*Scusate il ritardo, ma con le feste di mezzo ed il lavoro non sono riuscita ad essere regolare, adesso dovrebbe andare meglio, in ogni caso pubblico sempre perché la fic è già scritta e i capitoli ci sono, son solo da correggere. Abbiamo lasciato i pargoli alla festa dello scudetto, con Theo che una ne azzecca e dieci no, che poi è il suo fascino di ragazzo combina guai. Poi c'era Daniel arrabbiato con Theo e Sandro invece cotto di lui a puntino. Cosa può andare storto? Un sacco di cose! Buona lettura. Baci Akane*

2. TRAGICAMENTE 

santheo - daneo

Sandro lanciò un’occhiata attenta a Daniel cercando di capire come si sentisse, in realtà non sembrava imbarazzato nel realizzare di essere stato visto a fare sesso, sembrava però molto saturo. Sembrò tuttavia che le battute a raffica di Rafa del tutto esagerate finirono per aiutarlo e invece di prendersela lo vide sospirare e ridacchiare tanto che poi prese il cellulare e dopo aver cercato una foto, gliela spedì.
Rafa la guardò e scoppiò a ridere mostrandola poi anche a loro. 
Era Theo fotografato da dietro, completamente nudo. 
Di davanti non si vedeva niente, ma quel che mostrava era più che sufficiente per un lavoretto di mano personale. 
Sandro avvampò in modo particolarmente evidente, si irrigidì tutto e spalancò gli occhi, per poco non si sentì di dover tornare da Brahim per sfogare di nuovo i bassi istinti tornati con un picco pericoloso. In particolare fra le gambe. 
- Beh, ma vedo sempre l’originale negli spogliatoi... - gli fece notare Rafa sminuendo la preziosità della foto. Daniel però annuì con aria di sfida, inarcando un sopracciglio scettico. 
- E scommetto che non hai mai pensato di fargli una foto per usarla come sfogatoio personale, no? 
- Certo che sì, te l’ho sempre detto che lui è il più scopabile qua dentro, ma è il tuo ragazzo ed ho solo una regola, mai coi ragazzi dei miei amici! 
Rafa sembrava molto serio in quello che diceva sebbene di solito sparasse solo cazzate, ma in quel caso Sandro si rese conto che era sincero e lo pensava davvero anche se aveva parlato con una vena ilare. 
- Grazie amico, lo apprezzo molto...
Daniel annuì impressionato dalla sua onestà e lo ringraziò con un’espressione che era un misto fra l’ubriaco andante e il lucido. 
Probabilmente era in quella linea sottile fra il partire per la tangente e il rimanere ancora in sé. 
La stessa in cui si sentiva lui, infatti pativa un sacco nel sentire che perfino l’irriverente precipitoso per eccellenza Rafa non si sarebbe mai fatto il ragazzo di un amico, nemmeno da ubriaco. 
- Comunque non ho dubbi su nessuno di voi, so che non fareste mai niente con lui anche se ci lasciassimo. 
- No beh, magari in quel caso una bottarella... - allo sguardo truce di Daniel, Rafa si apprestò a spiegare: - MA SOLO SE TU MI DARESTI IL PERMESSO! Sai, a volte succede... 
Daniel gli prese la bottiglia di mano che rimaneva ancora a metà e la consegnò a Sandro reputandolo probabilmente il più affidabile fra loro. Come ingannavano le apparenze! 
- Smettila di bere! - grugnì al portoghese che ne sparava una dietro l’altra come suo solito. 
Sandro guardò la birra rimasta del suo compagno di squadra e sospirò sentendosi malissimo all’idea di quanto stesse invece tradendo mentalmente sia Daniel che Brahim. 
Pensando di nuovo a quando li aveva visti fare sesso prima, decise che era meglio bere per mitigare i sensi di colpa e riuscire a stare ancora in mezzo agli altri, ma soprattutto davanti a Daniel. 
Il suo amico infatti era sicuro di loro, si ripeté Sandro fra sé e sé tragicamente mentre si scolava la birra tornando ad uno stato di alterazione che andava ben oltre l’essere su quella linea sottile di prima. 
Daniel non aveva dubbi sul fatto che i suoi amici dei quali faceva parte anche lui, non avrebbero mai fatto nulla con Theo. 
“Beato lui che non ha dubbi!”
- Dani, parliamo un momento? - la voce dolorosamente familiare di Theo arrivò alle sue spalle, ma come lo guardò, Daniel gli diede le spalle e sgusciò via senza nemmeno rispondergli. 
Rafa se ne andò scoppiando a ridere come uno stronzo sventolando le mani in segno di non volersi mettere in mezzo, Alexis fece la sua aria da cucciolo che si scusava e andò dietro a Daniel perché per lui l’abitudine era una brutta bestia, così finì per rimanere Sandro lì piantato in asso con la persona più pericolosa sulla faccia della Terra. 
Sandro si girò lento e terrorizzato verso Theo il quale, mani ai fianchi ed aria depressa, lo guardò supplichevole. 
Sembrava chiedere ‘ti prego aiutami’ e visto che rimaneva lì rigido a guardarlo con la birra ormai finita di Rafa in una mano e la bottiglietta d’acqua a tre quarti dall’altra, ma soprattutto visto che si sentiva in procinto di saltargli addosso, prese l’acqua e se la rovesciò in faccia fingendo di star morendo di caldo. 
Theo passò dall’aria cucciololsa supplichevole ad uno scoppio di risate contagioso che dilaniò le interiora di Sandro, nonché riportò il giocattolo fra le gambe ad un altro picco. 
“Oh merda, sono fottuto!”
- Hai tanto caldo? Dovresti bere una birra fresca... - così dicendo gli diede la sua che si era appena preso dal banco del bar, ma Sandro scosse energicamente la testa come se fosse il male puro e Theo gliela mise sulla fronte e sulla guancia cercando di dargli sollievo da bravo amico premuroso. 
Naturalmente sortì l’effetto opposto ed invece di farlo stare meglio, lo fece sentire peggio. 
L’alcool a quel punto era davvero troppo, quella linea famosa di cui parlava prima era bella che trapassata e sospirando sofferente, gli mise una mano sul petto per allontanarlo da sé.
- No io ho bisogno di aria, scusa... 
Così dicendo sgusciò via alla ricerca di un’uscita sul retro che gli garantisse tranquillità, indiscrezione per la sua disperazione e soprattutto aria. Aria fresca. 
Per quanto quella di Milano potesse esserlo. 

Non aveva bene in mente dove andare, nemmeno come fosse strutturato l’edificio che era in realtà enorme, si limitò ad allontanarsi dal caos nella speranza di riuscire a risanarsi. 
Doveva smettere di bere sul serio e trovare un modo per controllarsi, non poteva permettersi di mandare tutto a puttane. E con tutto intendeva l’amicizia con Daniel che fra l’altro era il figlio di una delle leggende del suo adorato Milan. 
Non gli era diventato amico per questo, com’era stato il caso di Theo che si era fatto Daniel proprio perché figlio di Paolo, ma l’essere figlio di una leggenda era stato un valore aggiunto alla sua capacità di attrarre gente a sé. 
Sandro gli era diventato subito amico e fra tutti se reputava uno di loro intoccabile, era proprio lui, ma in quel momento era troppo confuso. Sapeva che non avrebbe mai e poi mai voluto ferirlo o rovinare il rapporto con lui, ma c’era ugualmente un gran caos dentro di sé.
“Forse oltre che paura di perdere la sua amicizia ho anche paura che se incasino le cose con lui poi possa vendicarsi usando suo padre per farmi fuori...” 
Non intendeva in senso letterale, ma suo padre era il dirigente sportivo perciò aveva un certo potere sui giocatori della squadra, anche se non assoluto. 
Dopo aver girovagato a caso alla ricerca di un’uscita sicura da quel posto labirintico, si ritrovò affacciato ad una grande finestra che poté aprire e spalancare. 
Era sul retro, proprio opposta al marasma ancora ben attivo sul davanti. 
Dopo aver spalancato la finestra, prese un respiro a pieni polmoni di un’aria che di fresco in effetti aveva ben poco nonostante l’orario mattutino, per poi appoggiarsi disperato coi gomiti. Si prese la faccia fra le mani e strofinò.
Era ancora bagnato per via dell’acqua che si era buttato addosso, scosse il capo e imprecò. 
- Cazzo che casino... 
- Non ti piace? Io adoro il casino! - quando la voce di Theo lo raggiunse alle spalle, saltò di colpo raddrizzandosi col terrore che lo raggelò ovunque. 
Ovviamente lo prese in pieno andandogli addosso, per poco non gli cadde addosso, ma rimase in piedi grazie a Theo che ridendo lo afferrò per la vita. 
- Ehi, ci sei? Hai bevuto così tanto? Non sembri così ubriaco... 
Sandro si ritrovò così a tu per tu con Theo, un Theo splendido e sorridente, e sospirò sconfitto. 
Poteva dire quello che voleva, la sua testa. Ma ormai ogni altra parte di sé, soprattutto quelle basse, erano totalmente fregate da quel ragazzo. 
Mise tremante le mani sui suoi avambracci per staccarselo di dosso, ma si sentì morire in quel contatto che risultò una specie di abbraccio e gli sorrise in una resa totale, di quelle che se sai leggere almeno un po’ le espressioni, ti rendi conto che ti sta dicendo quanto gli piaci. 
E glielo stava dicendo. 
Sandro stava proprio dicendo questo, con lo sguardo più perso e sconfitto di sempre. 
“Dio quanto mi piaci... come diavolo è successo tutto questo?”
Non ne aveva proprio idea, ma ormai era in quella situazione e sarebbe stato difficile uscirne. 
Sorrise debolmente e scosse la testa sfilandosi dalle sue mani, Theo lo lasciò pensando fosse sufficientemente stabile, così si riappoggiò sul balcone della finestra aperta. Accanto gli si mise lui, guardando fuori a sua volta.
- Non ti piacciono le feste? Mi pareva che tutto sommato non ti dispiacessero... 
Sandro sorrise dolcemente vedendo che si era preoccupato per lui tanto da seguirlo per vedere che stesse bene. 
- Sì, mi piacciono, ma ho bevuto un po’ troppo ed ho bisogno di un momento per riprendermi. Io odio perdere totalmente il controllo. 
Per fortuna fra l’aria fetida e lo shock del ritrovarselo lì, si sentì lentamente tornare in sé. Riusciva a controllare quel che diceva, cosa molto importante. 
- Io adoro perderlo! - rispose spontaneo. 
- Tu non ce l’hai mai, se è per questo! 
Theo, alla sua sparata, scoppiò di nuovo a ridere. Il suono che fece fu splendido e contagioso e sebbene ne fosse terrorizzato, Sandro non riuscì ad evitare di guardarlo. Quando i loro occhi si incontrarono, tornò a girare il capo di scatto, pentendosi di averlo fatto. 
Appena lo fece ebbe l’impressione che Theo si fosse accorto di qualcosa, anche se probabilmente non aveva ancora capito bene cosa. 
Glielo lesse nello sguardo fugace che ebbe appena distolse in fretta il proprio. 
“Merda, mi scoprirà se continuo così. Adesso stai zitto e fermo e non lo guardi più. Respira, Sandro, respira.”
- Secondo te ho delle possibilità vere con Daniel? - chiese improvvisamente facendosi straordinariamente serio vista l’atmosfera nella quale erano stati fino a quel momento. 
Beh sì, si disse Sandro. Quel modo poteva essere d’aiuto. Parlare di Daniel sicuramente l’avrebbe aiutato a non fare cazzate. 
- In che senso? State insieme, no? 
Sebbene non fosse facile capire cosa fossero quei due al momento. 
- Davvero? - disse infatti Theo senza scherzare, provò a ridere per sdrammatizzare ma uscì qualcosa di grottesco. Sandro non osò guardarlo. 
- Ma certo... solo perché ogni tanto ti dimentichi di non fare l’unica cosa che vuole tu non faccia, non significa che non hai possibilità... e poi di cosa? 
“Bravo, parla di lui così io mi riprendo.”
Theo sospirò appoggiando la fronte sulle braccia piegate sul balcone. 
- Di diventare il suo ragazzo sul serio. Di farmi amare da lui, di avere una storia seria... 
Aveva detto la parola ‘serio’ due volte in mezzo ad ‘amore’, Sandro si sentì in un istante distrutto, ma ne fu contento. Era una terapia d’urto che funzionava, con lui. 
- Sei davvero preso, eh? 
Non sentendo una risposta, si girò a guardarlo sperando fissasse il vuoto, ma si pentì subito perché era tutto piegato in avanti e ricurvo, il viso ora appoggiava sulle braccia incrociate ed era rivolto verso di lui. Aveva un’aria strana, pensierosa, quasi sofferente. 
Anzi, si corresse. 
Spaventato. 
- Hai paura di perderlo? - chiese senza pensarci oltre, shoccato della realizzazione e dilaniato da come apparisse ancor più bello in quel momento. 
- Ho paura di non essere abbastanza per lui. Di non avere speranze. Di star combattendo una battaglia destinata ad essere persa da me. 
Sandro si rese conto d’aver un enorme potere, in quel momento. Se fosse stato un bastardo si sarebbe rigirato Theo in proprio favore, ma i suoi genitori avevano fatto un ottimo lavoro con lui, così sorrise dolcemente e con una certa malinconia. 
- L’importante è sapere per cosa combatti. Avere le idee chiare su quello è la cosa che conta di più. 
Theo si rese conto che aveva ragione e che almeno quello lo sapeva bene. Si raddrizzò tirando su la schiena e lo guardò lì vicino a sé rispondendo di nuovo sicuro. 
- Oh sì, quello lo so bene. Combatto per conquistarlo e per farmi accettare. Lui è insicuro su di me, ma io sono sicuro su di lui. O meglio lo sono su quello che provo per lui. 
Sandro invidiò fortemente Daniel e si chiese come poteva non essere perdutamente innamorato di lui, come potesse avere dubbi e non abbandonarsi a lui. Ma sapeva di non poterlo capire. Anzi, sapeva che nessuno mai l’avrebbe capito perché nessuno era il figlio del grande Paolo Maldini. 
- E allora non mollare e continua a correre come un treno, come fai sempre. Vedrai che prima o poi lo becchi! 
Usò una metafora sulla corsa perché nel suo caso era quella più adatta, di solito. Lo vide sorridere più convinto e più sereno e si sentì meglio nel vederlo di nuovo così.
Theo era come un patrimonio per tutti, non doveva abbattersi. 
Doveva continuare ad essere così meravigliosamente sé stesso. 
Sentendosi in un misto fra il meglio ed il peggio, Sandro stava per staccarsi e tornare dagli altri, quando la mano di Theo gli prese il polso fermandolo lì sul balcone. Girò il capo verso di lui per vedere istintivamente cosa avesse ed in quello si ritrovò la sua bocca che per poco non lo baciò sulla sua. 
Quel bacio fugace di per sé lo posò sulla guancia, per un pelo non trovò le labbra per sbaglio. A Sandro andò il cuore in gola. 
- Grazie. - disse Theo non immaginando cosa gli aveva appena fatto e cosa avesse appena schivato. 
Sandro, rigido e di mille colori, totalmente nel dramma, annuì sorridendo vago. 
- Figurati. 
Dopo di questo Theo lo lasciò a se ne andò saltellando verso il casino da cui era scappato. 
Rimase un istante lì tornando ad appoggiasi al balcone, la fronte sulle mani strette serrate sul bordo. 
- Sono nella merda. 
Si toccò con le dita il punto vicino alle labbra che lui aveva toccato con le sue e si sentì le lacrime salirgli agli occhi. Strinse e le ricacciò indietro. 
Era davvero nei guai. 


Daniel non voleva parlare con Theo ora, voleva smaltire la sbronza e schiarirsi le idee, ma in un contesto simile non era facile. 
Quando si guardò intorno per capire dove fosse e non lo vide, si aggrottò infastidendosi. 
Com’è che non lo inseguiva più? 
Per un momento provò l’impulso di sgridarlo per il fatto che non lo stava più inseguendo, ma per fortuna si rese conto in tempo dell’assurdità della cosa. 
“Deciditi Daniel, o vuoi che ti insegua oppure no!” bevve sconsolato un altro sorso di birra che aumentò l’effetto confusione che provava, ulteriormente amplificato dalla musica e dal caos tutto intorno. Rendendosene conto guardò la bottiglia e scuotendo il capo con una smorfia scontata, la mise giù decidendo di smettere. 
“Ho le idee troppo confuse, non so cosa voglio realmente da lui. È inutile che faccia qualcosa in questo momento, devo trovare il modo di schiarirmi le idee sul serio.”
Purtroppo fra il dire ed il fare c’era di mezzo molto, poiché non aveva veramente idea di come procedere. 
Quando Alexis e Rafa lo raggiunsero, uno porgendogli un’altra birra e uno dell’acqua, prese con un gran sospiro la bottiglietta sana e se l’appoggiò alla fronte. Era fresca di frigo e gli diede un po’ di sollievo. 
- Dov’è finito? - chiese poi ai due pensando fossero rimasti con lui. Rafa ed Alexis si guardarono intorno realizzando che non solo non c’era Theo nei paraggi, ma che dietro a loro non era venuto nemmeno Sandro. Si strinsero nelle spalle e scossero i capi.
- Sarà andato in bagno... 
Daniel annuì pensando fosse plausibile, ma continuò a cercarlo fra la folla indispettito di non vederlo. 
Appena spuntò da un corridoio in fondo all’area ristoro dove si stava svolgendo la festa interna, si sentì stupidamente sollevato e contento.
A quel punto si colpì la fronte con il fondo della bottiglia, rimproverandosi da solo.
- Sono io l’idiota, lui non ha veramente colpe. Se non la smetto con queste insicurezze lo farò scappare e non è certo questo che voglio. 
Rafa ed Alexis lo guardarono meravigliati di sentirgli dire per la prima volta un ammissione di colpa simile, così matura fra l’altro. 
Rafa stava per dire la sua, che avrebbe dissentito dal suo parere essendo che vedeva molto bene tutte le colpe di Theo. Che per carità, lui adorava, ma sapeva non era un santo. 
Alexis invece gli sorrise e con dolcezza disse: - Va da lui, sarà contento di vedere che ti è passata. 
Il che non era una soluzione, Daniel se ne rese conto, ma era ciò che in quel momento voleva. Gli sorrise grato, sollevò l’acqua come a ringraziarlo anche di quello, e andò incontro a Theo. 
Sapeva che non c’era suo padre nei paraggi perché ormai la festa si stava protraendo oltre il normale e ad un certo punto l’aveva visto sparire con i cosiddetti adulti, tutti i suoi colleghi, i soci venuti alla festa e gli ospiti d’eccezione.
Aveva intravisto Andry, da qualche parte, e non se ne era nemmeno stupito, tanto normale era per lui vederlo intorno a suo padre. 
Pensandoci brevemente mentre andava incontro a Theo, si irrigidì all’idea che l’insinuazione del suo ragazzo di qualche tempo fa fosse vera, ma quando le sue braccia lo raggiunsero avvolgendosi intorno fino a stritolarlo e soffocarlo contro di sé, tutto venne cancellato. 
Accettò il suo abbraccio ed il bacio sulla guancia rubato nella foga del momento, non di più gli avrebbe concesso in mezzo a tanta gente, per lo più compagni, ormai, visto che la maggior parte se ne stava andando alla spicciolata. 
- Scusa, non volevo rimanere lì quando me ne sono accorto, ma ormai ero dentro e stavo per venire. Però giuro che non ho avuto pensieri strani su di lui mentre ero con te... 
Daniel ridacchiò, non ne era convinto, non perché non si fidasse, ma perché lo conosceva. 
Suo malgrado si sforzò di non far vedere come stava realmente, lo vedeva contento e scalpitante e gli dispiaceva rovinargli la festa. Theo era fatto per quel genere di eventi ed era una delle cose belle di lui. La sua voglia di far sempre casino. 
Si stava aprendo una piccola voragine dentro di sé; più il tempo passava, più si rendeva conto che il problema era in sé stesso e non in Theo, solo che non sapeva come risolverlo. Tutto ciò che sapeva era che doveva sbrigarsi perché il suo era un ragazzo splendido sotto molti punti di vista, non perfetto, ma molto ambito da tutti. 
Sarebbe bastato poco per perderlo e vederlo fra le braccia di qualcun altro. 
Mentre lo pensava cercando velocemente una risposta che lo placasse, vide arrivare Sandro dallo stesso corridoio da cui era spuntato Theo, ma non collegò le due cose. 
- Dai, non parliamone più. Oggi siamo tutti ubriachi, è inutile fare discorsi. 
Il che non era proprio un colpo di spugna, ma più un rimandare qualcosa di cui avrebbero dovuto parlare. 
Theo gli sorrise e gli spettinò i capelli finendo per cingergli il collo con il braccio, portandolo di nuovo allegro e contento dagli altri che si erano di nuovo riuniti vedendo che i due principini avevano fatto pace. 


Note: Il problema è che ho scoperto la santheo (SandroXTheo) tardi rispetto alla daneo (DanielXTheo), coppia che in realtà non esiste, non come invece era a suo tempo la santheo, ma a mia discolpa posso dire che quest'ultima è scoppiata tardi. Tuttavia quando mi è partito l'amore per i santheo ero cottissima dei daneo ed in me c'è stata una lotta strenue che si è tradotta in questa fic. Perciò girerà tutto intorno a questo. Buon Natale e Buon proseguimento di feste. Baci Akane