theo si salvava perché aveva un’aria da svampito che non si accorgeva della mosca sul suo naso, ma in realtà aveva il radar per certe cose, quelle che per lui erano importanti. Quelle le notava tutte e sempre.
Fra quelle c’era Daniel. Si accorgeva di ogni cosa che lo riguardava.
Poi c’erano quelli che si prendevano cotte per lui, specie se erano interessanti e carini a loro volta.
Era una questione di ego, lo sapeva. Aapeva anche che non era bello essere fatto così. Notare quando gli altri ti venivano dietro era davvero da egocentrici, anche se sapeva che il difetto in realtà non era quello, quanto il fatto che finisse stranamente per fissarsi con alcuni di questi. Quelli che, per l’appunto, riteneva interessanti e carini.
Ma con fissa, ancora, non gli era chiaro cosa intendesse.
Tuttavia sapeva un cosa, per certo. Daniel non doveva sapere di Sandro.
“Vedi di tenere la bocca chiusa su Sandro perché tu sei bravo a dire che deve parlarti di tutto, ma tu poi ricordati che invece non puoi parlargli di tutto! Se sa che io piaccio a Sandro sono sicuro che le cose si incasinano! NE SONO CERTO!”
Fra i due quello che aveva i vestiti più normali era Daniel, perciò lo vestì lui per andare a fare la spesa.
I cappellini erano ben calati sulla fronte, le magliette e i pantaloncini erano comunissimi e stavano spingendo il carrello fra i comuni mortali, avevano scelto un alimentari sconosciuto e piccolo proprio per confondere la gente.
Chi mai avrebbe pensato che Theo Hernandez e Daniel Maldini facevano la spesa? Per di più in un negozzietto simile?
Non che poi facessero spese tanto spesso, solitamente ordinavano tutto a domicilio o mandavano qualche collaboratore, specie Theo, per l’altro si occupava sempre tutto sua madre.
Tuttavia non fu complicato. Daniel sapeva più o meno cosa gli serviva. Tutto.
Perciò prese e riempì senza riserve il carrello di qualunque cosa che, vedendola sugli scaffali, pensasse potesse piacergli.
- Tu dici tanto a me di fare la persona normale e non usare il mio stile troppo appariscente, ma tu poi ti riempi il carrello come se il negozio fosse tuo!
Daniel lo guardò col sopracciglio alzato, perplesso, mentre il suo ragazzo indicò polemico ma divertito il carrello che stava faticando a spingere per tanta roba che c’era dentro.
- Ma se ho casa vuota dovrò fare scorta, no?
- Pensavo avessi preso tutto con tua madre...
- No, ho preso cose d’arredamento, elettrodomestici, oggetti insomma...
- La spesa non sono oggetti?
- È cibo! Oh Theo non rompere il cazzo e spingi! - ordinò seccato Daniel avanzando più veloce, già pentito di essere venuto con lui.
Theo rise e il suono che fece come sempre ebbe l’effetto calmante.
Sospirò e alzò gli occhi al cielo mandando a quel paese lui e la sua risata che osavano essere così terapeutici.
“Dovrò imparare a stare bene anche senza di lui o non andrò da nessuna parte... il piano era di diventare indipendente oltre che sicuro.”
- Comunque... - fece poi rallentando mentre camminava fra gli scaffali alla ricerca di qualcos’altro che magari si era dimenticato.
Lo affiancò mentre cambiava umore diventando curioso.
- Mmm? - fece Theo guardando a sua volta gli scaffali come se cercasse anche lui qualcosa.
- Secondo Ale, Sandro è strano. Ma pensava fosse per la rottura con Brahim, anche se in realtà dice che i due parlano serenamente e forse è uno dei pochi con cui lo fa. Come fai a non sapere nulla? Sei amico di Brahim, ti dice tutto!
Theo inciampò sul carrello e rimase in piedi facendo uso dei suoi bicipiti da urlo che si gonfiarono insieme alla sua bocca che mangiò un ‘vaffanculo’ per un soffio.
Daniel ebbe conferma di quello che già sospettava.
- Avanti, di cosa si tratta? - lo intimò con la consapevolezza che ormai era alla frutta. Se prima aveva un sospetto, ora c’era solo certezza.
Theo tossì fingendo di star soffocando con la saliva, ma Daniel non si fece fregare e aspettando paziente che finisse la sua sceneggiata, lo condusse alla cassa.
Quando si fermarono in fila dietro un paio di persone, Daniel lo guardò con un sopracciglio alzato, incalzandolo ancora con pazienza tenace.
Theo a quel punto spalancò gli occhi e gesticolò nervoso indicando le persone davanti a loro e la coppia che li raggiungeva dietro.
- Davvero ne vuoi parlare qua? - sibilò piano col suo accento fantastico che era un misto fra lo spagnolo ed il francese.
Dovette concederglielo, in effetti non era il posto più adatto. Magari non li riconoscevano ma se parlavano di Sandro Tonali poteva essere che si facessero sgamare stupidamente!
- Va bene, poi però non la scampi! Se gli succede qualcosa lo devo sapere!
- Devi? - ripeté ironico Theo raggiungendo il nastro per posizionare la spesa.
Daniel nemmeno lo degnò di una risposta iniziando a sistemare tutto sopra. Mentre uno la buttava alla rinfusa, l’altro la ordinava con un certo metodo.
Solo al momento del pagamento Daniel si rese conto che dovendo pagare con la carta, avrebbero rischiato di essere riconosciuti e facendo un cenno col capo in direzione di Theo seguito da uno che indicava l’esterno, gli fece capire di avviarsi alla macchina.
Theo eseguì ben lieto di staccarsi qualche secondo da lui, mentre l’ansia lo investiva dopo che l’aveva trattenuta a stento.
Aprì il portabagagli e iniziò a mettere dentro le borse che Daniel aveva composto con tanta precisione.
Ad ogni sollevamento imprecava, ma non per lo sforzo di cui nemmeno si rendeva conto.
Imprecava per la sua insistenza su quel dannato argomento.
“Ora che diavolo mi invento? Lui sa subito se mento! Non posso mentirgli, se ne accorgerebbe. Ometterò. Se ometto non mento, sarò sincero, in un certo senso. Così ci riuscirò e se ne starà buono.” poi ci pensò meglio, mentre metteva via il carrello dietro agli altri. “Sì bravo, ma di fatto che cazzo gli dico?”
Stava valutando di chiedere un SOS veloce a Brahim, quando vide Daniel uscire dal negozio e Theo sospirò fra sé e sé insofferente.
Lo amava, ma a volte poteva essere meno pressante. L’avrebbe amato comunque.
A casa misero per prima cosa in congelatore un paio di birre per poterle bere presto, poi sistemarono il resto.
Mano a mano che Daniel riempiva gli armadi vari della sua cucina piuttosto chic, Theo che tirava fuori le cose dalle borse sistemandole nel piano, realizzava che quella era realmente casa sua.
La sua prima casa effettiva, dal momento che prima di ora era stato dai suoi.
Riempire un appartamento vuoto lo rendeva reale. Se ne rese conto mentre un nodo gli salì traditore nel guardarlo girare dai pensili al tavolo prendendo e riponendo roba come se non avesse nemmeno dubbi su dove metterla.
- Beh? - fece distrattamente Daniel notando che aveva una faccia strana. Theo spalancò gli occhi colto in fallo. Non voleva nemmeno fargli pesare qualcosa che già gli pesava da solo. Doveva essere il suo sostegno, non un ulteriore peso.
- Niente, solo che è strano vederti riempire un’altra casa...
Daniel, di fretta e concentrato su quel che faceva, lo guardò perplesso e aggrottato senza capire bene cosa intendeva.
- Quale dovrei riempire? - non se ne rendeva conto, pensò fosse meglio così. Rise cercando qualcosa di stupido da dire, ma non gli venne niente e si limitò a tirargli un pacco di fette biscottate che Daniel prese al volo. Alla fine era più toccato lui dalla sua lontananza che Daniel, il che era tutto dire visto quanto in realtà c’era stato male in quel mese.
- Non so, la mia sarebbe meglio!
Forse alla fine qualcosa di stupido gli era venuto. Significava che la propria bocca riusciva ancora a parlare a sproposito.
“A proposito di questo...” sentì Daniel ridere mentre continuava col suo compito, fino a che, dopo che ebbe finito, aprì il congelatore e prese le due birre che vi aveva riposto prima. Erano abbastanza fresche anche se non molto.
Le aprì entrambe e gliene diede una.
Theo la prese, fecero un brindisi toccando i colli di vetro scuro e guardandosi negli occhi. Incrociando i suoi splendidi occhi azzurri, si accorse che mentre lo faceva non pensava a qualcosa di solenne da dire in memoria dei nuovi inizi, bensì lo scrutava alla ricerca di ciò che nascondeva.
- Sai, vero, che non sai fingere con me?
Ed eccolo lì, infatti.
Theo si morse la lingua trattenendo il fiato per non rispondere di getto, distolse lo sguardo roteandolo disperato per la cucina aperta che si collegava al salone spazioso. Diede anche una lunga sorsata fresca che gli pizzicò la gola, pensando ancora nel panico a cosa rispondere.
- Oh andiamo, non c’è niente da dire!
Daniel assottigliò gli occhi che divennero due lame affilate color mare in tempesta.
- Dillo a qualcun altro! Voglio sapere cos’ha! - disse deciso. Non avrebbe mollato la presa.
- Ma perché?! - sbottò indispettito Theo, ormai nemmeno si dava pena a nascondere che qualcosa che non voleva dirgli in effetti c’era. Daniel lo indicò col dito ancora stile mastino.
- Proprio perché fai così e non vuoi dirmelo! Non è da te! Mi hai sempre detto tutto. Anzi! In generale dici sempre tutto a chiunque! È strano che tu cerchi di omettere qualcosa!
A quel punto, davanti a quel tragico bivio, Theo saltò seduto sul tavolo dove fino a poco prima c’era stata la spesa. Dondolò le gambe cercando una risposta plausibile che potesse soddisfarlo, mentre rifletteva su quanto si fosse chiuso Sandro per colpa sua.
Non glielo poteva dire. Non sapeva dire perché, ma sapeva che non poteva farlo.
- Non è niente di grave di cui tu ti debba preoccupare.
- Perché non me lo vuoi dire? - fece incalzante Daniel avvicinandosi alle sue gambe. Si appoggiò alle sue ginocchia fermando il dondolio. Theo bevve ancora pensando svelto, poi decise di essere sincero in una certa maniera.
- Non spetta a me farlo. Se vorrà un giorno te lo dirà lui, né io né Brahim possiamo dire quel che gli sta succedendo. È giusto così, capisci?
Daniel parve aprire il suo sguardo corrucciato ed insistente, come se finalmente capisse il senso di quel che diceva, non quel che gli nascondeva.
- Riguarda me?
Theo benedì il fatto che non beveva altrimenti si sarebbe soffocato. Si rigirò la bottiglia fresca fra le dita, senza distogliere mai lo sguardo dal suo penetrante ed inquisitorio. Gli faceva sempre un effetto devastante. Se poi si faceva così intimo, era anche peggio.
- No, non te. Non riguarda te. Non è niente di grave, ma è personale di Sandro. Quando e se vorrà lo condividerà lui con qualcuno. Ti prego, non chiedermi più niente.
Per la verità non riguardava Daniel, in effetti.
“In realtà riguarda me. È cotto di me. È questo il punto. Che Daniel ci sia o meno è ininfluente o meglio... influisce perché non ci prova apertamente con me per questo, ma nel non farlo sta implodendo. Non so quanto andrà avanti, così. Ma che glielo dico a fare? Da qua comunque non può fare nulla e finirebbe per farsi film e paranoie che si aggiungerebbero ai problemi che ha qua ad inserirsi in squadra. Deve concentrarsi sullo Spezia, non sul Milan. Ormai fa parte di un’altra squadra.” nel pensarlo, un guizzo di dolore gli strinse lo stomaco in una morsa che gli procurò dolore nell’ingoiare un altro sorso di birra, per poco non gli andò storto.
Oltretutto c’era il non molto trascurabile fatto che Daniel non avrebbe gradito, anche se lo faceva senza un reale secondo fine. Ogni tanto finiva per stuzzicare Sandro perché lo divertiva vedere come diventava matto a trattenersi dal saltargli addosso, ma non lo faceva per provarci con lui o per spingerlo a farlo a sua volta. Era solo uno hobby strambo che in pochi avrebbero capito, Daniel no di certo.
“Sono un egocentrico narcisista, ma nessuno è perfetto. Non faccio niente di male, mi diverto solo un pochino. Se dovessi capire che Sandro ne soffre sul serio smetterei, ovviamente. Ma per ora è una delle poche cose che non mi fa pensare al suicidio in questo periodo di merda senza Dani. È auto conservazione in un certo senso. O mi diverto a spese del povero Sandro, o piango tutte le lacrime del mondo per il mio ragazzo. Mi manca più di quanto io gli manchi. Per lui è difficile stare qua da solo, ma non credo che stia davvero tanto male senza di me. Ma forse sono solo il solito idiota che non capisce un cazzo. Così mi direbbe Dani se mi leggesse nella mente. Cazzo, per fortuna che non può farlo! Mi lascerebbe seduta stante!”
Daniel sospirò e decise di credergli e lasciar perdere.
Su una cosa aveva ragione.
Se riguardava Sandro spettava a lui parlargliene.
“Anche perché non vedo proprio cosa potrebbe mai essere che devo per forza sapere... Theo ha ragione, se vorrà me ne parlerà. Tanto più che essendo lontano è anche normale che non gli venga su di confidarsi con me. Fra l’altro da qua che potrei mai fare?”
Non immaginava che Sandro lo tenesse tenacemente segreto anche ad Alexis e Rafa perché troppo amici suoi e soprattutto troppo con la bocca grande.
Non immaginava nemmeno che per la verità non ne aveva parlato direttamente con Theo, bensì aveva accennato qualcosa a Brahim in quanto era stato lui a tirare fuori l’argomento. In un modo che definire pirotecnico era anche poco.
In realtà Daniel non immaginava minimamente cosa potesse essere di personale che lo spingesse ad involvere in quel modo e chiudersi. Aveva superato i problemi di coppia lasciandosi con Brahim, ma l’avevano fatto serenamente rimanendo addirittura amici. Perciò non erano problemi legati a lui.
Dedusse che potesse riguardare o il calcio o la sua famiglia, ma in entrambi i casi non avrebbe avuto tanto senso farne così tanto mistero.
“Beh, ma Theo lo sa perché glielo avrà detto Brahim. È lui che avrà raccolto le confidenze di Sandro, cosa molto sensata. Sicuramente Theo ufficialmente non sa nulla, per questo cerca di tenere la bocca chiusa. Se Alexis mi dicesse un segreto sacro penso che effettivamente non ne parlerei nemmeno con Theo. Dipende dal segreto, ma sì. In linea di massima ha senso.”
Note: la cosa più assurda di cui mi rendo perfettamente conto, è che sembra si parli del problema ludopatico di Sandro che circa un anno dopo o poco più è venuto fuori nella realtà, ma non è così. Quando ho scritto non si sapeva niente, erano ancora tutti lì insieme appassionatamente, o meglio Daniel aveva iniziato la sua disavventura allo Spezia, ma Sandro era ancora felicemente al Milan e mi stavo totalmente inventando di questo problema per esigenze di fic. Sia chiaro, non ho mai inserito niente su quel discorso perché ormai le fic erano finite ed ho deciso di lasciarle così com'erano. Specie perché se dovessi ora riscrivere tutto quanto, Theo lo accoppierei con Sandro T_T che li amo tanto insieme, non importa cosa è successo poi, tutti hanno problemi e nessuno è perfetto. Bon, basta, chiudo le note. Alla prossima. Baci Akane