3. UNA CASA PER CUI LOTTARE

percorso

Se Theo e Daniel litigavano, i ragazzi del loro gruppo tendevano di natura a separarsi a seconda di chi erano amici. 
Neutri erano Ante e Rade, i quali si palesarono solo ad un certo punto con delle espressioni estremamente felici e rilassate. 
Li raggiunsero così come niente fosse e sotto sguardi allusivi e inquisitori, Ante, grattandosi la pancia sotto la maglietta, chiese pacifico: - Beh? Che avete da guardare? 
- Qual è il segreto? - fece quindi Theo sfacciato, fissandolo torvo. 
Ante piegò le labbra all’ingiù fissandolo senza capire, in risposta prese una delle due birre dalle mani di Rafa. 
- Per cosa? - chiese senza capire, bevendo un sorso e dandone anche a Rade, il quale la prese e bevve. 
- Per durare così tanto! Siete spariti da almeno un’ora! 
Ante ancora non capiva. 
- Ma durare in che senso? Stavamo trombando, ce la siamo goduta! 
Rade per poco non soffocò diventando di mille colori e mentre Olivier rideva e gli batteva la mano sulla schiena cercando di farlo tornare fra i vivi, Daniel spiegò al posto del suo poco chiaro fidanzato: - Loro sono durati poco con tutto l’alcool in corpo; la poca resistenza è normale quando si è così su di giri! - dicendolo al posto suo dimostrò che voleva sotterrare tutto e dimenticare, così Theo strinse la prese intorno al suo collo sollevato, ringraziandolo in silenzio e accentuando il sorriso. 
- Sono stato più che soddisfacente, eh... - precisò subito non volendo passare per uno scarso. Daniel finse accondiscendenza. 
- Sì... più che soddisfacente... - gli altri scoppiarono a ridere. 
- Anche Sandro è stato più veloce del solito, ma sì, diciamo che era l’alcool... - Brahim buttò nella mischia il suo ragazzo poco incline a certe condivisioni intime che si pentì subito di essere tornato da loro. 
Sandro avvampò e fece per infilare una bottiglia al contrario nella bocca del piccolo nano malefico, ma Ante rise sorprendendo tutti. 
- Ragazzi, noi siamo slavi! Non siamo solo di altri paesi, ma di mondi e galassie diverse! Prima di raggiungere le nostre prestazioni a letto dovete passarne.... 
Non gli fecero finire la frase che Theo prese la bottiglietta di acqua da Daniel e gliela schizzò in faccia accompagnando il gesto con un fischio di critica. 
- Ma sentilo, fa l’esperto come se non facesse altro che trombare con uomini dalla nascita, quando sappiamo tutti chi è stato ad iniziarti! 
A questa che gli scappò ovviamente fuori controllo, Daniel alzò gli occhi al cielo e Rade fece una faccia che era tutto un programma. 
- Ma tu devi per forza parlare sempre? - si affrettò a sgridarlo Daniel riprendendosi la bottiglietta e schizzando quel che rimaneva nella sua, di faccia. 
Si scrollò dal suo braccio che però lo riprese aggiungendoci anche l’altro e la sua bocca che lo baciò a ventosa sulla guancia per farsi perdonare. 
- Dai, scusa, mi è scappato! 
- Ma scusati con Rade, povero... - Daniel cercava ancora di liberarsi, ma la verità era che stava ridendo e si stava divertendo.
- Ehi un momento, io questa storia non la so! Chi è che avrebbe iniziato Ante? 
Rafa aveva captato chiaramente una storia scabrosa a luci rosse di cui stranamente non sapeva nulla e a quel punto ci pensò ben Samu a renderla nota spiattellandola ai quattro venti come se niente fosse. 
Brahim ed Olivier scoppiarono a ridere mentre Rade si vedeva che soffriva come un cane a ricordare quelle cose. Alexis e Sandro invece lo compatirono, mentre Rafa apprezzava la scena che stava immaginando di Theo e Ante a letto insieme. 
- Potevate invitarmi, eh? Non è che mi dispiaceva. Anche io sono sempre disponibile a prove. 
Ante però a quel punto stava assassinando quella boccaccia troppo larga di Samu, mentre Theo continuava a riempire di baci la faccia di Daniel per farsi perdonare per il suo scabroso passato e per quel suo piccolo difetto di non saper attivare il cervello prima di azionare la bocca. 
- Ma è mai possibile che ogni volta che vi vedo insieme ci sei tu che cerchi di farti perdonare da Daniel qualcosa? Cos’è andato storto con te, Theo? - la vociona tonante dall’inconfondibile accento di Zlatan li raggiunse alle spalle e tutti si fermarono dal fare qualunque cosa facessero, aprendosi per far entrare i due nuovi arrivati. 
- GENITORE UNO E GENITORE DUE! - gridò Theo alzando le braccia al cielo per gettarle poi intorno ai colli di Zlatan e Simon, lasciando così respirare e sopravvivere Daniel che ringraziò i suddetti genitori. 
Simon ricambiò divertito l’abbraccio di un evidente su di giri Theo, mentre Zlatan gli diede uno schiaffone sulla chiappa che gli lasciò tutte e cinque le dita stile tatuaggio. 
Theo ululò di dolore e si sciolse mentre tutti ridevano.
- A loro non chiedete quanto sono durati e come hanno fatto? - fece Rade che ancora gli bruciava la questione che ficcanasassero tanto nel suo privato. 
- Anche lui in realtà è slavo...  - gli ricordò Ante mollando i capelli di Samu che stava cercando di strappare perché aveva parlato troppo. 
- Però lui è danese... - commentò Brahim indicando Simon, come se questo avesse un qualche senso. 
- Cosa mi sono perso? - chiese il ragazzo in questione preso in causa. 
- Ma lui non è danese, lui è uno degli dei del nord. Come diavolo fa a durare così tanto? Sarà più di un’ora che sono spariti... - Theo in effetti sembrava ancorato di nuovo a quel discorso e Daniel sospirò mettendogli una mano sulla nuca. 
- Theo, non serve che cerchi di capire tutto. Semplicemente tu sei scarso, non è un problema, ti voglio bene come sei... 
A questa uscita spontanea e del tutto calma di Daniel, Theo si zittì fissandolo con occhioni enormi e shoccati, incredulo che osasse dirgli una cosa simile, punto sul vivo più che mai e profondamente ferito, mentre gli altri dapprima si zittirono, poi scoppiarono a ridere, applaudire e fischiare mentre alzavano ognuno ciò che aveva in mano, alcolico o meno che fosse. 
- A Daniel e al re dei dibattiti impossibili! - lo proclamò Rafa, fiero del suo amico e della sua prontezza di spirito. Si era ripreso in un attimo e ne era sinceramente felice, ci teneva a lui e gli dispiaceva vederlo giù per colpa di uno che gli somigliava troppo. 
Daniel rise alla definizione e fece un inchino prendendosi i complimenti e gli applausi, concedendo poi un abbraccio ad un demolito Theo che per uno storico lunghissimo minuto non seppe cosa dire. 

Una nottata seguita da una mattinata perfetta. 
Daniel se la sarebbe ricordata per sempre. 
Non aveva giocato da protagonista, quell’anno. Anzi, aveva giocato davvero pochissimo, ma quello era il suo Milan, era la casa dove era letteralmente nato e cresciuto. Lì era diventato adolescente ed ora giovane. Lì sarebbe maturato, sperava. 
Lì aveva scoperto sé stesso, i suoi veri istinti, aveva fatto le prime scoperte ed aveva avuto il suo primo ragazzo, le prime delusioni, le prime cose belle. 
Lì aveva trovato Theo ed anche se non sapeva come sarebbe andata con lui, era comunque una parte importante della sua vita. 
Lì, infine, aveva trovato la sua piccola famiglia, un gruppo di amici che ora per lui era così caro da non voler rinunciare, da voler lottare per mantenerlo.
Li guardò tutti mentre ridevano e si sentì felice, nonostante la confusione interiore per le proprie incertezze. 
Si impresse quel momento bellissimo sperando durasse per sempre, anche se in cuor suo già sapeva che per certe cose bisognava lottare davvero tanto e nonostante quello spesso comunque non duravano. 
Li guardò, Samu, Brahim e Rafa ne sparavano a raffica, gli altri ridevano, Zlatan rincarava la dose col suo solito stile, Simon scuoteva la testa, Theo era la solita luce con un sorriso meraviglioso. 
No, non li avrebbe dimenticati. Né loro, né quel momento. 


Non aveva capito come diavolo era finito in quella situazione a dir poco di merda. 
Non che in realtà lo fosse, da un certo punto di vista era piuttosto bello ritrovarsi spalmato fra Brahim e Theo. 
Sapeva che da qualche parte doveva esserci anche Daniel e cercava di percepirlo, perché distinguere Brahim dagli altri era facile, era quello basso. 
Theo aveva una certa presenza fisica, fin troppo in effetti, mentre Daniel era quello alto e magro e sebbene sapesse che era lì intorno, non riusciva proprio a capire dove fosse. 
Sapeva solo che era finito a casa di Brahim a finire la festa che ormai era arrivata ad orari mattutini non precisati. 
Ricordava che ad un certo punto avevano iniziato ad andarsene tutti e che mentre lui aveva espresso il desiderio di andare a dormire, Brahim e Theo avevano detto che non volevano far finire una notte così bella. 
Daniel l’aveva corretto dicendo che ormai era giorno, infine Theo aveva detto che potevano andare a fare colazione a casa di qualcuno e visto che gli unici due a vivere soli erano lui o Brahim, eccoli lì.
Colazione.
Sandro ricordava bene il momento in cui avevano detto ‘colazione’. 
Per questo aveva accettato. 
Eppure perché ora c’era della musica hot e sexy e Brahim e Theo gli ballavano addosso a lui e a Daniel pigiati al centro del suo salotto? 
- Ma non le esauriscono mai le energie? - chiese Sandro nella speranza di capire dove diavolo fosse Daniel, non voleva rischiare che le sue mani finissero in zone inappropriate. 
Come per esempio il culo di Theo. 
“Beh, non che toccare Daniel sia meglio. Dove diavolo è il culo di Brahim?”
Ad un certo punto qualcuno invece di avviarsi alla camera a dormire, aveva avviato la musica dalla cassa che si erano portati in giro per tutta la notte e la sera. 
Die che erano pericolosi era sminuirli. 
Sentì la risata di Daniel e così si girò verso di lui per controllare che fosse lui davvero, quando si ritrovò però Theo davanti che gli si spalmava addosso muovendo il bacino in quella sua maniera maledettamente erotica, a Sandro partì di nuovo l’erezione al punto che si sentì quasi venire da tanto bollente che era. 
Imprecò spontaneo e apertamente, mentre Theo vedendo la sua espressione in difficoltà rise e gli fece l’occhiolino malizioso.
A questo gli venne un colpo, per un istante veloce si chiese cosa avesse capito di quel che gli capitava, poi realizzò che i loro bacini si stavano strofinando, non per sua volontà, ma stava capitando. 
Sandro avvampò, spalancò gli occhi sconvolto e si girò immediatamente dandogli la schiena.
Fu peggio: ora Theo era finito a spalmarsi meglio sul suo sedere. Sentiva il suo inguine contro le proprie natiche e non era propriamente a riposo.
Si aggrottò mentre afferrò il nano che aveva di nuovo davanti e se lo premette disperatamente contro, fingendo di essere eccitato per lui. 
“Dove diavolo è Daniel? Ero convinto fosse qua... ma se Theo si occupa di me...” 
Girò gli occhi nel panico e finalmente vide Daniel fermo sulla soglia di una porta, solo in un secondo momento capì che era il corridoio e che probabilmente doveva essere andato al bagno.
Aveva smesso di bere alcool con lui un paio di ore prima, ma a quel punto si era messo a bere acqua che evidentemente aveva pensato bene di espellere in modo normale, ovvero urinando. Lui invece la stava trasudando, l’acqua bevuta. 
Tutta.
Visto che era in un lago di sudore per via del calore intenso che stava provando, manco stesse facendo una cosa a tre. 
Secondariamente notò che Daniel rideva di gusto e che li filmava, così Sandro imprecò e rosso in viso più che mai, sgusciò via dal panino umano gridando un generico: - ANDATE TUTTI A CAGARE, PERCHÉ IO? 

A questa giusta osservazione, vedendo che Daniel era tornato dal bagno e che la canzone latina era cambiata, Brahim e Theo lasciarono il povero Sandro precipitarsi al bagno a rinfrescarsi e urinare per tirare nel mezzo Daniel.
Per un momento Theo aveva avuto paura di doverci litigare, non sapeva bene perché ma in qualche modo finiva sempre per fare qualcosa che poi lo indispettiva, ma quando dopo il suo ritorno dal bagno l’aveva visto lì a ridere e riprenderli, si era rilassato e sentito al colmo della gioia. 
Lasciato andare Sandro si era buttato su di lui, accettando di buon grado il cambio dei due e permettendo a Brahim di fare quel che prima aveva fatto lui col suo ragazzo.
Giochi fra fratelli, cose di quel genere erano del tutto concesse se eseguite alla pari.
Daniel scoppiò a ridere accettando di essere il nuovo condimento del panino dei due spagnoli e senza farsi grossi problemi si mise a palpare a destra e sinistra, girandosi su sé stesso al ritmo della musica, allo stesso modo in cui si muovevano loro. 
Uno dei suoi sogni, vederlo così lanciato e sciolto con loro.
Daniel in realtà lo era, era di compagnia, socievole e allegro, anzi, era molto allegro, solo che servivano i contesti e le persone giuste. 
Era anche molto lunatico, ma dipendeva dall’età, oltre che dall’indole.
Oltretutto Theo sapeva di essere lui un po’ il colpevole, perché era così agile a fargli girare le palle che nemmeno lui sapeva come ci riusciva. 
Mentre si divertiva con lui e Brahim a ballare e lo sentiva ridere, Theo si sentì al settimo cielo, non ricordava d’aver mai provato una felicità simile negli ultimi mesi. 
Forse era arrivato lì dove voleva, anche se sapeva che mancavano ancora dei passi, ma sebbene ogni tanto Daniel fosse ancora confuso, il fatto che alla fine tornasse sempre da lui gli faceva capire che anche se aveva ancora dei problemi personali, comunque lui rimaneva quello più importante.
Anzi, forse lo era sempre di più.
Rigirandoselo fra le mani per rimetterselo rivolto a sé, spinse malamente via Brahim scherzando e facendolo finire sul divano.

Questi rise, ma li lasciò pomiciare. Li vide mentre la bocca di Theo si accaparrava prepotentemente quella di Daniel e da come il ragazzo gli rispose capì che il momento ballo era finito e che era ora di passare al momento sesso. 
Non coccole, non sonno, ma sesso. 
Perché prima in effetti era stato piuttosto veloce, lì nel museo del Milan. Anche un po’ dissacrante, in effetti. 
Li guardò per un istante perdersi e spalmarsi uno sull’altro, guardò come le mani di entrambi andavano sui rispettivi sederi, mentre i bacini erano totalmente premuti uno sull’altro.
“A momenti scopano qua davanti a me...” pensò poco incline a vedere anche quel genere di spettacolo. 
Spense la musica, cosa che non venne minimamente notata dai due piccioncini, e saltando in piedi corse verso il corridoio alla ricerca di Sandro.
Si scontrò con lui proprio sulla porta.
Si era rinfrescato con acqua fresca, aveva i capelli umidi ed il viso ancora bagnato. Delle gocce cadevano in modo sexy sul collo e Brahim sogghignò malizioso, si leccò le labbra, lo prese per mano e se lo tirò in camera. 
- Vieni, è ora della trombata! Vedi di impegnarti di più che se la fai in fretta ti costringo a rifarlo finché non viene fuori decente! 
Il commento all’eiaculazione precoce di prima in Casa Milan indispettì Sandro che decise di dargli una lezione rigirandoselo subito sotto di sé.
Brahim fu ben lieto che questa volta si concentrasse meglio su di lui e sul proprio corpo, così come che ci mettesse di più. 
Dopo averlo spogliato ed aver avuto la sua bocca un po’ ovunque, specie in zona centrale e con una calma anche eccessiva, gli alzò le gambe che erano corte e stavano sempre dove voleva con facilità, le aprì e le premette fra i loro corpi per poi entrargli dentro. Sempre senza fretta e frenesia. 
Si era preso il suo tempo per prepararlo, cosa che gli aveva fatto piacere, ma ora si rese conto che il caro Sandrino stava forse un po’ esagerando con il discorso della pazienza. 
Andava bene un po’, insomma... concentrarsi, prendersela comoda e tutto. Godersi l’attimo. 
Tirarlo su piano piano.
Ma così era anche troppo.
“Era forse meglio prima quando è stato così veloce che nemmeno me ne sono accorto... che diavolo ha? Forse è stanco...”
Notando che Sandro faceva fatica, decise di aiutare il proprio orgasmo con la mano, pensando di aiutarlo a venire dopo con la bocca. 
Poteva capitare, ultimamente Sandro era altalenante a letto al punto che aveva pensato di proporgli un inversione di ruoli, a volte capitava di non voler fare sempre l’attivo. 
Solo che prima, durante la festa, quando era stato così passionale ed eccitato aveva pensato che forse era stata la pressione delle ultime partite difficili di campionato.
Adesso che ritornava a quelle stesse difficoltà, Brahim iniziò a chiederselo. 
“Non è che c’è qualcosa che non va?”

C’era, qualcosa che non andava.
C’era eccome. 
Sandro sapeva bene cos’era, ma non poteva di certo dirglielo. 
Ultimamente faticava ad eccitarsi con lui, se gli partiva l’erezione per colpa di Theo o se in qualche modo si intrometteva, allora riusciva ad essere decente, ma diversamente era ormai sempre più difficile. 
Si morse il labbro preoccupato ed indispettito.
Non voleva essere così pietoso e nemmeno parlargliene, ma era evidente che era arrivato il momento di farlo.
Continuare a sforzarsi per lui sarebbe stato inutile, era da sempre troppo spontaneo. Uno dei suoi difetti. 
“Ma non lo farò di certo ora. Pensa a Theo e vieni, sbrigati che lui sta già venendo che si sta toccando... che vergogna di te...”
Era mortificato, non voleva ferire Brahim né rovinare tutto, ma solo quando pensò a prima, a come Theo gli si era spalmato addosso sia per avanti che per dietro e al suo occhiolino con quel sorrisino malizioso, tornò ad eccitarsi e a caricarsi al punto che finalmente venne.
“Per un pelo, cazzo! Ancora un attimo e mi avrebbe chiesto che problemi avevo!”
Era la cosa peggiore per un uomo affrontare quel genere di problema.
Quando qualcosa non funzionava nell’atto sessuale, tendevano sempre a prenderla sul personale. Quel genere di prestazione era sempre importante, per loro. 
Nel caso di Sandro era un discorso ben più complesso dell’orgoglio. 
Voleva solo evitare di spiegare che cosa aveva realmente. 
“Ma dovrò lasciarlo, non posso continuare così!” pensandolo, si sentì un autentica merda e trattenendo a stento uno sbuffo insofferente, sgusciò via dicendo che aveva bisogno di bere. Andò fuori dalla camera alla ricerca della cucina, sperando di calmarsi. 
Non immaginava che pessima idea fosse quella. 
Superata la zona notte dove c’erano camere e bagno, si affacciò dal corridoio per puntare alla cucina senza immaginare dove avessero scelto Theo e Daniel di consumare. 
Solo in un ultimo momento, col suo tipico secondo treno, realizzò che in quella casa c’era solo un’enorme camera matrimoniale, ma non una seconda camera piccola. 
Le sue gambe si fermarono in blocco, silenzioso, in un dramma che lo devastò tragicamente. 
Daniel era a carponi sulla coda del divano ad angolo e Theo era in piedi dietro di lui, lo teneva per i fianchi e lo stava penetrando, erano completamente nudi.
Sandro li guardò con occhi spalancati, realizzando che anche lui lo era.
Era precipitosamente scappato come un bambino senza pensare a nulla, né a dove potessero essere loro, né alle condizioni in cui era lui.
Avvampò vedendosi di nuovo reagire dopo l’orgasmo appena ottenuto con fatica. Si coprì l’inguine afferrandosi l’erezione cercando di soffocarla e tornando a lanciare un’occhiata pericolosa a Theo, puntò gli occhi nella sua erezione che penetrava le natiche di Daniel, i suoi gemiti riempivano l’aria e l’espressione abbandonata al godimento del suo viso rimasero impresse, mentre il suo pene stretto nelle mani cercava di esplodere. 
“Merda, che casino!”
A quello Sandro scappò silenzioso tornando in bagno per l’ennesima rinfrescata con acqua gelida che fece ritirare il proprio giocattolo traditore. 
Alzò lo sguardo allo specchio, disperato.
L’acqua fredda ancora scorreva, mentre con le mani stringeva forsennato il bordo del lavandino. 
L’espressione dilaniata in una smorfia di sofferenza. 
“Ora come ne esco?”
Stava a dir poco impazzendo.