20. TORTO E RAGIONE

santheo

Bruciava. 
Bruciava tutto.
La propria testa, gli occhi, le viscere ed un posto così in profondità che non riusciva a definire.
Bruciava ogni cosa. 
Theo aveva pensato che correndo a rotta di collo per strada si sarebbe calmato, ma più si allontanava da Daniel, più quel bruciore esplodeva. 
Si ripeteva all’infinito ogni parola che si erano scambiati, incise a fuoco nella memoria. 
- Vai con Sandro, mi dice lui! Fa sempre così per allontanarmi, peccato che poi non serva mai a un cazzo perché torniamo sempre insieme! E sarà così anche ora, cazzo! Che poi è diverso, adesso. Perché con Ante non c’era niente se non una bella scopata o due, ma lui era innamorato di Rade, era ovvio. Con Sandro è diverso e lo sappiamo tutti! Non gli va bene che io vada con Sandro e che provi a voltare pagina con lui. Lo sa bene! Perché non sarebbe solo una bella scopata per distrarmi o vendicarmi. Ma non lo convinci a parole, così glielo dimostrerò. Ci vado ben con Sandro e poi vedrà se non mi implorerà di perdonarlo dicendo che aveva torto. Non vuole che io stia con Sandro, né che io volti veramente pagina. È solo un coglione, ma questa volta dovrà accettare le conseguenze della sua idiozia. 
Theo, parlando da solo in macchina, stava andando oltre i 150 chilometri orari in autostrada. 
La musica era spenta per potersi ascoltare mentre si sfogava furioso e nella mente le sue parole. Parole che non avrebbe mai accettato. 
‘Va con qualcun altro, volta pagina, Theo. È meglio per entrambi.’
- PUTTANATE! - tuonò pestando le mani contro il volante. 
Gli occhi bruciavano, così come la gola e lo stomaco ed ogni altra parte di sé. Bruciava tutto, tutto. 


Non aveva minimamente intenzione di fare nulla, assolutamente nulla. 
Sarebbe rimasto lì a casa a giocare alla play senza fare niente con nessuno.
Non sarebbe uscito con Giulia, non sarebbe andato da alcun amico, non avrebbe telefonato ai suoi, non avrebbe fatto proprio niente. 
Nemmeno sarebbe uscito per un po’ di allenamento personale. 
Sarebbe rimasto a casa rigorosamente da solo a giocare alla play e a non pensare a niente, ma soprattutto a nessuno.
Tutto quel tempo che aveva passato con Theo in autunno fino alla pausa dei mondiali l’aveva fatto sentire sporchissimo, nonostante non avesse mai fatto nulla né fosse mai successo niente. 
Sporco solo per il fatto che Theo scherzava tanto con lui, tormentandolo come se sapesse che gli andava dietro - e dannazione, non poteva che essere così ma guai a parlarne e trovare conferma. 
Sporco perché ormai era oltre che cotto per lui.
Quel che provava per Theo stava andando molto ma molto oltre l’attrazione fisica. 
La pausa del mondiale non l’aveva aiutato per niente e adesso che stava tornando a Milano, che a breve sarebbe tornato a Milanello e l’avrebbe rivisto, si sentiva a dir poco allucinato. 
Non era successo nulla né sarebbe successo, non voleva, però il modo in cui si sentiva all’idea di rivederlo e magari passare altro tempo da solo con lui, era atroce.
Tremava tutto ed era incontrollabile, era preda di una frenesia che non aveva mai provato, forse paragonabile al giorno in cui aveva firmato per il Milan, ma quello era stato il coronamento di un sogno.
Quello che stava provando adesso all’idea di rivedere Theo dopo delle settimane di pausa, ormai quasi un mese alla fin fine, era fuori da ogni logica e visto che si conosceva, sapeva che doveva isolarsi e trovare il modo di calmarsi. 
Perché se avesse incontrato qualcuno, uno chiunque, in quelle condizioni avrebbe parlato. 
Dalla sua bocca sarebbe uscita tutta l’atroce e sconveniente verità. 
“Finirò per dirlo a tutti, a Theo, agli amici ma ancor peggio, a Daniel. Vedrai. Finché non lo dirò a Daniel non starò bene. Non importa che poi io non voglia mettermi in mezzo, ma se non glielo dico non avrò pace. Vedrai che finirà così. Con me che glielo dico.”
Da un lato ne era consapevole, dall’altro non voleva proprio farlo. 

Era immerso nell’ennesima partita alla play, quando suonarono il campanello e saltando sul posto fissò la porta come se fosse una nemica. 
- Ed ora chi diavolo è? Volevo isolarmi tipo per sempre, non solo qualche ora...
Guardò il telefono per capire chi diavolo potesse essere a quell’ora della serata. Più o meno la gente normale cenava, a quel punto. 
Aveva detto che non sarebbe uscito. 
Il campanello suonò ancora e sbuffando si alzò abbassando la musica che aveva messo a tutto volume per sospendersi il cervello. Con scarsi risultati, ovviamente, visto che alla fine aveva riflettuto anche troppo nonostante Marilyn Manson. 
Quando dal citofono vide proprio il viso di Theo, il cuore caricò venti battiti saltandogli in gola. In quel momento partì Sweet Dreams, la cover che Marilyn Manson aveva fatto insieme ad altre, cantata col suo stile seducente la miglior colonna sonora per rivedere Theo dopo quasi un mese, in quello stato d’animo, poi.
Ma il suo cervello lo registrò vagamente, perché si concentrò totalmente sul ragazzo e sul suo viso che definire furioso era dire poco. 
“Che diavolo gli è successo? E poi perché non è con Daniel?” 
Era furioso e sembrava stesse per scoppiare a piangere. 
Mentre la sua testa gli ordinava di non aprire e lasciare se ne andasse, il suo dito gli aprì la porta di sotto, poi si strofinò il viso soffermandosi sulla bocca. Gli occhi spalancati fissi sulla porta che aveva aperto in attesa che salisse in ascensore e lo raggiungesse al suo piano.
Lentamente, mentre la musica strisciante si insinuava nelle pieghe delle sue viscere eccitandolo all’idea di rivederlo, indietreggiava terrorizzato. 
Consapevole che non era niente di buono il fatto che gli si presentasse lì di sera quando in teoria sarebbe dovuto essere a scopare col suo ragazzo. 
“Ma che faccia aveva, poi?”
Era arrivato al centro del suo appartamento spazioso e moderno di una delle palazzine di lusso della zona VIP di Milano. 
Poco distante da quella di Theo, per la verità, e da quella di molti altri giocatori. 
La porta, socchiusa, si aprì e Theo fece il suo ingresso. 
A quel punto il suo cervello si spense definitivamente diventando solo istinto e desiderio. 
L’eccitazione e la voglia esplosero senza pietà appena vide il suo viso, così serio e sull’orlo delle lacrime, ma sempre bello come settimane prima. 
- Theo, che è successo? - mormorò piano senza nemmeno sentirsi. 
Theo si chiuse la porta alle spalle ed entrò svuotandosi le tasche distrattamente sul mobile dell’ingresso. Si tolse la giacca e l’abbandonò per terra insieme alle scarpe, ignorò totalmente le buone maniere.
Sandro continuava ad indietreggiare senza accorgersene, col cuore in gola, il panico sempre più forte. 
Stava per succedere qualcosa che gli avrebbe cambiato la vita, ne era consapevole. Stava per superare una linea che aveva sempre giurato non avrebbe mai passato. 
La linea dei propri principi. 
Ma quando Theo lo raggiunse con un paio di falcate, più veloce che mai, si ritrovò col viso fra le sue mani e la bocca premuta sulla sua. 
E lì, proprio lì, quella linea la passò senza remore. 

Sandro lo prese per la vita e senza nemmeno protestare aprì la bocca lasciandolo entrare con la lingua. Gli andò incontro ed in un attimo diedero vita ad un bacio che di casto e puro aveva ben poco. 
Theo pensò brevemente che dopotutto non vedeva l’ora, anche se sembrava uno di quelli troppo onesti per accettare una cosa simile.
Fu l’ultimo pensiero coerente che ebbe, mentre notava che sullo sfondo c’era una canzone rock mai sentita che però, nonostante non gli piacesse minimamente, si sposava piuttosto bene con quel che stavano per fare. 
“Adesso gliela faccio vedere io!” pensò riferendosi a Daniel. 
Non aveva idea della fossa che si stava scavando da solo. Una fosse dalla quale da solo rischiava di non uscirne. 
Dopo aver preso possesso della sua bocca e della sua lingua, lo spinse verso il divano che c’era a poca distanza. Sandro l’assecondò andando indietro, ma prima di capire cosa stava per succedere, lo fermò afferrandogli la felpa sul petto e pose resistenza. 
Un piccolo e breve ritorno di Sandro. 
Theo sogghignò, se l’era aspettato. 
Ritirò la lingua ed appoggiò la fronte alla sua fissandolo da vicino. 
- Che diavolo stai facendo? E Daniel? 
A quel nome i suoi occhi ebbero un guizzo di dolore evidente. Quel dolore gli stava per esplodere e schizzare fuori sotto forma di un pianto che l’avrebbe frenato dal fare qualcosa che invece voleva. 
- Se lo merita. L’ha voluto lui! Devo dimostrargli che si sbaglia e che la deve piantare di giocare col fuoco!  
Sandro lo guardò confuso, aggrottato e disperato, ma Theo si prese il cappuccio da dietro e se lo tolse sfilando via anche la maglietta che aveva sotto. 
Sandro si ritrovò fra le mani la felpa che gli stava stringendo e la lasciò shoccato. 
- Avete rotto e vuoi vendicarti con me? 
Sembrava così brutto, sentendoglielo dire. 
- Non credo che ti dispiacerà... - rispose crudelmente sincero prendendogli la sua maglia e tirandogliela via per togliergliela. 
Rimase anche lui a torso nudo e quando riemerse, aveva ancora quell’aria da cucciolo ferito e confuso, un’aria che gli diede alla testa. 
- Non dispiacerà nemmeno a me... - sussurrò poi tornando alla sua bocca. Sandro cercò di sottrarsi, ma lui gliela prese fra i denti e tirò senza fargli male. Il compagno strinse gli occhi irrigidendosi mentre le sue mani scendevano sul suo petto e gli strizzavano i capezzoli fra le dita. 
Gemette contro la sua bocca che si mise a succhiargli il labbro. Sandro stringeva ancora gli occhi cercando di non lasciarsi cadere sul divano, ma quando Theo scese ad abbassargli i pantaloni della tuta che andarono facilmente ai piedi, lo sentì imprecare.
Gli prese l’inguine gonfio attraverso i boxer e strinse e lì Sandro gemette. Teneva ancora gli occhi chiusi, ma aveva un’aria così meravigliosamente disperata che ormai voleva farlo suo assolutamente. Non avrebbe ceduto. Se doveva tradire Daniel, era per forza con lui che voleva farlo. 
Theo lo spinse usando più forza, a quel punto cadde sul divano e fece per indietreggiare. Forse per scappare da lui, ma col risultato si sistemarsi meglio. 
Prima di raggiungerlo, si apri i jeans. 
- Guardami. - sussurrò roco. 
Sandro continuava a stringere gli occhi disperato, scosse la testa. 
- Sandro! - lo richiamò con più decisione. Sandro finalmente aprì i suoi meravigliosi occhi scuri da cucciolo e lo fissò. Appena lo mise a fuoco, lo vide chiaramente eccitarsi ancora di più e questo gli trasmise una scarica d’adrenalina incredibile. 
Salì sul divano con lui e lo raggiunse a carponi, arrivò alla sua bocca e riprese a baciarlo. Rimase sollevato sulle ginocchia, con una mano si teneva sullo schienale mentre con l’altra andò dritto fra le sue gambe, sotto i boxer. 
Lo frugò e gli afferrò subito l’erezione che era già bella dura. Lo masturbò fino a che lui stesso sollevò il bacino per togliersi quella fastidiosissima stoffa che ancora lo costringeva. 
Quando fu nudo sotto di lui, Theo si eccitò ancora di più.
Scese sul suo collo e poi sul suo corpo leccando, mordicchiando e succhiando.
Arrivò alla sua erezione grande che aspettava la sua bocca. 
Theo lo leccò prendendo le misure, succhiò i testicoli facendolo impazzire e mentre gli allargava le cosce, si immerse con la testa avvolgendolo del tutto fra le labbra e succhiando con impeto e passione tipica sua. 

Sandro morì proprio in quel momento. 
Per un momento aveva pensato di concedergli solo un bacio, poi solo un pompino ed un orgasmo veloce. Più che concedergli, concedersi. 
Perché tanto valeva prendersi delle soddisfazioni, visto che ormai il danno era in atto. 
Pensava di limitare i danni fermandolo in tempo, ma quando sentì la sua bocca pompare come un esperto, capì che non si sarebbe fermato. E non solo. 
Non agli avrebbe più permesso di tirarsi indietro. Né ora né mai.
In un attimo capì.
Capì che se erano a quel punto significava che era ora di lottare per ciò che voleva, perché evidentemente quei due non erano in grado di stare insieme e che a quel punto era lui a dover dimostrare qualcosa a loro. 
Che era buono e corretto, ma che aveva dei limiti e quel limite era appena arrivato. 
Prima di venire, gli tirò via la testa afferrandolo per i capelli, infine lo staccò da sé e lo spinse all’indietro, mettendolo giù con la schiena. Gli salì sopra e gli afferrò i boxer tirandoglieli con uno strattone poco gentile. 
Theo gemette di sorpresa e piacere, la sua erezione dura, libera, rimbalzò fuori dalla stoffa che lo costringeva, poi finalmente la sua bocca la fermò. 
Lo prese e senza perdere un solo istante, aiutandosi con la mano, pompò e succhiò senza freni. 
Suo. Ormai era suo e non l’avrebbe più lasciato. 
Era ora di piantarla di rimanere bravo e passivo in attesa che gli altri si decidessero al suo posto. Era ora di decidere, specie perché lui, per la verità, aveva le idee molto chiare. Molto. 
La voce di Theo era roca e riempiva la stanza superando quella di Marilyn Manson, per un momento ebbe voglia di sentire quelle canzoni allucinanti e ritmate che metteva sempre su negli spogliatoi, ma non si sarebbe interrotto ora. 
Scese dall’erezione al suo accesso aprendogli le gambe ed alzandogliele. Si mise a leccare e lo stimolò con le dita, rendendosi conto che era piuttosto facile. 
- Ti fai scopare da lui, eh... - sussurrò roco senza rendersene conto. 

Theo lo sentì e si riempì di brividi vedendo non solo un lato passionale e deciso di lui, ma anche estremamente egoista e provocante. 
- Dipende dai momenti... - rispose prendendosi le ginocchia fra le mani ed alzandosi le gambe in attesa di essere preso. 
Sandro con un accesso a dir poco perfetto, ebbe modo di occuparsi di lui e quando si sentirono entrambi al limite, si alzò, si sputò sulla mano e si strofinò il membro duro, se lo lubrificò abbondantemente e adagiandosi su di lui, gli fece avvolgere le gambe intorno ai suoi fianchi, a quel punto Sandro entrò con un unico movimento deciso e possente. 
Theo si inarcò e chiuse gli occhi premendo la nuca sul divano. 
- Oh Dio sì... - gemette incontrollato non immaginando quanto piacevole sarebbe potuto essere. 
Era andato lì solo col pensiero di vendicarsi di Daniel e di fargli vedere a fatti che si sbagliava, senza considerare minimamente che ci sarebbero potuti essere degli imprevisti anche per lui.
Come per esempio che gli sarebbe potuto piacere troppo. 
Sandro si stese su di lui iniziando a muoversi, le sue mani appoggiate ai lati del corpo e ad ogni colpo i rumori che facevano scontrandosi aumentavano, mentre le labbra si avvicinavano sempre più. 
Si guardavano, mentre godevano. Si fissavano intensamente con un desiderio assurdamente forte. Desiderio che gli fece trovare subito una sincronia nei movimenti perfetta, mentre il piacere crebbe fuori misura e tutto lentamente svanì, mentre si riempivano di brividi in ogni parte dei loro corpi sudati ed avvinghiati. 
Fino al culmine che raggiunsero quasi insieme. 
- Non credere che ora mi arrenderò... - sussurrò sulla sua bocca. 
Theo cercò i suoi occhi febbrile. Sandro venne in quel momento. 
- Adesso è colpa tua... - fece mordendogli l’orecchio e tirando, abbandonandosi all’orgasmo che l’attraversò feroce. - hai tirato troppo la corda... 
Theo non capiva minimamente il senso di quel che diceva, sapeva solo che avere qualcuno che lottava strenuamente per averti e non per allontanarti, in quel momento, gli diede alla testa. 
Venne in un orgasmo liberatore, mentre gli circondava il collo con le braccia stringendolo su di sé. 
Dopo l’orgasmo rimasero così, scossi e sconvolti, ansimanti e shoccati. 
Privi di forze, immersi in un caos sensoriale che non gli fece avere percezione reale del loro corpo, fino a che non si resero conto che Sandro era uscito e si era gettato su di lui ansimante, stremato. 
Il viso contro il suo collo pulsante, gli occhi chiusi contro la vena battente, le gambe di entrambi abbassate ed allungate in una posizione meno contorsionista. 
Le mani di Theo scivolarono sulla sua schiena, salendo dalla vita percorsero la zona lombare fino a raggiungere i suoi glutei rilassati. 
I cuori ed i respiri, finalmente, sembrarono tornare alla normalità. 
Sapeva di dover dire qualcosa, doverne parlare subito, spiegare, chiarire. Ma dalla sua bocca non uscì nemmeno mezza parola e rimasero lì in silenzio ad ascoltare le canzoni rock della playlist di Sandro.
Finché una consapevolezza, infine, arrivò come uno schiaffo.
“Ho appena combinato un gran casino.”
Perché sì, forse avrebbe potuto dimostrare a Daniel che aveva ragione nel dire che non gli sarebbe mai stato bene averlo fra le braccia di Sandro. Ma probabilmente gli avrebbe anche dimostrato che in qualcosa il suo forse ex non aveva comunque torto. 
“Potrebbe piacermi al punto da riuscire a voltare pagina. Il punto è lo voglio? Voglio lasciar andare realmente Daniel?”


Note: alla fine li ho portati lì, chi mi conosce sa che in un modo o nell'altro l'avrei fatto. Il punto è come proseguirà la situazione incasinata non poco. Io questi due li amo, dovevo, scusatemi, so che questa è una fic daneo, ma io Sandro e Theo li amo insieme. Ma questo non significa che la fic sia segnata, di opzioni da qui in poi ce ne sono molte, per sapere come proseguirà bisogna solo leggere. Grazie a chi mi segue. Baci Akane