15. FRA SOGNO ED INCUBO

percorso

- Merda! - Sandro imprecò a denti stretti mentre calciava di nervo l’ennesimo pallone sbagliato. Non aveva nemmeno sfiorato la traversa. 
Aveva faticato tanto a perfezionare il suo tiro dalla distanza, quando aveva avuto successo si era emozionato e riempito di gioia perché aveva capito di poter essere più utile alla squadra. E lo era stato. 
Adesso, però, per colpa dei nervi a fior di pelle nemmeno riusciva più a tirare come si doveva. 
Ripensò a quando quei sintomi di involuzione erano cominciati e a come Brahim l’aveva colpito ed affondato. 

**

Erano gli ultimi giorni di ritiro, poi il club sarebbe tornato a casa e avrebbero fatto qualche giorno di pausa prima di ricominciare il solito tram tram per la nuova stagione. 
Aveva passato tutta l’estate a fare letteralmente schifo ai tiri, ormai diventati il suo punto forte. Al punto che Brahim, quel tardo pomeriggio dopo l’ultima sessione, si era buttato nella piscina con lui. 
Si era trattenuto più degli altri per allenarsi ai tiri, come sempre, e, come sempre non ne aveva azzeccato nemmeno uno. 
Rimasto solo e pieno di rabbia verso sé stesso, si era messo a nuotare nella piscina del resort messo a disposizione per quell’ultimo segmento di ritiro estivo che si sarebbe concluso con l’ultima amichevole. 
Aveva nuotato e poi si era appoggiato al bordo con la nuca all’indietro, il viso bagnato come anche i capelli in disordine, gli occhi chiusi e il viso contratto in una smorfia di frustrazione. 
Era rimasto così a pensare per poco, poi lo ‘splash’ ed il conseguente spruzzo in faccia l’aveva distratto facendogli bere un po’ d’acqua per la sorpresa. 
Tossì e si vide parzialmente la vita passargli davanti fino a che non tornò in sé ed i polmoni si ripulirono riempiendosi di aria. 
Prima ancora di aprire gli occhi sapeva già chi era, infatti grugnì il suo nome seccato, rimproverandolo: - BRAHIM! 
La sua risata l’accolse mentre le sue mani accorrevano ad asciugargli il viso come se fosse quello il problema. 
- Dai, eri così corrucciato che ho voluto farti uno scherzo! 
- Che strano! - brontolò subito lanciandogli un’occhiata tempestosa. 
Convinto di trovare anche il suo solito seguito, fu strano notare che invece erano soli. 
- Dove sono gli altri tuoi amichetti? - lo disse con troppa acidità e se ne pentì subito perché sapeva che Brahim lo conosceva bene. 
Infatti non gliela fece passare liscia e mentre gli pizzicava un capezzolo torcendoglielo con dolore, lo stuzzicò malizioso mettendoglisi vicino coi gomiti sul bordo della piscina.
- Oh, deluso che non ci sia Theo con me? 
Troppo tardi si rese conto di essersi scavato la fossa, perché invece di lanciargli un’occhiata piena di panico, avrebbe potuto elencare tutti gli altri ‘amichetti’ di Brahim. 
Rafa primo fra tutti che praticamente non si staccava più dai quei due, ormai. 
Invece con estrema spontaneità venne allo scoperto, non per volontà reale. 
Uno sguardo, quello bastò a Brahim per avere conferma dei suoi sospetti. Si mise infatti a fare una risatina da signore delle tenebre, probabilmente per sdrammatizzare qualcosa che poteva essere potenzialmente grave e rovinare i rapporti di tutti. Specie i loro e quelli fra lui e Theo. 
Suo malgrado rise in quella maniera idiota, anche sadica in effetti, e Sandro capì che non era né arrabbiato né infastidito da quella rivelazione involontaria. 
- Allora è vero! Ne avevo il sospetto, ma mi serviva una conferma! 
Sandro si morse a sangue il labbro guardandolo nel panico più completo mentre si pentiva amaramente di essere così onesto, schietto e sincero. 
Per questo evitava Daniel come la pesta, sapeva che gli sarebbe uscito se si fosse trovato a tu per tu con lui. 
- Non... non è mai successo nulla né voglio che succeda... è solo un problema che è subentrato di recente... 
Stava disperatamente cercando di non fargli capire che era uno dei motivi per cui era finita fra loro, ma sapeva che tanto Brahim se l’aveva capito sapeva già anche quello. 
Infatti mentre parlava agitato a e macchinetta, lo fissava per leggergli nel visetto da folletto spagnolo e vide presto i suoi timori consolidarsi. 
- Mi prendi per scemo? 
Sandro tornò nel panico e smise di tentare di parlare, consapevole che avrebbe solo fatto più danni. 
A quel punto, con l’aria più sofferente mai vista e mortificata, si voltò appoggiandosi col corpo alla parete della piscina e nascose il viso fra le braccia che incrociò sul bordo. 
Voleva morire, ecco la verità.
Voleva evaporare. 
Diventare acqua e confondersi in quella piscina. 
Non voleva tutto quello. Non l’aveva mai voluto. Ora non sapeva come diavolo rimediare. Peccato che era evidente non si potesse.

Brahim rimase colpito dalla sua reazione drammatica e attese qualche istante che si riprendesse. Notando che non sembrava succedere, sospirò e si girò come lui rivolto verso il bordo della piscina, gli mise infine una mano sulla schiena che scivolò sul collo e strinse la presa baciandogli dolcemente la spalla.
Era sinceramente dispiaciuto per lui, non aveva immaginato quanto stesse male per quella situazione e sapeva che non era tanto il sapere di avere un debole per Theo, quanto il fatto che fosse proprio il suo migliore amico. 
- Va bene... - sussurrò dolcemente, cambiando modo. Aveva pensato che buttarla sullo scherzo potesse aiutarlo a parlarne più facilmente, ma forse aveva usato un metodo un po’ sbagliato. 
Sandro in realtà era sensibile. 
Gli baciò la spalla su cui spesso aveva soffocato gemiti di piacere. Si rese conto di non essergli ancora indifferente dal punto di vista sessuale. Gli piaceva ancora, anche se sapeva che tanto non sarebbe stata più quella bella scopata dell’anno scorso. 
- Non preoccuparti, non è grave. Tutti hanno un debole per Theo. So che se fossimo stati più legati ed innamorati, non ti saresti accorto di niente per nessuno. Se hai potuto prenderti per lui è perché fra noi non funzionava e non era sufficiente. 
Era così, per la verità, ma Sandro non parve stare meglio e finì per scivolare giù sotto l’acqua e rimanere immerso per qualche secondo al termine del quale, nel non rivederlo salire, Brahim gli prese meglio il collo su cui le dita appoggiavano e lo riportò a galla costringendolo a guardarlo. 
Aveva il viso bagnato, i capelli sugli occhi chiusi e sicuramente piangeva. 
Glielo prese e lo girò verso di sé asciugandogli le palpebre e spostandogli la frangia. 
- Guardami. - disse deciso. Sandro scosse il capo, carico di vergogna, ma a quel punto Brahim gli diede una ginocchiata nei sacri gioielli e questo lo fece piegare in avanti contro di lui, l’accolse fra le braccia mentre ululava di dolore e vedeva le stelle. 
- Guardami ho detto! - fece di nuovo perentorio. 
Sandro decise che era meglio farlo per non rischiare di rimanere impotente. 
Con una mano sul bordo e l’altra sul suo fianco, lo guardò riemergendo dal suo collo. 
- Va tutto bene. - disse semplicemente ma con forza. Lo ripeté fino a che Sandro non parve accettarlo e quando sembrò un po’ più sereno, gli sorrise baciandogli la fronte affettuoso. 
Avrebbe sempre avuto riguardo per lui, ma era vero. Alla fine non era andato oltre ed ora si era tutto spento. Rimaneva però un profondo affetto, ma più di quello, null’altro. 
- Lo dirai a Theo? - Brahim si guardò bene dal dirgli che già lo sapeva da solo, non voleva metterlo ancor più nel panico. Sorrise incoraggiante dimostrandogli di essere molto più bravo di lui a mentire. 
- Tranquillo, bocca cucita! 

Sandro si sollevò. 
- E tu come stai a proposito? 
Brahim si sciolse ed alzò le spalle tornando a galleggiare a pancia in su, mentre muoveva distrattamente le gambe ed appoggiava la testa sull’acqua. 
- Avevo solo bisogno di accertarmene, ma non è un problema. Ormai ognuno per la sua strada. È solo che volevo farti sapere che l’avevo capito. Tutto qua. 
Sandro si chiese perché, ma non voleva parlarne molto, per la verità. Era già troppo quello che avevano fatto. 
- Non ho intenzione di mettermi in mezzo fra nessuno, è un problema mio, non avrà seguito in alcun modo e prima o poi mi passerà. 
Brahim rise a quella sua convinzione, cosa che non lo lasciò molto sollevato. Lo guardò storto, ma lui in risposta gli pizzicò la natica e girandosi veloce come un’anguilla si mise a nuotare per la piscina.
Sandro, troppo stanco per farlo, era rimasto a guardarlo perplesso, un po’ sollevato che almeno lui sapesse e che paresse averla presa bene. 

**

Ora a distanza di qualche settimana, Sandro si rendeva conto che non era effettivamente un problema che lui lo sapesse, un po’ era meglio e lo confortava l’idea, ma dagli sguardi maliziosi e gli occhiolini che Theo di tanto in tanto gli lanciava, era convinto che lo sapesse anche lui e che quindi glielo avesse detto. 
“Non che avessi dubbi sul fatto che sarebbe finita così!” si disse scaricando un’altra palla troppo alta, seguita dall’ennesimo ‘merda’ fra i denti. 
- Sai cosa dovresti fare? - fece una voce matura e bassa alle sua spalle. 
Sandro per poco non cadde male sul piede. Rimase in piedi e si girò fissando il mister ancora lì. Di solito era l’ultimo ad andare, specie ora che non c’era più Zlatan che si fermava oltre per i suoi esercizi in palestra per i quali obbligava sempre qualcuno a farli con lui. 
- Mister... continuerò finché non ritroverò il mio piede! - si affrettò Sandro con aria pentita. Si era fatto beccare proprio da lui, come aveva potuto essere così stupido da non notare che era ancora lì? 
Stefano Pioli rise dimostrando che era totalmente rilassato in merito, si fece avanti e gli mise una mano sulla spalla come ad indicargli che andava tutto bene. 
- Dovresti fare qualche allenamento extra con Theo, rifiniture laterali e poi allenarvi insieme ai tiri. Anzi, voglio che lo fate. Lo dirò anche a Theo. Da domani, un po’ in più. 
Lo sguardo di Sandro si riempì di uno spontaneo terrore che fece ridere il suo allenatore il quale continuò del tutto pacifico. 
- È una cosa che mi ha fatto venire in mente Zlatan. Abbiamo poche opzioni in attacco, è evidente che la nostra fascia più forte è la sinistra, ma in realtà Theo e Rafa hanno bisogno di un’alternativa al loro gioco, non è sufficiente che il nostro gioco più forte si basi solo su due. Serve un terzo che si inserisca con loro e si alterni. In particolare voi due dovete connettervi in questo modo Rafa potrà rimanere avanti e approfittare meglio dei contropiedi, mentre voi due vi occuperete di giocare e gestire le palle dietro. Però dovete sincronizzarvi, perciò farete esercizi in più. Fra l’altro sarete voi due ad alternarvi ai calci piazzati, avete due ottimi tiri, uno è destro, l’altro è mancino. Voglio che su tutte le palle ferme vi mettete sempre insieme e poi decidete sul momento chi tirarle. Per questo dovrete allenarvi di più insieme. Voglio che tu e lui troviate la stessa sincronia che c’è fra lui e Rafa. 
Dopo quel bel sermone del tutto logico, sensato e pieno di cose davvero giuste che sicuramente venivano da Zlatan e Simon, Sandro annuì senza discutere assicurando che dal giorno dopo avrebbe fatto quanto richiesto. 
Infine, una volta di nuovo da solo, si buttò per terra col viso fra le mani, disperato. 
Era appena scoppiato un disastro destinato a peggiorare! 


Alexis era al settimo cielo quando metteva giù il telefono con Daniel.
Non per le cose che gli diceva, ovviamente. 
Daniel tendeva alla depressione da quando era allo Spezia, lo capiva benissimo. 
Però era felice che fosse tornato ad essere il suo amico e confidente numero uno. Pareva forse un’esagerazione, ma riuscire ad avere lo stesso rapporto di un tempo con lui era una cosa davvero molto importante. 
Naturalmente non era in grado di mascherare nemmeno un briciolo delle sue emozioni e all’ennesima chiamata con Daniel finita coi salti di gioia e la luce che spruzzava da ogni poro, Olivier fece qualcosa che fino a quel momento non aveva ancora fatto. 
Si interessò al ‘prima di lui'. 
Non era mai stato uno che si metteva in mezzo a certe cose, specie se non c’entravano con lui.
Sapeva che Alexis aveva un passato e siccome ce l’aveva anche lui e non aveva minimamente voglia di condividerlo, non aveva mai chiesto il suo. 
Aveva capito che in qualche modo c’entrava Daniel, la festa di Zlatan dove avevano fatto quello stupido gioco della bottiglia lo ricordava bene. 
Era stato un dramma che Daniel si fosse rifiutato di baciarlo, già il fatto in sé era stato strano, ma la sua reazione era stata ancor più emblematica. 
Aveva supposto fossero ex e non aveva voluto chiedere vedendolo ancora molto sensibile sulla cosa. 
Non aveva nemmeno fatto scene di alcun tipo, capendo che tutti avevano dei punti deboli. Fra l’altro sembrava una questione fresca, in quel momento. 
No, non aveva chiesto né allora né dopo. 
Perché poi aveva pensato che se lui avesse rivisto Mathieu sarebbe stato male anche lui e di sicuro non avrebbe avuto voglia di spiegare a nessuno perché si erano lasciati.
Era stato doloroso, molto più di quello che aveva pensato inizialmente. 
Sebbene fosse un ragionamento sensato, c’era dietro anche qualcos’altro.
Olivier era egocentrico, se una cosa non lo riguardava direttamente non se ne interessava. 
O per lo meno era sempre stato così.
Sempre, fino a quel momento. 
- Si può sapere cosa c’è ogni volta da essere tanto felice quando parli con Daniel? Parlaste di cose allegre, ma sento che lo consoli e lo tiri su... 
Alexis lo guardò strabiliato, convinto d’aver capito male. 
Cos’era quella?
Gelosia? 
Interesse? 
Il piccolo dolce belga era perfettamente consapevole del tipo particolare che era Olivier ma non aveva mai preteso altro da lui, né di più.
Sapeva com’era fatto e gli era andato più che bene così, specie se poteva averlo. A maggior ragione visto che quel che gli dava di lui era più che sufficiente per sopperire alle mancanze di interesse nei suoi confronti. 
- È per questo che non giri nudo anche se fa ancora abbastanza caldo? - Olivier spalancò gli occhi azzurri a quella sua strana risposta fuori luogo e lui si affrettò a rispondere senza vena polemica, puramente sincero: - Ti ho visto girare nudo in pieno inverno, stai vestito quando sei seccato da qualcosa, ma non c’entro mai io. È la prima volta, ora. 
Ottimo osservatore, si disse Olivier seccato di essere stato letto così facilmente. 
Lo conosceva già così bene nonostante avessero sempre e solo scopato? 
Per un momento pensò di spogliarsi per dimostrargli che si sbagliava, ma poi si rese conto che sarebbe stato un bambino, così si limitò ad uscire fuori sul terrazzo dove appoggiò i gomiti. Ricurvo, si mise a fissare corrucciato il paesaggio davanti a sé. Quel giorno giocavano in trasferta e quella città non era niente male, ma non gli interessava realmente. Non la guardava sul serio, così come non si era mai effettivamente interessato seriamente ad Alexis. 
Finché lo adorava dandogli quello di cui aveva bisogno, che motivo aveva cambiare o interrogarsi? 
La presenza silenziosa di Alexis si palesò alle sue spalle poco dopo e si presentò sotto forma di due mani delicate che gli carezzavano la schiena attraverso la stoffa della maglietta. In mezzo alle scapole, le sue labbra lo baciarono risalendo dolcemente sulle spalle mentre le mani l’accompagnavano in un abbraccio da dietro, col suo corpo che aderiva al proprio. 
Non voleva, non voleva minimamente, ma per la verità appena l’aveva fatto si era subito rilassato sentendosi fastidiosamente costretto dai vestiti che ora si pentiva d’avere. 
Non lo sentiva bene come voleva. 
Alexis aveva una sua delicatezza, quando lo toccava. 
Era come una piuma, ma al tempo stesso sembrava assorbire il piacere nel contatto che gli procurava. 
- Un anno e mezzo fa ero cotto perso per Daniel. Siamo partiti come amici, poi io mi sono preso a bestia per lui. Però lui aveva già Theo che lo corteggiava, siccome era una testa di cazzo l’ha fatto soffrire all’inizio ed in quel momento fra noi è successo qualcosa. Ma era solo confusione e desiderio che Theo fosse un po’ più come me. Ma non ero io, realmente, quello che voleva. Alla fine ha scelto lui ed io mi sono fatto da parte. Ci sono stato male e fra noi è stato difficile per un bel po’, ma poi in estate sei arrivato tu. Mi hai come fatto rinascere completamente. 
Non sapeva se doveva proseguire con una sviolinata per farlo contento, ma Olivier girò la testa verso di lui, la bocca ancora appoggiata alla sua spalla. Alzò preoccupato gli occhi sui suoi, trattenendo il fiato mentre sperava con tutto sé stesso che gli bastasse e che ne fosse convinto. Non poteva sopportare l’idea di perderlo. 
Ormai non era più un chiodo scaccia chiodo od un modo per non pensare più a Daniel. 
Ormai era lui il centro del suo universo, anche se però soffriva dentro di sé nel sapere che invece per Olivier lui non lo era.
Non era idiota, sapeva di non esserlo, ma gli bastava quel che gli dava.
Fino a quel momento.
Spaesato da quel moto di gelosia, aveva agito immediatamente per evitare di litigare. Non si era dato tempo per riflettere sul significato di quella sua piacevole stizza. 
- Ero solo un modo per distrarti da lui? 
Alexis continuò a guardarlo con sincerità alzando le spalle leggero. 
- Per guarire. 
- E l’ho fatto? Ti ho guarito? - chiese poi senza cambiare espressione o dargli spiragli di alcun tipo che gli facessero capire come stava. 
- Mi hai rimesso al mondo. - rispose con trasporto e totalmente sincero. A questo il viso di Olivier finalmente si colorò di un sorriso bellissimo e abbassando la propria spalla, lo baciò delicatamente. 
Rimasero così con le labbra premute, gli occhi chiusi ad assaporarsi e lì, proprio in quel momento, Alexis sentì distintamente il suo trasporto. 
Qualcosa che non aveva mai percepito né avuto, non così particolare, così delicato, così emotivo. 
Spaventato all’idea di avere le visioni, non disse nulla e non chiese niente. 
Avvolse la sua vita con le proprie braccia, lo strinse da dietro e gli aprì le labbra violandolo con la lingua. Quando Olivier lo assecondò, gli parve che tutto tornasse come prima, ma la consapevolezza che lì lui dovesse aver provato qualcosa di diverso gli rimase nel cuore.
Non voleva illudersi, ma se così fosse stato, sicuramente avrebbe pianto di gioia come non mai nella sua vita. 
Questo perché lui ormai già lo amava, solo che aveva giurato a sé stesso di non dirglielo mai per non sentirsi di nuovo rifiutare o peggio non rispondere. 
Si sarebbe tenuto quel che Olivier sarebbe stato disposto a dargli, il resto sarebbe rimasto un bel sogno.
Ma forse quel sogno stava diventando realtà.
Forse. 
“Ma non posso ancora crederci.”


Note: Ho voluto fare una sorta di cameo/omaggio ad una delle coppie di cui ho trattato precedentemente (Olivier ed Alexis) perché originariamente avevo in mente di fare una fic esclusivamente su di loro per mostrare l'evoluzione del loro rapporto, ma poi visto che il tutto è connesso con la storia scritta qua di Daniel e Theo, ho deciso di fare un accenno in questa. Una sorta di dovere di cronaca, se vogliamo. Per dire che anche Alexis ha il suo lieto fine, che meritava assai. 
Per il resto tutti sanno che erano Zlatan e Simon a indicare a Pioli come allenare la squadra e sono inoltre sempre stata convinta che quella stagione Sandro e Theo si fossero allenati insieme da soli per perfezionare la loro intesa sulla fascia, che ad un certo punto era piuttosto evidente. Così come che sui palloni piazzati si mettessero sempre loro due perché qualcuno gli aveva detto di farlo. Sta per arrivare la parte dove tutto si incasinerà, perché tanto lo sapete che succederà. Alla prossima. Baci Akane