21. AL CENTRO DEL LORO MONDO
L’acqua scivolava sul suo corpo che ancora fremeva.
Era sfinito.
Gli sembrava d’aver appena giocato 90 minuti sfrenati. Ma qualcosa di sfrenato effettivamente l’aveva fatto.
Accompagnò il getto caldo che gli donò sollievo e ristoro, soffermandosi in particolare sulle natiche che gli dolevano ancora.
Sandro era straordinariamente ben dotato, ma soprattutto molto focoso e passionale.
“Mi ha distrutto!” pensò malizioso e soddisfatto. Non si sentiva così appagato da mesi.
Con Daniel il sesso era sempre stato ottimo, ma era più lui l’attivo ed era un’altra sensazione. Infatti le volte che era Daniel a farlo, lui finiva stanco. Era una stanchezza diversa, era come essere senza un briciolo di forze, mentre quando faceva l’attivo aveva dolori od indolenzimenti ai fianchi, alle cosce e in certe zone specifiche.
Con Sandro era stato un altro discorso ancora.
“Mi ha fatto esplodere. Sono distrutto...”
Non ricordava quand’era stata l’ultima volta che era stato così bene.
A Novembre a Milano le cose con Daniel erano andate bene, lui era stato estremamente allegro ed il sesso era stato appagante, ma a parte che era stato lui attivo, era diverso. Ormai era da mesi che c’era un’ombra fra loro. Sempre un pensiero od un qualcosa che impediva una totale spensieratezza.
Era Daniel ad averne. Lo conosceva e sapeva che macinava qualcosa dal giorno in cui aveva deciso di andare via dal Milan in prestito.
Sebbene poi fra loro fosse sempre andato tutto tecnicamente abbastanza bene, c’era sempre un’ombra.
Adesso, con Sandro, era stato sconvolgentemente facile, liberatorio ed appagante.
Nessuna ombra, nessun dramma, nessun ostacolo.
Anzi.
Se l’era aspettato, invece, ma nulla. Sandro c’era stato e l’aveva pure sorpreso.
Ripensò a quello che gli aveva detto sul non arrendersi. Non si era aspettato una cosa simile, ma non era quello a turbarlo tanto quanto il modo in cui si sentiva lui stesso.
“È stato troppo bello.”
Era un gran bel casino, specie perché ora nella sua testa regnava un caos apocalittico da cui non aveva più idea di come districarsi.
Senza soluzioni pratiche di alcun tipo, Theo uscì dal bagno di Sandro avvolto nell’asciugamano che gli aveva preparato, poi bagnato e gocciolante si inoltrò in casa sua alla ricerca del proprietario che gli aveva detto di farsi una doccia.
Una volta fuori, si limitò a seguire il profumino di cibo che lo portò alla cucina, moderna e spaziosa come il resto della casa.
Lo vide di schiena ai fornelli, in boxer e basta, intento a preparare qualcosa da mangiare.
Guardò i suoi capelli spettinati che scendevano a coprirgli il collo, le spalle larghe rilassate, i tatuaggi che coprivano interamente uno dei due bracci, mentre sul resto la sua pelle era candida e liscia. Theo si morse il labbro carnoso, era notevolmente sexy nella sua semplicità.
Ebbe l’impulso di raggiungerlo e abbracciarlo da dietro, baciargli il collo e mangiare direttamente dalle sue mani qualunque cosa stesse preparando, ma si fermò e scosse il capo pensando turbato a Daniel.
Non era lì per mettersi davvero con Sandro, ma per dare una lezione a Daniel e visto che ci stava giusto pensando, era meglio evitare di incasinare ulteriormente la sua vita.
Si sedette ad una delle sedie intorno al tavolo, rimanendo con l’asciugamano alla vita, il resto della pelle tatuata ormai era asciugata, i capelli corti spettinati e bagnati.
Sandro percependolo si girò, gli diede una prima occhiata sfuggente e poi tornò a fissarlo sgranando spontaneo lo sguardo allarmato.
- Vuoi qualcosa da metterti? In camera mia puoi prendere quel che vuoi...
Theo rise spontaneo, sentendosi meglio davanti al suo tenero imbarazzo.
- Abbiamo scopato, Sandro. Non riesci a vedermi mezzo nudo? Ti ricordo che prima...
Stava per stuzzicarlo come d’abitudine, questa volta senza nemmeno freni, quando lui gli mise qualcosa in bocca svelto come un lampo.
Si rese conto che era un quadrato di toast mega imbottito e solo quando lo morsicò di riflesso e lo gustò, si rese conto che era effettivamente piuttosto buono. Non sapeva cosa c’era dentro, ma era veramente buono.
Connesse dunque l’odore che l’aveva attirato lì al profumo di pane tostato e sorrise beato, rilassandosi subito mentre Sandro si sedeva con lui ponendo fra loro un vassoio che diversi quadrati dello stesso toast e due birre fresche già aperte.
Si guardarono in silenzio, mangiando. Uno serio ed indecifrabile, l’altro malizioso e con un perenne sorrisino sulle labbra sfrontate.
Non parlarono per un po’, bevvero e mangiarono con calma, sempre fissandosi con cura, studiandosi, ripensando a quanto accaduto.
Poi, finalmente, dopo aver finito e bevuto mezza birra e sfornato un poco fine rutto di approvazione per lo spuntino notturno che fungeva anche da cena, Theo ruppe il ghiaccio andando dritto al punto.
- Cosa significa quello che hai detto prima?
Sandro non si sentì in allarme né colto di sorpresa, si era aspettato quella domanda per tutto il tempo.
Bevve anche lui, ma senza ruttare, infine si appoggiò all’indietro lasciando allo stomaco il compito di digerire meglio. Allungò una gamba di lato, scomposto, e piegò la testa di lato.
Lo studiò per un momento cercando di capire cosa pensava Theo.
- Che è colpa tua e devi prenderti le tue responsabilità?
Sapeva a cosa si riferiva. Theo inarcò un sopracciglio perplesso.
- E che non mollerai...
Sandro annuì, poi alzò le spalle piegando le labbra come a dire che era ovvio e semplice. Per lui lo era davvero.
- Quello che è. Non mollerò ormai. Ed è colpa tua se adesso la tua vita si incasinerà di brutto. Potevi pensarci prima di saltarmi addosso.
Theo si irrigidì nella sedia, incupendosi brevemente. La fronte aggrottata, il broncio.
- Cosa significa?
- Sapevi benissimo che mi piaci. Perché sei venuto proprio da me per dare una lezione a Daniel? - chiese duramente e provocante, stufo di fare la parte del bravo ragazzo sempre corretto che si fa da parte.
Theo sembrava vederlo per la prima volta, ma gli occhi brillavano invece di essere in soggezione.
- Perché sapevo di piacerti. L’ho detto a Daniel, mi ha detto di voltare pagine con te. Io gli ho detto che non gli sarebbe andato bene, se l’avessi fatto. Che mi avrebbe poi implorato di tornare con lui. Glielo voglio dimostrare, perché lui fa sempre così, ma poi non gli sta bene. Lui non vuole che io vada con altri, né che ci lasciamo! È solo... non so, un idiota forse!
Theo non capiva minimamente il suo ragazzo, non l’aveva mai capito. Sandro lo sapeva ed invece vedeva tutto molto chiaro, specie le cose che Theo non vedeva.
- Non avresti dovuto comunque. Adesso non mollerò. - disse deciso.
Theo si raddrizzò e lo fissò sconvolto ed eccitato insieme.
- Che vuoi dire? Era solo una scopata per dimostrargli che...
- Davvero? - lo incalzò sapendo perfettamente che era andato molto oltre una vendetta col suo ragazzo.
Theo si aggrottò e si fermò non sapendo cosa dire, abbassò lo sguardo nervoso iniziando a dondolare il piede scalzo. Poi scosse il capo e guardò in alto stufo di riflettere su qualcosa a cui non veniva a capo.
- Secondo te?
Sandro ridacchiò a quella richiesta d’aiuto.
- Secondo me sei confuso e non sai veramente se vuoi tornare con Daniel. Se lui tornasse ad implorarti come vuoi, non sei sicuro di come farla finire. E visto che voi due non siete capaci di stare insieme e non vi capite, non vi siete mai capiti e non vi capirete mai, io mi sono rotto. Hai cercato me di proposito, mi cerchi da tutto l’anno. Mi stuzzichi da quando hai capito che mi piaci ed ora alla prima occasione vieni e mi salti addosso. Adesso basta, non mi farò da parte. Ora mi metto in mezzo anche io, perché mi sono proprio rotto il cazzo.
Lo tirò fuori tutto d’un fiato, con passione e sicurezza, tendendosi verso di lui e puntando il dito sul tavolo come a mettere i puntini sulle i. In vita sua non era mai stato sicuro di qualcosa come di quello, oltre che per il Milan avrebbe fatto qualsiasi sacrificio.
Theo si fece indietro sulla sedia, in una posizione scomoda e nervosa, lo fissò stralunato colto in fallo.
L’aveva pienamente scoperto, glielo leggeva in faccia.
A quel punto, veloce come un fulmine, gli prese la mano che teneva la bottiglia quasi finita. Gliela tolse dall’oggetto fresco e la tenne deciso nella sua.
Theo trattenne il fiato.
- Ti sei messo in un bel casino, Theo. Non ti aiuterò togliendomi di mezzo. E sappi che intendo dirlo anche a Daniel, perché non ne posso più di nasconderglielo. Lo faccio alla luce del sole. Lotterò per te. Perché so che anche tu mi vuoi.
Theo sentì un’improvvisa ondata calda invaderlo, mentre il panico lo paralizzava.
Aveva fatto un gran casino, era vero. Ma dannazione, quanto gli piaceva starci in mezzo.
“Incosciente,” si disse. “Figlio di puttana. Bastardo fuori di testa."
Iniziò ad insultarsi, ma non ritrasse la mano dalla sua e non scappò dal suo appartamento a gambe levate come avrebbe dovuto.
Rimase lì immobile mentre si immaginava la reazione di Daniel alla dichiarazione di Sandro.
Sicuramente quel che aveva sperato e voluto da subito. Qualcuno che gli desse una lezione, uno scossone.
Sarebbe corso da lui e l’avrebbe implorato realizzando d’aver sbagliato, ne era sicuro.
E allora... allora?
A quel punto che avrebbe fatto?
“Dovrei tornare con Daniel, a quel punto. Ho fatto tutto questo per lui, no? Per noi... ma non posso non pensare a quel che ha detto. È tutto l’anno che lo provoco in tutti i modi e lo stuzzico ed ora alla prima occasione mi butto fra le sue braccia. Ha ragione? Lo volevo tanto che sono riuscito ad andarci a letto? Ma per cosa, poi? Per ottenere quale risultato? Dove volevo arrivare? Togliermi uno sfizio? Rimanere al centro del suo mondo perché è lì che mi piace stare? Al centro degli altri?”
Era nel caos più totale, non aveva più idea di che cosa voleva, solo che gli stava bene che gli tenesse la mano e gli piaceva anche stare mezzo nudo davanti a lui.
Gli stava bene anche quella bella dichiarazione passionale di conquista.
Voleva. Lo voleva davvero.
Essere preso fra due fuochi, essere corteggiato e desiderato fino a quel punto.
Ma poi?
Lo scopo finale quale sarebbe stato?
Nel non sapere cosa rispondergli, si rese conto che non avrebbe sfilato la mano dalla sua perché era inutile per lui pensare alle mosse in anticipo. Non era nel suo DNA progettare qualcosa.
Aveva sempre improvvisato e sicuramente avrebbe continuato così, perché era fatto in quel modo.
Impulso totale. Sempre.
“Ma forse per una volta non sarò io a dover fare qualcosa, inseguire e lottare. Forse per una volta posso permettermi di stare qua al centro del loro mondo e vedere cosa succede.”
Sorrise lieve, piegò il capo di lato e si rilassò nella sedia, appoggiando meglio la schiena. Sollevò il pollice e lo mise sul suo dorso a tenergli di rimando la mano.
- A te la palla. - rispose quindi di nuovo calmo e padrone di sé.
Sandro, davanti a lui, rabbrividì.
Se ne era andato dopo essersi rivestito ed averlo ringraziato, non si erano promessi nulla né fatto progetti.
Theo di fatto non gli aveva detto chiaramente che sarebbero tornati a letto insieme né che cosa erano ora.
Ma a lui non importava, perché tanto l’avrebbe conquistato. Si sarebbero messi insieme loro. Adesso non poteva più sbagliare, quello era stato troppo palese.
Theo aveva fatto di tutto per finire a letto con lui, si era raccontato una bella scusa, ma di fatto era quello.
Loro che andavano a letto insieme.
Il giorno dopo Sandro chiamò Daniel.
Aveva il sacro terrore di quel che stava per fare, ma non si sarebbe mai tirato indietro. Non era mai stato così tanto sicuro di qualcosa come di quello.
Avrebbe fatto di tutto per mettersi con Theo, ogni cosa in suo potere. Assolutamente.
Da quando Theo se ne era andato, era letteralmente a pezzi. Aveva pianto come un disperato ad intervalli irregolari e non riusciva a smettere.
Aveva ottenuto quel che aveva voluto e sapeva d’aver fatto bene, che razionalmente era la cosa giusta.
Per lui, perché lo vedeva consumarsi per colpa sua, vedeva che stava rimanendo schiacciato nella loro relazione complicata, mentre lui invece di evolvere, involveva. Non stava ottenendo alcun risultato, da quando era allo Spezia, anzi. Era peggiorato.
Non poteva buttare via così un anno intero. Non esisteva.
Doveva assolutamente fare ciò che andava fatto, a costo di stare di merda.
Non aveva comunque previsto che il mezzo usato per cercare di arrivare alla vetta ambita, forse non sarebbe stato quello giusto. Né che alla fin fine raggiungere una vetta senza la persona amata accanto non avrebbe avuto senso.
Ma lo capì alla telefonata di Sandro. Lì, appena lui gli parlò, ebbe immediatamente tutto chiaro.
Vedere il suo nome sul display gli fece venire un infarto in un momento di estrema fragilità.
Sandro non l’aveva mai chiamato da quando era allo Spezia.
Inghiottì a vuoto col cuore in gola, la paura ad attanagliargli le gambe. Daniel si tirò su a sedere sul letto fissando il suo nome come se fosse un nemico.
E lo era.
Lo sapeva, improvvisamente. Che da amici, erano appena diventati nemici.
Ora ne era consapevole.
L’aveva voluto lui, del resto. L’aveva praticamente spinto fra le sue braccia.
Ora che aveva ottenuto quel che aveva tanto voluto, doveva essere uomo, per una volta nella sua vita da quando cercava di esserlo, e fare quel che andava fatto.
Prese un respiro profondo e rispose: - Sì?
Sapeva chi era, Sandro non si presentò e non salutò, perché non era una telefonata di cortesia, non stava chiamando il suo amico.
- Se era questo che volevi, l’hai ottenuto. - disse duramente. Daniel rabbrividì sentendo quel tono duro. Era furioso. Spalancò gli occhi e strinse convulsamente il lenzuolo su cui era ancora steso.
- Questo cosa? - ma lo sapeva.
- Lo sai bene. L’hai lanciato fra le mie braccia sapendo che ci sarebbe venuto, ma forse speravi che io fossi quello fesso di turno, così corretto che nonostante io lo voglia con tutto me stesso, per gli amici mi faccio da parte. Ma io mi sono fatto da parte per mesi e tu hai sputato su questo dono, hai fatto come se io non esistessi. Pensavi che avrei sempre fatto quel che volevi, no? La cosa giusta. Ma giusta per chi? Per te? Adesso mi sono rotto le palle. Non sono un giocattolo da usare per i vostri casini. Non mi farò usare e scaricare. Io adesso mi prenderò Theo. Farò di tutto per averlo. Voglio stare con lui, Daniel. Mi dispiace che ne parliamo ora così, ma io... - a quel punto il fiume in piena esitò, inghiottì e tossì rivelando infine una voce spezzata dalle lacrime. Daniel rabbrividì di nuovo col cuore in gola.
Stava piangendo.
- Io lo amo, Daniel. E non mi farò più da parte. Se lo rivuoi indietro, dovrai lottare e fare molto meglio di quanto hai fatto fino ad ora.
Attese, infine, qualche secondo per vedere se Daniel avrebbe risposto. Ma al suo silenzio tombale, aggiunse un sommesso: - Perdonami. - mettendo infine giù la comunicazione.
Daniel strinse forte gli occhi lasciando cadere il telefono che rimbalzò sul letto.
Bruciavano, i suoi occhi. Bruciavano di lacrime che scendevano copiose sulle guance.
Fu lì, davanti alla durezza shoccante di Sandro ed alla sconvolgente verità che era corso immediatamente a dirgli, che capì che Theo era davvero andato a letto con Sandro e non capì solo quello.
Capì anche d’aver amaramente sbagliato.
Era vero che non aveva avuto la minima idea che Sandro corresse dietro a Theo prima di due giorni fa. Ma era anche vero che appena l’aveva saputo, aveva capito immediatamente che quelli come Sandro non hanno cotte di poco conto, che se si invaghiscono del fidanzato di un amico, significa che sono innamorati, in realtà, anche se stanno facendo di tutto da mesi per stare in parte per correttezza ed amicizia.
L’aveva capito in quella frazione di secondo durante la quale aveva litigato con Theo, ma l’aveva lanciato fra le sue braccia consapevole che quello, impulsivo e furioso, ci sarebbe andato davvero per dimostrargli che aveva torto. Glielo aveva detto prima di andarsene ed ora le sue parole gli bruciavano l’anima ed il cervello.
‘Verrai strisciando e mi implorerai di tornare con te. Vedrai.’
Aveva ragione.
Non era mai stato quello che aveva voluto realmente.
“Lo amo e non è una questione di essere migliore, sicuri e meritare il suo amore. Perché non è che non sapevo se lo amavo o meno. Lo so di amarlo. Lo so da mesi. È che non mi sembrava di meritare il suo amore. Ma dovevo arrivare a perderlo per capire che non è che ci si conquista l’amore di qualcuno, ma lo si prende e basta?”
Davanti all’esempio brutale e passionale di Sandro, Daniel aveva avuto l’illuminazione, ovvero che non si doveva meritare l’amore di qualcuno, ma si doveva semplicemente amare e basta. Con prepotenza, volontà ed egoismo.
“E se è tardi?”
Si prese il viso fra le mani e si buttò di lato, premette la faccia contro il materasso, fra le lenzuola, e si mise a piangere singhiozzando in un’esplosione inconsolabile.
“Dovevo arrivare a perderlo per capirlo? Doveva mostrarmi Sandro come si fa? Adesso sono solo e posso concentrarmi sul calcio, ma cosa cazzo me ne frega del calcio senza di lui? Non tornerà mai con me, Sandro farà di tutto per stare con lui ed è molto meglio di me, ha le idee chiare, è pulito, onesto, meraviglioso e lo ama e non ha paura di dirglielo. È lui che lo merita ed io l’ho perso ed ho ottenuto quel che merito. Aveva ragione Theo. Me ne sarei pentito.”
Ma ormai era comunque tardi.
Note: so che l’avevo già detto, ma lo ridico. Ho scritto questa fic molto prima che venisse fuori il casino con Sandro e le scommesse, perciò abbiate pietà. Comunque la fic è ambientata prima che quel fatto venisse fuori.
Spero che non giudichiate male Daniel, nei capitoli scorsi l’ho approfondito per spiegare bene la sua parte, credo che sia un classico giovane che non è ancora maturato e quindi inesperto di vita e come tutti loro è pieno di difetti, contraddizioni ed insicurezze. È un personaggio molto ‘comune’ e normale, in un certo senso. Così come Sandro rispecchia il classico buon amico che cerca di fare il bravo finché non viene stuzzicato una volta di troppo ed allora tira fuori le palle rivelando che era meglio non metterlo in mezzo. Theo invece rappresenta l’egocentrico che fa casini un giorno sì e l’altro anche e che si mette sempre nei guai senza saper come tirarsene fuori. Ognuno può ritrovarsi facilmente in almeno uno di loro e ritengo siano appunto persone piuttosto ‘reali’ (considerando che sì, è una RPF, ma che alla fin fine non posso di certo sapere come sono nella realtà e comunque ciò che scrivo è effettivamente inventato). Alla prossima. Baci Akane