9. METTENDO LE COSE IN CHIARO

percorso

Theo fece un sorrisino sornione, adorava quando Daniel marcava il territorio. Se avesse saputo che per averlo così preso e possessivo sarebbe bastato esporsi in una massa di gay arrapati, l’avrebbe fatto prima. 
Si appuntò mentalmente di portarlo in un locale gender: se c’era una spiaggia, in zona sicuramente c’erano anche locali simili. Non che poi ci fossero sparsi dei cartelli con su scritto ‘spiaggia gender’ o ‘locale gender’, ma le voci che giravano erano più che sufficienti per identificare un posto e come per magia poi la frequentazione era mirata.
E poi i calciatori fuori contesto spesso non venivano riconosciuti, era una cosa buffa ma succedeva praticamente sempre.
Mescolarsi alla massa vestendosi in modo ‘normale’ e comportandosi in modo ‘normale’ li rendeva trasparenti. 
Al contrario un certo stile identificava subito la persona come VIP e appena succedeva in molti passavano al setaccio ogni indizio per capire chi fosse. 
Andare ad una festa comunissima di un mister nessuno, ti trasformava in uno qualunque e nessuno poi ti notava. 
I trucchi per i VIP per poter fare quel che volevano erano molti. 
A volte era bello essere popolari perché potevi andare ovunque con facilità, ma altre era meglio non esserlo perché poi finivi per essere sottoposto ai raggi X di chiunque di continuo. 
Daniel, seduto a cavalcioni sul suo culo tondo e sodo, scivolò leggermente sulle cosce ed abbassò deciso il costumino portandolo sotto le natiche. 
Theo ridacchiò ancora girando lo sguardo verso il famoso gruppo di ragazzi arrapati che li fissavano da quando erano arrivati. 
- Stiamo dando spettacolo. 
- No, sto mettendo le cose in chiaro! - rispose subito Daniel prontamente dopo aver spremuto il tubetto di crema solare che colò al centro della sua schiena facendolo guizzare per il freddo, appena si liberò dell’oggetto iniziò a spalmare. 
Lui era già sufficientemente abbronzato, perciò la protezione scelta non era molto elevata, giusto per proteggere i tatuaggi. Zoe gli aveva detto che bastava anche una protezione bassa purché la mettesse sempre. 
Era molto rigoroso coi suoi tatuaggi, ci teneva. 
La canzone dalla propria cassa portatile cambiò e arrivò una di ultima uscita, Don’t you worry dei Black Eyed Peas, Shakira e David Guetta. 
Il ritmo allegro ed incalzante si amalgamò presto con l’animo scoppiettante di entrambi e mentre ghignava nascondendo il viso contro un braccio, non poteva vedere come il suo ragazzo sopra di sé si leccava le labbra famelico, passando dall’indispettito al compiaciuto. 
Non aveva bisogno di guardare, era ovvio che gli stava piacendo parecchio marcare il territorio. 
Lo sentì passare con piacere le mani sulla schiena rilassata ma sempre tonica e piacevole, sia al tatto che alla vista. Da come spalmava la crema con gusto, cura e piacere, era chiaro che gli piaceva molto. Il solare venne presto assorbito senza lasciare tracce appiccicose e continuò nella zona bassa, in particolare sulle natiche belle curve dove più che spalmare palpeggiava con cura. 
Theo se la godette alla grande, almeno come sembrava godersela Daniel le cui dita ben presto persero lo scopo dello spalmare per passare all’afferrare una proprietà privata. 
Lo sentì carezzarlo per poi stringere fino a che i pollici si infilarono sapientemente nella fessura. Theo alzò istintivamente la testa in un guizzo incontrollato. 
- Dani! - lo ammonì.
- Vuoi che smetta? 
Quando fece per staccarsi, se ne pentì subito. 
- No ovviamente, ma adesso se mi alzo si vede il grosso problema che ho qua sotto... e visto come non ti piace che mi guardino troppo, sarebbe un problema passare inosservato! 
Daniel rise di gusto rimettendosi su di lui, gli lasciò il costume abbassato ma gli si stese sopra come una coperta e avendo cura di appoggiare il proprio bacino duro sulle sue curve morbide appena massaggiate, gli sussurrò all’orecchio malizioso: - Mmm... allora abbiamo lo stesso problema! 
Theo ridacchiò compiaciuto, eccitandosi ancora di più. 
- Dio come vorrei che me lo mettessi dentro, ora... 
Daniel scivolò con la bocca sulla sua guancia, baciandolo. 
- Ed io come vorrei mettertelo dentro... - rispose alla stessa maniera. 
Entrambi non fecero altro che mettere benzina sul fuoco invece che acqua, ma riuscirono a controllarsi e a non dare più spettacolo di quanto non stessero già dando, al punto che capendo capendo di non poterne uscire rimanendo in quella posizione, Daniel decise di rifugiarsi in acqua. 
- Sei sicuro? Per andarci abbiamo una passerella da fare non indifferente... 
Disse Theo rivolgendo meglio la testa verso di lui.
- In questo caso ho un’idea... 
Daniel gli baciò le labbra con aria furba di chi aveva qualcosa in mente, ma non fece in tempo a chiedere perché si sollevò subito sistemandogli il costume rimasto basso, infine con un secco e deciso: - CORRI! - scattò in piedi prendendogli la mano e issandolo di peso lo trascinò di corsa verso l’acqua. 
Theo, ridendo come un pazzo e con una felicità senza pari, lo seguì ritrovandosi in un attimo a trascinarlo lui.
Arrivarono in un attimo e appena i piedi toccarono l’acqua fresca, si tuffarono insieme come due bambini che vedevano il mare per la prima volta da un anno. 
La scena fu così veloce che nessuno dei guardoni poté notare quanto fossero entrambi eccitati ed una volta dentro, un po’ il freddo del mare, un po’ la corsa che aveva interrotto l’eccitazione, le cose tornarono normali ed accettabili. 
Poi Theo rincorse Daniel per tutto il tempo nel serio tentativo di fare sesso in acqua, per nulla approvato dal compagno che non ci pensava proprio a rischiare una malattia venerea nel farselo mettere o nel metterlo lì dove tutti venivano a pisciarci. 

- Sai troppe cose! - brontolò Theo fintamente indispettito per la mancata sveltina in mare. Daniel sapeva che scherzava. 
- E sarebbe un difetto? - rispose divertito mentre si stendeva sugli asciugamani uniti. Finalmente le situazioni intime erano ristabilite. 
- In certi casi sì! Che te ne frega dell’igiene? È bello scopare in acqua! 
- È sporco! - puntualizzo Daniel rivolgendosi chiaramente al senso letterale del termine.
- APPUNTO! - rispose Theo con aria affamata, mordicchiandogli la spalla bagnata e salata. Naturalmente lui aveva inteso un altro senso.
Daniel scosse il capo ridendo e rimettendosi gli occhiali da sole che si era tolto al volo correndo in mare prima, Theo fece altrettanto. 
- Sei un idiota! 
- Ti piaccio per questo! 
“Ti amo per questo.” pensò subito istintivo Daniel, ma lo disse. 
- Mi piaceresti anche se fossi meno idiota. 
- Ma così è meglio. 
Andarono avanti a disquisire di cose inutili e senza senso fino a che lasciarono che un po’ di silenzio e di sole calasse su di loro come una coperta calda e confortevole.
Una coperta che attivava una sorta di momento speciale. 
Il momento serietà.
Quello delle confidenze, delle riflessioni, delle cose che mancavano da dire, che erano rimaste sospese nell’aria l’ultima volta. 
Daniel ripensò così a quanto aveva pianto alla frase detta da Theo sullo scappare da lui o da suo padre. Ripensò a come si era sentito, totalmente preso alla sprovvista da un sentimento devastante che gli era esploso dentro a tradimento. Sentimento che non aveva minimamente pensato di avere fino a quel momento.
Sentimento che poi aveva potuto elaborare con calma e mente fredda. 
Cose di cui adesso era pronto a parlargli. 
- Sai, quando l’altro giorno sono scoppiato a piangere... - Theo trattenne il respiro. Una volta uscito dall’acqua aveva spento la musica quasi a seguire una sorta di istinto animalesco. Non aveva dato cenni di voler parlare di quelle cose, ma lui forse l’aveva capito da solo. 
- Stai meglio, vedo... - rispose piano.
Nessuno dei due guardava l’altro, entrambi guardavano il cielo terso attraverso le lenti scure dei loro occhiali, supini per prendere il sole sulla pancia. 
- Sì... grazie per come hai gestito una cosa che sicuramente ti ha ferito e preso impreparato. 
- Era il minimo, ho capito che ci stavi peggio di me. 
Daniel apprezzò una volta di più la sua sorprendente maturità. Un anno prima un discorso simile non sarebbe stato possibile. O un anno e mezzo prima. Poi dopo qualche istante aggiunse con uno strano tono: - Vorrei che mi parlassi delle cose che ti pesano, qualunque siano. 
Daniel trattenne il fiato per un momento, girando la testa verso di lui sorpreso di questa richiesta.
Fino ad ora aveva osservato e assecondato, l’aveva lasciato gestire la loro relazione per non perderlo, era stato fondamentalmente molto passivo; adesso iniziava non ad imporsi, ma a far sentire la sua voce, quanto meno.
La cosa gli piacque e gli fece piacere, ci teneva davvero molto anche perché significava che si sentiva più sicuro non solo di quel che provava lui stesso, ma di quel che provava Daniel. 
Gli sorrise dolcemente per poi tornare a guardare in alto, il cielo che lo rilassò. Un azzurro che gareggiava col proprio, forse quel giorno troppo intenso. 
- Christian non era interessato a cogliere l’eredità calcistica di papà. - iniziò quindi per fargli capire quanto per lui contasse il discorso calcio. - infatti non reggeva la pressione del confronto con lui, per di più giocavano nello stesso ruolo. Non ha mai voluto stare per forza al Milan, aveva altri obiettivi. 
Theo non lo interruppe rimanendo in ascolto, girò il capo e si mise a tre quarti per guardare il suo profilo.
- Per me però è diverso. Ho sempre assolutamente voluto far parte della storia del Milan, volevo essere come mio padre, essere una leggenda per il club dei miei sogni. Io sono nato e cresciuto qua ed ho sempre considerato mio padre il dio del calcio. Non ho mai avuto altri sogni che diventare per il Milan ciò che a suo tempo fu lui per questo club. È il mio massimo sogno. 
La mano di Theo iniziò a carezzargli il braccio, seguendo qualche tatuaggio che si era fatto. L’atto lo rilassò molto e Daniel proseguì.
- Però sapevo che per riuscirci dovevo mantenere la mia identità, separata da lui. Ho voluto un altro ruolo per non subire il confronto con lui, anche se sono consapevole che lo subisco lo stesso e sarà sempre così. Però io sto provando da quando ho iniziato a giocare a calcio ad ottenere la mia individualità per avere poi il mio posto qua dentro. Che deve essere il mio, capisci? Non il suo. Non voglio che tutti pensino che se non fossi stato figlio di Paolo Maldini mi sarei sognato il Milan. Perciò non voglio andarmene per poter giocare a calcio in pace come ha fatto mio fratello. Io me ne vado per poter tornare e dimostrare quanto cazzo valgo, che sì sono degno figlio di mio padre, ma ho tutto lo stramaledetto diritto del mondo di star qua! 
Non era facile, era la cosa più difficile, un’enorme ambizione. Ne era consapevole e sapeva d’averlo finalmente spiegato bene a Theo. Si girò a guardarlo mettendosi in una posizione simile, alzò la testa appoggiandola sulla mano, piegò il braccio e lo guardò togliendosi gli occhiali scuri, mentre si rimetteva il cappellino sui capelli asciutti e la testa già calda. 
Theo lo imitò permettendo così ai loro occhi di agganciarsi e vedersi meglio. 
Lasciò che le loro dita si intrecciassero. 
- È l’ambizione più grande di tutte. Ancora più grande di vincere una Champions od un Pallone D’oro. - dicendolo, Daniel capì che Theo aveva compreso perfettamente la portata del suo sogno. Che non era solo un sogno ma, appunto, un’ambizione.
Sogna solo chi non osa lottare. Lui avrebbe lottato e la lotta iniziava da quell’estate. 
- Se mi bastava approfittare del mio DNA sarei rimasto a fare panchina a vita nel Milan. Io non voglio fare panchina nel Milan. Io ci voglio giocare. Voglio segnare. Voglio vincere. Voglio fare la storia. E non importa cosa dicono e cosa diranno di me solo perché sono figlio di Paolo, non è questo il punto, per me. 
Theo parlò dimostrando d’aver compreso ancora meglio il suo animo. 
- Il punto è non deludere tuo padre, vero? 
Di nuovo, sentendosi leggere così a fondo, a Daniel tornarono ad uscire le lacrime a tradimento. 
Spalancò gli occhi azzurri e si asciugò la lacrima che scivolò giù. Theo sorrise dolcemente e colmò la distanza che c’era fra loro. Gli prese il collo col braccio e l’attirò a sé lasciandosi cadere steso all’indietro. 
Daniel si arrampicò su di lui, si lasciò premere il viso contro il suo collo che sapeva di crema, sale e sudore. 
Sapeva di mare. Di sole. 
Glielo baciò e assorbì quel sapore che avrebbe sempre associato a lui ogni volta che avrebbe pensato a lui. 
- Ho il terrore di deluderlo. È la sola cosa che al mondo non potrei mai sopportare. - disse tremante mentre da dentro quell’enorme peso si espandeva uscendo fuori ma non più sotto forma di lacrime, ma bensì di parole. 
Parole che finalmente non rimasero più dentro di lui a schiacciarlo.
Mentre lo diceva si sentiva già meglio e ringraziò Theo che era cresciuto e maturato al punto da essere la sua ancora di salvezza. 
“Sarò degno anche di te, diventerò il ragazzo che meriti di avere. Tu ora hai corso un sacco, come tuo solito, e mi hai distanziato un casino. Ma ti raggiungerò e sarò degno di te e a quel punto ti dirò che ti amo.”

- Hai paura che tuo padre non approvi noi? - gli uscì così, senza averla pensata né voluta dire. 
Si sentì in colpa subito dopo averla detta, trattenne il fiato e si tese staccandosi Daniel dal proprio collo per poterlo guardare in viso.
Il ragazzo si tirò su sul gomito rimanendogli mezzo addosso. Lo guardò serio, pensieroso. 
- No, approverebbe. So che approverebbe. - disse sicuro. Theo si sentì sollevato nel sentirglielo dire, aveva avuto paura che parte della sua titubanza dipendesse anche da quello. 
- È solo che devo diventare più sicuro di me per non irritarmi tutte le volte che gli sorridi o che lo apprezzi. È parte di te, è il tuo idolo ed è giusto che tu lo adori, ma è un mio problema se ogni volta vorrei darti una testata. Ma dipende dal fatto che sono insicuro. Per questo il mio problema a calcio coincide col mio problema con te e mio padre. 
- Ma ammetti che c’è un problema! - tuonò con troppo impeto. Daniel gli mise il dito sulla bocca che lui baciò. 
- Taci. Sì che c’è, è ovvio. Ma non è una cosa che puoi risolvere tu. Tu ormai sei maturato un sacco, sei il ragazzo dei sogni di chiunque. Non puoi fare più niente, ormai. Da qui in poi dipende da me. Anche questo è un problema che dovrò risolvere io. 
Theo si incupì aggrottandosi, si avvicinò fin quasi a sfiorare le sue labbra, si girò il cappellino all’indietro facendo altrettanto col suo per poter appoggiare la fronte alla sua. 
Fissandolo quasi strabico negli occhi tempestosi, disse deciso:
- Però non sei solo a dover risolvere tutti i tuoi problemi, siamo una coppia, no? 
Daniel sorrise di nuovo commosso, ma in una bella maniera. 
Annuì e colmò la piccola distanza rimasta, baciandolo.
Intrecciarono le labbra unendo presto anche le lingue che si assaggiarono in un bacio delicato. 
“Ti amo.” pensarono entrambi. 
Poi Daniel tornò a stendersi su di lui, appoggiando l’orecchio sul suo petto. 
Entrambi si rilassarono sentendo quanto giusti fossero stati quei giorni.
Per quello che avevano trovato lì, sarebbero stati in grado di lottare. 
Non avrebbe mai mollato, ora sapeva che ne valeva la pena. 
Se prima aveva avuto qualche dubbio, adesso aveva solo certezze. 
Per lui Theo era pronto a qualunque cosa, non avrebbe mai mollato, pur consapevole che per Daniel le cose difficili iniziavano da ora. 
“Uscire dall’ambiente sicuro e protetto milanista non sarà facile per lui, specie perché sarà la prima volta. Ma lo sosterrò con tutto me stesso e poi è forte, ce la farà. Questo lo forgerà ancora di più. Tornerà vincitore.”
Ne era convinto. 

Il sole era ormai basso nell’esplosione arancione più intensa mai vista, il tramonto dipingeva sia il mare che la spiaggia di colori caldi, illuminando anche le persone che si erano fermate fino a quell’ora apposta per lo spettacolo odierno. 
Theo e Daniel, seduti più vicino al bagnasciuga per godersi meglio lo scenario suggestivo, avevano le ginocchia abbracciate contro il petto ed erano quasi appiccicati, ma non romanticamente abbracciati. 
La loro presenza uno accanto all’altro era sufficiente a concludere quella giornata prima di immettersi in una serata che volevano godersi allo stesso modo, a pieno. 
- Oh, hai saputo di Sandro e Brahim? - chiese poi Daniel come se non fosse la prima notizia di cui avrebbero dovuto parlare una volta rivisti. 
A Theo venne un principio di tosse che però domò abilmente. 
- Già... che shock... - mentì egregiamente. Non intendeva condividere con lui il dettaglio condiviso con Brahim. Non era il caso. Non era idiota. 
Del resto tutti sapevano che fra fidanzati c’erano cose che non si dicevano assolutamente, per quanto adorasse la gelosia di Daniel, Theo sapeva che quella sarebbe stata diversa. 
- Cosa ha detto a te Sandro? - chiese poi indagatore fingendo di parlare alla leggera e senza secondi fini. Gli occhi sempre puntati fissi sull’orizzonte infuocato. 
Daniel si strinse nelle spalle. 
- Beh, che semplicemente non si è evoluta mai e che ultimamente anche il sesso era faticoso. Il primo segno che qualcosa non va... 
Theo fece un cenno di lato col capo concordando. 
- Sì, anche a me Brahim ha detto la stessa cosa. Si è spento tutto e basta. Ma rimangono amici. Si sono lasciati bene, credo... 
Fu il turno di Daniel di fare un cenno simile, anche se il suo era più perplesso. 
- Se ci si lascia bene è la prova che non c’era amore ma affetto. 
Theo era d’accordo. 
- Non credi che sia sospetto che dicano esattamente la stessa cosa? - non era sua intenzione indagare, ma voleva essere sicuro che anche Sandro non avesse condiviso con lui più cose come aveva fatto anche Brahim. 
Daniel girò gli occhi scettico con una buffa espressione che lo rincuorò. 
- Forse hanno detto la stessa cosa perché è esattamente quello che è successo? - tendenzialmente odiava quel tono saccente, ma in quel caso lo amò e ridendo lo spinse con il braccio facendolo dondolare dall’altro lato. Daniel per non cadere si appoggiò con la mano, si raddrizzò e ricambiò il favore usando più forza facendo invece cadere il suo ragazzo. 
- Credi che nascondano qualcosa? - chiese Daniel senza particolari toni.
Theo si maledì, era ovvio che la domanda successiva sarebbe stata quella. 
Tornò a raddrizzarsi e si pulì dalla sabbia che gli era finita sul braccio e sul fianco, mentre lo faceva poté girare il viso e nascondere l’espressione allarmata. 
“Faccia tosta Theo, faccia tosta. Tu ce l’hai! Ricordatelo!”
- Non so, tu che dici? 
Gli rigirò abilmente la domanda e al suo silenzio dovette guardarlo per forza.
Daniel fissava pensieroso il mare dietro cui ormai il sole era sceso del tutto. 
- Pensi che uno potrebbe tradire l’altro? - Daniel aveva capito facilmente a cosa pensava Theo.
- Sarebbe normale, ci si tradisce di continuo. - appena lo disse se ne pentì subito e maledì la propria mania di parlare sempre prima di pensare. Il cervello era disattivato come al solito. 
Daniel lo guardò subito come una molla con occhi accusatori e lui alzò subito le mani sventolandole allarmato. 
- Non che io ti tradisca, lo sai! Ma dico che in generale ormai i tradimenti sono all’ordine del giorno, specie se ci si lascia...
- E ti sembra che con un tradimento di mezzo potrebbero lasciarsi così serenamente e rimanere amici? 
Theo amò la sua logica inoppugnabile e scosse il capo per poi annuire nel panico.
“Idiota,” si disse. “Taci!”
- Beh certo, hai ragione... erano troppo tranquilli... cioè Brahim, perché Sandro non l’ho sentito... 
Daniel scosse il capo alzando gli occhi al cielo tornando a guardare il mare che si scuriva e vista d’occhio, mentre la temperatura andava via via abbassandosi.
- E pensi che Brahim potrebbe tenerti nascosto qualcosa? 
Altra logica inoppugnabile. 
“No, infatti ne abbiamo parlato, ma se tu non sai niente deve rimanere così! Significa o che Sandro non ne è consapevole anche se sono sicuro di sì, o che comunque non intende approfondire la sua passione per me per non incasinare le cose. In entrambi i casi Daniel è meglio non sappia nulla. Non da me, almeno!”
- No di certo... - rispose semplicemente ridacchiando. Daniel sospirò e si alzò dal telo che condividevano in orizzontale davanti al bagnasciuga, si stiracchiò una volta in piedi e poi con un cenno del capo a Theo, disse: - Andiamo? 
- Un momento, e non dici altro su di loro? 
- Se era così importante parlarne perché abbiamo aspettato la fine del primo giorno? 
A questo Theo saltò su come una molla e lo prese per i fianchi rigirandoselo fra le braccia, obbligandolo a guardarlo. 
- Ehi, chi ha detto che la giornata è finita? 
Daniel ridacchiò divertito indicando con una mano il sole che era sceso ed il crepuscolo che a breve sarebbe iniziato in seguito al tramonto quasi finito. 
- Il sole che se ne è andato? - disse scettico. 
Theo lo strinse di più a sé, i corpi nudi e accaldati ancora coperti di sale aderirono trasmettendo una piacevole sensazione. Familiare, confortevole. 
I visi quasi a toccarsi, ognuno con un’espressione divertita. 
- Ma la nostra giornata non finirà qua... 
- Quella si chiama notte. 
- Mm? 
- Quella che ci godremo ora è la nottata, Theo! 
A quel punto capendo cosa gli diceva e che non intendeva andare a dormire, si illuminò ancor di più in un sorriso contagioso e finendo per baciarlo con il suo tipico entusiasmo, gioì spontaneamente. 
Finalmente avrebbero provato un locale dove poter essere spontanei senza doversi controllare e nascondersi! Semplicemente non vedeva l’ora!