22. CASINO CRESCENTE
Si erano riuniti tutti a Milanello da qualche giorno, pronti per ricominciare con la seconda parte del campionato interrotto ormai a metà novembre, quando Daniel chiamò Alexis.
Theo e Olivier avevano avuto dei giorni di riposo in più rispetto agli altri, ma erano tornati comunque in tempo per l’inizio. Due giorni prima, pronti per preparare la prima partita dell’anno contro la Salernitana, il 4 gennaio 2023 a Salerno.
Rivedersi dopo capodanno era stato come cominciare qualcosa da zero, come ripartire per un campionato nuovo, specie per lo stacco di un mese e mezzo.
L’ultima partita del Milan risaliva al 13 novembre, i giocatori rimasti si erano allenati a Milanello, ma di fatto era stata una lunga sospensione anomala per via del mondiale giocato in inverno invece che in estate come al solito.
Questo aveva totalmente deconcentrato e destabilizzato i ragazzi che avrebbero dovuto ritrovare la forma e riprendere da dove si erano interrotti come se invece che un mese e mezzo fosse passato poco più di una settimana.
Sarebbe stata dura e strana, l’avevano preventivato, ma non a questi livelli. Non avevano capito come, perché e quanto.
Non avevano realizzato cos’era successo ad alcuni di loro nel frattempo, quanto erano stati colpiti, influenzati e come.
Per Olivier e Theo giocare tutte le partite del mondiale e rientrare dopo poco col club era stato stancante, ma più di tutti era stata la sconfitta in finale a dargli un duro colpo.
Ad aggiungere benzina sul fuoco, come se tutto quello che era successo a livello calcistico non fosse sufficiente, si mettevano anche le questioni private.
Il tutto senza la supervisione, fino a quel momento costante, di almeno uno dei due pilastri del Milan.
Genitore Uno era in convalescenza lunga per via dell’operazione e si era un po’ defilato, nonostante la sua continua presenza nelle partite che aveva continuato ad assistere dalla solita tribuna speciale dei giocatori, accanto al campo e alla panchina dei giocatori convocati.
Oltre a questo, Zlatan stava vivendo da dicembre un grave lutto e da quel momento in poi era di fatto totalmente sparito dai radar, si era volatilizzato, non aveva nemmeno fatto mezzo messaggio nelle varie chat di squadra.
Quello era il suo modo di vivere il proprio dolore.
Genitore Due, invece, preso fra il fuoco del mondiale, dove aveva dato tutto sé stesso fino a perdere una forma fisica mai recuperata completamente dall’infortunio della stagione precedente, e il fuoco di Zlatan che aveva bisogno di lui, non era riuscito ad esserci come aveva voluto.
C’era sempre stato fino a novembre, ma da lì in poi era sparito dai radar a sua volta e non era nemmeno rientrato a Milanello insieme agli altri, per rimasugli fisici dal mondiale.
La totale assenza improvvisa dei due effettivi capitani e delle due guide, non aveva aiutato i ragazzi in quella fase così strana e delicata.
Delicata era un eufemismo.
Tutti avevano messo in preventivo la stanchezza fisica di Theo ed Olivier, in aggiunta a quella mentale. Nessuno si aspettava tornassero allegri e pieni di grinta, specie per la scarsità del tempo che avevano avuto a disposizione per recuperare, ma appena videro Theo tutti capirono che gli era successo qualcosa, qualcosa che andava oltre la depressione e la stanchezza per la nazionale.
Perché ormai avevano imparato a conoscerlo e quella faccia era più cupa, tesa e nera del solito ed il giovane spruzzava nervoso ed incertezza da ogni poro.
- Cos’ha? - chiese Rafa a Brahim, appoggiandosi col braccio sulla sua testa, lì dove arrivava con la sua altezza.
Brahim ancora non ne sapeva nulla, aveva pensato di lasciarlo un po’ in pace, oltretutto era stato particolarmente preso dal suo nuovo ragazzo.
- Non lo so, ma spero accetti la nostra gentile richiesta di cambiare camera...
Brahim sapeva che la richiesta in questione era complicata e forse poco da amico, considerando la situazione delicata in cui erano Theo, Daniel e Sandro, ma da un punto di vista puramente egoistico non aveva scelta.
- Richiesta? - fece Rafa fissando il suo nuovo recente ragazzo che rimaneva dritto con le braccia conserte a fissare un cupo Theo che nemmeno correva. - Chi ha parlato di chiedere? Io ho già fatto il cambio delle vostre camere...
Brahim lo guardò meravigliato togliendogli il braccio dalla testa.
- Davvero non glielo hai chiesto?
Rafa si strinse nelle spalle.
- Sandro non dirà mai di no, lo conosci... - oh sì che lo conosceva. Ed anche meglio di lui. Brahim strinse le labbra in un’espressione di ‘aiuto, prevedo guai’, suo malgrado cercando Sandro con lo sguardo, lo vide particolarmente imbronciato e pensieroso.
A quel punto, sollevando il sopracciglio curioso, capì che lì qualcosa stava per succedere.
Qualcosa di davvero complicato ed imprevedibile.
- Beh, del resto mi sembra logico metterci nella stessa camera, stiamo insieme, no? - concluse Brahim più a sé stesso che a Rafa, il quale era già più che convinto. Il compagno infatti ridendo lo abbracciò e gli baciò la fronte affettuoso.
Non gli importava molto dei casini degli altri, in quel momento era felice, niente avrebbe potuto rovinargli tale gioia.
Avevano aspettato il giorno precedente alla partita, di fatto quello in cui dopo il consueto ultimo allenamento a Milanello sarebbero poi partiti per la trasferta a Salerno.
Quando glielo avevano detto per poter naturalmente stare in camera insieme, gli avevano pure comunicato che anche a Milanello si erano già presi la libertà di stare insieme.
Theo e Sandro non avevano capito subito.
Li avevano guardati aggrottati, specie Sandro, Theo era più perso in un altro pianeta.
- State insieme? - ripeté il centrocampista italiano con voce cavernosa, concentrandosi sul significato di quel concetto.
Brahim annuì, aveva voluto dirglielo lui, ma Rafa era lì dietro di lui che se lo abbracciava allegro come sempre.
Per un momento avevano pensato potesse prenderla male perché era il suo ex, ma quando disse un vago: - Ok, sono contento per voi... - non sembrava realmente contento, sembrava più che altro preoccupato.
Brahim capì subito il motivo di tale impressione.
“Ha una cotta per Theo e noi li mettiamo insieme... siamo un po’ stronzi, ma non vedo soluzioni, magari potrebbe fare qualche altro cambio con altri compagni...” ma sapeva che era infattibile scomodare tutte le coppie già consolidate da mesi se non anche anni, in certi casi.
Sandro si morse il labbro e si grattò perplesso la nuca guardando Theo accanto a loro, in piedi nella hall dell’albergo, in attesa di essere sistemati nelle camere.
Aveva l’aria persa totalmente da un altra parte, di chi nemmeno aveva sentito.
- Theo, hai capito? - gli disse incerto. Theo lo guardò come se tornasse al presente solo in quel momento.
- Mm? Oh sì... stanno insieme... lo sapevo, me l’aveva detto. Sono contento per loro...
- Perciò sapevi che dobbiamo stare noi insieme? - Sandro sembrava sulla via della facile irritazione, nel suo caso non era tanto strano, tendeva ad innervosirsi facilmente negli ultimi mesi.
Theo lo guardò ancora perso, come se non capisse cosa gli diceva.
- No che non lo sapevo... aspetta, cosa? - e fu lì che finalmente il terzino sinistro si svegliò.
Rafa rise di gusto prendendolo in giro, mentre Brahim capì al volo che il suo fratello non effettivo aveva qualcosa di molto più che stanchezza fisica e mentale dovuta al mondiale.
Sandro alzò gli occhi al cielo ed imprecò pesantemente senza emettere suoni.
- Torna fra noi, cazzo! - brontolò. - Ci hanno detto che ci hanno arbitrariamente sistemati insieme perché loro fanno coppia, ormai! Sveglia, porca puttana!
Così dicendo prese la propria valigia a mano e trascinandola al banco, sbatté la mano chiedendo una camera.
In automatico l’addetto gli consegnò le chiavi di una matrimoniale, come tendevano a fare con tutte le squadre che ospitavano.
Rafa guardò Sandro perplesso smettendo di ridere, non era normale una reazione simile, ma lui tante cose non le sapeva, non ancora. Brahim - che le sapeva anche se non tutte, non ancora nemmeno lui - realizzò al volo che doveva essere successo qualcosa fra loro.
“Va bene, non sarà contento di dover stare con la persona che gli piace che sta col suo amico, ma non credo che sia solo questo.”
Pensandolo lanciò subito uno sguardo a Theo, girato anche lui verso Sandro a guardarlo meravigliato. Lo sentì sospirare ed in una specie di ritorno al presente più consistente, prese anche lui il suo trolley e lo inseguì per il corridoio.
- Ehi, tutto bene? - gridò Rafa capendo che stava succedendo qualcosa. Theo alzò il braccio sventolando il pollice. - Non mi sembra tutto bene, a te? - fece poi a Brahim senza distogliere lo sguardo da Theo che si infilava al volo in ascensore nel primo scatto di vita avuto dal suo ritorno fra loro.
- No, per nulla. Che diavolo è successo fra quei due?
- Beh, qualunque cosa sia avranno modo di risolverla... - fece Rafa facilone come suo solito, tornando ad un bel sorriso e a circondarlo col braccio, avviandosi verso il banco per recuperare la loro chiave.
- Non è così facile, ti devo raccontare un po’ di cose.
Un bel po’.
Theo infilò la mano nell’ascensore in tempo per impedirgli di richiudersi, Sandro lo vide ed alzò gli occhi al cielo facendosi in parte per farlo passare, una volta dentro tornò a schiacciare il numero del piano che l’operatore gli aveva comunicato.
Le porte si chiusero davanti a loro e appena la privacy tornò, Theo attaccò subito in quello che fino a qualche tempo fa sarebbe stato il suo metodo tipico.
- Dobbiamo parlare e risolvere, non possiamo rimanere così...
Sandro scattò come una molla, quasi non avesse aspettato altro per dargli la risposta a cui aveva probabilmente pensato da giorni ininterrottamente.
- Ma davvero? E come pensi di risolvere? Sei tu che mi hai chiesto tempo il giorno dopo! Non è che hai chiuso dicendo che non intendevi fare nulla e respingevi la mia corte. Mi hai chiesto tempo, mi hai detto di aspettare a fare qualsiasi cosa che dovevi schiarirti le idee. Questo mi hai chiesto! - disse accusatore, il fuoco divampava in lui, lo stesso che ricordava l’aveva bruciato qualche giorno fa. Quanto era passato? Nemmeno lo ricordava, il tempo si era sospeso dal giorno in cui si era lasciato con Daniel, lo stesso in cui si era buttato su Sandro per vendicarsi.
Lo stesso in cui il suo cervello era andato in tilt rendendosi conto di volere tutto e niente, troppo o nulla.
Un caos mentale nel quale non era mai stato, che l’aveva totalmente sospeso.
Theo stava per rispondergli, ma le porte si aprirono ed in quello si materializzarono alcuni compagni di squadra che sistemati nelle rispettive camere avevano deciso di scendere alla ricerca del bar e di un caffè.
Sandro gli fece un cenno forzato e Theo li ignorò uscendo per primo, avviandosi a caso verso una direzione non sapendo se fosse quella giusta. Sandro lo richiamò con un fischio infastidito e lui girò su sé stesso e lo seguì senza commentare.
Durante il tragitto fino alla camera tornarono a stare in silenzio, poi appena dentro, al sicuro, Theo si riaccese come una dinamite.
- Ti ho chiesto tempo, che c’è di brutto? È normale chiedere tempo dopo quello che è successo! Io... pensavo di sapere cosa facevo, invece ho capito che non lo sapevo ed ora... - la voce gli morì in gola sentendosi spegnere via via che parlava, realizzando che per la verità non sapeva cosa dire.
Sospirò, scosse bruscamente e nevrotico la testa, alzò gli occhi al soffitto e mentre Sandro spalancava la porta finestra per uscire nonostante il freddo considerevole dei primi di gennaio, lui gettò il proprio telefono su una parte del letto matrimoniale.
- Che cazzo ne sapevo che quei due si sarebbero messi insieme e ci avrebbero spostato insieme?
Sandro si girò di scatto, schiaffeggiato dal fresco che venne subito da fuori, niente di paragonabile a quello del nord, ma sicuramente non molto piacevole.
- Sei tu quello insicuro, io ho le idee chiare e sto faticando a non andare dritto per la mia strada e fare quel cazzo che voglio, perché una volta che so cosa voglio non mi fermo. Se sto qua in sospeso è solo per te. Vedi di deciderti o qua scoppia un casino!
Con questo uscì nel terrazzo tenendosi ancora su la giacca che non si era nemmeno tolto entrando.
Era un terrazzo che confinava con le due camere adiacenti, ma divisi da dei separatori di ferro battuto uguali alla ringhiera. Niente che desse particolare privacy, per la verità, ma per lo meno aiutava a far capire se avevano compagnia o meno nelle vicinanze.
Al momento, non c’era ancora nessuno.
Theo alzò gli occhi al cielo per l’ennesima volta e diede un calcio alla propria valigia a mano che si ribaltò per terra con un tonfo. Imprecò e poi uscì dalla camera con uno scatto rabbioso.
Sandro voleva prenderlo a pugni. Non piangere. Non gridare. Non spaccare tutto. Solo prenderlo a pugni.
E poi prendere a pugni anche sé stesso.
Come aveva potuto dargli retta? Aveva deciso di prenderselo, aveva addirittura detto a Daniel cosa era successo, gli aveva fatto una scenata da prima donna e poi appena lui gli chiedeva di non fare niente per un po’ fino a che non si schiariva le idee, lui accettava e lo accontentava.
“Sono uno smidollato di merda! Lo amo troppo per forzarlo? Oh, ma al diavolo! Non sprecherò questa occasione! Tutto si sta mettendo in mio favore, non manderò tutto a puttane! Specie perché non ha detto che si è pentito e non voleva, ha detto di aspettare. Significa che è confuso, ma non che sa cosa vuole. E se non sa cosa vuole, una cosa è certa. Non tornerà con Daniel. O insomma, farò in modo che non ci torni. Mi sono proprio rotto il cazzo di quei due!”
Brahim per poco non gridò, per fortuna Theo gli tappò subito la bocca impedendoglielo.
Quando gliela liberò, gli fece cenno di parlare piano.
Si erano messi in un tavolo in fondo del bar a confabulare fra di loro, lontano da orecchi che al momento c’erano, ma non troppo vicini.
Non aveva voluto dirlo a Rafa per un motivo preciso: - È troppo amico di Daniel, non voglio che lo sappia così...
- Beh, gli ho detto dell’infatuazione di Sandro per te, ma pensa che è troppo corretto per fare qualcosa e che non devo preoccuparmi... in realtà è un gran casino e mi conosci, non so se potrò tenerglielo nascosto...
Theo alzò gli occhi al cielo per l’ennesima volta, seccato.
- Maledizione, Brahim! Proprio ora dovevi metterti con lui? È un casino, fra me e Daniel; non ci siamo ancora parlati e Sandro dice che glielo ha detto ed io voglio aspettare la sua reazione che non arriva. Finché non arriva la sua reazione io non voglio fare niente con nessuno né decidere nulla, ma quello continua a starsene là a La Spezia zitto e chiuso ed io... io ormai devo fare qualcosa, non posso tenere Sandro sospeso ancora a lungo e non so che cazzo fare!
Brahim lo fece finire di sfogarsi stile fiume in piena, aveva parlato in spagnolo fitto e a parte qualche connazionale, nessuno avrebbe potuto capire cosa dicevano.
Si grattò infine la nuca facendo una smorfia incerta mentre capiva realmente quanto grande era il caos in cui regnava.
- C’è il rischio che comunque Rafa lo venga a sapere da Daniel, lo chiama spesso.
Theo sospiro rumorosamente e drammatico, sbattendo la fronte sul tavolo, fra le tazzine di caffè che avevano appena bevuto.
- Forse Daniel aspetta che sia tu a farti vivo. - azzardò Brahim. Theo riemerse sempre con aria disperata.
- Ma io non so che fare, io devo capire lui che intenzioni ha. L’ho provocato io apposta per farlo reagire e tornare da me, ma se non lo fa io... che scelta ho?
Nel realizzare che avrebbe potuto averlo realmente perso, le lacrime gli salirono agli occhi che si pressò sotto i palmi imprecando sofferente. Brahim sospirò e gli mise una mano sul braccio.
- Dio, ma come fai ad infilarti in certi casini, amico?
Theo scosse il capo sconsolato. Non lo sapeva nemmeno lui.
Involuzione.
Dal momento in cui Daniel aveva saputo di Theo e Sandro, invece di progredire e tentare di prendere le sue cose nelle proprie mani per riprendersi Theo, era rimasto sospeso in un limbo, chiuso in sé stesso totalmente disinteressato anche al calcio ed al progetto principale della propria vita.
Dichiarando che stava male, chiese di essere lasciato in pace; il suo compagno di camera, Mattia, non era uno che si imponeva e che costringeva qualcuno ad aprirsi, tanto più che non avevano legato molto lì allo Spezia.
Chiuso in un dolore acuto che l’aveva colto totalmente impreparato, aveva passato i giorni ad allenarsi completamente assente con la mente, per nulla intenzionato ad impegnarsi e a fare bene, disinteressato a conquistare allenatore e compagni.
La sua mente aveva continuamente prodotto immagini di Theo e Sandro, immaginando che ora stessero insieme e fossero felici.
Si ripeteva d’aver sbagliato per l’ennesima volta e che ora l’avrebbe pagata e che lo meritava, perché era stato lui a sbagliare.
Si ripeteva che non si conquistava l’amore di qualcuno o il diritto di amare, ma lo si prendeva punto e basta, come aveva fatto Sandro, ma ormai era tardi, tragicamente tardi.
Mentre il tempo andava avanti con una passività calcistica sempre più spiccata ed evidente che gli impediva di avere occasioni serie in campo, meno di quante ne aveva mai avuto e ne avrebbe potute eventualmente avere, il mondo perdeva totalmente d’interesse.
Completamente. Irrimediabilmente.
In questo stato d’animo, Rafa lo chiamò.
Era la vigilia della prima partita di campionato, al rientro dalla pausa dei mondiali.
Non avrebbe giocato e nemmeno gli sarebbe importato.
Rafa sbatté la porta della camera riversandosi in corridoio, intenzionato a cercare a passo di carica Theo e Brahim, ma quando se li ritrovò davanti non si bloccò sorpreso, né si fermò a riflettere un solo secondo.
Fissando Theo a pugni stretti ed un’ira evidente che nessuno gli aveva mai visto in quella maniera, pugni che per un momento Brahim pensò gli avrebbe scagliato contro, disse a denti stretti, concitato e alterato: - Vuoi sapere cos’ha fatto che non ti tornava?
Theo e Brahim lo guardarono ed ebbero lo stesso identico pensiero: “Lo sa!” ma non riuscirono a produrre altro, né un piano per calmarlo.
- Lo so, me l’ha appena detto... - disse cercando di mantenere la calma Brahim.
- E non hai niente da dire? - fece Rafa scandalizzato verso il suo ragazzo, realizzando che non era furioso come lui.
Brahim sospirò e si strofinò stanco e confuso il viso ed i capelli.
- Non sono affari nostri. È un casino che devono risolversi loro. Non sono un prete che fa la morale agli altri, ho fatto stronzate anche io!
Era suo amico, per prima cosa, così come Rafa lo era di Daniel. Per un momento pensò che le cose si sarebbero complicate anche fra loro e impanicato all’idea che succedesse, si staccò dal fianco di Theo mettendosi accanto a Rafa, rivolto però al contrario. Gli agganciò il braccio in tensione muscolare, pronto a scattare con quel pugno ancora stretto.
- Andiamo in camera a parlare, dai...
Rafa lo guardò dall’alto, shoccato che davvero non volesse fare nulla né schierarsi.
- Rafa, non sono cazzi nostri! - replicò con decisione, impuntandosi nel tentativo di non peggiorare le cose fra loro.
Rafa scosse la testa fissando ancora furente un Theo in silenzio che nemmeno lo ricambiava e non si muoveva. Era piantato lì, occhi di lato, rigido, pallido, mascella contratta.
- E tu non hai niente da dire? - ruggì verso di lui spingendolo con la mano libera. Brahim allarmato lo tirò per il braccio che gli teneva e lo fece arretrare.
Theo finalmente alzò lo sguardo su di lui, poi piegando le labbra all’ingiù con amarezza fece qualcosa che nessuno dei due avrebbe mai pensato.
Piatto e con una freddezza mai avuta, rispose glaciale: - Ha ragione lui, non sono cazzi tuoi.
Con questo, senza aggiungere altro, si girò e andò verso la propria camera dando vita ad una voragine fra le due teste di serie della squadra che a sua volta avrebbe generato i famosi due mesi di blackout del Milan.
Note: Non è proprio vero che in quei primi mesi del 2022 fra Rafa e Theo c'erano tensioni, non ufficiali quanto meno, ma si vociferava che ce ne fossero e visto che stavano effettivamente entrambi male e totalmente fuori fase per i mesi nei quali il Milan ha avuto uno dei suoi tracolli, ho deciso di usare la cosa per questioni di fic; ma nella realtà penso che semplicemente entrambi fossero fuori fase e che la cosa sia semplicemente coincisa nello stesso periodo. È invece vero che Rafa e Daniel sono molto amici, ma Rafa lo è anche di Sandro, tantissimo. Mi era balenata una certa idea per la fic che leggerete nei prossimi capitoli e così ho manipolato un po' fatti e questioni realmente accaduti. È oltretutto vero che Daniel in quel periodo fosse in caduta libera allo Spezia. Brahim e Rafa sono una delle miliardi di coppie che mi sono piaciute degli ultimi anni del Milan, perciò ho semplicemente deciso di inserirla. Grazie dell'attenzione e alla prossima. Baci Akane