16. CERCANDO L’INTESA

santheo

Theo scoppiò a ridere fino alle lacrime, con tanto di convulsioni e lo fece proprio in faccia al povero Sandro, mentre gli comunicava la decisione del mister di fargli fare degli esercizi insieme sulla loro fascia per aumentare la sincronia, oltre che allenarsi ai calci piazzati. 
Quando smise, dopo diversi minuti, Sandro aveva le mani ai fianchi e l’aria seccata, molto seccata. 
- Scusa. - fece fra le lacrime cercando di smettere. - È solo che hai un’aria così disperata che... 
 Stava per dire ‘che so perché ce l’hai e mi fa ridere un sacco’, ma si fermò per miracolo realizzando che non poteva dirglielo. 
Sandro inarcò le sopracciglia offeso e spazientito, battendo il piede per terra in attesa che si decidesse a smettere di fare l’idiota.
Si erano ritrovati insieme negli spogliatoi a lasciare le rispettive cose prima di andare a fare colazione come di rito e successivamente iniziare gli allenamenti mattutini. 
Sandro aveva deciso probabilmente per una cosa tipo ‘via il dente via il dolore’. 
Glielo aveva detto subito, ma si capiva che non ne era minimamente felice e che se avesse potuto ne avrebbe volentieri fatto a meno. Il punto era che Theo sapeva perfettamente il motivo per cui non voleva ed anzi, quella sua evidente disperazione la leggeva anche troppo bene.
Più che altro, però, l’aveva fatto scoppiare a ridere fino a chinarsi sulle ginocchia l’ironia della cosa. 
Proprio lui che voleva stargli alla larga perché era cotto, era ora costretto a passare del tempo con lui.
Non ce l’avrebbe fatta, glielo leggeva chiaro in faccia. 
- Hai finito di fare il ritardato? Si può sapere perché ti faccio ridere? 
Sandro stava per tirargli un calcio sui denti, ma Theo decise di calmarsi, specie per provare a controllare la propria bocca. Cosa difficile, ma si impegnò. 
Si tirò su e scosse la testa cercando di non ridere più, anche se si vedeva che aveva appena pianto dal ridere. 
- Niente. 
Sandro alzò gli occhi al cielo e decise di lasciarlo perdere.
“Per fortuna!” pensò Theo guardandolo mentre usciva a passo di carica dallo spogliatoio. “Se avesse insistito per sapere perché ridevo, non sapevo che inventarmi! Tendo ad essere schifosamente sincero!”
Tendenza che spesso era una vera croce. 
Appena la porta si chiuse, si riaprì subito rivelando un Brahim già irritato che lo fissò allargando le braccia: - Si può sapere che gli hai fatto? Era furioso e disperato insieme! Non posso lasciarvi soli un attimo! Smettila di torturarlo per il tuo divertimento! Sei un bastardo! 
Andò avanti come un treno per un po’ fino a che Theo gli mise un asciugamano in bocca. 
Di quelli puliti per fortuna. 
- La smetti? Io non ho fatto nulla! Ha detto che il mister vuole che ci alleniamo insieme un po’ dopo la sessione regolare. Vuole che ci alleniamo ai calci piazzati e a fare esercizi di intesa sulla fascia. Vuole trovare delle valide alternative al sistema io più Rafa. 
L’aveva spiegato bene per fargli capire che era vero. A questo punto Brahim si tolse l’asciugamano e glielo mise nella sua, di bocca. 
- E perché sembrava gli avessi fatto qualcosa di brutto? 
Theo sputò e lasciò l’asciugamano con la loro saliva sul sedile mentre prendeva il cellulare ed usciva con il suo amico dallo spogliatoio. 
- Perché sono scoppiato a ridergli in faccia! - rispose semplice come se non ci fosse niente di male. 
Brahim rallentò convinto scherzasse, ma visto che proseguiva tranquillo senza ridere come un idiota, capì che era vero. Chiuse gli occhi sconsolato e scosse il capo. 
- Dio, quanto sei stronzo! - grugnì a denti stretti. 
- E perché lo sarei? 
- Perché lo sei! - rispose subito affiancandolo e spingendolo contemporaneamente. Theo non se la prese ma non rise.
- Ma dai, era così disperato ed io sapevo perché lo era e non potevo dirglielo! Che ironia assurda è? Non può stare con me, ma deve! 
- Chi non può stare con te? - la voce squillante e allegra di Alexis li raggiunse dal fondo del corridoio, da dove era appena arrivato entrando dall’ingresso. Il borsone in spalla e l’aria più felice del mondo, cosa che ultimamente aveva praticamente sempre. 
Theo scosse il capo e Brahim rispose al suo posto: - Il suo cervello! Per questo è idiota! 
Alexis rise e non indagò. 
Una volta separati, Brahim alzò il dito indice davanti alla faccia perplessa di Theo che stava per polemizzare. 
- Non deve sapere niente! È tornato in rapporti con Daniel. Gli dice vita morte e miracoli! Sta attento a cosa gli dici e a come ti comporti davanti a lui! 
- È la spia del mio ragazzo? - chiese per essere sicuro d’aver capito bene. Brahim provò l’impulso di mettergli una scarpa, nella bocca, al posto dell’asciugamano, ma si trattenne intimandogli di stare zitto. 
- Non è che tu puoi recriminare visto che gli nascondi un dettaglio non tanto trascurabile! 
- Ma io non ho fatto niente di male! Non l’ho tradito e non voglio farlo! Non sto facendo... 
Brahim decise di smettere di perdere tempo provando a spiegarglielo e mettendogli una mano sulla faccia, lo scacciò stile mosca andando al solito tavolo del bar di Milanello per la colazione. 
“Tanto è inutile, non lo capirebbe comunque che qualunque cosa nascondi al tuo ragazzo, anche se innocente, è comunque una colpa! Vedrai se non litigheranno per questo!”
Perché tanto ormai lo schema lo conoscevano tutti. 

Sapeva che sarebbe stato un disastro, non aveva idea di quanto, però. 
Dopo la sessione regolare, il mister ordinò a Sandro e Theo di fermarsi a fare allenamento sui tiri piazzati e qualche esercizio di passaggi in avanzamento sulla fascia. 
Offertosi di rimanere per assicurarsi che li facessero o di lasciargli appresso il suo vice, Theo li aveva tutti liquidati dicendo che se veniva guardato gli veniva ansia da prestazione! 
- Ansia da prestazione? Tu? - brontolò Sandro vedendo che il mister gli dava veramente retta lasciandoli soli ad esercitarsi l’ultima mezz’ora. 
Figurarsi se Pioli non viziava Theo?
Theo rise avanzando palleggiando al piede e al ginocchio. 
- Preferivi che qualcuno ti bacchettasse su come fare cose che sappiamo fare perfettamente? 
- Guarda che se pensi di stare qua mezz’ora a grattartelo ti sbagli, intendo fare precisamente quel che ci ha detto! Anche perché è importante! 
Sandro non aveva dubbi che lo fosse e Theo sicuramente non li aveva sul fatto che lui avrebbe eseguito tutto per forza. 
- Ma è tutta l’estate che ti eserciti sui calci piazzati ed anche io li so fare, non ci serve! Faremo qualche esercizio di passaggio in corsa sulla fascia e poi andiamo a fare aperitivo! 
Theo sembrava molto convinto che non servisse tutto quell’impegno puntiglioso e arrivato nell’area di una delle due porte, si fermò bloccando la palla sotto al piede, le mani in tasca a fissarlo deciso e sorridente. 
Troppo maledettamente sorridente. 
Quel sorriso che da tempo ormai tormentava ogni suo atomo. 
Sandro sospirò scuotendo la testa. 
- Ci eserciteremo anche sui calci piazzati o giuro che prendo a calci te invece che la palla! 
Con questa sparata piuttosto infervorata e decisa, Theo rise più forte ma alla fine annuì passandogli la palla, scattando subito in avanti col suo solito piglio da treno in corsa. 
Sandro, che non si aspettava di iniziare così improvvisamente, per poco non perse la palla. Fu bravo a recuperarla in fretta e ad andargli dietro per ricambiare il passaggio, ma quando fece per farlo si rese conto che l’altro era praticamente già arrivato all’area avversaria. A quel punto Sandro si fermò e allargando le braccia mostrò tutta la sua vena polemica. Vena che pulsava per bene sulla fronte. 
- CRISTO SANTO THEO MA COME PENSI CHE FACCIO A STARTI DIETRO? RALLENTA, PORCO DEMONIO! 
Theo in risposta rise ancora, tanto per cambiare, fermando una corsa ormai inutile. 
Si girò con le braccia ai fianchi e l’aria da bambino che non aveva proprio intenzione di fare sul serio. 
“Adesso lo uccido veramente! Come diavolo faccio a fargli fare sul serio? È importante questa cosa, potrei sotterrarlo vivo se non la pianta di fare il deficiente!”
Stava per tirargli la palla in faccia per farlo smettere, quando lo vide decidersi a tornare.
Con calma, ovviamente. 
Senza correre. 
Una camminata lenta e pacifica come se avessero tutto il tempo del mondo. 
Sandro sbuffò guardandolo ed alla fine gli tirò veramente la palla addosso per colpirlo e fargli male, ma Theo la stoppò con prontezza ed una certa classe, finendo per palleggiare e tornare indietro come niente fosse, sempre ridacchiando.
“Che poi magari la smettesse di ridere. Non riesco a farcela se ride!”
Il suo punto debole stava diventando una voragine incolmabile. 
Finalmente tornò al suo posto e girandosi per ricominciare, lo guardò aspettando che si preparasse a ricevere la palla.
Ognuno nelle loro posizioni tipiche in campo, ovvero Theo come terzino sinistro mentre Sandro come centrocampista che per l’occasione avrebbe giocato nella sua stessa fascia. 
- Serio! - brontolò Sandro pronto a ricevere e correre subito. Theo aveva ancora un’aria poco raccomandabile, tuttavia si decise a passargli senza colpi di sorpresa e a correre ad una velocità umana. 
Era ovvio che fosse molto più veloce di così, ma era anche ovvio che pochi potevano essere a quell’altezza. 
Sandro era normale, sapeva di poter migliorare alla corsa e l’avrebbe fatto, ma sapeva anche che non avrebbe mai e poi mai raggiunto quel livello. 
Il livello di uno dei terzini più veloci del momento. Se non forse il più veloce in assoluto. 
Dopo aver avanzato un po’ gli passò subito la palla, assicurandosi della sua posizione e pensando che forse dopo un paio di esercizi così ben fatti sarebbero stati a buon punto, si ritrovò a ricevere la palla prima di quel che avrebbe pensato e di conseguenza la perse. Per recuperarla dovette tornare indietro cambiando direzione con uno scatto improvviso, per poco non si strappò. Imprecò e la prese cercando di ridargliela subito, ma ormai Theo era ben lontano dal posto in cui pensava sarebbe dovuto essere mantenendo la velocità precedente. 
La palla infatti rotolò fuori campo e lui si fermò ansimante, tenendosi il ginocchio piegato in avanti. Il cuore pompava a mille e la stanchezza della fine della sessione iniziava a sentirsi. 
- Porca puttana, siamo molto lontani dal livello che vuole il mister! 
Il livello che poi voleva lui stesso, non solo il mister. Forse solo a Theo non importava davvero. 
Pronto a sentirlo ridere e a ricambiare con un bel ‘vaffanculo’ seguito da un ordine perentorio di recuperare la palla, si stupì nel non sentirlo ed anzi, guardandolo recuperare la palla in silenzio, lo vide serio.
Sandro lo scrutò sorpreso mentre lo guardava tornare indietro col broncio. 
- Che hai? - chiese meravigliato, tornando a sua volta in posizione. Theo scosse il capo. 
- Niente, ci metteremo più di quel che immaginavo... dovremo capire le tempistiche uno dell’altro, per riuscirci. Io e Rafa ci troviamo ad occhi chiusi perché abbiamo la stessa velocità e lo stesso stile, ma io e te siamo molto diversi. Per questo è più difficile. 
Sandro non era offeso perché diceva la verità, stava puramente constatando quel che lui aveva capito da subito. Ci aveva solo messo un po’ perché lui come al solito andava più veloce del suo cervello, ma era una delle cose carine di lui. 
Una delle tante. 
Sandro gli sorrise sorprendendo il compagno in attesa di ricominciare. 
- Perché sei tu che devi adattarti al mio ritmo, io non posso adattarmi al tuo. Ma io invece devo capire come ragiona il tuo cervello e precederti per farti dei passaggi giusti. Devo capire come e quando intendi accelerare e cambiare ritmo o direzione. Ma è una cosa che spetta a me imparare. 
Theo lo guardò perplesso capendo perfettamente quel che diceva. O per lo meno così sembrava. 
- E quanto ci vorrà? 
Sandro allargò gli occhi piegando le labbra all’ingiù perplesso, alzò poi le spalle e rispose tranquillo: - Non ne ho idea! Suppongo che miglioreremo di volta in volta, ma non possiamo pretendere di riuscirci in poco tempo! Per questo il mister parlava di ‘allenamenti extra’ e non di uno. 
Theo fece il broncio procurandogli un certo disagio in quel movimento di labbra, Sandro avvampò, spostò lo sguardo e finse di valutare il campo, come se non lo conoscesse già a memoria. 
- Ok, tu sii semplicemente te stesso, fai esattamente quel che fai sempre senza riflettere. Il tuo stile è istinto. Non voglio che ti metti a pensarci ora. Sarò io a capirti. Ricordati solo di non correre troppo se ti scambi la palla con me. Ma quando decidi di accelerare e cambiare traiettoria, fallo senza dirmelo. Vedrai che io prima o poi capirò. 

Theo si sorprese delle sue direttive, sembrava molto sicuro di sé e soprattutto iper professionale. 
Si sentì ammirato di come si impegnava e di come valutava la situazione.
Era lui che doveva capirlo, non viceversa. Lo trovò strano e bello. Bisognava essere davvero bravi per farlo, solitamente si chiedeva collaborazione, ma lui tutto quel che gli chiedeva era solo di non correre troppo.
“Io che non corro troppo? Daniel si metterebbe a ridere... però ha ragione, sarebbe ora che imparassi!”
Così pensando, si aprì in un sorriso divertito e cominciò di nuovo l’esercizio. 
Questa volta andò meglio, ma di nuovo il suo cambio di ritmo e gioco non andò a buon fine, stava per dire stizzito che forse dovevano concordare qualcosa insieme, quando Sandro tornò indietro ordinandogli di ricominciare. 
- Di nuovo! - disse solamente. Non era arrabbiato, era concentrato. Sembrava iniziasse a capire. 
Lo fecero ancora e di nuovo andò meglio, ma non bene.
Sandro ripeté: - Di nuovo! - senza pietà per sé stesso e lui lo accontentò senza proferire parola, mentre l’ammirazione aumentava. 
“Non è che ha resistenza spiccata. Forse più della media, è vero, ma è più la sua testardaggine e l’intelligenza di comprensione degli altri... credo che mi stia acchiappando!”
Come lo pensò, si rese conto che quella sarebbe stata diversa e difatti, per la prima volta, completarono l’esercizio arrivando fino alla porta con un goal realizzato. 
Theo si mise ad esultare come se fosse in una partita ufficiale correndogli incontro ed abbracciandolo di slancio, mentre Sandro perplesso ma contento lo accolse fra le braccia. 
Appena lo sentì addosso, si rese conto che tremava e che era stremato. 
- Ci sei riuscito! Grandissimo! Ci hai messo una sola sessione extra! Sei incredibile! 
Avrebbe potuto staccarsi subito specie perché non erano in partita, ma allungò il tempo d’abbraccio di proposito. Dopotutto era sempre bello tormentarlo un pochino. Solo un po’, si disse. In modo innocente. Senza che nessuno guardasse.
Perché era bello sentirlo eccitato e fremere non per la stanchezza. 
Come lo leggeva bene. Com’era comprensibile e chiaro. 
Sandro se lo staccò di dosso brutalmente, brontolando senza guardarlo in viso e ben rosso. Rosso di stanchezza, ma anche di imbarazzo. Gli occhi bassi apposta perché sapeva che non sapeva dominarli. Lui lo sapeva che non ne era in grado. 
- Un corno, è stato un caso! Dobbiamo riuscirci sempre! È una questione di tempistica! Non hai sempre lo stesso cambio ritmo, vai a mille velocità diverse! Se non riesco a prenderle sempre è inutile! Dobbiamo avere un’intesa molto migliore di così! 
Vedendo che andava a recuperare la palla per riprendere l’esercizio, Theo lo rincorse e lo prese per la maglietta che a momenti gli strappò; per poco Sandro non cadde all’indietro. 
Imprecò pesantemente.
- Porca troia Theo, sei impazzito? - grugnì girandosi per togliersi le sue mani di dosso. Theo non mollò e dovette piegarsi in avanti per sfilarsi la maglietta. Gesto che fece senza rifletterci e che fece ridere Theo. Lo vide, questa volta.
Il guizzo nei suoi occhi sofferenti mentre lo guardava ridere di gusto. 
- Basta così! Non possiamo continuare! Sei stanchissimo! 
Sandro a torso nudo e sudato fradicio, nonché anche ansimante, lo guardò come se fosse impazzito. Theo si infilò la sua maglietta nell’elastico dei pantaloni stile straccio, poi si tolse anche la propria. Non lo fece per provocarlo, non quella volta. Lo fece perché effettivamente era strafondo ed aveva caldo. 
Tuttavia la faccia di Sandro gli ricordò che erano in una di quelle situazioni tanto temute da lui. 
- Ma dobbiamo ancora... - Sandro a quel punto vacillò e la sua mente si perse. Non era più il capitano che comandava senza ammettere repliche. Era di nuovo un ragazzo perso per un altro. 
- No, dobbiamo andare a lavarci e a fare un aperitivo insieme! Non possiamo esagerare o ci faremo male! 
Questa volta era lui quello deciso e andandogli incontro gli mise il braccio intorno alle spalle portandoselo verso gli spogliatoi. 
Sandro fremette rigido, ma non trovò motivo per scacciarlo. Sarebbe stato strano, no? 
Erano amici, perché staccarselo di dosso?
Theo sogghignò senza farsi accorgere.
Beh, quello sì che l’aveva fatto apposta. 
“Caro mio, se fremi ora voglio proprio vedere dopo che farai!”
- Quanto pensi che ci metteremo a trovare l’intesa che vuole il mister? - chiese per distrarlo, continuando a tenerlo sotto braccio. 
Entrambi senza maglietta. Sudati. Accaldati. 
Sandro che insisteva nel non ricambiare l’abbraccio, si strinse nelle spalle pensieroso. 
- Non saprei, ci metteremo un po’. L’intesa non si acquista in un paio di volte che vanno bene, specie perché siamo diversi come giocatori. Devo capire il tuo schema mentale, se c’è. E siccome nemmeno tu ne sei consapevole, è uno studio che richiede tempo e pazienza. Ma penso di riuscirci! 
- Mezz’ora al giorno? - chiese entrando negli spogliatoi e lasciandolo finalmente libero. Lo sentì sospirare e faticò a non ridere di gusto. 
- Anche meno, non ha senso strapazzarci così! Sono esercizi in corsa, non possiamo esagerare. 
Sandro era molto coscienzioso e Theo capì di essere davvero fortunato a lavorare con lui, ad averlo come compagno. 
Ci teneva e si impegnava tanto. Non aveva mai visto nessuno impegnarsi così. 
Decise che l’avrebbe fatto anche lui per non deluderlo. Non si era mai dato tanta pena per certe cose, sapeva di essere dotato e che la sua propensione naturale era sufficiente per una buona media, ma lì per la prima volta capì di voler superarsi. Voleva migliorare e voleva farlo per lui.
Perché ci teneva come nessun altro e meritava che anche lui si impegnasse altrettanto. 
Non approfondì la sua voglia di impressionarlo e renderlo felice ed orgoglioso perché ora era più divertente pensare a quella doccia da soli. 


Note: Bisogna aver capito Theo, a questo punto. Non è un ragazzo né buono né cattivo, è fatto a modo suo, quella splendida via di mezzo in cui tutti possono rivedersi. Che non pensa mai prima di agire, che non sa riflettere su nulla, ma che non ha mai reali cattive intenzioni. È solo troppo istintivo. E Sandro è solo troppo meraviglioso (è colpa mia, lo amo troppo). Alla prossima. Baci Akane