4. MERITARSELO
Daniel si inarcò tutto, tendendosi allo spasmo in un orgasmo liberatore che riuscì a deviare all’ultimo evitando di sporcare il divano di Brahim.
Si alzò di scatto per girarsi e Theo lo prese per la vita, cingendolo ed appoggiandoselo addosso.
Lo abbracciò da dietro scivolando con le mani sul petto, gli cercò il viso e mentre veniva anche lui, gli girò il volto e lo baciò.
- Dani, credo di amarti davvero, lo sai?
Gli scappò come gli scappava sempre tutto, non per questo significava che non pensasse quel che diceva.
A volte pensava una cosa e ne diceva un’altra ma solo perché si esprimeva male, specie in italiano.
Altre pensava e diceva la stessa cosa ed era proprio vera.
Daniel passò dal bollore al gelo in un attimo e mentre si sentiva un’autentica merda per l’incapacità di rispondere a quella bellissima dichiarazione spontanea, si ritrovò con gli occhi stretti a trattenere le lacrime che gli bruciavano.
Lo sentì venirgli dentro mentre gli sorrideva dolcemente sulle labbra, mentre le sue braccia lo stringevano forte da dietro tenendolo a sé come se fosse una cosa preziosa.
Si sentì tale e tornò a provare calore e a rilassarsi.
Forse era confuso e spaventato ed insicuro, ma non poteva negare che lui fosse la sua oasi e che nessuno riuscisse a farlo stare così bene.
Alzò un braccio infilando le dita fra i suoi capelli, glieli prese sulla nuca e lo tenne a sé contro le labbra, ricambiando il bacio.
Le loro lingue si intrecciarono mentre si rilassavano uno sull’altro, tornando lentamente in loro, coi sensi ancora impazziti e confusi.
- Mi perdoni se ti faccio aspettare un po’ per la mia risposta?
Theo si staccò dalla sua bocca, tornando bruscamente alla realtà. Lo guardò serio, confuso. Daniel però si affrettò a sorridere.
- Ti voglio bene e sono sicuro di provare qualcosa di forte per te, qualcosa che non ho mai provato per nessuno. Ma voglio cercare di essere più sicuro di me prima di dirti che ti amo anche io.
Che non era un ‘non ti amo’, ma un ‘voglio aspettare a dirti che ti amo’.
Theo capì che non era una brutta risposta, solo non quella che aveva sperato, infatti quando la propria bocca si era mossa da sola dicendoglielo, per un pelo aveva aggiunto un ‘credo’ provvidenziale che aveva migliorato un po’ il tiro.
Strinse la presa intorno al suo petto e alla sua vita e annuì sorridendo, solo un po’ meno radioso e solare di sempre.
Un po’ opaco. Se ne accorse da solo, ma lo baciò ancora.
- Va bene, quando sarai pronto io sarò qua ad aspettare. Non vacillerò.
Ne era convinto sul serio quando lo disse.
Sandro e Brahim si erano stesi sul letto, nudi, coperti da un lenzuolo che in realtà lasciava più scoperto che coperto.
Il dolce mondo dei sogni stava finalmente cogliendo i ragazzi alla bellezza delle dieci del mattino, appena rilassati il sonno e la stanchezza fra partita, festa ed alcool li aveva colpiti impietosi, perciò fu nel dormiveglia che percepirono arrivare Daniel e Theo che si tenevano per mano.
Stava per addormentarsi quando Sandro realizzò e spalancò gli occhi.
Troppo tardi per rifiutare e rimediare.
- Che diavolo fate? - brontolò subito vedendoli, per fortuna coi boxer addosso, raggiungerli nel letto.
- Il divano è scomodo, siamo troppo stanchi. Il letto invece è grande e noi ci stiamo!
La risposta di Theo che mentre saliva prepotentemente al centro del letto spingendo i due verso il bordo facendoli più in là, demolì Sandro che si ritrovò girato sul fianco, rivolto verso Brahim nella stessa posizione per far posto ai due amici.
Theo si stese supino tirandosi sopra Daniel che si sistemò nella parte esterna, mezzo sul letto e mezzo sul suo ragazzo.
Appena mise la testa sul suo petto, con il braccio del compagno a cingerlo, lo sentì ronfare subito sfinito.
Brahim che gli stava davanti già russava,.
Sandro si morse il labbro facendo una smorfia mentre il sonno che lo stava per aspirare lo rigettò malamente indietro.
Spalancò gli occhi mentre il cuore si mise a battere impazzito nel petto.
“Non eccitarti davvero, non eccitarti davvero, non eccitarti davvero.”
Il mantra non funzionò e sentendosi peggio di un adolescente in pubertà, si sentì eccitare di nuovo.
Di sicuro non si sarebbe mosso, per fortuna c’era almeno il lenzuolo, si disse.
Andò anche tutto abbastanza bene fino a che Theo decise di prendersene una parte per metterla addosso anche a loro due. Nel farlo scoprì brevemente la zona bacino di Sandro il quale spalancò di nuovo gli occhi in allarme, mordendosi sempre più forte la bocca fin quasi a farsela sanguinare.
Theo se ne accorse.
- Ma siete nudi? - domanda retorica accompagnata da un’esplorazione, non rettale ma quasi.
La mano di Theo scivolò sulla sua coscia e risalì sulla sua natica, toccandolo sotto le lenzuola non sapeva bene per quale arcano motivo.
Sandro si impennò, avvampò e tornò allo stato allucinato di prima.
Cercò di roteare il capo verso di lui per guardarlo, sperando di essere sufficientemente convincente mentre provava ad ammonirlo.
- Ehi! Non sai com’è fatto un culo? - sibilò imbarazzato.
Theo gli rise a pochi centimetri dalla faccia col suo braccio che premeva contro la schiena e la sua mano che rimaneva appollaiata sul sedere.
- Non so com’è fatto il tuo. È piuttosto tonico, complimenti.
Per fortuna tolse la mano continuando a ridacchiare. Sandro provò a capire cosa avesse e cosa passasse per la testa di quella creatura incomprensibile, ma senza successo. Alla fine sospirò sconfitto e tornò a girarsi verso Brahim, abbracciandolo da dietro nella speranza di calmarsi. Ovviamente il sonno tardò ad arrivare.
Theo fu il primo a svegliarsi e successe perché qualcosa di piacevole stava succedendo nelle sue parti basse. Una mano lo stava accarezzando eccitandolo.
Tornò ben volentieri dal mondo dei sogni e prima di aprire gli occhi, pensando che quella mano fosse di Daniel, gli mise la propria sopra.
L’aiutò a masturbarlo meglio attraverso la stoffa leggera dei boxer aderenti, muovendogliela con più intenzione, e solo quando realizzò che quella non era la manina delicata del suo ragazzo, spalancò di scatto gli occhi per vedere di chi era.
A quel punto, più sveglio che mai ed il cuore in gola, realizzò che era di Sandro che dormendo si era girato verso di lui appoggiandoglisi addosso.
Suppose che immaginasse di fare quel lavoro a Brahim, visto che a giudicare dal suo viso rilassato Sandro stava ancora dormendo.
Sogghignò togliendogli delicatamente la mano dal proprio pene ed alzò il capo alla ricerca del nanetto, ma non vedendolo nel letto dietro Sandro immaginò che doveva o essere caduto o essersi spostato nel divano.
Entrambe le opzioni potevano essere plausibili.
Si voltò verso Daniel, ancora lì accanto ma dall’altra parte, gli sorrise e gli baciò la fronte. Lanciò un’occhiata alla sveglia sul comodino che indicava mezzogiorno. Sbadigliò e prima di tornare a dormire un lampo gli passò per la mente, girò di nuovo il capo e guardò Sandro per capire se stesse davvero dormendo o se potesse aver saputo esattamente che stava molestando lui e non il suo ragazzo.
Non vide segni rivelatori, gli parve di notare che gli occhi roteavano sotto le palpebre, indice che stava sognando, ma non poteva saperlo con esattezza. Alla fine rimase nell’incertezza e fece un sorrisino divertito sentendo uno strano entusiasmo assalirlo.
Un entusiasmo un po’ sinistro.
Aveva avuto altre volte l’impressione di piacere a Sandro, ma essendo il ragazzo del suo migliore amico non aveva voluto dare seguito alla cosa, ma ricordava bene prima come si era eccitato quando gli aveva ballato addosso. La sua faccia era stata fin troppo espressiva, del resto Sandro era bello per questo, non riusciva a nascondere i suoi stati d’animo.
Era facile capirlo.
Troppo.
“Forse non se ne rende conto, ma credo di piacergli. Probabilmente gli ricordo un po’ Brahim e magari ha un debole per questo genere di ragazzi...”
Non arrivò oltre a questo perché era quanto gli bastava per nutrire il suo ego. Un ego che se annaffiato cresceva a dismisura.
Lì per lì non trovò niente di male nel piacere al ragazzo del proprio amico, specie perché doveva per forza essere qualcosa di inconscio. Se fosse stato consapevole non sarebbe mai stato il ragazzo di Brahim, del resto.
Spiegazione logica e semplice.
Era l’intenzionalità ad essere una colpa, non l’inconscio.
Il suo pensiero non andò oltre e Theo si addormentò sorridendo mentre il viso rimaneva rivolto verso Sandro, ancora appoggiato alla sua spalla.
Brahim si era svegliato poco prima e aveva non solo visto che Sandro gli dava totalmente la schiena arrampicandosi sul lato destro di Theo, ma anche che lo stava palpando attraverso i boxer.
Quello che aveva palesato la verità innegabile ai suoi occhi non era stato il fatto che quello di Theo fosse duro visto che se nel sonno ti toccano è anche normale eccitarti. Oltretutto in media un uomo ha 5 erezioni notturne, sebbene ormai loro non fossero più di notte.
Bensì era stato che ad essere bello duro era quello di Sandro.
Si era detto che dormiva e che probabilmente pensava di avere lui fra le mani, ma quando gli aveva sentito dire a fior di labbra il nome di ‘Theo’ per lui era stato più che sufficiente.
Come un fulmine a ciel sereno che si aggiungeva ai lampi di avvisaglia avuti recentemente. Non certo nessuno dei quali gli aveva fatto minimamente pensare che avesse un debole per Theo, ma che avesse problemi con lui sì.
Da un po’ faticava a venirgli duro se erano insieme e prima di fargli raggiungere l’orgasmo ci voleva parecchio.
Ma a quel punto la rivelazione era inconfutabile e dolorosamente reale.
Quando l’avevano fatto nel museo di Casa Milan, Sandro era stato sì straordinariamente veloce ed eccitato come ai vecchi tempi, peccato che si erano ritrovati a qualche metro da Theo e Daniel che facevano la stessa cosa.
A quel punto il puzzle si era composto davanti ai suoi occhi e non facendocela a stare lì, era sgattaiolato in salotto, raggomitolandosi nel divano.
“Chissà se Daniel sospetta qualcosa?”
Perché era quello il solo pensiero che gli poteva sorgere, visto che su Theo non aveva dubbi.
“Se quello se ne accorge gli scoppierà l’ego! È uno di quelli che adora piacere agli altri e li stuzzica per mantenere ben viva la loro adorazione. Non lo fa con cattiveria, ma è fatto così.”
Tuttavia di una cosa era sicuro, Theo non avrebbe mai tradito Daniel, né la sua amicizia.
“Ah, finché è il mio ragazzo so che non succederà nulla fra loro, ma qualcosa mi dice che se io e Sandro ci lasciamo e si lasciano anche Theo e Daniel, il risultato successivo sarà solo uno.”
Voleva bene a Theo, ma il problema di essere amico di uno che era come una calamita, era che prima o poi finivano tutti per attaccarglisi. Volenti o nolenti.
“Prevedo tempeste all’orizzonte. “
Verso le tre del pomeriggio, Sandro si destò come un fiore che sorge dopo l’inverno.
Aprì gli occhi sentendosi confuso e intontito ma al tempo stesso riposato e molto meglio rispetto a come era stato quando si era addormentato.
Si stiracchiò, sbadigliò, si girò dritto e solo mentre stava allungando pigramente tutti i muscoli, si rese conto di essersi spostato dal lato sbagliato.
“Un momento, non ero rivolto verso Brahim... la spalla su cui la mia faccia appoggiava non era quella piccolina del mio ragazzo...”
Quando lo pensò spalancò gli occhi e girò la testa verso Theo trovando conferma dei suoi terribili sospetti.
Fece una smorfia imprecando. Nel sonno si era voltato verso di lui. Col secondo treno cercò Brahim dall’altro lato e vedendo che era vuoto, o che meglio ci dormiva lui al suo posto, controllò che non fosse caduto.
Non trovando nessuno per terra, sospirò per poi dispiacersi.
“Sarà andato sul divano perché stava scomodo.”
Non pensò minimamente che potesse aver visto qualcosa, specie perché a parte che dormire sulla spalla di Theo, non aveva idea di che cosa aveva fatto.
Si alzò lentamente a sedere e lo guardò meglio.
Dormiva sempre con Daniel nella stessa posizione di ore prima, lui dritto e l’altro su metà del suo corpo.
“Come diavolo fanno a non muoversi? Sono andati in coma?”
Ridacchiò per poi perdersi liberamente nel bel viso di Theo che gli aveva fatto perdere la testa così d’improvviso.
Scese con lo sguardo sul suo torace scoperto, il lenzuolo era praticamente andato via ed avvolgeva solo un po’ le gambe, mostrando il suo inguine duro.
Sapeva che era normale, non era niente di strano, ma rimase a fissarlo con la voglia di abbassargli i boxer, si immaginò a farlo e a succhiarglielo e proprio mentre la sua fantasia erotica partiva, la propria erezione reagì aizzandosi per benino.
Sandro smise di fissarlo per guardare sé stesso, ricordandosi della propria nudità, ma per fortuna dormivano tutti e Brahim in quel momento non c’era.
Decise di rimanere un po’ più rilassato, si tirò su dritto con la schiena, si stiracchiò di nuovo facendo guizzare i muscoli non prorompenti ma di tutto rispetto e mandando un’ultima occhiata a Theo, sorrise in un misto fra il contento per un risveglio simile ed un malinconico per la consapevolezza che tutto quello era un sogno impossibile.
Tuttavia bel sogno era stato.
Si alzò e non si curò minimamente di coprire la sua totale nudità accompagnata da un pene bello eretto e duro.
Senza cercare i vestiti, andò fuori dalla camera alla ricerca del bagno.
Non notò gli occhi di Theo aprirsi e puntare alla sua erezione notevole, non vide che sorrideva malizioso e compiaciuto e non lo guardò mentre si girava meglio sul fianco rivolgendosi a Daniel abbracciandolo per svegliarlo a modo suo, con qualche innocente molestia.
Il risveglio di quel pomeriggio richiamò Daniel dal mondo non dei sogni, ma direttamente dall’aldilà dove era stato dall’esatto istante in cui aveva appoggiato il viso sul suo petto.
Ci volle un po’ prima di tornare nel proprio corpo e realizzare di essere vivo.
Ancora di più prima di capire cosa stava succedendo alla propria erezione. O meglio, che a reagire era quella e soprattutto perché.
Una mano? No, non esattamente...
Daniel si aggrottò senza riuscire ancora ad aprire gli occhi.
Una bocca?
Oh, sì, una bocca.
Ed una lingua.
Succhiava ed il modo in cui lo faceva era inconfondibile, solo uno aveva quella bocca, la percepiva per bene addosso.
Senza aprire gli occhi, ma ormai sveglio, accompagnò i movimenti della sua testa sul proprio inguine iniziando a gemere e facendogli capire di essere sveglio.
Quando lo sentì effettivamente ben ‘sveglio’, Theo risalì sul suo corpo baciandolo.
Daniel rimase beato con gli occhi chiusi, consapevole di cosa sarebbe successo ora.
Accolse le sue labbra per poi girarsi di schiena, sull’altro fianco, dandogli il suo libero accesso.
Theo se lo prese infilandogli solo le dita bagnate di saliva per farsi strada, perse altri secondi a strofinarsi l’erezione lubrificandosela da solo, ma ci mise poco perché era già molto dura e decisamente pronta, infine prendendolo per i fianchi, lo penetrò.
Daniel si sentì subito invaso da mille brividi di piacere che si espansero su ogni terminazione nervosa, ogni centimetro di pelle divenne subito bollente.
Si inarcò e iniziò a gemere totalmente ignaro di quel che stava succedendo con Sandro.
In quel momento Daniel era contento e si sentiva di volergli dire che l’amava anche lui, ma la parte razionale di sé glielo impediva ricordandogli di avere ancora dei problemi da risolvere. Perché quella non era una cosa da sbagliare, che si poteva poi rimediare.
Non poteva dirgli che l’amava e poi eventualmente rimangiarselo.
Non esisteva.
O peggio, non poteva dirgli di amarlo senza riuscire a farlo sentire amato.
Aveva problemi di insicurezza, ma non intendeva lasciarli lì per sempre, era ora di crescere in qualche modo, per sentirsi pronto ad arrivare al livello successivo, quello in cui Theo sembrava già navigare tranquillo.
Sperò, mentre raggiungevano l’orgasmo insieme a dei movimenti sincroni, che non si stufasse di aspettarlo, ma mentre lo pensava capì che non sarebbe bastato sperare.
Si aggrottò proprio mentre venivano insieme, realizzando di aver sporcato il letto che probabilmente era comunque già sporco del piacere di Sandro e Brahim della sera prima.
Si aggrottò perché la consapevolezza peggiore di tutte lo schiaffeggiò grazie ad un sonno ristoratore che gli aveva schiarito totalmente le idee.
Non poteva pretendere l’aspettasse mentre lui trovava il modo di diventare sicuro.
“Sarà l’ultima volta?”
Pensandolo incontrollato, una lacrima gli scivolò giù dalla guancia.
Forse non l’ultima, ma sicuramente l’ultima dove erano così sereni, dove Theo non immaginava cosa stava per succedere. L’ultima volta felice di sicuro sì, prima di un lungo periodo complicato.
“Ma non l’ultima, ce la farò ad arrivare allo stato che mi serve per poter essere davvero felice con lui, me stesso, rilassato e sereno. Così come lui merita. Per meritarmi Theo.” si disse mentre prendeva le sue mani dai fianchi e se le portava intorno al petto facendosi abbracciare forte da dietro.
Theo capì che Daniel aveva qualcosa, improvvisamente, ma il caos dei sensi impazziti dovuto all’orgasmo non lo aiutò a comprendere bene, perciò si limitò a stringerlo e ad appoggiarsi a lui con tutto il suo corpo, intrecciando le gambe alle sue e baciandogli il collo, l’orecchio e la guancia.
Non gli ripeté che l’amava, ma lo pensò di nuovo, senza nessun ‘credo’ di mezzo. Ne era sicuro.
“Mi amerà mai anche lui?”
Con questa domanda, strinse la presa delle braccia intorno al suo torace e chiuse forte gli occhi che gli bruciavano.
Sicuramente un risveglio che non avrebbero dimenticato mai.