17. CONTROPIEDE
Quando Sandro lo vide spogliarsi con nonchalance, per poco non cadde male per terra.
Theo, di schiena in quel momento e con le sue natiche d’oro al vento, non lo notò decidendo anzi di spogliarsi piegandosi a novanta davanti a lui.
Il centrocampista del Milan vide tutto alla perfezione, anche troppo, e la sua erezione iniziò a reagire; imprecò fra sé e sé e si girò di spalle svelto mentre una canzone latina e ritmata partì dalla cassa portatile bluetooth di Theo, il quale non si staccava mai da almeno un oggetto che potesse riprodurre musica in grande stile. Ne metteva sempre negli spogliatoi e negli spostamenti con tutta la squadra, quella volta non fece eccezione.
Sandro era di mille colori: l’aveva visto nudo miliardi di volte, ma in quel momento gli sembrava diverso in qualche modo.
Ci mise poco a capire cos’era differente.
“Siamo solo noi due. È la prima volta che rimaniamo così da soli!”
Appena lo realizzò, dopo essere diventato duro iniziò anche ad alzarsi.
“Oh merda!”
Pensandolo afferrò un asciugamano, la busta per lavasi e procedette spedito e rigido verso la zona docce, seguito a ruota da Theo che sebbene non avesse forse notato il suo stato perché preso dalla scelta della musica oltre che dallo spogliarello stesso, adesso sicuramente avrebbe avuto modo di notarlo.
Pregò con tutto sé stesso di arrivare all’acqua fredda prima di essere notato e per un momento ci sperò. Stava per cantare vittoria, con la mano sul rubinetto, quando un fischio malizioso si levò accanto.
Ovviamente l’aveva raggiunto in un attimo. Quello era veloce anche mentre camminava.
“Dannato!”
Sandro si girò bordeaux in viso, arrendendosi amaramente all’evidenza.
Era così chiaro che era eccitato che non aveva senso nasconderlo, ormai, o tirare su qualche stupida scusa.
Decise per un bel silenzio, consapevole che qualunque cosa avesse detto sarebbe stato pietoso.
Theo per fortuna non disse nulla, con sua enorme sorpresa. Si limitò a guardare sfacciato il suo pene teso e alto, col sorriso malizioso che si spegneva insieme probabilmente la suo cervello.
“Dai, scherza in qualche modo, brutto coglione! Dici sempre qualche cazzata, perché ora te ne stai zitto? Ora che mi serve che parli, perché cazzo ti zittisci, stronzo?”
Sandro pregò intensamente che sparasse qualche cazzata, ma purtroppo la sua bocca rimase cucita e lui incredibilmente serio, mentre i suoi occhi scuri guizzavano sul suo corpo tornando ripetutamente a fermarsi sull'inguine.
Che diavolo stava facendo, ora?
In totale difficoltà, si rese conto che se si fosse lavato ora davanti a lui che lo guardava in quel modo, sarebbe probabilmente venuto, così mordendosi il labbro decise per la terapia d’urto e girandosi di spalle rispetto a Theo, in un gesto di maleducazione necessaria, girò il rubinetto dal caldo al freddo.
L’acqua calda che scorreva addosso cambiò diventando terribilmente gelida e non riuscì a trattenere un imprecazione. Tuttavia lo shock termico l’aiutò e notando che finalmente la propria erezione tornava adeguata, si affrettò ad insaponarsi continuando per sopravvivenza a dargli le spalle; senza dire più nulla, come a confermare che aveva dei problemi. Problemi molto evidenti e difficili da fraintendere e negare.
Arrivato a quel punto, ormai, si rendeva perfettamente conto che parlarne era superfluo e nasconderlo inutile, se non addirittura da sciocchi.
Lo sguardo di Theo si puntò sulle sue natiche, tutto quel che gli aveva lasciato da guardare. Non che fossero meno belle del davanti.
In un primo momento era rimasto sorpreso per la grandezza e la perfezione del suo pene, aveva pensato di scherzarci su ed aiutarlo dicendo qualcosa di stupido, ma più pensava che la sua erezione fosse effettivamente bella, più il suo cervello si svuotava.
Fino a che la musica latina fu tutto quel che da fuori si percepì insieme al rumore delle docce aperte.
L’acqua scorreva sui loro corpi e pur notando l’evidente gesto di auto-conservazione di Sandro, la schiena e l’acqua fredda, la sua bocca non riuscì a muoversi e a dire nessuna stronzata per allentare una tensione che non era stata sua intenzione innescare.
“Se giochi col fuoco ti scotti prima o poi... vedrai se Brahim non me lo dice!”
Pensandoci decise di sbrigarsi a lavarsi e uscire per permettergli poi di spezzare quel momento imbarazzante.
“Era eccitato per me. L’ho provocato rimanendo nudo, ma pensavo che avendomi visto nudo praticamente ogni giorno, non gli facesse tutto questo effetto. Non avevo previsto che ora le cose potessero essere peggio perché siamo soli. A momenti esplodeva. Ed io come un coglione l’ho fissato incantato. Ho addirittura fantasticato su come fosse toccarglielo.”
Si rese conto che era al limite di un pericoloso punto di non ritorno e fu il primo ad uscire dalla doccia alimentando quel silenzio imbarazzante che confermava che si era appena creato un enorme problema fra loro.
Appena lo raggiunse, lanciò un’occhiata a Sandro per capire come stesse.
L’acqua fredda l’aveva aiutato, era bagnato ed in disordine, con la sua aria sempre disperata e così sincera che lo trova tenero da morire.
“Mi piace?” si chiese scrutandolo di nuovo.
Il suo corpo era piuttosto piacevole, il viso era bello e non c’era niente che non si potesse apprezzare in lui.
Però non era solo quello.
“Ha una personalità che ti conquista lentamente. Parte in sordina ma più lo conosci, più finisce per piacerti. Capisco bene Brahim...”
Notando che Sandro, sempre nel silenzio che non sapevano più come interrompere, stava girandosi verso di lui, distolse subito lo sguardo.
Pensò disperatamente a Daniel, cercando di capire cosa pensasse e provasse per lui, in un caos improvviso inaspettato.
All’idea di lasciarlo per Sandro, in un’ipotesi esagerata come solo lui poteva essere, si sentì andare nel panico.
No, non voleva lasciarlo e no, non poteva fare a meno di lui.
Però probabilmente se Daniel non ci fosse stato, Sandro gli sarebbe piaciuto. O meglio, sarebbe stato la sua scelta.
“Dunque Sandro è la mia seconda scelta mentre Dani resta la prima? È così?”
A quelle risposte parve sentirsi meglio.
“Quindi non ne parleremo?” si disse spaesato e incredulo Sandro nel vedere che ora anche lui lo evitava.
“Faremo solo finta di niente?”
Per provarlo, decise di fare il primo passo, ma lo fece solo una volta al sicuro nei vestiti.
Si era appena tirato su i pantaloni in concomitanza di uno straordinariamente silenzioso Theo, quando decise di spezzare il momento d’imbarazzo sparando qualcosa che non c’entrava nulla.
- Domani proporrei un paio di tiri piazzati ed un paio di esercizi di passaggi in corsa. Senza esagerare come oggi. Ok?
Theo si girò a sua volta ed annuì.
- Perfetto.
Sandro si maledì. Si era appena rovinato qualcosa, ma non capiva nemmeno se fosse colpa sua.
Solitamente Theo era difficile da fraintendere.
“Ed ora che faccio? Se faccio finta di nulla rimarremo nel gelo artico per sempre? Ci è rimasto male che ero eccitato? Dannazione, non farmelo dire, ti prego.”
Stava pregando disperato tutti i santi nel tentativo di riportare le cose fra loro alla normalità, quando la canzone che partì fu una di Taylor Swift. Sandro così spalancò spontaneamente gli occhi dapprima shoccato fissando la sua cassa, poi schifato guardò Theo.
- Che diavolo ascolti?!
A quello Theo reagì altrettanto spontaneamente, allargando le braccia con fare sconvolto.
- Ma è Taylor! Oh andiamo! Non dirmi che non ti piace?
Sandro fece un conato di vomito.
- Niente di quel che hai messo mi piace, ma questa proprio... hai toccato il fondo, Theo!
Continuò spedito infilandosi la maglietta, contento che sembrassero tornati alla normalità.
- Oh andiamo! Come non ti piace questa musica? - proseguì Theo finendo di vestirsi anche lui e prendendo il telefono e la cassa che appese al passante dei jeans cadenti e strappati.
- Nemmeno un po’! - rispose schietto e crudele Sandro, contento che tutto tornasse a posto. Per un momento aveva visto un buco nero aprirsi sotto di sé. Rovinare i rapporti con lui non era un’opzione che avrebbe potuto sopportare.
- Allora domani scegli tu! - disse Theo deciso issandosi il borsone in spalla. Sandro, facendo altrettanto, lo guardò perplesso con aria d’avvertimento e divertita insieme.
- Guarda che la musica che piace a me, a te non piace di sicuro!
- Non importa, mi sembra giusto che scegli anche tu! Cosa ascolti, comunque? - col solito secondo treno. Sandro scoppiò a ridere spontaneo ritrovando il ragazzo che gli aveva fatto perdere la testa per quei suoi modi totalmente sconclusionati.
- Rock.
Lo vide rallentare allarmato nel realizzare che avrebbe dovuto ascoltare rock ed in quello Sandro scoppiò a ridere. Nel sentirlo però Theo riprese a camminare e affiancandolo gli mise una mano sulla nuca dove i capelli erano ancora bagnati.
- Ok, e rock sia! Dai, così mi faccio un po’ di cultura!
- Sarebbe sempre ora!
Ridendo arrivarono alle macchine, entrambi con lo stesso sollievo nello scoprire di non aver appena rovinato tutto.
Daniel tirò un calcio frustrato al borsone una volta gettato all’ingresso, nel farlo fece l’ennesimo sbuffo seguito da un imprecazione.
Non era più un’impressione, ormai.
Era proprio così come aveva percepito. Era reale.
Non piaceva al mister e non in quanto calciatore, cosa che poteva capitare anche se non comprendeva il motivo di prendere un giocatore che non piaceva all’allenatore.
Lui non piaceva perché era figlio di Paolo Maldini, era considerato da tutti un raccomandato.
Nessuno glielo aveva dovuto dire, non c’era stato bisogno di sentire voci da qualche compagno.
Era bastato aprire la propria pagina social e scorrere qualche commento.
Era opinione comune che lui fosse un raccomandato e che avesse occasioni solo perché figlio di Paolo Maldini.
Sapeva che sarebbe successo, il fatto che l’avesse messo in preventivo non lo rendeva facile da affrontare. Una volta che c’eri dentro era un altro paio di maniche!
Alzò gli occhi al soffitto, gli bruciavano e provava un misto fra il desiderio di piangere e gridare di rabbia. Tuttavia implose ogni cosa, prese un respiro profondo e tirò fuori il cellulare dalla tasca che gli vibrò.
Un messaggio di Theo che gli parve arrivare come piovuto dal cielo.
‘Come stai amore?’
Glielo chiedeva sempre quando non si faceva vivo per un po’, il patto era sincerità ad ogni costo. A volte però Daniel rompeva quel patto e nascondeva quel che era realmente.
Si morse il labbro e aprì la chat rispondendogli di getto con un moto di stizza.
Tremava nello scrivere e sbagliò la parola diverse volte prima di poterla fare giusta ed inviargliela.
‘Male.’
Però appena l’ebbe spedita, i nervi si placarono e contando mentalmente i secondi che Theo ci avrebbe impiegato a chiamarlo, si diresse verso il suo terrazzo preferito, quello che dava verso il mare.
Lo spettacolo bello da togliere il fiato spesso lo calmava, ma in quel caso fu la voce di Theo.
- Chi devo ammazzare? So farlo senza farmi scoprire. Credo. In realtà forse potrei fare qualche casino, ma se chiedo a Genitore Due sicuramente mi spiega come fare per non lasciare prove!
Il suo lungo monologo si concluse solo quando lo sentì sorridere.
In effetti stava già meglio, come per magia.
- Il mister! È successo quello che temevo... non gli piaccio perché mi reputa un raccomandato, ma non ritiene che io sia degno di giocare!
Era un paio di partite, un bel po’ in effetti, che non giocava proprio o magari pochissimo.
All’inizio aveva pensato fosse normale, non tutti i nuovi potevano pretendere di giocare subito, ma poi il tempo era trascorso e le cose non erano cambiate molto, anzi.
Per lui questo era sufficiente, ma si aggiungevano le opinioni al veleno degli esperti di calcio su internet.
Molte critiche. Anzi, solo quelle, per la verità.
- Come lo sai? Te l’ha detto? L’hai sentito?
La semplicità di Theo lo fece sorridere ulteriormente, mentre alzava i piedi sulla seconda sedia presente nel terrazzo. Il vento era fresco, erano ormai in pieno autunno e nonostante fosse in una zona di mare, il fatto di essere in alto e non sul golfo non l’aiutava a rimanere riparato.
Ma non si mosse, ammirando il sole che iniziava a tramontare con una sorta di romanticismo.
Non aveva mai guardato il mare così tanto come in quel periodo. Non avrebbe mai pensato che nato e cresciuto sempre a Milano, potesse diventare così fanatico del mare.
- Non serve, non mi mette in campo! Cosa vuoi che sia? Ha provato tutti tranne me. Un paio di minuti ogni tanto, ma cos’è, una presa per il culo? Che senso ha avermi mandato qua per giocare e non poterlo fare?
- Ok, ma come sai il motivo? Gli hai parlato? - Theo insisteva su quel punto e lui si stizzì roteando gli occhi. Nemmeno la visione del mare ora l’aiutava a calmarsi. Di nuovo il nervoso montò.
- Su internet è scritto ovunque! Che mi considerano un raccomandato e che se non ero figlio di Paolo Maldini nessuno mi avrebbe cagato! E sai una cosa? Forse è vero!
Theo sospirò lasciandolo sfogare in quella che era forse la prima volta che lo faceva per davvero. In effetti si era lamentato un paio di volte, ma non molto. Non come ora che sembrava un treno in corsa.
- Ma credi a internet? Lì tutti criticano tutti! È uno sport! Il solo che possono fare quegli sfigati di merda! Non hanno talento se non una lingua biforcuta! Non leggere quelle cazzate! Va a parlare col mister, sicuramente ci sono altre motivazioni... apprezzerà il fatto che ti preoccupi di capire cosa non va, che tu vuoi migliorare...
Silenzio.
Daniel sentì di nuovo gli occhi bruciare; li chiuse e li aprì per un po’ prima di tornare a guardare il mare e stare vagamente meglio.
- Sapevi che sarebbe successo. Me l’hai detto andandotene ed io ti avevo detto di non farlo e rimanere al Milan in attesa di trovare spazio...
A quello tornò a stizzirsi e abbassò i piedi per mettersi in avanti con la schiena. Strinse il pugno provando di nuovo rabbia al posto della tristezza e della frustrazione
- Ed io ti ho detto che devo lottare di più per ciò che voglio! Ho bisogno di giocare, non di sperare di poterlo fare! Voglio essere degno della maglia che amo!
- Un altro figlio del Milan fanatico! - disse impulsivo Theo. Daniel si tese e si aggrottò senza capire subito, poi realizzò in breve. L’altro figlio del Milan era Sandro.
- Come sta Sandro? - come se c’entrasse qualcosa, se fosse importante parlarne.
Forse, semplicemente, era più comodo deragliare dal discorso per evitare un litigio.
Era iniziata bene e stava finendo male.
Theo spaesato dal cambio drastico, rispose vago: - Bene credo... non distrarti! Voglio che parli col mister e che metti la stessa decisione che metti con me quando mi mandi a cagare e fai comunque quel cazzo che ti pare! So che hai le palle! Tirale fuori invece di chiuderti in te stesso convinto di sapere tutto! E piantala di leggere internet! Sono un branco di perdenti! Tutti quanti!
Theo sembrava arrabbiato ed infastidito e funse da calmante per Daniel, di nuovo.
Tornò a spomparsi e si appoggiò con la schiena indietro, scivolando col sedere in avanti in una posa scomposta. Gli occhi azzurri a sfidare il mare di un colore estremamente simile, anche se ora più tendente a colori caldi per il tramonto.
Non era convinto avesse ragione, ma la forza con cui diceva le cose e la passione che metteva nell’affrontare qualunque situazione, gli diede conforto.
Forse lui non credeva in sé stesso, ma Theo sì. Credeva molto più di quanto non lo facesse lui. Anche se non era vero che non ci credeva, ma vacillare era davvero facile e cadere ancora di più.
- Fra qualche settimana ci vediamo in campo, finalmente... - fece un sorrisino forzato che però ebbe il potere di aprirlo e farlo sentire meglio, mentre cercava a tutti i costi qualcosa di positivo a cui aggrapparsi.
- Non vedo l’ora di sbatterti a dovere! Vedrai quante volte ti faccio venire!
La spontaneità allegra e contagiosa di Theo fece ridere finalmente Daniel, che smise di autocommiserarsi iniziando a sentirsi realmente meglio.
- Non vedo l’ora di tornare a casa... - era da un po’ che non veniva, era riuscito un paio di settimane prima ed era stato sconvolgente. Ci era stato così male che aveva deciso di lasciare che fosse Theo a venire a trovarlo.
Perché aveva temuto di non riuscire più a tornare via, se fosse venuto ancora.
Eppure nonostante tutto, all’idea di essere di nuovo a casa si sentì scaldare e ancora una volta le lacrime si affacciarono agli occhi, ma sorrise e le asciugò furtivo, come se Theo da quella distanza potesse vedergliele.
- Non vedo l’ora di abbracciarti! - rispose Theo sentimentale e senza la minima paura di fargli sentire la sua commozione e la sua emozione.
Daniel chiuse gli occhi e si impresse bene la sensazione della sua voce che gli donava sempre sollievo e pace. A parte quando lo irritava facendolo arrabbiare.
- Vedrai se non mi mette in campo contro di voi. - sbottò poi cercando di trovare a forza un po’ di verve combattiva.
- Vedrai se non segnerai contro di noi! - ribatté deciso Theo. Daniel rise.
- Beh questo è estremamente probabile!
Andarono avanti a parlare per un’altra ora abbondante, fino a che le orecchie di entrambi non frissero per il calore del cellulare.
A quel punto dovettero lasciarsi a malincuore con la stessa impazienza nel cuore del non poter aspettare il 5 novembre per rivedersi.
Note: è vero che Daniel ha avuto molti problemi allo Spezia, sin da subito e per tutto l'anno ha giocato poco e niente ed in particolare con il primo allenatore, che poi hanno cambiato, non si prendeva minimamente. Ha addirittura detto chiaramente che non gli piaceva Daniel. Sui social lo hanno sempre accusato di essere calciatore solo in quanto figlio di Paolo e di questo sicuramente lui ha sofferto, soprattutto ai primi tempi delle sue esperienze extra Milan. Per quanto riguarda Sandro, non potevo esimermi dal farlo cotto perso per Theo, quei due si amavano tanto (nella realtà), purtroppo me ne sono resa conto troppo tardi. Basta, non lo dirò più. Questa cosa fra Theo e Sandro avrà una lentissima e lunga evoluzione, ma quale sarà mai, alla fine? Dove li farò arrivare? Leggere per sapere. Ogni tanto può capitare che ritardo nella pubblicazione per via dei miei impegni, ma alla fine arrivo sempre. Per rimanere aggiornati su quando lo faccio, c'è la mia pagina. Grazie dell'attenzione. Baci Akane