NOTE: la fic non è connessa a nessun’altra serie, ma ha due seguiti perciò ho deciso di chiamarla ‘Quella sera’. I protagonisti sono Sandro e Theo che dopo un bel po’ che shippo con chiunque, mi sono accorta fanno una splendida coppia. Mi sto fissando un sacco con entrambi e mi stanno dando così tanto materiale che non ce la facevo proprio. Ho pensato che dopo la semifinale di Champions di quest’anno, Sandro fosse inconsolabile e che Theo non potesse sopportare le sue lacrime. 
La serie ruota attorno ad una cosa successa alla festa dello scudetto della stagione precedente rispetto a quella in cui è ambientata la fic. Una cosa particolare che Sandro non ricorda, su cui è comunque convinto Theo non c’entri. Ricorderà di cosa si tratta? E cosa sarà? Per saperlo dovete leggere tutte le fic, il mistero sarà svelato nella seconda con uno splendido flashback, nelle successive (già scritte) ci sarà anche il POV di Theo. 
Per sapere cosa scrivo e quando lo pubblico, seguite la mia pagina. Buona lettura. Baci Akane
CREDITI: i personaggi sono di loro stessi poiché reali e non miei, quel che scrivo è totalmente inventato e non a scopo di lucro ma solo per divertimento. Sicuramente quel che ho scritto non è assolutamente vero (ma chi lo sa?) e Sandro è felicissimo con la sua adorabile Giulia!

SONO FOTTUTO

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Non so da quando cominci questa cosa, di preciso, anche se ho la sensazione che in realtà dovrei saperlo.
So però che ad un certo punto sono fottuto.
Completamente, irrimediabilmente, fottuto. 

Non ho mai minimamente pensato di avere certe tendenze, ma quando mi sono eccitato guardando Theo nudo sotto la doccia, mi è venuto qualche dubbio. È stato durante l’anno scorso, qualche mese prima di vincere lo scudetto, è iniziata lì credo la fissa, ma so che dovrebbe esserci qualcosa di più preciso, un indizio, qualcosa che mi sfugge.
O meglio, forse mi si sarebbe accesa la lampadina ed ora saprei tutto alla perfezione se non avessi la ragazza da alcuni anni, no? 
Come diavolo potevo pensare che se ti metti con una tua amica perché ti sembra che possa andare bene per te, perché sai che tutti devono avere la ragazza ed allora tanto vale sceglierla fra quelle con cui stai meglio, in realtà non è detto che significa che sei etero? 
No, non mi è venuto il sospetto che quello che avevo con lei fosse intesa, affiatamento, affetto, abitudine, dovere da ‘uomo etero’ ma non amore o passione o intenzione. 
So che sono successe diverse altre cose, specie alla festa dello scudetto, ho la sensazione che di quella sera in particolare dovrei ricordare qualcosa che proprio non torna e dei flash li ho, ma sono vaghi e non indicativi e comunque non c’entrano con lui, ero così ubriaco che ho prevalentemente il buio più totale, soprattutto da un certo punto in poi. 
Il dubbio che qualcosa non andava mi è venuto coscientemente e limpidamente quando il mister durante quest’anno ci ha detto di lavorare insieme sulle punizioni e sui calci piazzati. 
Perché entrambi abbiamo un bel tiro dalla distanza, ma uno è destro e l’altro mancino, di conseguenza voleva che fossimo noi, tendenzialmente, a farli sempre, giocandocela sul momento a seconda di come ci sentivamo. 
Così abbiamo passato un po’ di tempo in più in campo da soli e nel farlo mi sono sentito felice. Ancora più felice di quando la mia ragazza mi dice di fare qualcosa insieme con la promessa di ‘divertirci fra le lenzuola’. 
Adoro passare il tempo con lei perché siamo sulla stessa lunghezza d’onda, siamo persone semplici con interessi in comune e modi di essere simili. Perciò sono sempre stato bene con lei. 
Ma all’idea di passare il tempo con lui da solo in campo per esercitarci sui tiri piazzati e perfezionarci, andavo in visibilio. 
Anche se a dire la verità è da quando siamo tornati a Milanello dopo la pausa estiva, che ho iniziato ad avere come una sorta di adorazione per Theo, una simpatia eccessiva, come se ci fosse un motivo che però non afferro bene. Se ci rifletto, negli ultimi mesi della stagione 21/22, ci siamo avvicinati molto ed ho iniziato a fissarlo sotto la doccia, ma non c’è mai stato nulla che giustificasse questa mia spinta speciale che ho avuto durante l’estate. 
È come se alla sera della festa dello scudetto fosse successo qualcosa che non ricordo ma che mi ha fatto avere la rivelazione del secolo ed ora, anche se non lo ricordo, ormai lo so. Che Theo mi piace, mi piace troppo e non come semplice amico. 
Del resto era difficile non averne la certezza incantandomi sempre su di lui, sul suo viso sexy, sui suoi capelli sempre diversi e sempre più belli, sul suo corpo esplosivo e sui suoi tatuaggi.
Cioè... avere la preferenza per qualche suo taglio di capelli e adorare letteralmente il platino, non è proprio normale. 
Non ho preferenze per i capelli di Giulia, ma li ho per quelli di Theo. Che quando li fa corti e platino, io impazzisco. 
Ma poi capelli a parte, credo di conoscere ormai ogni centimetro del suo corpo, ogni tatuaggio, ogni muscolo e forse non è questo il vero problema, sebbene non sia una cosa tanto trascurabile. 
Credo che il peggio sia la mia dipendenza dal suo sorriso e dalla sua risata. 
Quando lui si illumina ridendo o quando sorride mi uccide. 
È qua che mi sono reso conto di essere veramente fottuto, perché non è solo attrazione sessuale come pensavo durante l’estate, non è che semplicemente me lo mette in tiro. 
Io sono perso. Maledettamente perso. Ed è colpa del suo sorriso che gli illumina tutto il viso, già bello di suo. Quando ride, quando lo fa in quel modo contagioso e rumoroso, io vado totalmente in tilt, non capisco un cazzo. 
Cioè se mi parlano e lui è lì vicino e ride in quel modo, il mio cervello si spegne, vado in casino totale. 
Non so più cosa stavo dicendo e pensando. 
Sono nella merda, ormai. 
Quando in allenamento facciamo una gara di marcatura in corsa e lui si esalta perché adora quel tipo di esercizio dove deve correre, si mette a ridere alla sua maniera ed io non ce la faccio, vado in vacca totale tanto che mi viene da scappare e non per difendere la palla, ma per scappare da lui tanto da lasciargliela pur di salvarmi e non saltargli addosso. 
Io non capisco più nulla, con lui. 
Sono fottuto.
Proprio davvero fottuto. 
Ed il vero dramma è che lui ha capito che mi piace e non è che si limita a fare lo stronzo per divertirsi e tirarmi scemo. Lui fa peggio.
Sta andando oltre, molto oltre lo stuzzicare un amico che ha una cotta per te. 
Mi sta ammazzando.
Non so bene quando l’ha capito, ma sicuramente dopo la festa dello scudetto dello scorso anno, sulla quale nel periodo di blackout ho solo alcuni flash non specifici nei quali lui non c’è mai, quando ci siamo rivisti in ritiro estivo devo dire che ha iniziato a guardarmi in modo strano. Lì ho pensato che stesse macinando qualcosa, ma non gli ho dato peso perché lui è matto e si sa. Poi lentamente più io capivo che mi piaceva sul serio, fino ad averne conferma durante questa stagione perché era davvero assurda la mia gioia nel passare il tempo con lui piuttosto che con Giulia, più lui flirtava con me.
A volte arrivo anche a pensare che ci provi seriamente, ma siccome non voglio illudermi cerco di rimanere coi piedi per terra e non vedere cose che non ci sono, ma in casi normali penserei che ci sta provando, perché quel che mi fa ultimamente va oltre il divertirsi un po’ a mie spese.
Sembra che voglia proprio portarmi a letto, ma siccome sono graniticamente convinto che non sia così, che non è possibile superare Zoe, non ci credo e mi ostino a non vedere quello che però sembra evidente.
Risultato? 
Sto impazzendo. 
Che poi, insomma... uno come quello è etero. Si capisce lontano un miglio, insomma.
Troppo bello, troppo sexy, troppo perfetto, per essere gay o bi.
Sa di piacere e si diverte. Gli piace piacere, insomma. Ha una mente aperta, ma da lì all’andare con dei ragazzi, anche solo per divertimento, ce ne passa. 
Adora che gli vengano dietro, che gli muoiano ad un solo cenno e ci marcia, ci gioca, ma non è davvero di questa sponda.
Nemmeno io prima di lui lo pensavo, ma magari il fatto che le ragazze mi piacessero con difficoltà e che ho perso la verginità più perché era ora, piuttosto che perché ero arrapato, magari poteva essere un altro indizio.
Perché ora ad un suo cenno perderei la verginità del mio culo con lui in un attimo, figurati. Oppure gliela farei perdere a lui, la verginità del suo!
Ma con le ragazze c’è voluta una bevuta colossale, per farcela. E non ricordo nemmeno com’è stata. 
Anche le altre volte mi ci vuole qualche incentivo, non mi accendo facilmente, non sono sempre arrapato. Con Giulia sto bene, è una persona semplice, allegra e soprattutto discreta, non vuole per forza ostentarmi, perciò sto bene con lei.
Ma ormai l’incentivo non è più una birra od un bicchiere di vino innocente, bensì pensare a lui nudo sotto la doccia. In quel caso mi viene in tiro per bene. 
Perciò che scampo ho?
Morirò per sempre senza soddisfarmi mai se non con la mia fedelissima mano? 
Tutto qua? La mia mano e basta? O la povera Giulia al posto del culo di Theo? Mentre lui fa lo stronzo per sfamare il suo ego e gioca con me e basta? 
Non so quanto resisterò, perché poi io mi conosco, sotto pressione poi parto, alla fine. 
E parto male.
Esplodo, non so che faccio, insomma. 
È un disastro, lo sarà. Ad un certo punto mentre lui mi stuzzicherà io gli salterò addosso e sarà finita, perderò la faccia, l’amicizia con lui e la ragazza, che per carità, non è una tragedia visto che non la amo e non ne sono attratto a questi livelli, ma mi fa comodo avere una copertura perfetta come lei.
E se per caso lo vengono a sapere i miei? No, ma sai che casino? No Sandro, tienitelo nei pantaloni e piantala! Sta lontano da Theo, ecco cosa devi fare. 
Stargli. Lontano. 
Non ho nemmeno finito di pensarlo che lui mi passa davanti nudo e bagnato, appena uscito dalla doccia. Ha un asciugamano microscopico alla vita che si toglie quando si mette poco più in là e se lo passa addosso, avendo cura di strofinarsi per bene il suo bel cazzo di cui conosco la forma sia a riposo che in semi tiro. 
Perché certo, come tutti gli uomini ogni tanto il suo gingillo parte, anche se non ai massimi livelli. Ed il mio trip mentale parte con lui perché me lo immagino come sarebbe in quei famosi massimi livelli. 
E niente, parte anche il mio, di gingillo. 
Ed il mio è proprio ai massimi livelli.
Merda, Sandro, ma che combini? 
Girati e colpisci il mignolo del piede contro la panca! 
- Ehi, che fai, dopo? Vieni da me a mangiare una pizza che ci vediamo il Classico insieme? 
Mentre me lo chiede e mi dice chi ci sarà, cosa che non ascolto, il mio cervello mi dice ‘RIFIUTA RIFIUTA RIFIUTA!’ Ma la mia bocca...
- Certo che vengo, porterò da bere! 
Brutto imbecille. 
E il piano di evitarlo e stargli lontano? 
Eh, dillo al mio famoso gingillo ai massimi livelli! 
Fanculo, Sandro. Ti stai suicidando!

Inizia ad esagerare nei contatti fisici con me, mi tira letteralmente scemo.
Mi abbraccia per ogni cagata, mi si spalma addosso e fa attenzione a fare la doccia sempre vicino a me. 
Negli abbracci di gruppo mi ritrovo sempre una mano sospetta sul mio culo, ma non sono sicuro mai se è lui, poi lo vedo sgusciare via e nel districo generale mi viene il dubbio che è sempre più certezza che sia lui.
Poi durante un’intervista ci ritroviamo insieme a farla, fuori programma e non so perché. 
Soprattutto non so perché ridendo e scherzando vado nel panico quando mi chiedono di fargli una domanda ed io sapendo quanto odia parlare ai microfoni italiani perché si esprime sempre male e non sa mai che dire, mi viene su la pietà. Dopo la pietà, perdendomi nei suoi occhi ridenti e nel suo viso meraviglioso, il mio cervello si spegne e mi perdo.
So per certo che la mia faccia a questo punto parla bene e non dice quello che dice la mia bocca, ovvero: - No dai, non gli faccio domande... 
Perché poi anche lo abbraccio e appoggiò la testa alla sua così spontaneamente che sono del tutto fuori controllo. 
Abilmente aggiungo: 
- No, ma volevo dire... questa forse è la sua più grande soddisfazione calcistica di club, perché in nazionale beh... penso che la finale mondiale sia la più grande... 
Parlo al suo posto, me ne rendo conto. 
Sono come il suo avvocato difensore, come sempre. 
La mia lingua non si frena, lui annuisce lieto che parli al suo posto e che dica cose tanto sensate. 
Poi mi si impappina il cervello, specie quando passandoci il microfono gli prendo la mano. Il microfono è sufficientemente grande per non sovrapporre del tutto le due mani, ma noi ovviamente lo facciamo.
Non mi controllo e so che lui mi sta stuzzicando, ma so anche che non lo fa perché prova le stesse cose che provo io. Lo fa perché si diverte a vedere che impazzisco dietro di lui.
Si diverte che perdo il controllo.

E lo perdo ancora meglio quando dopo una partita, mentre stiamo esultando, mi ritrovo a prendergli la faccia fra le mani e a baciargliela così, in campo, davanti a tutti e senza problemi.
Non sono un baciatore seriale come Rafa che lo fa con tutti. Non sono nemmeno uno che abbraccia a destra e sinistra come Brahim. 
Ma lui ormai lo abbraccio sempre e non solo, adesso lo bacio pure!
La mia bocca finisce arbitrariamente sulla sua guancia e non riesco a controllarmi minimamente.
Sono fottuto, sono davvero dannatamente fottuto. 
Perché a momenti lo prendo e lo sbatto sul muro e me lo faccio. Senza remore. 
Vedrai se non lo faccio ed allora si pentirà di avermi provocato e stuzzicato tanto. 
Anche se, in realtà, ogni volta che ci penso mi viene in mente una specie di ricordo perduto, qualcosa che so dovrei ricordare ma che non mi viene proprio su. 
In compenso arrivano i flash di quella notte, nella suite di non so quale albergo, con Rafa e Brahim nudi abbracciati su un divano e Olivier ed Alexis sull’altro. 
Ma Theo non c’era. Ne sono sicuro. Non so cosa ci facevo io lì, ma sicuramente niente di scabroso visto che ero con 4 gay e non con 4 etero e un sacco di ragazze sconosciute. E, soprattutto, Theo non c’era. 
Cazzo se solo recuperassi meglio i ricordi di quella notte, ho una sensazione. Come che sarebbe meglio ricordare tutto. 

È la cosa peggiore della mia vita, non riesco minimamente a ricordare un momento meno devastante. 
È come se il mondo in questo momento mi fosse crollato addosso. 
Gli occhi bruciano e non smettono di sputare fuori lacrime a manetta, la testa batte i tamburi di guerra e sono sicuro che presto esploderà. 
Credo che posso definirmi senza problemi ‘inconsolabile!’
Non è solo una sconfitta di Champions, né una sconfitta in semifinale od una in un derby.
È l’insieme di queste cose, ma più di ogni altra, è il modo in cui abbiamo perso. 
Abbiamo umiliato un club che non lo meritava, un club leggendario che per me è più importante di qualunque altra cosa. 
Abbiamo umiliato un club che meritava di più, molto di più.
Non è la sconfitta di per sé, è il modo in cui abbiamo perso. Se era un’altra squadra non sarebbe stato così pesante, nonostante le prestazioni scarne di andata e ritorno.
Al ritorno meglio dell’andata, ma non abbastanza.
Nemmeno un goal abbiamo fatto. 
Nemmeno uno, Cristo Santo!
Come è possibile?
Siamo il Milan, siamo un club glorioso, vincente, titolato e noi non siamo stati in grado di farne nemmeno uno in due partite. 
Abbiamo umiliato un club che non si meritava, qualunque cosa ma non loro, non in champions, non così. 
Penso che andrò avanti a piangere per tutta la notte di sicuro e non voglio nemmeno smettere.
Faccio delle pause durante le quali ho una faccia terribile, poi mi isolo, mi giro da un lato e lascio che le lacrime tornino a scendere. 
Non ce la faccio, questa volta io non ce la faccio.
Ho fatto tutto quello che potevo, non avevo di più, ma è questo il punto, no?
Non era abbastanza. 
Non sono abbastanza. 
Non merito questa maglia che per me è sacra.
Ho fatto tanto per entrare ed ora che ci sono è questa la verità, non sono abbastanza. 
Mi chiudo nel mio buio eterno opprimente mentre vedo solo cose negative, non mi rendo conto di arrivare a Milanello, so solo che quando scendo non ci vedo bene perché ho gli occhi appannati da tanto che ho pianto e forse sto ancora lì con le lacrime che vogliono scendere ancora. 
Una mano si posa sul mio collo, per dietro, e scivola dall’altro lato. Il braccio di qualcuno si aggancia a me e mi tira verso di sé con prepotenza. 
- Dai, ti porto io, non ti faccio guidare così. 
Quando lo sento, riconosco Theo e cerco di guardarlo e rifiutarlo, ma la mia bocca si muove da sola. 
- Grazie. 
Non rifiuto e rendendomene conto, capisco che non uscirà niente di buono da questa mia condizione.
Perché se ultimamente avevo scarso controllo con lui, stasera non ce l’ho proprio.
Farò un casino, sono fottuto.
Ma mio malgrado recupero il borsone con le mie cose e lo seguo verso la sua macchina sportiva. 
Mettiamo le nostre valige insieme nel suo bagagliaio e salgo davanti, accanto a lui. 
Il motore romba come quello di tutti gli altri.
C’è stato un silenzio di tomba, qualcuno ha fatto qualche discorso nello spogliatoio, Simon, Ibra ed il mister. Ma il mio cervello non ha registrato nessuno. 
Chiuso nel mio dolore, ho umiliato il mio club, come ho potuto?
Non è solo la squadra per cui gioco, è la squadra per cui tifo sin da bambino.
Come ho potuto? Come?
Theo è in uno straordinario silenzio, non mette nemmeno la musica che ha sempre costantemente su. 
In silenzio assordante arriviamo a casa mia e quando me ne rendo conto, è fermo e parcheggiato da qualche secondo. Mi richiama al presente, mi riscuoto e guardo capendo che siamo arrivati. Così evado e faccio un cenno per scappare subito. 
- Grazie, amico. 
Non dico null’altro, non ce la faccio.
Scendo e solo quando me lo ritrovo dietro, capisco che intende salire da me. 
Mi fermo e lo fisso perplesso, indeciso su cosa fare con lui. 
- Non serve... - ma non sono per niente convinto mentre lo dico e lo sa. 
- Certo che serve. Una birra e mi assicuro che tu non ti suicidi... 
Dice una cosa per sdrammatizzare, ma è serio così annuisco sospirando stanco, apro il cancello di sotto e gli faccio strada verso l’ascensore. 
Il mio appartamento è in uno degli ultimi piani, grande, spazioso e di lusso, come quelli che abbiamo tutti noi calciatori.
O case enormi, o appartamenti di lusso. 
Gli faccio strada, non gli chiedo nemmeno di Zoe e di suo figlio, una volta in casa lascio il borsone all’ingresso ed in silenzio, un silenzio pesantissimo, vado al frigo come un automa aggrappandomi alle sue parole. 
Una birra, giusto? 
Ma sì, è quello che ci vuole. 
Una sola. 
Non mi ubriacherò, perché poi starei anche peggio. 
Ma una birra sì. 
Ne prendo due, le apro e gliene do una. Lui batte il collo contro la mia, il tintinnio rimbomba nella casa vuota e silenziosa come noi.
Mi fissa, mi scruta, mi denuda, ma io non oso guardarlo. Non ce la faccio, perché i suoi occhi neri mi hanno sempre fatto uno strano effetto. 
Un effetto devastante. 
Quando li guardo vado sempre in tilt e non mi controllo e stasera sono guai se non lo faccio. 
Mi giro e vado verso il salotto, mi butto sul divano e sorseggio la birra fresca che un po’ di sollievo in gola mi dà.
È come se sciogliesse un nodo. 
Sento che si siede accanto a me, io appoggio la nuca dietro, scivolando con il sedere in avanti in una posa rilassata. 
Sorseggio il liquido freddo che va giù, poi le parole tornano.
Così mi sfogo. 
- Li abbiamo umiliati. Abbiamo umiliato un club leggendario. Abbiamo umiliato il club dei miei sogni. Ho tanto voluto far parte di questo club che dovevo arrivare a questo per capire che non ne sono all’altezza. Non sono abbastanza. Non sono stato in grado di fare nulla, nulla di utile! Dovevamo segnare e non ci siamo riusciti. Due goal per rimontare e poi rigiocarcela alla pari. Invece no. 
Le parole fluiscono mentre bevo, poi finisco la birra, ma non mi alzo per prenderne un’altra. Non so quanto parlo e mi lagno, ma non sto piangendo più e gli occhi non bruciano come prima, non sono più appannato. Sono solo deluso e sto male da morire. 
Theo ha ascoltato tutto senza interrompermi ed alla fine, quando ho appoggiato il cadavere della birra, lui inizia ad aprire bocca. 
- Non è vero che sei stato inutile, sei stato grande. Hai fatto più di chiunque altro, non ti sei mai dato per vinto, ci hai sempre provato ed hai dato il massimo. I tifosi saranno contenti di te, non hai niente da rimproverarti. 
Ma qua sbotto perché non è questo che mi serve. Non mi servono false parole di consolazione. 
- Non è abbastanza, capisci? Il mio massimo non è abbastanza! IO non sono abbastanza! A cosa serve? Io non dovrei più indossare questa maglia, per gli altri è solo un club, per me è sacra, capisci? 
- Figlio del Milan... - Theo se lo ripete a fior di labbra come se lo capisse solo ora, il senso del soprannome che mi hanno dato tutti. 
Mi fermo e lo guardo di scatto, di nuovo appoggiato con la schiena al divano. 
Lui mi ricambia con un flebile sorriso dispiaciuto. 
Vorrebbe trovare le parole giuste, ma in questo momento capisce che non ce ne saranno mai, per stanotte. 
Così vedo che cambia metodo. 
- Da qua ripartiremo. Il prossimo anno faremo meglio, perché questo abbiamo fatto meglio dell’anno scorso, siamo arrivati in semifinale di Champions. Da quanto non accadeva? 
Ovviamente lo so. 
- Da 16 anni. 
- L’anno scorso abbiamo fatto meglio di quello precedente. - mi fa notare poi.
Mentre lo dice, inizio a sentirmi lievemente meglio, ma non accenno a smettere di vedere tutto nero. 
Sospiro e scuoto la testa stanco appoggiandola all’indietro, guardo il soffitto sconsolato. 
- Si può solo migliorare e lo faremo. Il progetto di Paolo è giusto, stiamo andando nella giusta direzione. 
- Non mi fa stare meglio. Perché stasera noi abbiamo deluso noi stessi. Io ho deluso me stesso. 
Theo inizia a scuotere la testa, solleva il braccio e me lo passa intorno alle spalle attirandomi a sé. Appoggio la testa contro la sua guancia, gira il viso verso di me ed inizia a baciarmi dolcemente la fronte su cui fa scivolare le sue labbra carnose. 
I brividi mi risvegliano.
Chiudo gli occhi che bruciano di nuovo, aggrotto le sopracciglia. 
Cosa succede? 
Theo continua a baciarmi la fronte. 
- Smettila, non piangere più. - sussurra. Solo mentre lo dice mi accorgo che delle lacrime erano tornate a scivolare giù, mi si era spezzata la voce nell’ultima cosa che ho detto. 
Theo con l’altra mano trova il mio viso e me lo asciuga, contemporaneamente me lo solleva tenendolo premuto sulla sua bocca che continua a baciarmi. 
Gli occhi bagnati. 
- Non piangere più... - ripete piano e roco. Mi solleva ancora il volto con la mano che mi prende il mento. 
Le labbra sulla guancia. 
- Smetti... - sussurra all’angolo della mia bocca. 
Io mi irrigidisco, apro gli occhi e lo guardo sconvolto mentre capisco cosa sta per succedere e mi chiedo, per un momento, se posso permetterlo. 
Non ero io quello con scarso controllo, stasera?
A tu per tu col suo splendido viso serio e preoccupato, pochi centimetri a separarci, mi chiedo cosa dovrei fare, ma non capisco un cazzo, è tutto nebbia. 
- Cosa fai? - chiedo piano con un filo di voce. Il pollice dal mento sale sul mio labbro. 
- Ti consolo. 
Il suo viso torna ad avvicinarsi al mio per quel poco che rimane. Mi sfiora le labbra con le sue, io indietreggio leggermente. 
- Perché? 
Theo cerca di baciarmi ancora, ma continuo a tirarmi indietro nonostante usi della forza per tenermi fermo. Non mi costringe, in realtà, mi sta solo facendo capire che vuole baciarmi. 
- Perché non sopporto che tu pianga. 
Non è sufficiente per giustificare un bacio. 
Una piccola parte di me lo sa, mentre l’altra scalpita per farlo. 
Theo prende il mio labbro fra le sue, me lo succhia, io sto perdendo il controllo. 
- Non devi... - è quasi un lamento, il mio, mentre gli sottraggo la bocca. Lui mormora: 
- Ma lo voglio. 
Non ne sono convinto, ma fanculo, tiriamo fuori le lingue e ci veniamo incontro, ce le tocchiamo a vicenda mentre apriamo meglio le bocche e ci incrociamo dando vita ad un bacio che non ho mai desiderato tanto. 
È sbagliato, ma non riesco a farne a meno. 
Per un momento c’è solo questo, che sbaraglia tutto il resto. 
È la prima cosa bella di stasera. 
Mi aggrappo alla sua maglietta mentre lui continua ad abbracciarmi e a tenere il mio viso a sé. 
Apriamo di più le bocche e ci premiamo ancora, trovando più spazio per le lingue che continuano ad intrecciarsi.
Non so quanto stiamo a baciarci, ma il calore che provo è incredibile e solo quando lui si muove per mettersi a cavalcioni su di me, proprio quando io lo sto per accompagnare meglio alzandogli la maglietta per cercare la sua pelle, proprio con la mia bocca aperta alla ricerca della sua, qualcosa in me torna come una stilettata dolorosa e lo spingo in parte malamente sgusciando in piedi veloce come un lampo. 
- No, non dobbiamo. - il panico esplode mentre scuoto forsennato il capo ed indietreggio. 
Theo, spaesato, si alza e mi viene davanti. 
- Sì che dobbiamo... 
Mi prende per i fianchi e cerca di riprendere a baciarmi, ma io lo spingo per il petto scuotendo il capo. 
- No, non lo stai facendo per la giusta ragione. 
Theo mi bacia l’angolo degli occhi perché è tutto quello che gli concedo. 
- E per cosa lo faccio secondo te? 
- Perché sai che mi piaci e vuoi consolarmi. Non devi. Non voglio che mi baci per questo. Adesso non siamo lucidi, ce ne pentiremmo. Non dobbiamo farlo stasera. 
- Non sai cosa provo... - tenta ancora appoggiando la fronte alla mia per alzarmi la testa e riprendere il possesso della mia bocca. Io rimango ancorato qua dove sono, lui non si sposta. 
- No, ma nemmeno tu. Adesso sei turbato da come sto, ma se stessi bene non mi baceresti. Non voglio che sia stanotte, che sia così... 
Non dubito che non possa succedere perché è stato il bacio più bello della mia vita, ma non ora. Non deve succedere ora. È tutto quello che so.
Alla fine Theo sembra arrendersi. 
- Però non ti lascerò solo. Se adesso me ne vado, tu passerai la notte a piangere. 
Non lo nego. Così annuisco. 
- Cosa vuoi fare? 
- Dormirò con te. Mi assicurerò che tu non pianga più. 
Non so perché è tanto importante, non so perché non sopporta che io pianga, ma va bene. Lo accetto. 
Annuisco ancora e me lo trascino verso la camera prendendolo per mano.
Una parte di me non può lasciarlo andare perché qua dove ci tocchiamo, sono caldo. 
Una volta nella mia stanza lo lascio e mi tolgo i pantaloni col cuore in gola e un caos assurdo nella testa,  lui fa altrettanto. Rimaniamo in boxer e maglietta, poi ci infiliamo nel letto silenziosi ancora confuso e carico sia di desiderio che di terrore; chiudo ogni luce ed al buio più completo dei flash non distinti mi tornano. Ricordi perduti che però rimangono sulla soglia. È come se avessi già vissuto una situazione simile. Io a letto con qualcuno nel buio più completo. Ma con chi? E quando? 
Mi lascio tirare su di lui che mi fa da materasso e cucino, con un braccio mi circonda il corpo, la mano sulla mia testa, fra i miei capelli, l’altra cammina sul mio viso, le dita sui miei occhi a tenermeli chiusi. Come se in qualche modo mi bloccasse le lacrime. 
È un gesto incredibilmente bello e dolce e pieno di amore, così tanto che non voglio pensare più a nulla se non al fatto che mi fa stare bene, mi riscalda, mi fa smettere di tremare. Allora per adesso va bene così. 
Mi abbandono alla consistenza del suo corpo sul mio, forte, solido, caldo e protettivo. 
La sua bocca carnosa sulla mia fronte torna a baciarmi e in questo, finalmente, mi abbandono ad un sonno che mi porta via da qua, da questa notte orribile che non mi perdonerò mai. 
Un sonno dove faccio l’amore con Theo sul mio letto tutta la notte. 

Al mattino ho ancora il sogno che ho fatto vivido nella mente, perciò quando mi sveglia baciandomi il collo e l’orecchio ricoprendomi di brividi meravigliosi, mi rendo conto di essere sul fianco e che dietro di me, abbracciato a me, con le sue mani intorno al mio petto, c’è lui.
Sono ancora mezzo nel sogno, sono ancora lì in quella soglia dove non capisco se sto ancora dormendo o se sono nel mondo dei vivi, perciò quando, continuando a baciarmi il viso, le sue mani me lo prendono e mi girano verso di sé, io eseguo mite e docile alla ricerca delle sue labbra che puntano alle mie.
Mentre continua a ricoprirmi di piccoli baci dalla guancia alla mia bocca, io sorrido beato e l’accolgo. 
Se questo è ancora quel bel sogno di stanotte, non voglio svegliarmi. 
Ma solo quando steso supino con lui accanto, con la mano sulla mia guancia a tenermi fermo a sé. Solo quando apro le labbra e tiro fuori la lingua verso di lui mantenendo gli occhi chiusi, solo quando mi viene incontro e ci intrecciamo allacciandoci. Solo qua mi rendo conto che invece sono sveglio e non sto ancora dormendo. 
È qua che apro gli occhi di scatto e mi ritiro improvvisamente. 
Io e Theo ci guardiamo ed il suo splendido viso assonnato mi colpisce come uno schiaffo. Mi fa stare anche peggio perché ha quel suo famoso sorrisino malizioso che mi fa morire. 
Mi tiene il viso fra le mani per attirarmi a sé, ma io cerco di impedirglielo. 
- Che diavolo stai facendo, ora? 
- Ti do il buongiorno. 
La sua faccia tosta. La sua maledetta faccia tosta. 
Adesso lo prendo a testate. 
La mia mano scivola sul suo petto cercando di allontanarlo, ma non sono molto convinto. 
- Pensavo di stare ancora sognando. - mi giustifico. 
- Sognavi di trombare con me? - ci arriva in un attimo e la mia espressione lo ammette subito. Lui ride ed è qua che vince facile, come si dice in questi casi. 
Perché la mia labile volontà va a cagare mentre mi arrendo e sento questo irrefrenabile bisogno di baciargli questa risata splendida. Così lo faccio. 
Lo bacio io, questa volta. L’angolo delle labbra piegate in questa bella risata. Risata che si spegne permettendomi di baciarlo, tira fuori subito la lingua, mi viene incontro e la infila nella mia bocca. Ci troviamo di nuovo ma questa volta non lo interrompo e lascio che mi salga sopra stendendosi su di me. 
Non ci diciamo niente, ci baciamo e basta e quando fa per strofinare le sue parti basse sulle mie, già abbastanza in condizioni terribili, io gli prendo i fianchi e lo fermo. 
- Non adesso. Siamo ancora incasinati. Non ora. Non così. Se succederà davvero voglio che sia per reali intenzioni e non per... non lo so... non voglio non capire perché lo stiamo facendo. Perché lo stai facendo tu. 
Perché lo sai quanto ti voglio. 
Theo è contrariato e stufo di queste mie interruzioni, ma questa cosa che faccio è più forte di me, come in campo anche al di fuori ho questa mania di gestire tutto e tutti. Così finisco per comandare e fare le cose alla mia maniera. 
Alla fine mi accontenta e si limita a tornare a baciarmi, ma ho la sensazione che non sarà l’ultima volta e che non ci limiteremo, ben presto, a fare solo questo. 
E a questo pensiero, piano piano, un po’ di sollievo torna nella mia vita insieme al sole di quest’oggi. 
È dura, ma ricominceremo da qua. Che non è da zero, è un buon punto. Ma non di inizio. È un punto per continuare il nostro cammino, un bel cammino promettente. 
E così, grazie a Theo, torno a guardare al futuro con fiducia. 
Ma è mentre ci baciamo stesi sul letto che un altro flash torna ma questa volta è nitido e preciso, è quel ricordo perduto in un oblio non imprecisato. 
Io e lui abbiamo già fatto sesso. In un lampo ne sono sicuro, solo che non so quando.